Cerimoniale dei Vescovi

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Capitolo I - Celebrazione dei vespri nelle principali solennità

191. Per l'arrivo del vescovo alla chiesa, si osservino le indicazioni date nelle norme generali, al n. 79.

192. Nel secretarium, aiutato dai diaconi e dagli altri ministri che prima dei suo arrivo avranno indossato le sacre vesti loro proprie, il vescovo depone la cappa o la mozzetta e, secondo l'opportunità, anche il rocchetto, e indossa l'amitto, il camice, il cingolo, la croce pettorale, la stola e il piviale.

Quindi riceve la mitra da uno dei diaconi e il pastorale.

Frattanto i presbiteri, soprattutto i canonici, indossano convenientemente sopra la cotta o sopra il camice il piviale, i diaconi invece il piviale o la dalmatica.

193. Quando tutto è pronto, mentre suona l'organo o si esegue un canto, si fa l'ingresso in chiesa secondo questo ordine:

- l'accolito che porta la croce in mezzo a due accoliti che tengono i candelieri con le candele accese;

- i chierici a due a due;

- i diaconi, se sono un certo numero, a due a due;

- i presbiteri a due a due;

- il vescovo che procede da solo con mitra e tenendo nella mano sinistra il pastorale;

- un poco dietro al vescovo i due diaconi che lo assistono e che, se è opportuno, sostengono il piviale da una parte e dall'altra;

- infine i ministri per il libro, la mitra e il pastorale.

Se la processione passa davanti alla cappella del ss. Sacramento, non ci si ferma né si fa la genuflessione.108

194. La croce portata in processione viene collocata lodevolmente presso l'altare, in modo che sia la croce stessa dell'altare, diversamente venga riposta; i candelabri siano collocati presso l'altare o sulla credenza o vicino in presbiterio.

195. Tutti, entrando in presbiterio, fanno a due a due profonda riverenza all'altare e si recano al loro posto.

Se invece in presbiterio è conservato il ss. Sacramento, fanno la genuflessione.

196. Il vescovo, giunto davanti all'altare, consegna il pastorale al ministro e, deposta la mitra, fa una profonda riverenza all'altare con i diaconi e gli altri ministri che lo accompagnano.

Quindi sale all'altare e lo bacia insieme ai diaconi che lo assistono.

Poi va alla cattedra, dove, stando in piedi e facendosi il segno di croce, canta il versetto: O Dio, vieni a salvarmi.

Tutti rispondono: Signore, vieni presto in mio aiuto.

E si canta: Gloria al Padre e, secondo le rubriche, Alleluia.

197. L'inno è intonato dai cantori e proseguono a cantarlo il coro o il popolo, a secondo di quanto richiesto dalla natura musicale dell'inno.

198. Dopo l'inno il vescovo siede, e di norma riceve la mitra: ugualmente siedono tutti.

Le antifone e i salmi sono intonati dal cantore.

Durante la salmodia tutti possono stare seduti, secondo le consuetudini del luogo.

Quando si proclamano le orazioni salmiche, dopo la ripetizione dell'antifona, il vescovo, tolta la mitra, si alza e, quando tutti sono in piedi, dice: Preghiamo; e dopo che tutti hanno pregato in silenzio per un po' di tempo, dice l'orazione corrispondente al salmo o al cantico.

199. Finita la salmodia, il lettore, stando in piedi all'ambone, proclama la lettura, sia quella più lunga, sia quella più breve, mentre tutti stanno seduti e in ascolto.

200. Secondo l'opportunità il vescovo, ricevuto il pastorale, se vuole, può aggiungere una breve omelia per spiegare la lettura, stando seduto con mitra in cattedra o in un luogo più adatto così che possa essere visto e ascoltato da tutti.

201. Dopo la lettura o l'omelia, secondo l'opportunità, si può osservare un certo spazio di silenzio.

202. Quindi, per rispondere alla parola di Dio, si canta il responsorio breve o un canto responsoriale.

203. All'antifona del cantico evangelico, il vescovo mette l'incenso nel turibolo.

Quando il coro inizia il cantico L'anima mia, il vescovo si alza con mitra, mentre anche tutti gli altri si alzano in piedi, e, dopo aver fatto il segno di croce dalla fronte al petto, si reca all'altare e, fatta con i ministri la debita riverenza, vi sale, omettendo il bacio.

204. Mentre si esegue il cantico evangelico, si compie di norma l'incensazione dell'altare, della croce, del vescovo e di tutti gli altri, come nella messa, secondo quanto è detto più sopra ai n. 89, n. 93, n. 96 e n. 121.

205. Al termine del canto e dopo aver ripetuto di norma l'antifona, si proclamano le preci.

Il vescovo, mentre un ministro sorregge il libro, proclama l'introduzione; quindi uno dei diaconi, all'ambone o da un altro luogo conveniente, annunzia le intenzioni alle quali il popolo risponde.

Il Padre nostro è cantato o recitato da tutti, dopo che il vescovo vi ha premesso l'introduzione, se lo si ritiene opportuno.

Infine il vescovo canta o dice l'orazione conclusiva, con le mani allargate.

Tutti rispondono Amen.

206. Poi il vescovo riceve la mitra e saluta il popolo dicendo: Il Signore sia con voi.

Allora uno dei diaconi può rivolgere l'invito: Inchinatevi per la benedizione ( con queste o simili parole ), e il vescovo, tenendo le mani distese sopra il popolo, proclama le invocazioni della benedizione solenne, usando la formula adatta fra quelle presenti nel "Messale Romano".

Detto ciò, riceve il pastorale e dice: Vi benedica Dio onnipotente e traccia un segno di croce sopra il popolo.

Il vescovo può impartire la benedizione anche con le formule proposte più sotto ai nn. 1120-1121.

207. Quindi uno dei diaconi congeda il popolo dicendo: Andate in pace, e tutti rispondono: Rendiamo grazie a Dio.

208. Quindi il vescovo, lasciando la cattedra, con mitra e pastorale, secondo l'opportunità bacia l'altare; anche i presbiteri e coloro che sono in presbiterio salutano l'altare.

Tutti ritornano processionalmente nel secretarium nel medesimo ordine con cui erano venuti.

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108 Cf. sopra n. 71