Sermoni sul Cantico dei Cantici

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Sermone LXVIII

I. Quanto lo sposo si prenda cura della sposa e viceversa; soltanto della sposa egli si prende cura

1. Ascoltate ora quello che ieri abbiamo rimandato, udite il gaudio che io ho provato.

È anche vostro: udite con gioia.

Ho avuto questa sensazione a una sola parola della sposa, e, dopo averne sentito il profumo, l’ho nascosta per servirla oggi a voi, tanto più piacevolmente, quanto più tempestivamente.

La sposa ha parlato, e ha detto che lo Sposo era rivolto a lei.

Chi è la sposa, e chi è lo Sposo?

Questi è il nostro Dio, e quella, se oso dirlo, siamo noi, con la rimanente moltitudine dei prigionieri che egli conosce.

Godiamo, la nostra gloria è questa: siamo noi quelli verso i quali si rivolge Dio.

Quanta disparità tuttavia!

Che cosa sono gli abitanti della terra e i figli dell’uomo di fronte a lui?

Secondo il Profeta: Sono come non fossero, e quasi un nulla e vanità sono considerati da lui ( Is 40,17 ).

Che cosa significa, dunque, questa comparazione tra esseri così disparati?

O la sposa immensamente si vanta, o lo Sposo immensamente ama.

Com’è meraviglioso che questa si attribuisca come cosa propria il fatto che lo Sposo è rivolto a lei, dicendo: Il mio diletto a, me!

Né tuttavia contenta di ciò continua a vantarsi maggiormente che essa risponde a lui, quasi imitandone l’atteggiamento e per dargliene ricambio.

Segue infatti: E io a lui. Parola insolente: E io a lui, né meno insolente: Il mio diletto a me, ma più insolente dell’una e dell’altra, l’una e l’altra insieme.

2. Oh, che cosa può osare un cuore puro e una buona coscienza e una fede sincera!

« È rivolto a me », dice.

Così dunque è rivolta a costei quella maestà a cui appartiene il governo e insieme l’amministrazione dell’universo, e la cura dei secoli si traduce nei soli affari, anzi ozi dell’amore e del desiderio di costei? Proprio così.

Essa è infatti la Chiesa degli eletti, dei quali dice l’Apostolo: Tutte le cose per gli eletti ( 2 Tm 2,10 ).

E chi dubita che la grazia e la misericordia di Dio sia nei suoi santi, e il suo sguardo sui suoi eletti?

Dunque, non neghiamo la provvidenza per tutte le altre creature, la cura la sposa la riserva a sé.

Ha forse Dio cura dei buoi? ( 1 Cor 9,9 ).

Certamente possiamo dire lo stesso dei cavalli, dei cammelli, degli elefanti, e di tutte le bestie della terra; così dei pesci del mare e degli uccelli del cielo, insomma di ogni cosa che vi è sulla terra, eccetto soltanto coloro ai quali è detto: Gettando in lui ogni vostra preoccupazione perché egli ha cura di voi ( 1 Pt 5,7 ).

Non ti sembra che con queste parole voglia dire: « Rivolgetevi a lui, perché egli si è rivolto a voi »?

E osserva l’Apostolo Pietro – sono infatti parole sue – come egli ha osservato l’ordine delle parole della sposa.

Non dice infatti gettando in lui ogni vostra preoccupazione perché egli si prenda cura di voi, ma: perché egli ha cura di voi, dimostrando con ciò apertamente quanto gli sia cara la Chiesa dei santi, non solo, ma perché essa è stata amata per la prima.

3. Si sa che non la riguarda affatto quello che dei buoi ha detto l’Apostolo, ha infatti cura di lei colui che l’ha amata e ha dato se stesso per lei.

Non è questa la pecora errante per cercare la quale ha lasciato i greggi celesti?

Lasciati quelli, il Pastore è disceso a questa, l’ha diligentemente cercata, trovatala non l’ha ricondotta, ma riportata, e indisse con essa e per essa nuove feste nei cieli, invitando le moltitudini degli Angeli a questa solennità.

Che dunque? L’ha portata sulle sue spalle, e non avrà cura di lei?

Perciò essa non si vergogna di dire: Di me ha cura il Signore ( Sal 40,18 ).

Né pensa di sbagliare quando dice ancora: Il Signore provvederà per me ( Sal 138,8 ), e altre espressioni che indicano come Dio si prenda cura di lei.

