Dialogo della Divina Provvidenza
I | Come l’anima per orazione s’unisce con Dio, e come questa anima, de la quale qui si parla, essendo levata in contemplazione, faceva a Dio quatro petizioni. |
II | Come el desiderio di questa anima crebbe, essendole mostrato da Dio la necessitá del mondo. |
III | Come l’operazioni finite non sono sufficienti a punire né a remunerare senza l’affecto de la caritá continuo. |
IV | Come el desiderio e la contriczione del cuore satisfa a la colpa e a la pena in sé e in altrui, e come tale volta satisfa a la colpa e none a la pena. |
V | Come molto è piacevole a Dio el desiderio di volere portare per lui. |
VI | Come ogni virtú e ogni defecto si fa col mezzo del proximo. |
VII | Come le virtú s’aoperano col mezzo del proximo, e perché le virtú sono poste tanto differenti ne le creature. |
VIII | Come le virtú si pruovano e fortificano per li loro contrari. |
Tractato de la discrezione |
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IX | Qui comincia el tractato de la discrezione. E prima, come l’affecto non si die ponere principalmente ne la penitenzia ma ne le virtú. E come la discrezione riceve vita da l’umilitá, e come rende ad ciascuno el debito suo. |
X | Similitudine come la caritá, l’umilitá e la discrezione sono unite insieme; a la quale similitudine l’anima si debba conformare. |
XI | Come la penitenzia e gli altri exercizi corporali si debbono prendere per strumento da venire a virtú e non per principale affecto. E del lume de la discrezione in diversi altri modi e operazioni. |
XII | Repetizione d’alcune cose giá decte, e come Dio promecte refrigerio a’ servi suoi e la reformazione de la sancta Chiesa col mezzo del molto sostenere. |
XIII | Come questa anima per la responsione divina crebbe insiememente e mancò in amaritudine; e come fa orazione a Dio per la Chiesa sancta sua e per lo popolo suo. |
XIV | Come Dio si lamenta del popolo cristiano, e singularmente de’ ministri suoi, toccando alcuna cosa del sacramento del Corpo di Cristo e del benefizio de la Incarnazione. |
XV | Come la colpa è piú gravemente punita doppo la passione di Cristo che prima, e come Dio promecte di fare misericordia al mondo e a la sancta Chiesa col mezzo dell’orazione e del patire de’ servi suoi. |
XVI | Come questa anima cognoscendo piú de la divina bontá, non rimaneva contenta di pregare solamente per lo popolo cristiano e per la sancta Chiesa, ma pregava per tucto quanto el mondo. |
XVII | Come Dio si lamenta de le sue creature razionali e maximamente per l’amore proprio che regna in loro, confortando la predecta anima ad orazione e lagrime. |
XVIII | Come neuno può uscire de le mani di Dio, però che o egli vi sta per misericordia o elli vi sta per giustizia. |
XIX | Come questa anima crescendo nell’amoroso fuoco desiderava di sudare di sudore di sangue; e reprendendo se medesima faceva singulare orazione per lo padre dell’anima sua. |
XX | Come senza tribolazioni portate con pazienzia non si può piacere a Dio; e però Dio conforta lei e il padre suo a portare con vera pazienzia. |
XXI | Come, essendo rotta la strada d’andare al cielo per la disobedienzia d’Adam, Dio fece del suo Figliuolo ponte per lo quale si potesse passare. |
XXII | Come Dio induce la predecta anima a raguardare la grandezza d’esso ponte, cioè per che modo tiene da la terra al cielo. |
XXIII | Come tutti siamo lavoratori messi da Dio a lavorare ne la vigna de la sancta Chiesa. E come ciascuno ha la vigna propria da se medesimo; e come noi tralci ci conviene essere uniti ne la vera vite del Figliuolo di Dio. |
XXIV | Per che modo Dio pota i tralci uniti con la predecta vite, cioè i servi suoi, e come la vigna di ciascuno è tanto unita con quella del proximo, che neuno può lavorare o guastare la sua che non lavori o guasti quella del proximo. |
XXV | Come la predecta anima, doppo alcune laude rendute a Dio, el prega che le mostri coloro che vanno per lo ponte predecto e quelli che non vi vanno. |
XXVI | Come questo benedecto ponte ha tre scaloni, per li quali si significano tre stati dell’anima. E come questo ponte, essendo levato in alto, non è però separato da la terra. E come s’intende quella parola che Cristo dixe: «Se Io sarò levato in alto, ogni cosa trarrò a me». |
