Dialogo della Divina Provvidenza

I Come l’anima per orazione s’unisce con Dio, e come questa anima, de la quale qui si parla, essendo levata in contemplazione, faceva a Dio quatro petizioni.
II Come el desiderio di questa anima crebbe, essendole mostrato da Dio la necessitá del mondo.
III Come l’operazioni finite non sono sufficienti a punire né a remunerare senza l’affecto de la caritá continuo.
IV Come el desiderio e la contriczione del cuore satisfa a la colpa e a la pena in sé e in altrui, e come tale volta satisfa a la colpa e none a la pena.
V Come molto è piacevole a Dio el desiderio di volere portare per lui.
VI Come ogni virtú e ogni defecto si fa col mezzo del proximo.
VII Come le virtú s’aoperano col mezzo del proximo, e perché le virtú sono poste tanto differenti ne le creature.
VIII Come le virtú si pruovano e fortificano per li loro contrari.
 

Tractato de la discrezione

IX Qui comincia el tractato de la discrezione. E prima, come l’affecto non si die ponere principalmente ne la penitenzia ma ne le virtú. E come la discrezione riceve vita da l’umilitá, e come rende ad ciascuno el debito suo.
X Similitudine come la caritá, l’umilitá e la discrezione sono unite insieme; a la quale similitudine l’anima si debba conformare.
XI Come la penitenzia e gli altri exercizi corporali si debbono prendere per strumento da venire a virtú e non per principale affecto. E del lume de la discrezione in diversi altri modi e operazioni.
XII Repetizione d’alcune cose giá decte, e come Dio promecte refrigerio a’ servi suoi e la reformazione de la sancta Chiesa col mezzo del molto sostenere.
XIII Come questa anima per la responsione divina crebbe insiememente e mancò in amaritudine; e come fa orazione a Dio per la Chiesa sancta sua e per lo popolo suo.
XIV Come Dio si lamenta del popolo cristiano, e singularmente de’ ministri suoi, toccando alcuna cosa del sacramento del Corpo di Cristo e del benefizio de la Incarnazione.
XV Come la colpa è piú gravemente punita doppo la passione di Cristo che prima, e come Dio promecte di fare misericordia al mondo e a la sancta Chiesa col mezzo dell’orazione e del patire de’ servi suoi.
XVI Come questa anima cognoscendo piú de la divina bontá, non rimaneva contenta di pregare solamente per lo popolo cristiano e per la sancta Chiesa, ma pregava per tucto quanto el mondo.
XVII Come Dio si lamenta de le sue creature razionali e maximamente per l’amore proprio che regna in loro, confortando la predecta anima ad orazione e lagrime.
XVIII Come neuno può uscire de le mani di Dio, però che o egli vi sta per misericordia o elli vi sta per giustizia.
XIX Come questa anima crescendo nell’amoroso fuoco desiderava di sudare di sudore di sangue; e reprendendo se medesima faceva singulare orazione per lo padre dell’anima sua.
XX Come senza tribolazioni portate con pazienzia non si può piacere a Dio; e però Dio conforta lei e il padre suo a portare con vera pazienzia.
XXI Come, essendo rotta la strada d’andare al cielo per la disobedienzia d’Adam, Dio fece del suo Figliuolo ponte per lo quale si potesse passare.
XXII Come Dio induce la predecta anima a raguardare la grandezza d’esso ponte, cioè per che modo tiene da la terra al cielo.
XXIII Come tutti siamo lavoratori messi da Dio a lavorare ne la vigna de la sancta Chiesa. E come ciascuno ha la vigna propria da se medesimo; e come noi tralci ci conviene essere uniti ne la vera vite del Figliuolo di Dio.
XXIV Per che modo Dio pota i tralci uniti con la predecta vite, cioè i servi suoi, e come la vigna di ciascuno è tanto unita con quella del proximo, che neuno può lavorare o guastare la sua che non lavori o guasti quella del proximo.
XXV Come la predecta anima, doppo alcune laude rendute a Dio, el prega che le mostri coloro che vanno per lo ponte predecto e quelli che non vi vanno.
XXVI Come questo benedecto ponte ha tre scaloni, per li quali si significano tre stati dell’anima. E come questo ponte, essendo levato in alto, non è però separato da la terra. E come s’intende quella parola che Cristo dixe: «Se Io sarò levato in alto, ogni cosa trarrò a me».