Per questo chiama suo diletto il Signore degli eserciti, e si gloria che colui che con tranquillità giudica tutte le cose si rivolga a lei.

Perché non dovrebbe gloriarsene?

Ha sentito dire da lui: Si dimentica forse una donna del suo bambino così da non commuoversi per il figlio del suo seno?

E se ce ne fosse una che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai ( Is 49,15 ).

E infine: Gli occhi del Signore sui giusti ( Sal 34,16 ).

Che cosa è la sposa se non la congregazione dei giusti?

Che cosa è se non la generazione di quelli che cercano Dio, che cercano il volto dello Sposo?

Non è, infatti, che lo Sposo si rivolga alla sposa e questa non si rivolga a lui.

Per questo mette le due cose « Egli a me e io a lui ».

Egli a me perché è benigno e misericordioso ( Gl 2,13 ), io a lui perché non sono ingrata.

Egli mi dà la grazia per grazia, io gli rendo grazie per la grazia; egli opera per la mia liberazione, io per il suo onore; egli per la mia salvezza, io per la sua volontà; egli a me e non a un’altra, perché sono l’unica sua colomba; io a lui e non a un altro, perché non ascolto la voce degli stranieri, né sto a sentire chi mi dice: Ecco qui il Cristo, o eccolo là ( Mc 13,21 ).

Questo per quanto riguarda la Chiesa.

II. Dallo stato e dalla consumazione della Chiesa dipende la fine di tutti

4. E per ciascuno di noi? Pensiamo che ci sia qualcuno di noi al quale possa adattarsi quello che è detto?

Che cosa ho detto: tra di noi?

Ma io non avrei nulla da dire in contrario se mi si chiedesse se ciò possa applicarsi a chiunque fa parte della Chiesa.

Quello che vale per uno, infatti, vale molto più per molti.

Dio, infatti, ha fatto e patito tante cose non per un’anima sola, ma per raccoglierne molte in una sola Chiesa, per formarsene un’unica sposa; per questo ha operato la salvezza nella nostra terra ( Sal 80,12 ).

Questa è quella carissima, unica per l’unico, che non aderisce ad altro sposo, che non cede il posto ad altra sposa.

Che cosa non è capace di osare costei presso un tale ambizioso amante?

Che cosa non spererà da lui che l’ha cercata dal cielo, l’ha chiamata dai confini della terra?

Non solo l’ha cercata, ma acquistata.

Aggiungivi a che prezzo, il sangue dell’acquirente.

Perciò altrove, come di solito, maggiormente presume, perché guardando al futuro non ignora che il Signore ha bisogno di lei.

Chiedi per che cosa? Per vedere la felicità dei suoi eletti, godere della gloria del suo popolo, ed essere glorificato con la sua eredità.

Non ritenere piccola questa impresa, non resterà alcuna opera perfetta se questa tentennerà.

Togli questa e invano la creatura inferiore aspetta la rivelazione dei figli.

Togli questa e né i Patriarchi, né i Profeti vedranno la consumazione, mentre Paolo asserisce che Dio ha provveduto per noi che senza di noi non ottenessero la perfezione.

Togli questa e la stessa gloria dei santi Angeli, a causa dell’imperfezione del loro numero sarà monca, né la città di Dio godrà della sua integrità.

5. Come, dunque, si adempirà il progetto di Dio e il mistero della sua volontà e quel grande sacramento della pietà?

Come, infine, mi darà infanti e lattanti dalla bocca dei quali Dio formi la sua lode?

Il cielo non ha bambini, ne ha la Chiesa, e ad essi dice: Vi ho dato da bere latte e non cibo solido ( 1 Cor 3,2 ).

E questi, quasi per completare la lode sono invitati dal Profeta che dice: Lodate, o fanciulli, il Signore ( Sal 113,1 ).

Tu pensi che il nostro Dio avrà tutta la lode della sua gloria quando verranno coloro che al cospetto degli Angeli cantino a lui: Ci siamo rallegrati per i giorni in cui abbiamo visto la sventura ( Sal 90,15 ).

Questo genere di letizia i cieli non lo conobbero se non per i figli della Chiesa; questo non lo provano coloro che sono sempre stati nella gioia.

Opportunamente dopo la tristezza viene il gaudio, dopo la fatica il riposo, dopo il naufragio il porto.

Piace a tutti la sicurezza, ma maggiormente a colui che è stato nel timore.

Gioconda per tutti é la luce, ma più gioconda per chi evade dal potere delle tenebre.