XXVII | Come questo ponte è murato di pietre, le quali significano le vere e reali virtú, e come in sul ponte è una bottiga, dove si dá el cibo a’ viandanti; e come chi tiene per lo ponte va ad vita, ma chi tiene di sotto per lo fiume, va ad perdizione e ad morte. |
XXVIII | Come per ciascuna di queste due strade si va con fadiga, cioè per lo ponte e per lo fiume. E del dilecto che l’anima sente in andare per lo ponte. |
XXIX | Come questo ponte, essendo salito al cielo el dí de la Ascensione, non si partí però di terra. |
XXX | Come questa anima, maravigliandosi de la misericordia di Dio, raconta molti doni e grazie procedute da essa divina misericordia ad l’umana generazione. |
XXXI | De la indignitá di quelli che passano per lo fiume, di sotto al ponte decto; e come l’anima, che passa di sotto, Dio la chiama arbore di morte, el quale tiene le radici sue principalmente in quatro vizi. |
XXXII | Come e’ fructi di questo arbore tanto sono diversi quanto sono diversi e’ peccati. E prima del peccato de la carnalitade. |
XXXIII | Come el fructo d’alcuni altri è l’avarizia. E de’ mali che procedono da essa. |
XXXIV | Come d’alcuni altri, e’ quali tengono stato di signoria, el loro fructo è ingiustizia. |
XXXV | Come per questi e per altri defecti si cade nel falso giudicio. E de la indignitá ne la quale perciò si viene. |
XXXVI | Qui parla sopra quella parola che dixe Cristo quando dixe: «Io mandarò el Paraclito che riprenderá el mondo de la ingiustizia e del falso giudicio». E qui dice come una di queste reprensioni è continua. |
XXXVII | De la seconda reprensione, ne la quale si riprende de la ingiustizia e del falso giudicio in generale e in particulare. |
XXXVIII | Di quattro principali tormenti de’ danpnati; a’ quali seguitano tucti gli altri e in singularitá della ladiezza del demonio. |
XXXIX | De la terza reprensione, la quale si fará nel dí del giudicio. |
XL | Come i dannati non possono desiderare alcuno bene. |
XLI | De la gloria de’ beati. |
XLII | Come doppo el giudicio generale crescerá la pena de’ danpnati. |
XLIII | De la utilitá de le temptazioni, e come ogni anima ne la extremitá de la morte vede e gusta el luogo suo, prima che essa anima sia separata dal corpo, cioè o pena o gloria che debba ricevere. |
XLIV | Come el demonio sempre piglia l’anime sotto colore d’alcuno bene. E come quelli che tengono per lo fiume, e non per lo ponte predecto, sono ingannati, però che volendo fuggire le pene caggiono ne le pene; ponendo qui la visione d’uno arbore che questa anima ebbe una volta. |
XLV | Come, avendo el mondo per lo peccato germinato spine e triboli, chi sono quelli ad cui queste spine non fanno male, bene che neuno passi questa vita senza pena. |
XLVI | De’ mali che procedono da la cechitá dell’occhio de l’intellecto. E come li beni che non sono facti in stato di grazia non vagliono ad vita etterna. |
XLVII | Come non si possono observare i comandamenti che non si observino i consigli. E come in ogni stato che la persona vuole essere, avendo sancta e buona volontá, è piacevole a Dio. |
XLVIII | Come li mondani con ciò che posseggono non si possono saziare; e de la pena che dá loro la perversa volontá pur in questa vita. |
XLIX | Come el timore servile non è sufficiente a dare vita eterna; e come exercitando questo timore si viene ad amore de le virtú. |
L | Come questa anima venne in grande amaritudine per la cechitá di quelli che s’annegavano giú per lo fiume. |
LI | Come i tre scaloni figurati nel ponte giá decto, cioè nel Figliuolo di Dio, significano le tre potenzie dell’anima. |
LII | Come, se le predecte tre potenzie dell’anima non sono unite insieme, non si può avere perseveranzia, senza la quale neuno giogne al termine suo. |
LIII | Exposizione sopra quella parola che dixe Cristo: «Chi ha sete venga ad me e beia». |
LIV | Che modo debba tenere generalmente ogni creatura razionale per potere escire del pelago del mondo e andare per lo predecto sancto ponte. |
LV | Repetizione in somma d’alcune cose giá decte. |
