Formazione negli Istituti Religiosi |
110. Questo documento ha inteso tener conto delle esperienze già tentate dopo il Concilio e farsi ugualmente eco di questioni sollevate dai superiori maggiori.
Esso ricorda a tutti alcune esigenze di diritto in funzione delle circostanze e dei bisogni presenti.
Spera, infine, di essere utile agli istituti religiosi affinché tutti progrediscano nella comunione ecclesiale sotto la guida del Papa e dei Vescovi, ai quali « compete il ministero di discernere e di armonizzare; e ciò comporta l'abbondanza di speciali doni dello Spirito e il peculiare carisma dell'ordinamento dei vari ruoli in intima docilità d'animo verso l'unico Spirito vivificante ».1
Vi è indicato, anzitutto, che la formazione dei religiosi ha come fine primario di iniziarli alla vita religiosa e di aiutarli a prender coscienza della loro identità di consacrati per la professione dei consigli evangelici di castità, di povertà e di obbedienza, in un istituto religioso.
Tra gli agenti della formazione, viene dato il primato allo Spirito Santo, poiché la formazione dei religiosi è un'opera essenzialmente teologale, nella sua sorgente e nel suo obiettivo.
Vi si insiste sulla necessità di formare guide qualificate, senza attendere che coloro i quali attualmente sono in carica abbiano finito il loro mandato.
L'ufficio di primo piano che compiono il religioso stesso e la sua comunità, fanno di questo compito un luogo di esercizio privilegiato della responsabilità personale e comunitaria.
Sono state sollevate diverse questioni attuali, che non ricevono tutte una risposta perentoria, ma che provocano, almeno, la riflessione.
Un posto a parte è dato anche agli istituti dediti alla contemplazione, considerata la loro collaborazione nel cuore della Chiesa e la specificità della loro vocazione.
Non rimane ora che chiedere per tutti, superiori, educatori e formatori, religiosi, la grazia della fedeltà alla loro vocazione, ad esempio e sotto la protezione della Vergine Maria.
Nel suo cammino nel corso dei tempi, la Chiesa « procede ricalcando l'itinerario compiuto dalla Vergine Maria, la quale avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione con il Figlio fino alla croce ».2
Il tempo di formazione aiuta il religioso a percorrere questo itinerario alla luce del mistero di Cristo che « illumina pienamente »3 il mistero di Maria, nello stesso tempo che il mistero di Maria « è per la Chiesa come un suggello del mistero dell'Incarnazione »,4 così come apparve al Concilio di Efeso.
Maria presente alla nascita e alla formazione di una vocazione religiosa.
Ella è associata intimamente a tutta la sua crescita nello Spirito Santo.
La missione che ella ha svolto accanto a Gesù la completa a beneficio del suo Corpo che è la Chiesa ed in ciascuno dei cristiani, specialmente in coloro che si impegnano a seguire Gesù Cristo più da vicino.5
Per questo, un clima mariano, sorretto da un'autentica teologia, assicurerà alla formazione dei religiosi l'autenticità, la solidità e la gioia senza le quali la loro missione nel mondo non potrebbe essere pienamente compiuta.
Nel corso dell'udienza concessa il 10 novembre 1989 al sottoscritto Cardinale Prefetto, il Santo Padre ha approvato il presente documento della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e ne ha autorizzato la pubblicazione con il titolo: Direttive sulla formazione negli istituti religiosi.
Roma, dalla sede della Congregazione, il 2 febbraio 1990, Presentazione del Signore.
fr. Jérome Card. Hamer Praefectus
+ Vincentium Fagiolo Arch.em. Theatin. Vast. Secretarius
Indice |
1 | MR 6; cf. nota 8 Introduzione. |
2 | RM 2. |
3 | RM 4. |
4 | lbid. |
5 | LG 42. |