L'interpretazione dei dogmi |
La teologia cattolica parte dalla certezza di fede che la Paradosis1 della Chiesa, come pure i dogmi da essa trasmessi, sono affermazioni autentiche della verità che, nell'Antico e nel Nuovo Testamento, è stata rivelata da Dio.
Essa afferma pure che la verità rivelata, trasmessa nella Paradosis della Chiesa, è universalmente valida e immutabile nella sua sostanza.
Riguardo ai dogmi, questa certezza fu già messa in discussione ai tempi della Riforma nel XVI secolo.
In forma più acuta e in ben altre condizioni, essa è entrata in una crisi globale a causa dell'ideologia illuminista e della moderna rivendicazione di libertà.
Nei tempi moderni, il pensiero dogmatico, senza altra forma di processo, spesso è stato criticato come dogmatismo, e di conseguenza rifiutato.
Diversamente da ciò che avveniva nella cultura occidentale dei secoli passati, segnata nel suo insieme dalla fede cristiana, nella nostra cultura contemporanea secolarizzata il linguaggio dogmatico tradizionale della Chiesa non sembra più essere immediatamente comprensibile, quando non si presta a malintesi, anche per molti cristiani.
Alcuni lo considerano persino come un ostacolo alla trasmissione viva della fede.
Questo problema si aggrava quando la Chiesa cerca di penetrare nelle culture africane e asiatiche con i suoi dogmi che sono stati elaborati, dal punto di vista puramente storico, nel contesto della cultura greco-romana e occidentale.
Ciò esige molto più che una semplice traduzione dei dogmi; per giungere a un'inculturazione, il senso originale del dogma dev'essere di nuovo compreso nel contesto di un'altra cultura.
Perciò il problema dell'interpretazione dei dogmi è diventato oggi un problema generale dell'evangelizzazione, specialmente della nuova evangelizzazione.
Già all'inizio del nostro secolo, la teologia modernista ha voluto porsi il problema.
Ma i suoi tentativi di soluzione non soddisfacevano, tra l'altro a causa di una comprensione insufficiente della Rivelazione e di una concezione pragmatica dei dogmi.
La teologia contemporanea di orientamento ermeneutico cerca di gettare un ponte tra la tradizione dogmatica e il pensiero moderno, ponendo la questione del senso e dell'importanza dei dogmi per l'uomo di oggi.
In questo modo, però, si separa la singola formula dogmatica dal suo nesso con la Paradosis e la si isola dalla fede vissuta della Chiesa.
Si sostantiva così il dogma; inoltre, ponendo al centro il problema del significato pratico, esistenziale o sociale del dogma, si perde di vista la questione della sua verità.
Questa obiezione è ugualmente valida quando il dogma è inteso unicamente come una convenzione, vale a dire considerato nella sua funzione come se fosse solo una regolamentazione del linguaggio ecclesiastico, necessario per l'unità, ma fondamentalmente provvisorio e suscettibile di correzione.
Così il dogma non è più considerato nella sua funzione di mediazione obbligatoria della verità rivelata.
Per la teologia della liberazione, il problema dell'ermeneutica dei dogmi si pone sullo sfondo della povertà, della situazione di oppressione sociale e politica che domina in numerose regioni del Terzo Mondo; esso diventa il problema del rapporto tra la teoria e la pratica.
Così viene spesso sottolineato un aspetto importante dell'idea biblica della verità, cioè che si deve « fare la verità ». ( Gv 3,21 )
Esiste certo una teologia della liberazione conforme al Vangelo, che ha diritto di cittadinanza nella Chiesa; essa parte dalla priorità della missione evangelica della Chiesa, ma insiste nello stesso tempo sui suoi presupposti e sulle sue conseguenze sociali.3
Nella teologia della liberazione radicale, invece, la liberazione economica, sociale e politica diventa il fattore che determina tutto; in essa il rapporto tra la teoria e la prassi è inteso nel senso dell'ideologia materialista marxista.
In tal modo, il messaggio della grazia e del fine escatologico della vita e del mondo svanisce.
La fede e le formule dogmatiche della fede non sono più viste nel loro contenuto peculiare di verità, ma in nome della realtà economica, la sola che conti in tale ottica.
Si assegna loro solo il ruolo di un motore nel processo di liberazione politica rivoluzionaria.
Oggi ci sono anche altre ermeneutiche; nonostante le loro differenze, esse hanno in comune il fatto di spostare il corretto centro ermeneutico della verità dell'essere - in altri termini, della Rivelazione come sorgente di senso - verso un'altra componente, in sé legittima ma particolare, che pongono a centro e criterio dell'insieme.
È il caso della teologia femminista radicale.
Per essa, i dati rivelati non costituiscono più la base e la norma degli sforzi per fare emergere la dignità della donna, che è importante e legittimo mostrare.
Al contrario, una certa idea dell'emancipazione diventa la sola e definitiva chiave ermeneutica per l'interpretazione della Sacra Scrittura e della Tradizione.
In tal modo, la questione dell'interpretazione dei dogmi ci pone di fronte i problemi fondamentali della teologia.
Sullo sfondo si trova, in ultima analisi, la questione della comprensione teologica della verità e della realtà.
Anche dal punto di vista teologico, questo problema sfocia in quello dei rapporti tra una verità universale e sempre valida da un lato, e la storicità dei dogmi dall'altro.
Si tratta concretamente di sapere come la Chiesa possa trasmettere oggi il suo insegnamento della fede con la sua forza di obbligazione, affinché dalla memoria della Tradizione scaturisca la speranza per il presente e per il futuro.
Di fronte alle diverse situazioni socioculturali in cui vive ora la Chiesa, si tratta anche del problema dell'unità e della pluriformità nell'esposizione dogmatica della verità e della realtà della Rivelazione.
Indice |
1 | Abbiamo conservato qui e anche in seguito il termine Paradosis dell'originale tedesco, che significa « Tradizione », nel senso tecnico dato a tale termine nella teologia cattolica. |
3 | Cf. Commissione Teologica Internazionale, Promozione umana e salvezza cristiana, 1976. |