Di fronte ai seguaci di altre Religioni |
36. I rapporti tra dialogo e missione, sono molteplici.
Ci soffermiamo su alcuni aspetti che nel momento attuale hanno maggiore rilevanza, per le sfide e i problemi posti o per gli atteggiamenti richiesti.
L'annuncio missionario, per il Concilio Vaticano II, ha per fine la conversione: « Solo cosi i non cristiani, a cui aprirà il cuore lo Spirito Santo, crederanno, liberamente si convertiranno al Signore, e sinceramente aderiranno a Lui … » ( AG 13; CIC 787 § 2 ).
Nel contesto del dialogo tra credenti di fede diversa, non si può evitare di riflettere sul cammino spirituale della conversione.
Nel linguaggio biblico e cristiano, la conversione è il ritorno del cuore umile e contrito a Dio, con il desiderio di sottomettergli più generosamente la propria vita ( Cfr. AG 13 ).
Tutti sono chiamati costantemente a questa conversione.
In questo processo può nascere la decisione di lasciare una situazione spirituale o religiosa anteriore per dirigersi verso un'altra.
Cosi per esempio da un amore particolare il cuore può aprirsi a una carità universale.
Ogni autentico appello di Dio comporta sempre un superamento di sé.
Non c'è vita nuova senza morte, come manifesta la dinamica del mistero pasquale ( cfr. GS 22 ).
Ed « ogni conversione è opera della grazia, nella quale l'uomo deve pienamente ritrovare se stesso » ( RH 12 ).
In questo processo di conversione prevale la legge suprema della coscienza perché « nessuno deve essere obbligato ad agire contro la sua coscienza.
E non si deve neppure impedirgli di agire in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso » ( DH 3 ).
Nell'ottica cristiana, l'agente principale della conversione non è l'uomo, ma lo Spirito Santo.
« È Lui che spinge ad annunziare il Vangelo e che nell'intimo delle coscienze fa accogliere e comprendete la parola della salvezza » ( EN 75 ).
È lui che guida il movimento dei cuori e fa nascere l'atto di fede in Gesù il Signore ( cfr. 1 Cor 2,4 ).
Il Cristiano è semplice strumento e collaboratore di Dio ( Cfr. 1 Cor 3,9 ).
Anche nel dialogo, il cristiano normalmente nutre nel suo cuore il desiderio di condividere la sua esperienza di Cristo col fratello di altra religione ( cfr. At 26,29; ES 46 ).
È altrettanto naturale che l'altro credente desideri qualcosa di simile.
Dio continua a riconciliare a Sé gli uomini attraverso lo Spirito.
La Chiesa confida nella promessa fattale da Cristo che lo Spirito la guiderà, nella storia, verso la pienezza della verità ( cfr. Gv 16,13 ).
Per questo va incontro agli uomini, ai popoli e alle loro culture, conscia che ogni comunità umana ha germi di bene e di verità e che Dio ha un disegno di amore per ogni nazione ( cfr. At 17,26-27 ).
La Chiesa quindi vuole collaborare con tutti per la realizzazione di questo disegno, valorizzando cosi tutte le ricchezze della sapienza infinita e multiforme di Dio, e contribuendo alla evangelizzazione delle culture ( cfr. EN 18-20 ).
« Rivolgiamo anche il nostro pensiero a tutti coloro che credono in Dio e che conservano nelle loro tradizioni preziosi elementi religiosi ed umani, augurandoci che un dialogo fiducioso possa condurre tutti noi ad accettare con fedeltà gli impulsi dello Spirito e a portarli a compimento con alacrità.
Per quanto ci riguarda, il desiderio di stabilire un dialogo che sia ispirato dal solo amore della verità e condotto con la opportuna prudenza, non esclude nessuno: né coloro che hanno il culto di alti valori umani, benché non ne riconoscano ancora l'Autore, né coloro che si oppongono alla Chiesa e la perseguitano in diverse maniere.
Essendo Dio Padre principio e fine di tutti, siamo tutti chiamati ad essere fratelli.
E perciò, chiamati a questa stessa vocazione umana e divina, senza violenza e senza inganno, possiamo e dobbiamo lavorare insieme alla costruzione del mondo nella vera pace » ( GS 92; Cfr. Messaggi per la Giornata Mondiale della Pace di Paolo VI e Giovanni Paolo II ).
Il dialogo diventa cosi sorgente di speranza e fattore di comunione nella reciproca trasformazione.
È lo Spirito Santo che guida la realizzazione del piano di Dio nella storia degli individui e di tutta l'umanità, fino a quando i figli di Dio dispersi dal peccato saranno riuniti nell'unità. ( Cfr. Gv 11,52 ).
Dio solo conosce i tempi, Lui a cui niente è impossibile, Lui il cui misterioso e silenzioso Spirito apre alle persone e ai popoli le vie del dialogo per superare le differenze razziali, sociali e religiose e arricchirsi reciprocamente.
Ecco dunque il tempo della pazienza di Dio nel quale opera la Chiesa ed ogni comunità cristiana perché nessuno può obbligare Dio ad agire più in fretta di quanto ha scelto di fare.
Ma davanti alla nuova umanità del terzo millennio, possa la Chiesa irradiare un cristianesimo aperto per attendere nella pazienza che spunti il seme gettato nelle lacrime e nella fiducia ( Cfr. Gc 5,7-8; Mc 4,26-30 ).
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