XXVII Come questo ponte è murato di pietre, le quali significano le vere e reali virtú, e come in sul ponte è una bottiga, dove si dá el cibo a’ viandanti; e come chi tiene per lo ponte va ad vita, ma chi tiene di sotto per lo fiume, va ad perdizione e ad morte.
XXVIII Come per ciascuna di queste due strade si va con fadiga, cioè per lo ponte e per lo fiume. E del dilecto che l’anima sente in andare per lo ponte.
XXIX Come questo ponte, essendo salito al cielo el dí de la Ascensione, non si partí però di terra.
XXX Come questa anima, maravigliandosi de la misericordia di Dio, raconta molti doni e grazie procedute da essa divina misericordia ad l’umana generazione.
XXXI De la indignitá di quelli che passano per lo fiume, di sotto al ponte decto; e come l’anima, che passa di sotto, Dio la chiama arbore di morte, el quale tiene le radici sue principalmente in quatro vizi.
XXXII Come e’ fructi di questo arbore tanto sono diversi quanto sono diversi e’ peccati. E prima del peccato de la carnalitade.
XXXIII Come el fructo d’alcuni altri è l’avarizia. E de’ mali che procedono da essa.
XXXIV Come d’alcuni altri, e’ quali tengono stato di signoria, el loro fructo è ingiustizia.
XXXV Come per questi e per altri defecti si cade nel falso giudicio. E de la indignitá ne la quale perciò si viene.
XXXVI Qui parla sopra quella parola che dixe Cristo quando dixe: «Io mandarò el Paraclito che riprenderá el mondo de la ingiustizia e del falso giudicio». E qui dice come una di queste reprensioni è continua.
XXXVII De la seconda reprensione, ne la quale si riprende de la ingiustizia e del falso giudicio in generale e in particulare.
XXXVIII Di quattro principali tormenti de’ danpnati; a’ quali seguitano tucti gli altri e in singularitá della ladiezza del demonio.
XXXIX De la terza reprensione, la quale si fará nel dí del giudicio.
XL Come i dannati non possono desiderare alcuno bene.
XLI De la gloria de’ beati.
XLII Come doppo el giudicio generale crescerá la pena de’ danpnati.
XLIII De la utilitá de le temptazioni, e come ogni anima ne la extremitá de la morte vede e gusta el luogo suo, prima che essa anima sia separata dal corpo, cioè o pena o gloria che debba ricevere.
XLIV Come el demonio sempre piglia l’anime sotto colore d’alcuno bene. E come quelli che tengono per lo fiume, e non per lo ponte predecto, sono ingannati, però che volendo fuggire le pene caggiono ne le pene; ponendo qui la visione d’uno arbore che questa anima ebbe una volta.
XLV Come, avendo el mondo per lo peccato germinato spine e triboli, chi sono quelli ad cui queste spine non fanno male, bene che neuno passi questa vita senza pena.
XLVI De’ mali che procedono da la cechitá dell’occhio de l’intellecto. E come li beni che non sono facti in stato di grazia non vagliono ad vita etterna.
XLVII Come non si possono observare i comandamenti che non si observino i consigli. E come in ogni stato che la persona vuole essere, avendo sancta e buona volontá, è piacevole a Dio.
XLVIII Come li mondani con ciò che posseggono non si possono saziare; e de la pena che dá loro la perversa volontá pur in questa vita.
XLIX Come el timore servile non è sufficiente a dare vita eterna; e come exercitando questo timore si viene ad amore de le virtú.
L Come questa anima venne in grande amaritudine per la cechitá di quelli che s’annegavano giú per lo fiume.
LI Come i tre scaloni figurati nel ponte giá decto, cioè nel Figliuolo di Dio, significano le tre potenzie dell’anima.
LII Come, se le predecte tre potenzie dell’anima non sono unite insieme, non si può avere perseveranzia, senza la quale neuno giogne al termine suo.
LIII Exposizione sopra quella parola che dixe Cristo: «Chi ha sete venga ad me e beia».
LIV Che modo debba tenere generalmente ogni creatura razionale per potere escire del pelago del mondo e andare per lo predecto sancto ponte.
LV Repetizione in somma d’alcune cose giá decte.
