Dialogo della Divina Provvidenza |
Alora la bontá di Dio, volendo satisfare al desiderio de l'anima, diceva:
- Vedi tu: costoro si sonno levati con timore servile dal bòmico del peccato mortale; ma se essi non si levano con amore della virtú, non è sufficiente il timore servile a dar lo' vita durabile.
Ma l'amore col sancto timore è sufficiente, perché la legge è fondata in amore con timore sancto.
La legge del timore era la legge vecchia che fu data da me a Moisé.
La quale era fondata solamente in timore, perché, commessa la colpa, pativano la pena.
La legge de l'amore è la legge nuova, data dal Verbo de l'unigenito mio Figliuolo: la quale è fondata in amore.
E per la legge nuova non si ruppe però la vecchia: anco s'adempi.
E cosí dixe la mia Veritá: « Io non venni a dissolvere la legge, ma adempirla ».
E uní la legge del timore con quella de l'amore.
Fulle tolto per l'amore la imperfeczione del timore della pena, e rimase la perfeczione del timore sancto, cioè temere solo di non offendere, non per danno proprio, ma per non offendere me che so' somma bontá.
Sí che la legge imperfecta fu facta perfecta con la legge de l'amore.
Poi che venne il carro del fuoco de l'unigenito mio Figliuolo, el quale recò el fuoco della mia caritá ne l'umanitá vostra, con l'abondanzia della misericordia, fu tolta via la pena delle colpe che si commectono: cioè di non punirle in questa vita di subbito che offende, sí come anticamente era dato e ordinato nella legge di Moisé di dare la pena subbito che la colpa era commessa.
Ora non è cosí: non bisogna dunque timore servile.
E non è però che la colpa non sia punita, ma è servata a punire ( se la persona non la punisce con perfecta contrizione ) ne l'altra vita, separata l'anima dal corpo.
Mentre che vive egli, gli è tempo di misericordia; ma, morto, gli sará tempo di giustizia.
Debbasi dunque levare dal timore servile e giognere a l'amore e sancto timore di me.
Altro rimedio non ci sarebbe che elli non ricadesse nel fiume, giognendoli l'onde delle tribolazioni e le spine delle consolazioni.
Le quali sonno tucte spine che pongono l'anima che disordinatamente l'ama e possiede.
Indice |