Dialogo della Divina Provvidenza |
- Ora ti ritorno a' tre scaloni per li quali vi conviene andare a volere uscire del fiume e non annegare, e giognere a l'acqua viva a la quale sète invitati, e a volere che Io sia in mezzo di voi.
Però che alora, ne l'andare vostro, Io so' nel mezzo, che per grazia mi riposo ne l'anime vostre.
Convienvi dunque, a volere andare, avere sete; però che solo coloro che hanno sete sonno invitati, dicendo: « Chi ha sete venga a me, e beia ».
Chi non ha sete non persevera ne l'andare: però che o egli si ristá per fadiga, o egli si ristá per dilecto, né non si cura di portare el vaso con che egli possa actègnare.
Né non si cura d'avere la compagnia; e solo non può andare.
E però vòlle il capo indietro quando vede giognere alcuna puntura di persecuzioni, perché se n'è facto nemico.
Teme, perché egli è solo; ma, se egli fusse acompagnato, non temarebbe.
Se avesse saliti e' tre scaloni, sarebbe sicuro, perché non sarebbe solo.
Convienvi dunque avere sete e congregarvi insieme, sí come dixe: o due o tre o piú.
Perché dixe « o due o tre »? perché non sono due senza tre, né tre senza due, né tre né due senza piú.
Uno è schiuso che Io sia in mezzo di lui, perché non ha seco compagno sí che Io possa stare in mezzo, e non è cavelle; però che colui, che sta ne l'amore proprio di sé, è solo perché è separato dalla grazia mia e dalla caritá del proximo suo.
Ed essendo privato di me per la colpa sua, torna a non cavelle, perché solo Io so' Colui che so'.
Sí che colui che è uno, cioè sta solo ne l'amore proprio di sé, non è contiato da la mia Veritá né accepto a me.
Dice dunque: « Se saranno due o tre o piú congregati nel nome mio, Io sarò nel mezzo di loro ».
Díxiti che due non erano senza tre, né tre senza due; e cosí è.
Tu sai che i comandamenti della Legge stanno solamente in due, e senza questi due neuno se ne observa: cioè d'amare me sopra ogni cosa, e il proximo come te medesima.
Questo è il principio e mezzo e fine de' comandamenti della Legge.
Questi due non possono essere congregati nel nome mio senza tre, cioè senza la congregazione delle tre potenzie de l'anima, cioè la memoria, lo 'ntellecto e la volontá;
sí che la memoria ritenga i benefizi miei, e la mia bontá in sé;
e l'intellecto raguardi ne l'amore ineffabile, il quale Io ho mostrato a voi col mezzo de l'unigenito mio Figliuolo, el quale ho posto per obiecto a l'occhio de l'intellecto vostro, acciò che in lui raguardi el fuoco della mia caritá;
e la volontá alora sia congregata in loro, amando e desiderando me, che so' suo fine.
Come queste tre virtú e potenzie de l'anima sonno congregate, Io so' nel mezzo di loro per grazia.
E perché alora l'uomo si truova pieno della caritá mia e del proximo suo, subbito si truova la compagnia delle molte e reali virtú.
Alora l'apetito de l'anima si dispone ad avere sete.
Sete, dico, della virtú, de l'onore di me e salute de l'anime; e ogni altra sete è spenta e morta in loro; e va sicuramente senza alcuno timore servile, salito lo scalone primo de l'affecto.
Perché l'affecto, spogliatosi del proprio amore, saglie sopra di sé e sopra le cose transitorie, amandole e tenendole, se egli le vuole tenere, per me e non senza me, cioè con sancto e vero timore, e amore della virtú.
Alora si truova salito el secondo scalone, cioè al lume de l'intellecto, el quale si specula ne l'amore cordiale di me, in Cristo crocifixo in cui, come mezzo, Io ve l'ho mostrato.
Alora truova la pace e la quiete, perché la memoria s'è impíta e non è vòtia della mia caritá.
Tu sai che la cosa vòtia toccandola bussa, ma quando ella è piena non fa cosí.
Cosí, quando è piena la memoria col lume de l'intellecto, e con l'affecto pieno d'amore, muovelo con tribulazioni o con delizie del mondo, egli non bussa con disordinata allegrezza; e non bussa per impazienzia, perché egli è pieno di me che so' ogni bene.
Poi che è salito, egli si truova congregato; ché, possedendo la ragione e' tre scaloni delle tre potenzie de l'anima, come decto t'ho, l'ha congregate nel nome mio.
Congregati e' due, cioè l'amore di me e del proximo, e congregata la memoria a ritenere e lo 'ntellecto a vedere e la volontá ad amare, l'anima si truova acompagnata di me che so' sua fortezza e sua securtá.
Truova la compagnia delle virtú; e cosí va e sta secura, perché so' nel mezzo di loro.
Alora si muove con ansietato desiderio, avendo sete di seguitare la via della Veritá, per la quale via truova la fonte de l'acqua viva.
Per la sete che egli ha de l'onore di me e salute di sé e del proximo, ha desiderio della via, però che senza la via non si potrebe giognere.
Alora va e porta el vaso del cuore vòtio d'ogni affecto e d'ogni amore disordinato del mondo.
E subito che egli è vòtio, s'empie, perché neuna cosa può stare vòtia; unde, se ella non è piena di cosa materiale, ed ella s'empie d'aria.
Cosí el cuore è uno vasello che non può stare vòtio; ma, subito che n'ha tracte le cose transitorie per disordinato amore, è pieno d'aria, cioè di celestiale e dolce amore divino, col quale giogne a l'acqua della grazia: unde gionto che è, passa per la porta di Cristo crocifixo e gusta l'acqua viva, trovandosi in me che so' mare pacifico.
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