Nuovo sguardo sulla legge naturale |
101. La grazia non distrugge la natura ma la risana, la conforta e la conduce alla sua piena realizzazione.
Perciò, anche se la legge naturale è un'espressione della ragione comune a tutti gli uomini e può essere presentata in modo coerente e vero sul piano filosofico, non è estranea all'ordine della grazia.
Le sue esigenze sono presenti e operanti nei diversi stati teologici che attraversa una umanità impegnata nella storia della salvezza.
102. Il disegno di salvezza di cui il Padre eterno ha l'iniziativa si realizza con la missione del Figlio che dà agli uomini la nuova Legge, la legge del Vangelo, che consiste principalmente nella grazia dello Spirito Santo operante nel cuore dei credenti per santificarli.
La Legge nuova tende anzitutto a procurare agli uomini la partecipazione alla comunione trinitaria delle persone divine, ma, nello stesso tempo, assume e realizza in modo eminente la legge naturale.
Da una parte, essa richiama chiaramente le esigenze che possono essere oscurate dal peccato e dall'ignoranza.
D'altra parte, liberandoli dalla legge del peccato, a causa del quale « c'è in me il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo » ( Rm 7,18 ), dà agli uomini l'effettiva capacità di superare l'egoismo per attuare pienamente le esigenze umanizzanti della legge naturale.
103. Grazie alla luce naturale della ragione, che è una partecipazione alla Luce divina, gli uomini sono in grado di scrutare l'ordine intelligibile dell'universo per scoprirvi l'espressione della sapienza, della bellezza e della bontà del Creatore.
A partire da questa conoscenza, possono inserirsi in tale ordine con il loro agire morale.
Ora, grazie a uno sguardo più profondo sul disegno di Dio di cui l'atto creatore è il preludio, la Scrittura insegna ai credenti che questo mondo è stato creato nel Logos, da lui e per lui, il Verbo di Dio, il Figlio diletto del Padre, la Sapienza increata, e che il mondo ha in lui la vita e la sussistenza.
Infatti il Figlio è « immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, poiché in lui ( en auto ) furono create tutte le cose, nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili [ … ].
Tutte le cose sono state create per mezzo di lui ( di'auton ) e in vista di lui ( eis auton ).
Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui ( en auto ) » ( Col 1,15-17; Cfr Gv 1,3-4; 1 Cor 8,6; Eb 1,2-3 ).
Il Logos è dunque la chiave della creazione.
L'uomo, creato a immagine di Dio, porta in sé un'impronta speciale di questo Logos personale.
Perciò è chiamato ad essere conforme e assimilato al Figlio, « il primogenito tra molti fratelli » ( Rm 8,29 ).
104. Ma a causa del peccato l'uomo ha fatto un cattivo uso della sua libertà e si è allontanato dalla fonte della sapienza.
Facendo così, ha falsato la conoscenza che poteva avere dell'ordine oggettivo delle cose, anche sul piano naturale.
Gli uomini, sapendo che le loro opere sono cattive, odiano la luce ed elaborano false teorie per giustificare i loro peccati. ( Cfr Gv 3,19-20; Rm 1,24-25 )
Così l'immagine di Dio nell'uomo è gravemente oscurata.
Anche se la loro natura li rinvia ancora a una realizzazione in Dio al di là di loro stessi ( la creatura non può pervertirsi al punto di non riconoscere più le testimonianze che il Creatore offre di sé nella creazione ), di fatto gli uomini sono così gravemente colpiti dal peccato che non riconoscono il senso profondo del mondo e lo interpretano in termini di piacere, di denaro o di potere.
105. Con la sua incarnazione salvifica, il Logos, assumendo una natura umana, ha restaurato l'immagine di Dio e ha restituito l'uomo a se stesso.
Così Gesù Cristo, nuovo Adamo, porta a compimento il disegno originario del Padre sull'uomo e quindi rivela l'uomo a lui stesso: « In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo.
Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro e cioè di Cristo Signore.
Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione.
[ … ] "Egli è immagine del Dio invisibile" ( Col 1,15 ).
È l'uomo perfetto che ha restituito ai figli di Adamo la somiglianza con Dio, resa deforme già subito agli inizi a causa del peccato.
Poiché in lui la natura umana è stata assunta, senza per questo venire annientata, per ciò stesso essa è stata anche in noi innalzata a una dignità sublime ».91
Gesù Cristo manifesta dunque nella sua persona una vita umana esemplare, pienamente conforme alla legge naturale.
