Ad gentes

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I missionari

26 Formazione dottrinale e apostolica

Coloro che saranno inviati ai vari popoli pagani, se vogliono riuscire buoni ministri del Cristo, « siano nutriti dalle parole della fede e della buona dottrina » ( 1 Tm 4,6 ): essi le attingeranno soprattutto dalla sacra Scrittura, approfondendo quel mistero del Cristo di cui saranno poi messaggeri e testimoni.

Perciò tutti i missionari - sacerdoti, religiosi, suore e laici - debbono essere singolarmente preparati e formati, secondo la loro condizione, perché siano all'altezza del compito che dovranno svolgere.22

Fin dall'inizio la loro formazione dottrinale deve essere impostata in modo da non perdere di vista l'universalità della Chiesa e la diversità dei popoli.

Ciò vale, sia per le discipline che servono a prepararli direttamente al ministero, sia per le altre scienze che possono loro riuscire utili per una conoscenza generale dei popoli, delle culture e delle religioni, orientata non soltanto verso il passato, ma soprattutto verso il presente.

Chiunque infatti sta per recarsi presso un altro popolo, deve stimare molto il patrimonio, le lingue ed i costumi.

È dunque indispensabile al futuro missionario attendere agli studi di missionologia, conoscere cioè la dottrina e le norme della Chiesa relative all'attività missionaria, sapere quali strade abbiano seguito nel corso dei secoli i messaggeri del Vangelo, essere al corrente della situazione missionaria attuale e dei metodi che si ritengono al giorno d'oggi più efficaci.23

Benché questo ciclo integrale di insegnamento debba essere arricchito ed animato da zelo pastorale, bisogna dare tuttavia anche una speciale ed ordinata formazione apostolica, sia con la teoria che con le esercitazioni pratiche.24

Il maggior numero possibile di religiosi e di suore siano ben istruiti e preparati nell'arte catechistica, onde collaborino sempre più all'apostolato.

È necessario che anche coloro, i quali si impegnano solo temporaneamente nell'attività missionaria, acquistino una formazione adeguata alla loro condizione.

Tutti questi tipi di formazione poi vanno completati nei paesi nei quali sono inviati, in maniera che i missionari conoscano a fondo la storia, le strutture sociali e le consuetudini dei vari popoli, approfondiscano l'ordine morale, le norme religiose e le idee più profonde che quelli, in base alle loro tradizioni, hanno già intorno a Dio, al mondo e all'uomo.25

Apprendano le lingue tanto bene da poterle usare con speditezza e proprietà: sarà questo il modo per arrivare più facilmente alla mente ed al cuore di quegli uomini.26

Sianoinoltre debitamente preparati di fronte a necessità pastorali di carattere particolare.

Alcuni di essi poi devono ricevere una più accurata preparazione presso gli istituti di missionologia o presso altre facoltà o università, per poter svolgere con maggiore efficacia dei compiti speciali 27 ed aiutare con la loro cultura gli altri missionari nell'esercizio del lavoro missionario, che specialmente ai nostri tempi presenta tante difficoltà ed insieme tante occasioni favorevoli.

È inoltre auspicabile che le conferenze episcopali regionali abbiano a disposizione un buon numero di questi esperti, ed utilizzino la loro scienza ed esperienza nelle necessità del loro ministero.

Non devono poi mancare gli esperti nell'uso degli strumenti tecnici e della comunicazione sociale, la cui importanza tutti devono apprezzare.

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22 Benedetto XV, Enc. Maximum illud, 30 nov. 1919;
Pio XII, Enc. Evangelii Praecone, 2 giugno 1951
23 Benedetto XV, Enc. Maximum illud, 30 nov. 1919;
Decr. della S. Congreg. di Propaganda Fide, 20 maggio 1923: AAS ( 1923 ), pp. 369-370;
Pio XII, Enc. Saeculo exeunte, 13 giugno 1940;
Enc. Evangelii Praecone, 2 giugno 1951;
Giovanni XXIII, Enc. Princeps Pastorum, 28 nov. 1959
24 Optatam totius 19-21;
Anche la Costit. Apost. Sedes Sapientiae con gli Statuti generali, 31 maggio 1956: AAS 48 81956), pp. 354-365
25 Pio XII, Enc. Evangelii Praecone, 2 giugno 1951
26 Benedetto XV, Enc. Maximum illud, 30 nov. 1919;
Pio XII, Enc. Evangelii Praecone, 2 giugno 1951
27 Pio XII, Enc. Fidei donum, 25 aprile 1957