LVI | Come Dio, volendo mostrare a questa devota anima che i tre scaloni del sancto ponte sono significati in particulare per li tre stati dell’anima, dice che ella levi sé sopra di sé a raguardare questa veritá. |
LVII | Come questa devota anima, raguardando nel divino specchio, vedeva le creature andare in diversi modi. |
LVIII | Come el timore servile, senza l’amore de le virtú, non è sufficiente a dare vita eterna. E come la legge del timore e quella dell’amore sono unite insieme. |
LIX | Come, exercitandosi nel timore servile, el quale è stato d’inperfeczione (per lo quale s’intende el primo scalone del sancto ponte), si viene al secondo, el quale è stato di perfeczione. |
LX | De la inperfeczione di quelli che amano e servono Dio per propria utilitá e dilecto e consolazione. |
LXI | In che modo Dio manifesta se medesimo all’anima che l’ama. |
LXII | Perché Cristo non dixe: «Io manifestarò el Padre mio», ma dixe: «Io manifestarò me medesimo». |
LXIII | Che modo tiene l’anima per salire lo scalone secondo del sancto ponte, essendo giá salita el primo. |
LXIV | Come, amando Dio inperfectamente, inperfectamente s’ama el proximo. E de’ segni di questo amore inperfecto. |
Tractato dell'orazione |
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LXV | Del modo che tiene l’anima per giognere ad l’amore schietto e liberale. E qui comincia el tractato dell’orazione. |
LXVI | Qui, toccando alcuna cosa del sacramento del Corpo di Cristo, dá piena doctrina come l’anima venga da l’orazione vocale a la mentale; e narra qui una visione che questa devota anima ebbe una volta. |
LXVII | De lo inganno che ricevono gli uomini mondani, e’ quali amano e servono Dio per propria consolazione e dilecto. |
LXVIII | De lo inganno che ricevono e’ servi di Dio, e’ quali ancora amano Dio di questo amore imperfecto predecto. |
LXIX | Di quelli e’ quali, per non lassare la loro pace e consolazione, non sovengono al proximo ne le sue necessitadi. |
LXX | De lo inganno che ricevono quelli li quali hanno posto tucto el loro affecto ne le consolazioni e visioni mentali. |
LXXI | Come i predecti, che si dilectano de le consolazioni e visioni mentali, possono essere ingannati ricevendo el demonio transfigurato in forma di luce. E de’ segni a’ quali si può cognoscere quando la visitazione è da Dio, o dal demonio. |
LXXII | Come l’anima, che in veritá cognosce se medesima, saviamente si guarda da tucti li predecti inganni. |
LXXIII | Per che modi l’anima si parte da l’amore inperfecto e giogne ad l’amore perfecto dell’amico e filiale. |
LXXIV | De’ segni a’ quali si cognosce che l’anima sia venuta all’amore perfecto. |
LXXV | Come gl’imperfecti vogliono seguitare solamente el Padre, ma i perfecti seguitano el Figliuolo. E d’una visione che ebbe questa devota anima, ne la quale si narra di diversi baptesmi e d’alcune altre belle e utili cose. |
LXXVI | Come l’anima, essendo salita el terzo scalone del sancto ponte, cioè pervenuta a la bocca, piglia incontenente l’offizio de la bocca. E come la propria volontá essendo morta è vero segno che ella v’è gionta. |
LXXVII | De le operazioni de l’anima poi che è salita el predecto sancto terzo scalone. |
LXXVIII | Del quarto stato, el quale non è però separato dal terzo; e de le operazioni de l’anima che è gionta a questo stato; e come Dio non si parte mai da essa per continuo sentimento. |
LXXIX | Come Dio da’ predecti perfectissimi non si sottrae per sentimento né per grazia, ma sí per unione. |
LXXX | Come li mondani rendono gloria e loda a Dio, vogliano essi o no. |
LXXXI | Come eziandio li demòni rendono gloria e loda a Dio. |
LXXXII | Come l’anima, poi che è passata di questa vita, vede pienamente la gloria e loda del nome di Dio in ogni creatura. E come in essa è finita la pena del desiderio, ma non el desiderio. |
LXXXIII | Come, poi che sancto Paulo appostolo fu tracto a vedere la gloria de’ beati, desiderava d’essere sciolto dal corpo; la qual cosa fanno anche quelli che sono giunti al terzo e al quarto santo stato predecto. |
LXXXIV | Per quali cagioni l’anima desidera d’essere sciolta dal corpo. La quale cosa non potendo essere, non discorda però dalla volontá di Dio; ma piú tosto si gloria in questa e in ogni altra pena per onore di Dio. |