Perciò egli è il criterio ultimo per decifrare correttamente quali sono i desideri naturali autentici dell'uomo, quando non sono celati dalle distorsioni introdotte dal peccato e dalle passioni disordinate.
106. L'incarnazione del Figlio è stata preparata dall'economia della Legge antica, segno dell'amore di Dio per il suo popolo Israele.
Secondo alcuni Padri, uno dei motivi per cui Dio ha dato a Mosè una legge scritta fu di ricordare agli uomini le esigenze della legge naturalmente scritte nel loro cuore ma parzialmente oscurate e cancellate dal peccato.92
Questa Legge, che il giudaismo ha identificato con la Sapienza preesistente che presiede ai destini dell'universo, ( Cfr Sir 24,23 ) metteva così alla portata degli uomini segnati dal peccato la pratica concreta della vera sapienza, che consiste nell'amore di Dio e del prossimo.
Essa conteneva precetti liturgici e giuridici positivi ma anche prescrizioni morali, riassunte nel Decalogo, che corrispondevano alle implicazioni della legge naturale.
Così la tradizione cristiana ha visto nel Decalogo un'espressione privilegiata e sempre valida della legge naturale.94
107. Gesù Cristo non è « venuto per abolire ma per dare pieno compimento » alla Legge ( Mt 5,17 ).95
Come appare dai testi evangelici, Gesù « insegnava come uno che ha autorità e non come gli scribi » ( Mc 1,22 ) e non esitava a relativizzare, o anche ad abolire, alcune disposizioni particolari e temporanee della Legge.
Ma ne ha pure confermato il contenuto essenziale e, nella sua persona, ha portato a perfezione la pratica della Legge, assumendo per amore i diversi tipi di precetti - morali, cultuali e giudiziari - della Legge mosaica, che corrispondono alle tre funzioni di profeta, sacerdote e re.
San Paolo afferma che Cristo è il fine ( telos ) della Legge ( Rm 10,4 ).
Telos ha qui un doppio senso.
Cristo è il « fine » della Legge, nel senso che la Legge è un mezzo pedagogico che doveva condurre gli uomini fino a Cristo.
Ma inoltre, per tutti quelli che per la fede vivono in lui dello Spirito di amore, Cristo « mette un termine » agli obblighi positivi della Legge aggiunti alle esigenze della legge naturale.96
108. Infatti Gesù ha valorizzato in diversi modi il primato etico della carità, che unisce inseparabilmente l'amore di Dio e l'amore del prossimo. ( Cfr Mt 22,37-40; Mc 12,29-31; Lc 10,27 )
La carità è il « comandamento nuovo » ( Gv 13,34 ) che ricapitola tutta la Legge e ne dà la chiave di interpretazione: « Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti » ( Mt 22,40 ).
Essa rivela anche il senso profondo della regola d'oro.
« Non fare a nessuno ciò che non vuoi che sia fatto a te » ( Tb 4,15 ) diventa con Cristo il comandamento dell'amore senza limite.
Il contesto in cui Gesù cita la regola d'oro ne determina in profondità la comprensione.
Si trova al centro di una sezione che inizia con il comandamento: « Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano » e culmina nell'esortazione: « Siate misericordiosi come è misericordioso il vostro Padre celeste ». ( Cfr Lc 6,27-36 )
Al di là di una regola di giustizia commutativa, essa ha la forma di una sfida: invita a prendere l'iniziativa di un amore che è dono di sé.
La parabola del buon samaritano è caratteristica di questa applicazione cristiana della regola d'oro: il centro di interesse passa dalla cura di sé alla cura dell'altro. ( Cfr Lc 10,25-37 )
Le beatitudini e il discorso della montagna spiegano il modo in cui si deve vivere il comandamento dell'amore, nella gratuità e nel senso dell'altro, elementi propri della nuova prospettiva assunta dall'amore cristiano.
Così la pratica dell'amore supera ogni chiusura e ogni limite.
Acquista una dimensione universale e una forza ineguagliabile, poiché rende la persona capace di fare quello che sarebbe impossibile senza l'amore.
109. Ma soprattutto nel mistero della sua santa Passione Gesù porta a compimento la legge dell'amore.
Qui, come Amore incarnato, rivela in modo pienamente umano che cos'è l'amore e che cosa esso implica: dare la vita per quelli che si amano. ( Cfr Gv 15,13 )
« Dopo avere amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine » ( Gv 13,1 ).
Per l'obbedienza di amore al Padre e per il desiderio della sua gloria che consiste nella salvezza degli uomini, Gesù accetta la sofferenza e la morte di croce in favore dei peccatori.
