Istruzione sulla libertà cristiana e la liberazione |
Rivelando all'uomo la sua qualità di persona libera, chiamata ad entrare in comunione con Dio, il Vangelo di Gesù Cristo ha suscitato una presa di coscienza delle profondità, fino allora insospettate, della libertà umana.
Così la ricerca della libertà e l'aspirazione alla liberazione, che sono tra i principali segni dei tempi nel mondo contemporaneo, hanno la loro prima radice nell'eredità cristiana.
Ciò resta vero anche là dove esse assumono forme aberranti e giungono a opporsi alla visione cristiana dell'uomo e del suo destino.
Senza questo riferimento al Vangelo, la storia dei secoli recenti in Occidente resta incomprensibile.
Fin dall'alba dei tempi moderni, nel Rinascimento, il ritorno all'antichità in filosofia e nelle scienze naturali doveva - così si pensava - permettere all'uomo di conquistare la libertà di pensiero e di azione, grazie alla conoscenza e al dominio delle leggi della natura.
D'altra parte, Lutero, partendo dalla sua lettura di San Paolo, intendeva lottare per la liberazione dal giogo della legge, rappresentato ai suoi occhi dalla Chiesa del suo tempo.
Ma è soprattutto nel secolo dell'Illuminismo e nella Rivoluzione francese che il richiamo alla libertà risuonò in tutta la sua forza.
Da allora, molti guardano alla storia futura come ad un irresistibile processo di liberazione, che deve condurre ad un'era in cui l'uomo, finalmente del tutto libero, potrà godere la felicità fin da questa terra.
Nella prospettiva d'una tale ideologia di progresso, l'uomo intendeva farsi padrone della natura.
La schiavitù che aveva subìto fino a quel momento, poggiava sull'ignoranza e sui pregiudizi.
Strappando alla natura i suoi segreti, l'uomo l'avrebbe sottomessa al proprio servizio.
In tal modo, la conquista della libertà costituiva lo scopo perseguito attraverso lo sviluppo della scienza e della tecnica.
Gli sforzi effettuati hanno portato a notevoli successi.
Se l'uomo non è al riparo dalle catastrofi naturali, numerose minacce della natura sono state allontanate.
Il nutrimento è garantito ad un numero crescente di individui.
Le possibilità di trasporto e di commercio favoriscono lo scambio delle risorse alimentari, delle materie prime, della forza-lavoro, delle capacità tecniche, di modo che per gli esseri umani può essere ragionevolmente intravista un'esistenza dignitosa e sottratta alla miseria.
Il moderno movimento di liberazione s'era proposto un traguardo politico e sociale.
Esso doveva porre fine al dominio dell'uomo sull'uomo e promuovere l'uguaglianza e la fraternità di tutti gli uomini.
Che anche a tale riguardo siano stati raggiunti risultati positivi, è innegabile.
La schiavitù e l'asservimento legali sono stati aboliti.
Il diritto per tutti alla cultura ha fatto significativi progressi.
In numerosi Paesi la legge riconosce la parità tra l'uomo e la donna, la partecipazione di tutti i cittadini all'esercizio del potere politico e gli stessi diritti per tutti.
Il razzismo è rifiutato, come contrario al diritto ed alla giustizia.
La formulazione dei diritti dell'uomo significa una coscienza più viva della dignità di tutti gli uomini.
In confronto con i precedenti sistemi di dominio, le affermazioni della libertà e dell'uguaglianza in numerose società sono innegabili.
Infine e soprattutto, il moderno movimento di liberazione doveva apportare all'uomo la libertà interiore, sotto forma di libertà di pensiero e di libertà del volere.
Esso intendeva liberare l'uomo dalla superstizione e dalle paure ancestrali, avvertite come altrettanti ostacoli al suo sviluppo.
Si proponeva di dargli il coraggio e l'audacia di servirsi della propria ragione, senza che la paura lo trattenesse davanti alle frontiere dell'ignoto.
Così, specialmente nelle scienze storiche e nelle scienze umane, s'è sviluppata una nuova conoscenza dell'uomo, chiamata ad aiutarlo a comprendersi meglio in ciò che concerne la propria formazione personale o le condizioni fondamentali del costituirsi della comunità.
Tuttavia, sia che si tratti della conquista della natura, della vita sociale e politica o del dominio dell'uomo su se stesso, sul piano individuale e collettivo, ciascuno può constatare non soltanto che i progressi realizzati sono lungi dal corrispondere alle ambizioni iniziali, ma anche che nuove minacce, nuove schiavitù e nuovi terrori sono sorti proprio mentre si sviluppava il moderno movimento di liberazione.
