Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone XIX

I. Perché è detto: le giovinette ti hanno amato molto

1. La sposa parla ancora con parole d’amore e continua ancora a tessere le lodi dello sposo e si attira altra grazia, mentre fa vedere che quella che aveva già ricevuta non è rimasta in sé senza effetto.

Senti, infatti, che cosa dice ancora: Per questo le giovinette ti amano con ardore ( Ct 1,2 ).

Quasi dicesse: « Non invano e senza effetto il tuo nome si è annichilito, o sposo, e si è effuso sulle mie mammelle; poiché appunto per questo le giovinette ti amano con ardore ».

Perché? Per il tuo nome effuso e per le mie mammelle cosparse di esso.

Questo ha eccitato in esse l’amore per lo sposo, da qui esse traggono motivo per amare.

Ricevendo la sposa l’infusione del dono, esse ne hanno sentito subito la fragranza, dato che non potevano essere lontane dalla madre e, ripiene di quella soavità, dicono: La carità di Dio si è diffusa nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato ( Rm 5,5 ).

Perciò la sposa, lodando la loro devozione, dice: « Questo, o sposo, è il frutto del tuo nome effuso, per questo le giovinette ti amano.

Infatti sentono partecipato quel nome che non potevano comprendere nella sua integrità; per questo ti amano ».

L’effusione, infatti, rende il nome comprensibile, compreso diventa amabile, ma solo alle giovinette.

Coloro che sono più capaci possono godere del nome integro, non hanno bisogno che venga effuso.

II. Il modo in cui i singoli ordini di spiriti beati amano Cristo Signore

2. La creatura angelica, mediante l’acutezza naturale della mente, intuisce il profondo abisso dei giudizi divini e, resa beata dall’ineffabile diletto che prova per la loro somma equità, si gloria anche di eseguirli con il suo ministero e di renderli palesi; e per questo ama giustamente Cristo Signore.

Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono entrare in possesso della salvezza? ( Eb 1,14 ).

Pertanto, gli Arcangeli – per attribuire loro qualche cosa di differente da quelli che sono semplicemente Angeli – provano, penso io, un meraviglioso diletto nell’essere ammessi più familiarmente agli stessi consigli della sapienza eterna e di trasmetterli nei luoghi e tempi assegnati dalla sovrana disposizione divina.

E questa è la ragione per cui anch’essi amano Cristo Signore.

Anche quelle beatitudini, – che forse sono state chiamate Virtù per il fatto che, ordinate da Dio a scrutare con felice curiosità e contemplare le cause occulte e perpetue delle virtù e dei prodigi, fanno vedere i miracoli che vogliono e quando vogliono, realizzati in tutti gli elementi –, anch’esse, per questo, ardono giustamente dal desiderio di amare il Signore degli eserciti e la forza di Dio, Cristo.

Infatti, contemplare le profondità nascoste della sapienza nella stessa sapienza è cosa piena di soavità e di grazia, ed è un grande onore e una grande gloria il fatto che, per mezzo loro, vengano esposti al mondo, per essere guardati e ammirati gli effetti delle cause nascoste nel Verbo di Dio.

3. Ma anche quegli spiriti che si chiamano Potestà, mentre godono nel contemplare e magnificare l’onnipotenza del nostro Crocifisso, che arriva con forza dappertutto, hanno il potere di combattere e vincere le potestà contrarie dei demoni e degli uomini, in favore di coloro che ricevono in eredità la salvezza.

Non hanno anche questi un giustissimo motivo per amare il Signore Gesù?

Sopra questi vi sono i Principati, i quali, facendolo oggetto di una più sublime contemplazione, e apparendo loro evidentissimo che egli è il principio di ogni cosa e il primogenito di ogni creatura, sono per questo rivestiti di tanta dignità, da poter, come dalla sommità di un cardine delle cose, mutare e ordinare a loro arbitrio le dignità, fare dei primi gli ultimi e degli ultimi i primi, a seconda del merito, deporre dai loro seggi i potenti ed esaltare gli umili.

Anche per essi è questa la ragione del loro amore.

Ma anche le Dominazioni amano. Perché?

Esse sono portate, con lodevole ardimento, a indagare sull’interminabile e irrefrangibile dominio di Cristo, cosa di cui non so se vi sia altra più sottile e sublime, come egli, cioè, non solo con la potenza, ma anche con la sua presenza tenga soggetti alla sua rettissima volontà, con un ordine davvero ammirabile, le cose superne e quelle inferiori, il succedersi dei tempi, il movimento dei corpi e le inclinazioni delle menti; e tutto questo con una cura così vigile da non permettere che nessuna di queste creature defletta neppure di un iota, come si dice, dal debito del suo servizio, e con un lavoro così facile, che il governatore di tutte queste cose non sente affatto alcun turbamento o ansietà.