La persona stessa di Cristo, Logos e Sapienza incarnati, diventano così la legge vivente, la norma suprema per ogni etica cristiana.
La sequela Christi, l'imitatio Christi sono le vie concrete per realizzare la Legge in tutte le sue dimensioni.
110. Gesù Cristo non è soltanto un modello etico da imitare, ma con il suo mistero e nel suo mistero pasquale, è il Salvatore che dà agli uomini la possibilità reale di attuare la legge di amore.
Infatti il mistero pasquale culmina nel dono dello Spirito Santo, lo Spirito di amore comune al Padre e al Figlio, che unisce i discepoli tra loro, a Cristo e infine al Padre.
« Poiché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo » ( Rm 5,5 ), lo Spirito Santo diventa il principio interiore e la regola suprema dell'azione dei credenti.
Fa loro adempiere spontaneamente e in modo giusto tutte le esigenze dell'amore.
« Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne » ( Gal 5,16 ).
Così si compie la promessa: « Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne.
Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme » ( Ez 36,26-27 ; Cfr Ger 31,33-34 ).
111. La grazia dello Spirito Santo costituisce l'elemento principale della nuova Legge o Legge del Vangelo.102
La predicazione della Chiesa, la celebrazione dei sacramenti, le disposizioni prese dalla Chiesa per favorire tra i suoi membri lo sviluppo della vita nello Spirito sono totalmente riferite alla crescita personale di ogni credente nella santità dell'amore.
Con la nuova Legge, che è una legge essenzialmente interiore, « la legge perfetta, la legge della libertà » ( Gc 1,25 ), il desiderio di autonomia e di libertà nella verità che è presente nel cuore dell'uomo raggiunge qui la più perfetta realizzazione.
Dal più intimo della persona, dove Cristo è presente e che lo Spirito trasforma, nasce il suo agire morale.103
Ma questa libertà è al servizio dell'amore: « Voi fratelli, infatti, siete stati chiamati a libertà.
Che questa libertà non divenga però un pretesto per la carne; mediante l'amore siate a servizio gli uni degli altri » ( Gal 5,13 ).
112. La nuova Legge del Vangelo include, assume e porta a compimento le esigenze della legge naturale.
Gli orientamenti della legge naturale non sono dunque istanze normative esterne rispetto alla nuova Legge.
Sono una parte costitutiva di questa, anche se seconda e ordinata all'elemento principale, che è la grazia di Cristo.104
Perciò è alla luce della ragione illuminata ormai dalla fede viva che l'uomo riconosce meglio gli orientamenti della legge naturale, che gli indicano la via del pieno sviluppo della sua umanità.
Così, la legge naturale, da una parte, mantiene « un legame fondamentale con la nuova legge dello Spirito di vita in Cristo Gesù e, d'altra parte, offre un'ampia base di dialogo con le persone di altro orientamento o di altra formazione, in vista della ricerca del bene comune ».105
Indice |
91 | Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale
Gaudium et spes, n. 22. Cfr Ireneo di Lione, s., Contro le eresie, V, 16,2 [ Sources chrétiennes, 153, 216-217 ]: « Nei tempi anteriori, si diceva certamente che l'uomo era stato fatto a immagine di Dio, ma ciò non appariva, perché il Verbo era ancora invisibile, egli a cui immagine l'uomo era stato fatto: del resto, per questo motivo la somiglianza si era facilmente perduta. Ma quando il Verbo di Dio si è fatto carne, ha confermato l'una e l'altra: ha fatto apparire l'immagine in tutta la sua verità, diventando egli stesso quello che era la sua immagine, e ha ristabilito la somiglianza in modo stabile, rendendo l'uomo del tutto simile al Padre invisibile per mezzo del Verbo da allora visibile » |
92 | Cfr Agostino, s.,