C'è in questo il segno che gravi ambiguità circa il senso stesso della libertà hanno fin dal suo inizio, intaccato tale movimento dall'interno.
È così che l'uomo, man mano che si liberava dalle minacce della natura, ha cominciato a provare una paura crescente dinanzi a se stesso.
La tecnica, assoggettando sempre più la natura, rischia di distruggere i fondamenti del nostro stesso avvenire, di modo che l'umanità di oggi diventa la nemica delle generazioni future.
Mentre si imbrigliano totalmente con una potenza cieca le forze della natura, non si sta forse distruggendo la libertà degli uomini di domani?
Quali forze possono proteggere l'uomo dall'asservimento derivante dalla sua stessa dominazione?
Si rende necessaria una capacità tutta nuova di libertà e di liberazione, che esige un processo di liberazione interamente rinnovato.
La forza liberatrice della conoscenza scientifica si oggettivizza nelle grandi realizzazioni tecnologiche.
Chi dispone delle tecnologie, possiede il potere sulla terra e sugli uomini.
Di qui son nate forme, fino ad ora sconosciute, di disuguaglianza tra i possessori del sapere e i semplici fruitori della tecnica.
Il nuovo potere tecnologico è legato al potere economico e porta alla sua concentrazione.
Così, all'interno dei popoli come tra i popoli, si sono formati rapporti di dipendenza che, nel corso degli ultimi vent'anni sono stati occasione per una nuova rivendicazione di liberazione.
Come impedire che la potenza tecnologica divenga una potenza oppressiva di gruppi umani o di interi popoli?
Nel campo delle conquiste sociali e politiche, una delle ambiguità fondamentali dell'affermazione della libertà durante il periodo dell'Illuminismo si rifà alla concezione del soggetto di tale libertà, come individuo sufficiente a se stesso e avente come fine il soddisfacimento del proprio interesse nel godimento dei beni terrestri.
L'ideologia individualista, ispirata da questa concezione dell'uomo, ha favorito la diseguale ripartizione delle ricchezze agli inizi dell'era industriale, a tal punto che i lavoratori si sono trovati esclusi dall'accesso ai beni essenziali, che avevano contribuito a produrre ed ai quali avevano diritto.
Di qui sono nati potenti movimenti di liberazione dalla miseria, che la società industriale aveva mantenuto.
Cristiani, sia laici che pastori, non hanno mancato di lottare per un equo riconoscimento dei legittimi diritti dei lavoratori.
In favore di questa causa il magistero della Chiesa a più riprese ha levato la sua voce.
Il più delle volte, tuttavia, la giusta rivendicazione del movimento operaio ha condotto a nuove forme di asservimento, perché s'ispirava a concezioni che, ignorando la vocazione trascendente della persona umana, assegnavano all'uomo un fine soltanto terreno.
Tale rivendicazione in alcuni casi è stata orientata verso progetti collettivistici, che dovevano generare ingiustizie tanto gravi quanto quelle alle quali intendevano porre fine.
E così che la nostra epoca ha visto nascere i sistemi totalitari e forme di tirannia, che non sarebbero stati possibili nell'epoca precedente al grande sviluppo tecnologico.
Da una parte, la perfezione tecnica è stata applicata ai genocidi.
D'altra parte, attraverso la pratica del terrorismo, che provoca la morte di tante persone innocenti, alcune minoranze cercano di tenere in scacco intere nazioni.
Oggi il controllo può insinuarsi fino nell'interiorità degli individui; e le stesse dipendenze, create dai sistemi di previdenza, possono costituire potenziali minacce di oppressione.
Una falsa liberazione dalle costrizioni della società viene ricercata nel ricorso alla droga, che in tutto il mondo porta molti giovani all'autodistruzione e getta famiglie intere nell'angoscia e nel dolore.
Il riconoscimento di un ordine giuridico, come garanzia dei rapporti all'interno della grande famiglia dei popoli, s'indebolisce ogni giorno di più.
Quando la fiducia nel diritto non sembra offrire più una protezione sufficiente, la sicurezza e la pace sono ricercate in una minaccia reciproca, che diviene un pericolo per tutta l'umanità.
Le forze che dovrebbero servire allo sviluppo della libertà servono ad aumentare le minacce.
Gli ordigni di morte, che oggi tra loro si oppongono, sono capaci di distruggere ogni vita umana sulla terra.
Tra le nazioni dotate di potenza e le nazioni che ne sono prive si sono instaurati nuovi rapporti di disuguaglianza e di oppressione.
