Dialogo della Divina Provvidenza |
- E perché Io ti dixi che del Verbo de l'unigenito mio Figliuolo avevo facto ponte, e cosí è la veritá, voglio che sappiate, figliuoli miei, che la strada si ruppe, per lo peccato e disobedienzia d'Adam, per sí facto modo che neuno potea giognere a vita durabile; e non mi rendevano gloria per quel modo che dovevano, non participando quel bene per lo quale Io gli avevo creati a la imagine e similitudine mia.
E non avendolo, non s'adempiva la mia veritá.
Questa veritá è che Io l'avevo creato perché egli avesse vita etterna, e participasse me e gustasse la somma ed etterna dolcezza e bontá mia.
Per lo peccato suo non giogneva a questo termine, e questa veritá non s'adempiva.
E questo era però che la colpa aveva serrato el cielo e la porta della misericordia mia.
Questa colpa germinò spine e tribolazioni con molte molestie; la creatura trovò ribellione a se medesima subbito che ebbe ribellato a me; esso medesimo si fu ribello.
La carne impugnò subbito contra lo spirito, perdendo lo stato della innocenzia, e diventò animale immondo.
E tucte le cose create gli furono ribelle, dove in prima gli sarebbero state obedienti se egli si fusse conservato nello stato dove Io el posi.
Non conservandosi, trapassò l'obedienzia mia, e meritò morte etternale ne l'anima e nel corpo.
E corse, disúbbito che ebbe peccato, uno fiume tempestoso che sempre el percuote con l'onde sue, portando fadighe e molestie da sé, e molestie dal dimonio e dal mondo.
Tucti annegavate, perché veruno, con tucte le sue giustizie, non poteva giognere a vita etterna.
E però Io, volendo rimediare a tanti vostri mali, v'ho dato il ponte del mio Figliuolo, acciò che passando el fiume non annegaste.
El quale fiume è il mare tempestoso di questa tenebrosa vita.
Vedi quanto è tenuta la creatura a me! e quanto è ignorante a volersi pure annegare e non pigliare il remedio ch'Io l'ho dato!
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