LVI Come Dio, volendo mostrare a questa devota anima che i tre scaloni del sancto ponte sono significati in particulare per li tre stati dell’anima, dice che ella levi sé sopra di sé a raguardare questa veritá.
LVII Come questa devota anima, raguardando nel divino specchio, vedeva le creature andare in diversi modi.
LVIII Come el timore servile, senza l’amore de le virtú, non è sufficiente a dare vita eterna. E come la legge del timore e quella dell’amore sono unite insieme.
LIX Come, exercitandosi nel timore servile, el quale è stato d’inperfeczione (per lo quale s’intende el primo scalone del sancto ponte), si viene al secondo, el quale è stato di perfeczione.
LX De la inperfeczione di quelli che amano e servono Dio per propria utilitá e dilecto e consolazione.
LXI In che modo Dio manifesta se medesimo all’anima che l’ama.
LXII Perché Cristo non dixe: «Io manifestarò el Padre mio», ma dixe: «Io manifestarò me medesimo».
LXIII Che modo tiene l’anima per salire lo scalone secondo del sancto ponte, essendo giá salita el primo.
LXIV Come, amando Dio inperfectamente, inperfectamente s’ama el proximo. E de’ segni di questo amore inperfecto.
 

Tractato dell'orazione

LXV Del modo che tiene l’anima per giognere ad l’amore schietto e liberale. E qui comincia el tractato dell’orazione.
LXVI Qui, toccando alcuna cosa del sacramento del Corpo di Cristo, dá piena doctrina come l’anima venga da l’orazione vocale a la mentale; e narra qui una visione che questa devota anima ebbe una volta.
LXVII De lo inganno che ricevono gli uomini mondani, e’ quali amano e servono Dio per propria consolazione e dilecto.
LXVIII De lo inganno che ricevono e’ servi di Dio, e’ quali ancora amano Dio di questo amore imperfecto predecto.
LXIX Di quelli e’ quali, per non lassare la loro pace e consolazione, non sovengono al proximo ne le sue necessitadi.
LXX De lo inganno che ricevono quelli li quali hanno posto tucto el loro affecto ne le consolazioni e visioni mentali.
LXXI Come i predecti, che si dilectano de le consolazioni e visioni mentali, possono essere ingannati ricevendo el demonio transfigurato in forma di luce. E de’ segni a’ quali si può cognoscere quando la visitazione è da Dio, o dal demonio.
LXXII Come l’anima, che in veritá cognosce se medesima, saviamente si guarda da tucti li predecti inganni.
LXXIII Per che modi l’anima si parte da l’amore inperfecto e giogne ad l’amore perfecto dell’amico e filiale.
LXXIV De’ segni a’ quali si cognosce che l’anima sia venuta all’amore perfecto.
LXXV Come gl’imperfecti vogliono seguitare solamente el Padre, ma i perfecti seguitano el Figliuolo. E d’una visione che ebbe questa devota anima, ne la quale si narra di diversi baptesmi e d’alcune altre belle e utili cose.
LXXVI Come l’anima, essendo salita el terzo scalone del sancto ponte, cioè pervenuta a la bocca, piglia incontenente l’offizio de la bocca. E come la propria volontá essendo morta è vero segno che ella v’è gionta.
LXXVII De le operazioni de l’anima poi che è salita el predecto sancto terzo scalone.
LXXVIII Del quarto stato, el quale non è però separato dal terzo; e de le operazioni de l’anima che è gionta a questo stato; e come Dio non si parte mai da essa per continuo sentimento.
LXXIX Come Dio da’ predecti perfectissimi non si sottrae per sentimento né per grazia, ma sí per unione.
LXXX Come li mondani rendono gloria e loda a Dio, vogliano essi o no.
LXXXI Come eziandio li demòni rendono gloria e loda a Dio.
LXXXII Come l’anima, poi che è passata di questa vita, vede pienamente la gloria e loda del nome di Dio in ogni creatura. E come in essa è finita la pena del desiderio, ma non el desiderio.
LXXXIII Come, poi che sancto Paulo appostolo fu tracto a vedere la gloria de’ beati, desiderava d’essere sciolto dal corpo; la qual cosa fanno anche quelli che sono giunti al terzo e al quarto santo stato predecto.
LXXXIV Per quali cagioni l’anima desidera d’essere sciolta dal corpo. La quale cosa non potendo essere, non discorda però dalla volontá di Dio; ma piú tosto si gloria in questa e in ogni altra pena per onore di Dio.