Enarrationes in Psalmos, LVII, 1: « Per mano del Creatore, la Verità ha scritto nei nostri cuori queste parole: "Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te". Nessuno poteva ignorare questo principio, anche prima che fosse data la legge, perché doveva servire a giudicare proprio quelli a cui la legge non era stata data. Ma per impedire agli uomini di lamentarsi e di dire che era loro mancato qualche cosa, si è scritto anche nelle tavole quello che essi non leggevano più nei loro cuori. Non è che non lo possedessero come scritto, ma non volevano leggerlo. Si pose perciò sotto i loro occhi quello che sarebbero obbligati a vedere nella propria coscienza: la voce che Dio ha fatto sentire dal di fuori ha costretto l'uomo a rientrare in se stesso ( Quandoquidem manu formatoris nostri in ipsis cordibus nostris scripsit: "Quod tibi non vis fieri, ne facias alteri". Hoc et antequam lex daretur nemo ignorare permissus est, ut esset unde iudicarentur et quibus lex non esset data. Sed ne sibi homines aliquid defuisse quaererentur, scriptum est et in tabulis quod in cordibus non legebant. Non enim scriptum non habebant, sed legere nolebant. Oppositum est oculis eorum quod in conscientia videre cogerentur; et quasi forinsecus admota voce Dei, ad interiora sua homo compulsus est )». Cfr Tommaso d'Aquino, s., In III Sent., d. 37, q. 1, a. 1: « Necessarium fuit ea quae naturalis ratio dictat, quae dicuntur ad legem naturae pertinere, populo in praeceptum dari, et in scriptum redigi [ … ] quia per contrariam consuetudinem, qua multi in peccato praecipitabantur, iam apud multos ratio naturalis, in qua scripta erant, obtenebrata erat »; Summa theologiae, Ia- IIae, q. 98, a. 6 |
94 | Cfr Tommaso d'Aquino, s., Summa theologiae, Ia-IIae, q. 100 |
95 | La liturgia bizantina di san Giovanni Crisostomo esprime bene la convinzione cristiana quando mette sulla bocca del sacerdote che benedice il diacono nel ringraziamento dopo la comunione: « Cristo nostro Dio, che sei il compimento della Legge e dei Profeti e che hai compiuto tutta la missione ricevuta dal Padre, riempi i nostri cuori di gioia e di letizia, in ogni tempo, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen » |
96 | Cfr Gal 3,24-26: « Così la Legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotti a Cristo, perché fossimo giudicati per la fede. Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Gesù Cristo ». Sulla nozione teologica di compimento, cfr Pontificia Commissione Biblica, Il popolo ebraico e le sue sante Scritture nella Bibbia cristiana, specialmente n. 21 |
102 | Cfr Tommaso d'Aquino, s., Summa theologiae,
Ia-IIae, q. 106, a. 1: « La cosa principale nella legge della nuova alleanza, in cui risiede tutta la sua forza, è la grazia dello Spirito Santo che è data per la fede in Cristo. Ecco perché la nuova legge è principalmente la grazia stessa dello Spirito Santo, che è data a quelli che credono in Cristo ( Id autem quod est potissimum in lege novi testamenti, et in quo tota virtus eius consistit, est gratia Spiritus sancti, quae datur per fidem Christi. Et ideo principaliter lex nova est ipsa gratia Spiritus sancti, quae datur Christi fidelibus ) » |
103 | Cfr ivi, Ia-IIae, q. 108, a. 1, ad 2: « Poiché la grazia dello Spirito Santo è come un abito interiore infuso in noi, che ci inclina a operare rettamente, ci fa compiere liberamente le opere che convengono alla grazia ed evitare quelle che le sono contrarie. Così dunque, la nuova legge è detta doppiamente legge della libertà. Anzitutto perché non ci costringe a compiere o ad evitare se non gli atti di per sé necessari o contrari alla salvezza, che sono comandati o vietati dalla legge. Poi perché ci fa compiere liberamente questi comandi o divieti, in quanto li compiamo per lo stimolo interiore della grazia. Per questi due motivi, la nuova legge è detta "legge perfetta, legge della libertà" ( Gc 1,25 ) ( Quia igitur gratia Spiritus sancti est sicut habitus nobis infusus inclinans nos ad recte operandum, facit nos libere operari ea quae conveniunt gratiae, et vitare ea quae gratiae repugnant. Sic igitur lex nova dicitur lex libertatis dupliciter. Uno modo, quia non arctat nos ad facienda vel vitanda aliqua, nisi quae de se sunt vel necessaria vel repugnantia saluti, quae cadunt sub praecepto vel prohibitione legis. Secundo, quia huiusmodi etiam praecepta vel prohibitiones facit nos libere implere, inquantum ex interiori instinctu gratiae ea implemus. Et propter haec duo lex nova dicitur lex perfectae libertatis, Iac 1,25 ) » |
104 | Id., Quodlibeta, IV, q. 8, a. 2: « La nuova legge, legge della libertà è costituita dai precetti morali della legge naturale, dagli articoli di fede e dai sacramenti della grazia ( Lex nova, quae est lex libertatis [ … ] est contenta praeceptis moralibus naturalis legis, et articulis fidei, et sacramentis gratiae ) » |
105 | Giovanni Paolo II, Discorso del 18 gennaio 2002 |