LXXXV | Come quelli che sono gionti al predecto stato unitivo, sono illuminati nell’occhio dell’intellecto loro di lume sopranaturale infuso per grazia; e come è meglio andare per consiglio de la salute dell’anima ad uno umile con sancta coscienzia, che a uno superbo licterato. |
LXXXVI | Repetizione utile di molte cose giá decte; e come Dio induce questa devota anima a pregarlo per ogni creatura e per la sancta Chiesa. |
LXXXVII | Come questa devota anima fa petizione a Dio di volere sapere de li stati e fructi de le lagrime. |
LXXXVIII | Come sono cinque maniere di lagrime. |
LXXXIX | De la differenzia d’esse lagrime, discorrendo per li predecti stati dell’anima. |
XC | Repetizione breve del precedente capitolo. E come el demonio fugge da quelli che sono gionti a le quinte lagrime. E come le molestie del dimonio sono verace via da giognere a questo stato. |
XCI | Come quelli, che desiderano le lagrime degli occhi e non le possono avere, hanno quelle del fuoco. E per che cagione Dio sottrae le lagrime corporali. |
XCII | Come li quatro stati di questi predecti cinque stati de le lagrime dánno infinite varietadi di lagrime. E come Dio vuole essere servito con cosa infinita e non con cosa finita. |
XCIII | Del fructo de le lagrime degli uomini mondani. |
XCIV | Come li predecti piangitori mondani sono percossi da quatro diversi venti. |
XCV | De’ fructi de le seconde e de le terze lagrime. |
XCVI | Del fructo de le quarte e unitive lagrime. |
XCVII | Come questa devota anima, ringraziando Dio de la dechiarazione de’ predecti stati de le lagrime, gli fa tre petizioni. |
XCVIII | Come el lume de la ragione è necessario ad ogni anima che vuole a Dio in veritá servire. E prima, del lume generale. |
XCIX | Di quelli e’ quali hanno posto piú el loro desiderio in mortificare el corpo che in uccidere la propria volontá; el quale è uno lume perfecto piú che il generale, ed è questo el secondo lume. |
C | Del terzo e perfectissimo lume de la ragione. E dell’opere che fa l’anima quando è venuta a esso lume. E d’una bella visione che questa devota anima ebbe una volta, ne la quale si tracta pienamente del modo da venire ad perfecta puritá, e dove anco si parla del non giudicare. |
CI | Per che modo ricevono l’arra di vita eterna in questa vita quelli che stanno nel predecto terzo perfectissimo lume. |
CII | Per che modo si debba reprendere el proximo, a ciò che la persona non caggia in falso giudizio. |
CIII | Come, se, pregando per alcuna persona, Dio la manifestasse, ne la mente di chi prega, piena di tenebre, non si debba però giudicare in colpa. |
CIV | Come la penitenzia non si die pigliare per fondamento né per principale affecto, ma l’affecto e l’amore de le virtú. |
CV | Repetizione in somma de le predecte cose, con una agiunta sopra la reprensione del proximo. |
CVI | De’ segni da cognoscere quando le visitazioni e visioni mentali sono da Dio o dal demonio. |
CVII | Come Dio è adempitore de’ sancti desidèri de’ servi suoi, e come molto gli piace chi dimanda e bussa a la porta de la sua Veritá con perseveranzia. |
CVIII | Come questa devota anima, rendendo grazie a Dio, s’umilia. Poi fa orazione per tucto el mondo e singularmente per lo corpo mistico de la sancta Chiesa e per li figliuoli suoi spirituali e per li due padri de l’anima sua. E, doppo queste cose, dimanda d’udire parlare de’ defecti de’ ministri de la sancta Chiesa. |
CIX | Come Dio rende sollicita la predecta anima all’orazione, rispondendo ad alcuna de le predecte petizioni. |
CX | De la dignitá de’ sacerdoti, e del sacramento del Corpo di Cristo. E di quelli che comunicano degnamente e indegnamente. |
CXI | Come i sentimenti corporali tucti sono ingannati del predecto sacramento, ma non quelli dell’anima; e però con quelli si debba vedere, gustare e toccare. E d’una bella visione che questa anima ebbe sopra questa materia. |
CXII | De la excellenzia dove l’anima sta, la quale piglia el predecto sacramento in grazia. |