LXXXV Come quelli che sono gionti al predecto stato unitivo, sono illuminati nell’occhio dell’intellecto loro di lume sopranaturale infuso per grazia; e come è meglio andare per consiglio de la salute dell’anima ad uno umile con sancta coscienzia, che a uno superbo licterato.
LXXXVI Repetizione utile di molte cose giá decte; e come Dio induce questa devota anima a pregarlo per ogni creatura e per la sancta Chiesa.
LXXXVII Come questa devota anima fa petizione a Dio di volere sapere de li stati e fructi de le lagrime.
LXXXVIII Come sono cinque maniere di lagrime.
LXXXIX De la differenzia d’esse lagrime, discorrendo per li predecti stati dell’anima.
XC Repetizione breve del precedente capitolo. E come el demonio fugge da quelli che sono gionti a le quinte lagrime. E come le molestie del dimonio sono verace via da giognere a questo stato.
XCI Come quelli, che desiderano le lagrime degli occhi e non le possono avere, hanno quelle del fuoco. E per che cagione Dio sottrae le lagrime corporali.
XCII Come li quatro stati di questi predecti cinque stati de le lagrime dánno infinite varietadi di lagrime. E come Dio vuole essere servito con cosa infinita e non con cosa finita.
XCIII Del fructo de le lagrime degli uomini mondani.
XCIV Come li predecti piangitori mondani sono percossi da quatro diversi venti.
XCV De’ fructi de le seconde e de le terze lagrime.
XCVI Del fructo de le quarte e unitive lagrime.
XCVII Come questa devota anima, ringraziando Dio de la dechiarazione de’ predecti stati de le lagrime, gli fa tre petizioni.
XCVIII Come el lume de la ragione è necessario ad ogni anima che vuole a Dio in veritá servire. E prima, del lume generale.
XCIX Di quelli e’ quali hanno posto piú el loro desiderio in mortificare el corpo che in uccidere la propria volontá; el quale è uno lume perfecto piú che il generale, ed è questo el secondo lume.
C Del terzo e perfectissimo lume de la ragione. E dell’opere che fa l’anima quando è venuta a esso lume. E d’una bella visione che questa devota anima ebbe una volta, ne la quale si tracta pienamente del modo da venire ad perfecta puritá, e dove anco si parla del non giudicare.
CI Per che modo ricevono l’arra di vita eterna in questa vita quelli che stanno nel predecto terzo perfectissimo lume.
CII Per che modo si debba reprendere el proximo, a ciò che la persona non caggia in falso giudizio.
CIII Come, se, pregando per alcuna persona, Dio la manifestasse, ne la mente di chi prega, piena di tenebre, non si debba però giudicare in colpa.
CIV Come la penitenzia non si die pigliare per fondamento né per principale affecto, ma l’affecto e l’amore de le virtú.
CV Repetizione in somma de le predecte cose, con una agiunta sopra la reprensione del proximo.
CVI De’ segni da cognoscere quando le visitazioni e visioni mentali sono da Dio o dal demonio.
CVII Come Dio è adempitore de’ sancti desidèri de’ servi suoi, e come molto gli piace chi dimanda e bussa a la porta de la sua Veritá con perseveranzia.
CVIII Come questa devota anima, rendendo grazie a Dio, s’umilia. Poi fa orazione per tucto el mondo e singularmente per lo corpo mistico de la sancta Chiesa e per li figliuoli suoi spirituali e per li due padri de l’anima sua. E, doppo queste cose, dimanda d’udire parlare de’ defecti de’ ministri de la sancta Chiesa.
CIX Come Dio rende sollicita la predecta anima all’orazione, rispondendo ad alcuna de le predecte petizioni.
CX De la dignitá de’ sacerdoti, e del sacramento del Corpo di Cristo. E di quelli che comunicano degnamente e indegnamente.
CXI Come i sentimenti corporali tucti sono ingannati del predecto sacramento, ma non quelli dell’anima; e però con quelli si debba vedere, gustare e toccare. E d’una bella visione che questa anima ebbe sopra questa materia.
CXII De la excellenzia dove l’anima sta, la quale piglia el predecto sacramento in grazia.