Scorgendo dunque il Signore degli eserciti giudicare tutte le cose con tanta tranquillità, stupite all’eccesso, ma giustamente, nell’intensissima e soavissima contemplazione di lui, rapite in quel mare immenso della luce divina, si raccolgono in un certo recesso di meravigliosa tranquillità dove fruiscono di tanta pace e sicurezza, di modo che, mentre esse riposano, le rimanenti moltitudini di spiriti celesti sembrano stare ai loro ordini e servirle, per la riverenza che portano alla loro prerogativa.

4. Dio siede nei Troni.

E penso che questi spiriti, più che tutti gli altri che abbiamo ricordati, abbiano giusto motivo e abbondante materia per amare.

Infatti, se entri nel palazzo di un re qualsiasi, trovi tutto pieno di sedie, di scanni, di cattedre, ma il trono regale si vede posto in un luogo eminente.

E non è il caso di chiedere dove sia solito sedere il re: l’occhio scorge subito il suo seggio, posto più in alto e più ricco degli altri che gli stanno intorno.

Così pure questi spiriti emergono tra gli altri per la bellezza di cui sono adorni, perché in essi stabilì di risiedere la maestà divina per un dono speciale di stupenda degnazione.

E se il fatto di sedere significa il magistero, penso che Cristo, sapienza di Dio, che è unico nostro maestro in cielo e in terra, pur essendo presente dappertutto per la sua eccellenza, voglia nobilitare con la sua presenza in modo speciale questi spiriti, principalmente come propria sede, e di là, come da una solenne cattedra, insegni la scienza agli angeli e agli uomini.

Di là ricevono gli Angeli la conoscenza dei divini giudizi, di là gli Arcangeli vengono messi a parte dei consigli divini.

Ivi le Virtù ascoltano quando e dove e quali miracoli debbano manifestare.

Ivi, insomma, tutti, sia Potestà, sia Principati, sia Dominazioni imparano che cosa debbano fare per il loro ufficio, quello che conviene alla loro dignità e, soprattutto, a non abusare del potere che è loro conferito per fare la propria volontà o cercare la propria gloria.

5. Tuttavia quelle schiere che si chiamano Cherubini, se si tiene conto del significato del loro nome, penso che non abbiano nulla che ricevono da essi o per essi, potendo attingere pienamente dalla stessa fonte, per il fatto che lo stesso Signore Gesù si degna di per sé di introdurli in tutta la pienezza della verità e di rivelare loro largamente i tesori della sapienza e della scienza che in lui sono nascosti.

E neppure quelli chiamati Serafini, in quanto la stessa carità, Dio, li ha talmente attratti e assorbiti a sé e li ha talmente rapiti in un medesimo ardore di santa affezione, da apparire un solo spirito con Dio, come il fuoco, infiammando il bronzo, mentre gli trasmette tutto il suo calore e gli dà lo stesso calore, non sembra solo renderlo infuocato, ma fuoco esso stesso.

I Cherubini amano principalmente contemplare in Dio la scienza, che è infinita, i Serafini invece la carità, che non viene mai meno.

E hanno avuto appunto il nome da quello in cui si distinguono: Cherubim, infatti, significa la pienezza della scienza, Serafini vuol dire ardenti e che comunicano l’amore.

6. Dio è dunque amato dagli Angeli per la somma equità dei suoi giudizi;

dagli Arcangeli per la somma moderazione dei suoi consigli;

dalle Virtù per la benignissima dimostrazione dei miracoli, per mezzo dei quali, con somma degnazione, attira gli increduli alla fede;

dalle Potestà per quella forza di giustissima potenza con la quale è solito vincere e tener lontana dai buoni la crudeltà dei maligni;

dai Principati poi per quella eterna e originale virtù, con la quale dà l’essere e il principio dell’essere a ogni creatura superiore e inferiore, spirituale e corporea, stendendo, il suo influsso da un estremo all’altro con fortezza;

anche dalle Dominazioni, per la placidissima volontà con la quale, benché domini ovunque mediante la fortezza del suo braccio, tuttavia, per una virtù più potente, dispone tutto con soavità, in ragione della sua ingenita e imperturbabile tranquillità.

È amato anche dai Troni per la benevolenza della sapienza maestra che si comunica senza invidia e per la unzione che gratuitamente istruisce su tutte le cose.