CXIII | Come le predecte cose, che sono decte intorno a la excellenzia del sacramento, sono decte per meglio cognoscere la dignitá de’ Ebook curato da Silvia Masaracchio e scaricato dal sito http://bachecaebookgratis.blogspot.com/ 188 sacerdoti. E come Dio richiede in essi maggiore puritá che nell’altre creature. |
CXIV | Come li sacramenti non si debbono vendere né comprare, e come quelli che el ricevono debbono sovenire li ministri de le cose temporali, quali essi ministri debbono dispensare in tre parti. |
CXV | De la dignitá de’ sacerdoti, e come la virtú de’ sacramenti non diminuisce per le colpe di chi gli ministra o riceve. E come Dio non vuole che li secolari s’inpaccino di corrèggiarli. |
CXVI | Come la persecuzione, che si fa a la sancta Chiesa o vero a’ ministri, Dio la reputa facta a sé, e come questa colpa piú è grave che neuna altra. |
CXVII | Qui si parla contra li persecutori de la sancta Chiesa e de’ ministri, in diversi modi. |
CXVIII | Repetizione breve sopra le predecte cose de la sancta Chiesa e de’ ministri. |
CXIX | De la excellenzia e de le virtú e de le operazioni sancte de’ virtuosi e sancti ministri. E come essi hanno la condiczione del sole. E de la correczione loro verso de’ subditi. |
CXX | Repetizione in somma del precedente capitolo; e de la reverenzia che si debba rendere a’ sacerdoti, o buoni o rei che siano. |
CXXI | De’ defecti e de la mala vita degl’iniqui sacerdoti e ministri. |
CXXII | Come ne’ predecti iniqui ministri regna la ingiustizia, e singularmente non correggendo i subditi. |
CXXIII | Di molti altri defecti de’ predecti ministri, e singularmente dell’andare per le taverne e del giocare e del tenere le concubine. |
CXXIV | Come ne’ predecti ministri regna el peccato contra natura, e d’una bella visione che questa anima ebbe sopra questa materia. |
CXXV | Come per gli predecti defecti li subditi non si correggono. E de’ defecti de’ religiosi. E come, per lo non correggere li predecti mali, molti altri ne seguitano. |
CXXVI | Come ne’ predecti iniqui ministri regna el peccato de la luxuria. |
CXXVII | Come ne’ predecti ministri regna l’avarizia, prestando ad usura; ma singularmente vendendo e comprando li benefizi e le prelazioni. E de’ mali che per questa cupiditá sono advenuti ne la sancta Chiesa. |
CXXVIII | Come ne’ predecti ministri regna la superbia, per la quale si perde el cognoscimento; e come, avendo perduto el cognoscimento, caggiono in questo defecto, cioè che fanno vista di consecrare e non consacrano. |
CXXIX | Di molti altri defecti e’ quali per superbia e per l’amore proprio si comectono. |
CXXX | Di molti altri defecti e’ quali comectono li predecti iniqui ministri. |
CXXXI | De la differenzia de la morte de’ giusti ad quella de’ peccatori. E prima, de la morte de’ giusti. |
CXXXII | De la morte de’ peccatori e de le pene loro nel punto de la morte. |
CXXXIII | Repetizione breve sopra molte cose giá decte, e come Dio in tucto vieta che i sacerdoti non siano toccati per le mani de’ secolari, e come invita la predecta anima a piangere sopra essi miseri sacerdoti. |
CXXXIV | Come questa devota anima, laudando e ringraziando Dio, fa orazione per la sancta Chiesa. |
Tractato de la providenza |
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CXXXV | Qui comincia el tractato de la providenzia di Dio. E prima de la providenzia in generale, cioè come providde creando l’uomo a la imagine e similitudine sua. E come provide con la incarnazione del Figliuolo suo, essendo serrata la porta del paradiso per lo peccato d’Adam. E come providde dandocisi in cibo continuamente nell’altare. |
CXXXVI | Come Dio providde dando la speranza ne le sue creature. E come chi piú perfectamente spera, piú perfectamente gusta la providenzia sua. |
CXXXVII | Come Dio provide nel Testamento vecchio con la legge e co’ profeti; e poi con mandare el Verbo; poi con gli apostoli, co’ martiri e con gli altri sancti uomini. Come nulla adiviene a le creature, che tucto non sia providenzia di Dio. |
CXXXVIII | Come ciò che Dio ci permecte è solamente per nostro bene e per nostra salute. E come sono ciechi e ingannati quelli che giudicano el contrario. |
CXXXIX | Come Dio providde in alcuno caso particulare a la salute di quella anima ad cui adivenne el caso. |