CXIII Come le predecte cose, che sono decte intorno a la excellenzia del sacramento, sono decte per meglio cognoscere la dignitá de’ Ebook curato da Silvia Masaracchio e scaricato dal sito http://bachecaebookgratis.blogspot.com/ 188 sacerdoti. E come Dio richiede in essi maggiore puritá che nell’altre creature.
CXIV Come li sacramenti non si debbono vendere né comprare, e come quelli che el ricevono debbono sovenire li ministri de le cose temporali, quali essi ministri debbono dispensare in tre parti.
CXV De la dignitá de’ sacerdoti, e come la virtú de’ sacramenti non diminuisce per le colpe di chi gli ministra o riceve. E come Dio non vuole che li secolari s’inpaccino di corrèggiarli.
CXVI Come la persecuzione, che si fa a la sancta Chiesa o vero a’ ministri, Dio la reputa facta a sé, e come questa colpa piú è grave che neuna altra.
CXVII Qui si parla contra li persecutori de la sancta Chiesa e de’ ministri, in diversi modi.
CXVIII Repetizione breve sopra le predecte cose de la sancta Chiesa e de’ ministri.
CXIX De la excellenzia e de le virtú e de le operazioni sancte de’ virtuosi e sancti ministri. E come essi hanno la condiczione del sole. E de la correczione loro verso de’ subditi.
CXX Repetizione in somma del precedente capitolo; e de la reverenzia che si debba rendere a’ sacerdoti, o buoni o rei che siano.
CXXI De’ defecti e de la mala vita degl’iniqui sacerdoti e ministri.
CXXII Come ne’ predecti iniqui ministri regna la ingiustizia, e singularmente non correggendo i subditi.
CXXIII Di molti altri defecti de’ predecti ministri, e singularmente dell’andare per le taverne e del giocare e del tenere le concubine.
CXXIV Come ne’ predecti ministri regna el peccato contra natura, e d’una bella visione che questa anima ebbe sopra questa materia.
CXXV Come per gli predecti defecti li subditi non si correggono. E de’ defecti de’ religiosi. E come, per lo non correggere li predecti mali, molti altri ne seguitano.
CXXVI Come ne’ predecti iniqui ministri regna el peccato de la luxuria.
CXXVII Come ne’ predecti ministri regna l’avarizia, prestando ad usura; ma singularmente vendendo e comprando li benefizi e le prelazioni. E de’ mali che per questa cupiditá sono advenuti ne la sancta Chiesa.
CXXVIII Come ne’ predecti ministri regna la superbia, per la quale si perde el cognoscimento; e come, avendo perduto el cognoscimento, caggiono in questo defecto, cioè che fanno vista di consecrare e non consacrano.
CXXIX Di molti altri defecti e’ quali per superbia e per l’amore proprio si comectono.
CXXX Di molti altri defecti e’ quali comectono li predecti iniqui ministri.
CXXXI De la differenzia de la morte de’ giusti ad quella de’ peccatori. E prima, de la morte de’ giusti.
CXXXII De la morte de’ peccatori e de le pene loro nel punto de la morte.
CXXXIII Repetizione breve sopra molte cose giá decte, e come Dio in tucto vieta che i sacerdoti non siano toccati per le mani de’ secolari, e come invita la predecta anima a piangere sopra essi miseri sacerdoti.
CXXXIV Come questa devota anima, laudando e ringraziando Dio, fa orazione per la sancta Chiesa.
 

Tractato de la providenza

CXXXV Qui comincia el tractato de la providenzia di Dio. E prima de la providenzia in generale, cioè come providde creando l’uomo a la imagine e similitudine sua. E come provide con la incarnazione del Figliuolo suo, essendo serrata la porta del paradiso per lo peccato d’Adam. E come providde dandocisi in cibo continuamente nell’altare.
CXXXVI Come Dio providde dando la speranza ne le sue creature. E come chi piú perfectamente spera, piú perfectamente gusta la providenzia sua.
CXXXVII Come Dio provide nel Testamento vecchio con la legge e co’ profeti; e poi con mandare el Verbo; poi con gli apostoli, co’ martiri e con gli altri sancti uomini. Come nulla adiviene a le creature, che tucto non sia providenzia di Dio.
CXXXVIII Come ciò che Dio ci permecte è solamente per nostro bene e per nostra salute. E come sono ciechi e ingannati quelli che giudicano el contrario.
CXXXIX Come Dio providde in alcuno caso particulare a la salute di quella anima ad cui adivenne el caso.