La ricerca del proprio interesse sembra essere la regola delle relazioni internazionali, senza che si prenda in considerazione il bene comune dell'umanità.
L'equilibrio interno delle nazioni povere è rotto dall'importazioni di armi, con la quale si introduce un fattore di divisione, che porta al dominio di un gruppo su un altro.
Quali forze potrebbero eliminare il ricorso sistematico alle armi e restituire al diritto la sua autorità?
È nel contesto della disuguaglianza nei rapporti di potenza che sono apparsi i movimenti di emancipazione delle nazioni giovani, le quali in generale sono anche nazioni povere, ancora sottomesse fino ad epoca recente alla dominazione coloniale.
Ma troppo spesso il popolo è defraudato dell'indipendenza, duramente conquistata, da regimi o tirannie senza scrupoli, che irridono impunemente ai diritti dell'uomo.
Il popolo, ridotto in tal modo all'impotenza, non fa che cambiare padrone.
Ciò non toglie che uno dei fenomeni salienti del nostro tempo, a livello di interi continenti, sia il risveglio della coscienza del popolo che, curvo sotto il peso di una miseria secolare, aspira ad una vita nella dignità e nella giustizia, ed è pronto a combattere per la propria libertà.
Per quanto riguarda il movimento moderno di liberazione interiore dell'uomo, si deve constatare che lo sforzo inteso a liberare il pensiero e la volontà dai loro limiti si è spinto fino a ritenere che la moralità, come tale, costituisca un limite irragionevole che l'uomo deve superare, se vuole divenire veramente padrone di se stesso.
Di più ancora, per molti Dio stesso sarebbe l'alienazione specifica dell'uomo.
Tra l'affermazione di Dio e la libertà umana esisterebbe una radicale incompatibilità: proprio rifiutando la fede in Dio, l'uomo diverrebbe veramente libero.
Sta qui la radice delle tragedie, che accompagnano la storia moderna della libertà.
Perché questa storia, nonostante le grandi conquiste, che rimangono peraltro sempre fragili, registra frequenti ricadute nell'alienazione e vede sorgere nuove schiavitù?
Perché movimenti di liberazione, che hanno già suscitato immense speranze, sfociano poi in regimi per i quali la libertà dei cittadini,8 a cominciare dalla prima di tali libertà che è la libertà religiosa,9 costituisce il nemico numero uno?
Quando l'uomo vuole liberarsi dalla legge morale e divenire indipendente da Dio, lungi dal conquistare la propria libertà, la distrugge.
Sottraendosi al metro della verità, egli diventa preda dell'arbitrio; tra gli uomini sono aboliti i rapporti fraterni per far posto al terrore, all'odio e alla paura.
Contagiato da errori mortali circa la condizione dell'uomo e della sua libertà, il grande movimento moderno di liberazione resta ambiguo: esso è carico, ad un tempo, di promesse di vera libertà e di minacce di mortali asservimenti.
Proprio perché cosciente di questa mortale ambiguità, la Chiesa mediante il suo magistero, ha levato la voce nel corso degli ultimi secoli, per mettere in guardia contro deviazioni che rischiavano di stornare lo slancio liberatore verso amari disinganni.
Sul momento essa fu spesso incompresa.
A distanza di tempo, però, è possibile rendere giustizia al suo discernimento.
È in nome della verità dell'uomo, creato ad immagine di Dio, che la Chiesa è intervenuta.10
Ciononostante, la si accusa di essere essa stessa un ostacolo sulla via della liberazione.
La sua costituzione gerarchica si opporrebbe all'eguaglianza, e il suo magistero si opporrebbe alla libertà di pensiero.
Certo, ci sono stati errori di giudizio o gravi omissioni, di cui i cristiani si sono resi responsabili nel corso dei secoli.11
Ma tali obiezioni misconoscono la vera natura delle cose.
La diversità dei carismi nel popolo di Dio, trattandosi di carismi di servizio, non si oppone all'eguale dignità delle persone ed alla loro comune vocazione alla santità.
La libertà di pensiero, come condizione di ricerca della verità in tutti i settori del sapere umano, non significa che la ragione umana debba chiudersi alla luce della Rivelazione, il cui deposito Cristo ha affidato alla sua Chiesa.
Aprendosi alla verità divina, la ragione creata, sperimenta una fioritura e un perfezionamento, che costituiscono una forma eminente della libertà.