CXL | Qui, narrando Dio la providenzia sua verso de le sue creature in diversi altri modi, si lagna de la infedelitá d’esse sue creature. Ed exponendo una figura del vecchio Testamento, dá una utile doctrina. |
CXLI | Come Dio provede verso di noi, che noi siamo tribolati per la nostra salute. E de la miseria di quelli che si confidano in sé e non ne la providenzia sua. E de la excellenzia di quelli che si confidano in essa providenzia. |
CXLII | Come Dio providde verso de l’anime dando i sacramenti, e come provede a’ servi suoi affamati del sacramento del Corpo di Cristo; narrando come providde piú volte, per mirabile modo, verso d’una anima affamata d’esso sacramento. |
CXLIII | De la providenzia di Dio verso di coloro che sono in peccato mortale. |
CXLIV | De la providenzia che Dio usa verso di coloro che sono ancora nell’amore inperfecto. |
CXLV | De la providenzia che Dio usa verso di coloro che sono ne la caritá perfecta. |
CXLVI | Repetizione breve de le predecte cose. Poi parla sopra quella parola che dixe Cristo a sancto Pietro, quando dixe: «Mecte la rete da la parte dextra de la nave». |
CXLVII | Come la predecta rete la gitta piú perfectamente uno che un altro, unde piglia piú pesci. E de la excellenzia di questi perfecti. |
CXLVIII | De la providenzia di Dio in generale, la quale usa verso le sue creature in questa vita e nell’altra. |
CXLIX | De la providenzia che Dio usa verso de’ poveri servi suoi, sovenendoli ne le cose temporali. |
CL | Dei mali che procedono dal tenere o desiderare disordinatamente le ricchezze temporali. |
CLI | De la excellenzia de’ poveri per spirituale intenzione. E come Cristo ci amaestrò di questa povertá non solamente per parole, ma per exemplo. E de la providenzia di Dio verso di quelli che questa povertá pigliano. |
CLII | Repetizione in somma de la predecta divina providenzia. |
CLIII | Come questa anima, laudando e ringraziando Dio, el prega che esso le parli de la virtú de la obedienzia. |
Tractato dell'obbedienzia |
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CLIV | Qui comincia el tractato dell’obedienzia. E prima, dove l’obedienzia si truova, e che è quello che ce la tolle, e quale è il segno che l’uomo l’abbi o no, e chi è la sua compagna e da cui è notricata. |
CLV | Come l’obedienzia è una chiave con la quale si disera el cielo, e come debba avere el funicello e debbasi portare attaccata a la cintura. E de le excellenzie sue. |
CLVI | Qui insiememente si parla de la miseria de li inobedienti e de la excellenzia de li obedienti. |
CLVII | Di quelli e’ quali pongono tanto amore all’obedienzia che non rimangono contenti de la obedienzia generale de’ comandamenti, ma pigliano l’obedienzia particulare. |
CLVIII | Per che modo si viene da l’obedienzia generale a la particulare. E de la excellenzia de le religioni. |
CLIX | De la excellenzia de li obedienti e de la miseria de li inobedienti, li quali vivono ne lo stato de la religione. |
CLX | Come li veri obedienti ricevono per uno cento e vita eterna. E che s’intende per quello uno e per quello cento. |
CLXI | De la perversitá, miserie e fadighe de lo inobediente. E de’ miserabili fructi che procedono da la inobedienzia. |
CLXII | De la inperfeczione di quelli che tiepidamente vivono ne la religione, avengaché si guardino da peccato mortale. E del remedio da uscire de la loro tiepiditade. |
CLXIII | De la excellenzia de la obedienzia, e de’ beni che dá a chi in veritá la piglia. |
CLXIV | Distinczione di due obedienzie, cioè di quella de’ religiosi e di quella che si rende ad alcuna persona fuore de la religione. |
CLXV | Come Dio non merita secondo la fadiga de l’obedienzia né secondo longhezza di tempo, ma secondo la grandezza de la caritá. E de la prontitudine de’ veri obedienti, e de’ miracoli che Dio ha mostrati per questa virtú. E de la discrezione nell’obedire, e dell’opere e del premio del vero obediente. |
CLXVI | Questa è una repetizione in somma quasi di tucto questo presente libro. |
CLXVII | Come questa devotissima anima, ringraziando e laudando Dio, fa orazione per tucto el mondo e per la Chiesa sancta. E, comendando la virtú de la fede, fa fine a questa opera. |