CXL Qui, narrando Dio la providenzia sua verso de le sue creature in diversi altri modi, si lagna de la infedelitá d’esse sue creature. Ed exponendo una figura del vecchio Testamento, dá una utile doctrina.
CXLI Come Dio provede verso di noi, che noi siamo tribolati per la nostra salute. E de la miseria di quelli che si confidano in sé e non ne la providenzia sua. E de la excellenzia di quelli che si confidano in essa providenzia.
CXLII Come Dio providde verso de l’anime dando i sacramenti, e come provede a’ servi suoi affamati del sacramento del Corpo di Cristo; narrando come providde piú volte, per mirabile modo, verso d’una anima affamata d’esso sacramento.
CXLIII De la providenzia di Dio verso di coloro che sono in peccato mortale.
CXLIV De la providenzia che Dio usa verso di coloro che sono ancora nell’amore inperfecto.
CXLV De la providenzia che Dio usa verso di coloro che sono ne la caritá perfecta.
CXLVI Repetizione breve de le predecte cose. Poi parla sopra quella parola che dixe Cristo a sancto Pietro, quando dixe: «Mecte la rete da la parte dextra de la nave».
CXLVII Come la predecta rete la gitta piú perfectamente uno che un altro, unde piglia piú pesci. E de la excellenzia di questi perfecti.
CXLVIII De la providenzia di Dio in generale, la quale usa verso le sue creature in questa vita e nell’altra.
CXLIX De la providenzia che Dio usa verso de’ poveri servi suoi, sovenendoli ne le cose temporali.
CL Dei mali che procedono dal tenere o desiderare disordinatamente le ricchezze temporali.
CLI De la excellenzia de’ poveri per spirituale intenzione. E come Cristo ci amaestrò di questa povertá non solamente per parole, ma per exemplo. E de la providenzia di Dio verso di quelli che questa povertá pigliano.
CLII Repetizione in somma de la predecta divina providenzia.
CLIII Come questa anima, laudando e ringraziando Dio, el prega che esso le parli de la virtú de la obedienzia.
 

Tractato dell'obbedienzia

CLIV Qui comincia el tractato dell’obedienzia. E prima, dove l’obedienzia si truova, e che è quello che ce la tolle, e quale è il segno che l’uomo l’abbi o no, e chi è la sua compagna e da cui è notricata.
CLV Come l’obedienzia è una chiave con la quale si disera el cielo, e come debba avere el funicello e debbasi portare attaccata a la cintura. E de le excellenzie sue.
CLVI Qui insiememente si parla de la miseria de li inobedienti e de la excellenzia de li obedienti.
CLVII Di quelli e’ quali pongono tanto amore all’obedienzia che non rimangono contenti de la obedienzia generale de’ comandamenti, ma pigliano l’obedienzia particulare.
CLVIII Per che modo si viene da l’obedienzia generale a la particulare. E de la excellenzia de le religioni.
CLIX De la excellenzia de li obedienti e de la miseria de li inobedienti, li quali vivono ne lo stato de la religione.
CLX Come li veri obedienti ricevono per uno cento e vita eterna. E che s’intende per quello uno e per quello cento.
CLXI De la perversitá, miserie e fadighe de lo inobediente. E de’ miserabili fructi che procedono da la inobedienzia.
CLXII De la inperfeczione di quelli che tiepidamente vivono ne la religione, avengaché si guardino da peccato mortale. E del remedio da uscire de la loro tiepiditade.
CLXIII De la excellenzia de la obedienzia, e de’ beni che dá a chi in veritá la piglia.
CLXIV Distinczione di due obedienzie, cioè di quella de’ religiosi e di quella che si rende ad alcuna persona fuore de la religione.
CLXV Come Dio non merita secondo la fadiga de l’obedienzia né secondo longhezza di tempo, ma secondo la grandezza de la caritá. E de la prontitudine de’ veri obedienti, e de’ miracoli che Dio ha mostrati per questa virtú. E de la discrezione nell’obedire, e dell’opere e del premio del vero obediente.
CLXVI Questa è una repetizione in somma quasi di tucto questo presente libro.
CLXVII Come questa devotissima anima, ringraziando e laudando Dio, fa orazione per tucto el mondo e per la Chiesa sancta. E, comendando la virtú de la fede, fa fine a questa opera.