D'altra parte, il Concilio Vaticano II ha riconosciuto pienamente la legittima autonomia delle scienze,12 come anche delle attività di ordine politico.13
Uno dei principali errori, che ha pesantemente gravato, fin dall'età dell'Illuminismo, sul processo di liberazione, dipende dalla convinzione, largamente condivisa, secondo cui i progressi realizzati nel campo delle scienze, della tecnica e dell'economia, dovrebbero servire da fondamento alla conquista della libertà.
In tal modo si misconosceva la profonda dimensione di questa libertà e delle sue esigenze.
Questa dimensione profonda della libertà, la Chiesa l'ha sempre sperimentata, attraverso la vita di una moltitudine di fedeli, in particolare tra i piccoli ed i poveri.
Nella loro fede costoro sanno di essere l'oggetto dell'amore infinito di Dio.
Ciascuno di loro può dire: "Vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me" ( Gal 2,20b ).
Questa è la loro dignità, che nessuno dei potenti può loro strappare; questa è la gioia liberatrice, presente in loro.
Essi sanno che anche a loro è rivolta la parola di Gesù: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi" ( Gv 15,15 ).
Questa partecipazione alla conoscenza di Dio costituisce la loro emancipazione di fronte alle pretese di dominio da parte dei detentori del sapere: "Tutti avete la scienza …, e non avete bisogno che alcuno vi ammaestri" ( 1 Gv 2,20b.27b ).
Essi così sono consapevoli di partecipare alla conoscenza più alta, alla quale sia chiamata l'umanità. ( Cf. Mt 11,25; Lc 10,21 )
Essi si sanno amati da Dio, come tutti gli altri e più di tutti gli altri.
Essi vivono così nella libertà che scaturisce dalla verità e dall'amore.
Lo stesso senso della fede del popolo di Dio, nella sua devozione piena di speranza verso la croce di Gesù, percepisce la potenza contenuta nel mistero di Cristo redentore.
Lungi, dunque, dal disprezzare o dal voler sopprimere le forme di religiosità popolare che questa devozione riveste, bisogna, al contrario, coglierne ed approfondirne tutto il significato e tutte le implicazioni.15
C'è qui un elemento di fondamentale portata teologica e pastorale: proprio i poveri, oggetto della predilezione divina, comprendono meglio e come d'istinto che la liberazione più radicale, cioè la liberazione dal peccato e dalla morte, è quella compiuta mediante la morte e la risurrezione di Cristo.
La potenza di questa liberazione penetra e trasforma in profondità l'uomo e la sua storia nella sua attualità presente, e anima il suo slancio escatologico.
Il senso primo e fondamentale della liberazione, che così si manifesta, è il senso soteriologico: l'uomo è liberato dalla schiavitù radicale del male e del peccato.
In questa esperienza della salvezza l'uomo scopre il vero senso della sua libertà, poiché la liberazione è restituzione della libertà.
Essa è pure educazione della libertà, cioè educazione al retto uso della libertà.
Così alla dimensione soteriologica della liberazione viene ad aggiungersi la sua dimensione etica.
In gradi diversi il senso della fede, che è all'origine di una esperienza radicale della liberazione e della libertà, ha impregnato la cultura ed i costumi dei popoli cristiani
Oggi, però, a motivo delle formidabili sfide alle quali l'umanità deve far fronte, è divenuto necessario e urgente, in modo del tutto nuovo, che l'amore di Dio e la libertà nella verità segnino con la loro impronta le relazioni tra gli uomini e tra i popoli ed animino la vita delle culture.
Infatti là dove mancano la verità e l'amore, il processo di liberazione sfocia nella morte di una libertà che avrà perduto ogni suo sostegno.
Una nuova fase della storia della libertà s'apre davanti a noi.
Le capacità liberatrici della scienza, della tecnica, del lavoro, dell'economia e dell'azione politica daranno i loro frutti solo se troveranno la loro ispirazione e la loro misura nella verità e nell'amore più forti della sofferenza, rivelati agli uomini da Gesù Cristo.
Indice |
8 | Cf. Istruz. Libertatis Nuntius, XI, 10 |
9 | Cf. Giovanni Paolo II, Encicl.
Redemptor Hominis, n. 17, Dichiarazione del 10 marzo 1984 al 5° Colloquio dei Giuristi: L'Osservatore Romano, 11 marzo 1984, 8 |
10 | Cf. Istruz.
Libertatis Nuntius, XI, 5; Giovanni Paolo II, Discorso inaugurale di Puebla |
11 | Cf. Costit. past. Gaudium et Spes, n. 36 |
12 | Cf. Ibid |
13 | Cf. Loc. cit., n. 41 |
15 | Cf. Paolo VI, Esort. Apost. Evangelii Nuntiandi, n. 48 |