L’essere passati dalla morte alla vita raddoppia la grazia della vita.

Questa è la mia parte nel celeste convito, e a parte dagli stessi spiriti beati.

Oso dire che la stessa vita beata è priva della mia beatitudine, a meno che si degni di confessare che ne gode in me e per me per mezzo della carità.

In verità sembra anche che si sia aggiunta qualche cosa a quella perfezione per mezzo mio.

E questo non è poca cosa.

Godono gli Angeli per un peccatore che fa penitenza.

Che se le mie lacrime sono la delizia degli Angeli, che cosa sarà delle mie delizie?

Tutta la loro occupazione è lodare Dio; ma manca qualche cosa alla lode se non ci sono quelli che dicono: Ci hai fatto passare per il fuoco e l’acqua, ma poi ci hai dato sollievo ( Sal 66,12 ).

III. I meriti o la presunzione della Chiesa, e donde i suoi meriti

6. Felice dunque la Chiesa nella sua universalità, il suo vanto è inferiore alla ragione che ha di gloriarsi, non solo per le cose che per lei già sono state fatte, ma per quelle che a suo riguardo devono ancora farsi.

Poiché, perché deve essere sollecita circa i meriti, mentre essa possiede un motivo di vanto più grande e più sicuro del proposito di Dio?

Dio non può negare se stesso, né non fare quello che ha già fatto, come è scritto, lui che ha fatto le cose che saranno.

Le farà, le farà, né mancherà Dio al suo proposito.

Così non ti occorre cercare per quali meriti noi speriamo i beni, specialmente sentendo quello che dice il Profeta: Non per voi io agisco, ma per me, dice il Signore ( Ez 36,22 ).

Basta per il merito sapere che non bastano i meriti.

Ma come per meritare è sufficiente non presumere dei meriti, così essere privo di meriti è sufficiente per esser giudicato; ora, dei bambini battezzati nessuno è senza meriti, ma hanno i meriti di Cristo.

Si rendono, però, indegni di questi se, potendolo, trascureranno di aggiungervi i loro propri: questo è il pericolo dell’età adulta.

Cerca, dunque, di procurarti dei meriti.

Una volta che li hai, sappi che li hai ricevuti; spera come frutto la misericordia di Dio; e così avrai evitato ogni pericolo della povertà, dell’ingratitudine, della presunzione.

È dannosa la povertà, la penuria di meriti; le vane ricchezze sono presunzione di spirito.

E perciò: Non darmi, o Signore, la ricchezza o la povertà, dice il Saggio ( Pr 30,8 ).

Felice la Chiesa a cui non mancano i meriti senza presunzione, né la presunzione senza i meriti.

Ha di che presumere, ma non per i meriti; ha meriti, ma non per presumere, ma per la ricompensa.

Il fatto stesso di non presumere non è forse meritare?

Dunque, tanto più sicuramente presume quanto meno presume, e non ha da confondersi nel vantarsi, avendone molte ragioni.

Grandi sono le misericordie del Signore, e la sua fedeltà dura in eterno.

7. Come non gloriarsi sicura quando, per dare ad essa testimonianza, la misericordia e la verità si incontrano?

Sia dunque che dica: Il mio diletto a me, sia che dica: Ho aspettato il Signore e si è rivolto a me, o tante altre simili espressioni che esprimono un certo affetto divino o un singolare favore, nulla di ciò riterrà estraneo a sé, perché ha in sé la ragione di presumere del Signore, specialmente perché non vede un’altra sposa o un’altra Chiesa alla quale si possono fare quelle cose che non possono non essere fatte.

Dunque, riguardo alla Chiesa è chiaro che essa non avrà timore di applicare a sé tutte quelle cose.

Circa un’anima singola si può chiedere se sia spirituale e santa, e se sia lecito a lei osare tali cose.

Non potrebbe, infatti, una della moltitudine, per quanto sia eminente in santità, arrogarsi tutte le prerogative che spettano alla sola cattolica moltitudine, per la quale tutte sono fatte.

Io penso che sia molto difficile che si trovi in che modo possa una tale presunzione essere lecita.

Credo, pertanto, necessario tentare questo in un altro sermone, e non entrare adesso nella via di una scrupolosa discussione di cui ignoriamo l’esito, se prima non avremo pregato colui che apre e nessuno chiude, lo Sposo della Chiesa Gesù Cristo nostro Signore, che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli.

Amen.

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