Dai Cherubini poi è amato per il fatto che il Signore è il Dio che sa tutto, e, sapendo quanto sia necessario alla salvezza di ciascuno, distribuisce con discernimento e con provvidenza i suoi doni a chi li domanda come si deve, secondo che sa essere conveniente;

dai Serafini infine è stato amato perché è carità, e non odia nulla di ciò che ha fatto, e vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità ( Gv 4,8; Sap 11,25; 1 Tim 2,4 ).

III. In che modo le giovinette lo amano. Correzione dei novizi nel caso non vogliano uniformarsi alla vita di comunità

7. Tutti questi, dunque, secondo la loro comprensione, amano.

Ma le giovinette, poiché sono meno sapienti, capiscono anche di meno e non sono affatto capaci di cose così sublimi: sono infatti piccole in Cristo, bisognose di essere nutrite con latte e olio.

Devono dunque prendere motivo di amare dalle mammelle della sposa.

La sposa ha l’olio sparso, all’odore del quale esse vengono eccitate a gustare e sentire quanto sia soave il Signore.

E quando le vede ardenti di amore, rivolta allo sposo, dice la sposa: Olio sparso è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano troppo ( Ct 1,2 ).

Che significa « troppo »? Molto, con veemenza, con ardore.

Oppure si riferisce piuttosto indirettamente a voi, che siete venuti di recente, come rimprovero per la vostra veemenza indiscreta, anzi proprio troppo ostinata intemperanza, che anche noi abbiamo tentato spesso di reprimere.

Non volete contentarvi della vita comune.

Non vi basta il digiuno regolare, non le solenni vigilie, non vi basta la disciplina regolare, non la misura che vi passiamo negli abiti e negli alimenti: preferite le cose private alle comuni.

Voi che ci avete affidato la cura di voi stessi, perché tornate a occuparvi di voi?

Ecco che riprendete come maestra, scartando me, quella vostra volontà, per la quale, sono testimoni le vostre coscienze, tante volte avete offeso Dio.

Essa vi insegna a non tener conto della debolezza della natura, a non agire secondo ragione, a non obbedire ai consigli degli anziani e ai loro esempi, a non obbedire a noi.

O non sapete che è migliore delle vittime l’Obbedienza ( 1 Sam 15,22 )?

Non avete letto nella vostra Regola che qualunque cosa si fa senza il volere o il consenso del padre spirituale viene ascritto a vanagloria, non a premio?

Non avete letto nel Vangelo quale esempio di obbedienza Gesù ha dato ai santi fanciulli?

Essendo infatti rimasto in Gerusalemme e avendo detto che egli doveva occuparsi delle cose che riguardavano il Padre suo, assecondando la volontà dei suoi genitori, li seguì senza opporsi a Nazaret, lui Maestro seguì i discepoli, lui Dio obbedì agli uomini, lui Verbo e Sapienza si assoggettò a un fabbro e a una donna.

Che altro aggiunge la sacra storia? Era obbediente a loro ( Lc 2,51 ).

Fino a quando sarete sapienti ai vostri occhi?

Dio si affida e assoggetta a esseri mortali, e voi camminate ancora nelle vostre vie?

Avevate ricevuto uno spirito buono, ma non ne usate bene.

Temo che ne riceviate un altro in cambio di questo, che vi inganni sotto le apparenze di bene, e voi che avete cominciato con lo spirito, andiate a finire con la carne.

O non sapete che l’angelo di Satana molte volte si trasfigura in angelo di luce?

Dio è sapienza e vuole essere amato, non solo con dolcezza, ma anche con sapienza.

Onde l’Apostolo: razionale, dice, il vostro culto ( Rm 12,1 ).

Diversamente, lo spirito di errore con molta facilità approfitterà del tuo zelo per trarti in inganno, se tu trascuri la scienza; l’astuto nemico non ha strategia più efficace che togliere l’amore del tuo cuore, che farti camminare in esso, se è possibile, incautamente e non ragionevolmente.

Per la qual cosa io penso di darvi certe regole, che hanno tutto l’interesse di osservare coloro che vogliono amare Dio.

Ma poiché è ormai tempo di finire questo sermone, cercherò di spiegarle domani, se Dio, mi darà vita e tempo per discorrere su questo argomento.

Allora, dopo aver dato riposo ai sensi con la quiete della notte e principalmente, dopo aver pregato, ci ritroveremo più alacri, come è giusto, per parlare dell’amore, con l’aiuto del Signore Gesù Cristo, al quale onore e gloria nei secoli dei secoli.

Amen.

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