Filotea |
Gen 38,15; 1 Cor 7,3.29-31; Fil 3,19; Eb 13,4
Il letto matrimoniale deve essere immacolato, dice l'Apostolo, ossia non contaminato da impudicizie e altre innominabili brutture.
Il matrimonio è stato istituito nel paradiso terrestre, dove ancora non c'era stata alcuna sregolatezza sensuale, né altra disonestà.
C'è una certa analogia tra i piaceri legati al sesso e quelli legati al cibo: sia gli uni che gli altri riguardano la carne; l'unica differenza è che i primi, per la loro brutale violenza, vengono chiamati semplicemente carnali.
Per cui parlerò degli uni, intendendo con ciò illustrare anche gli altri, soprattutto riguardo ad alcuni dettagli scabrosi, che non mi sembra opportuno affrontare direttamente.
1. Il mangiare ha per fine la conservazione della vita: ora mangiare semplicemente per nutrire e conservare la persona è una cosa buona, santa e comandata; la stessa cosa va detta per l'uso del matrimonio: ciò che esige la generazione dei figli e la moltiplicazione delle persone è una cosa buona e molto santa, perché ne è il fine principale.
2. Mangiare non per conservare la vita ma per il piacere di continuare ad intrattenerci con gli altri e scambiare con essi cortesie, è cosa molto giusta e onesta: allo stesso modo, la reciproca e legittima soddisfazione delle parti nel santo matrimonio, è chiamato da S. Paolo dovere; ma è un dovere così grande che non permette che nessuna delle due parti possa esimersene senza il libero e volontario consenso dell'altra, nemmeno per consacrarsi agli esercizi di devozione, il che mi ha fatto dire sull'argomento la frase che ho inserito nel capitolo sulla santa Comunione; quindi ancor meno ci si deve dispensare con scuse capricciose di pretese virtù immaginarie o peggio ancora perché si è adirati o si prova un sentimento di disprezzo.
3. Coloro che mangiano per il dovere di stare in compagnia, devono farlo disinvoltamente e non per forza; per di più devono anche dare l'impressione di avere appetito.
Similmente il dovere coniugale deve essere reso sempre fedelmente, con franchezza e nella speranza di generare figli, anche se si dovesse realizzare qualche condizione che lo escluda.
4. Mangiare non per i due motivi su indicati, ma solo per soddisfare l'appetito, si può anche accettare, ma non lodare; il semplice piacere dell'appetito sensuale non può essere motivo sufficiente per rendere lodevole un'azione; è già molto che la renda accettabile.
5. Mangiare non per appetito, ma per ingordigia, è cosa più o meno riprovevole; dipende dalla misura degli eccessi.
6. L'eccesso nel mangiare non si valuta soltanto dalla quantità esagerata che si ingurgita, ma anche dal modo e dalla maniera di mangiare.
Sembra strano, Filotea, eppure il miele così appropriato e salutare per le api, qualche volta fa loro male fino a renderle malate: quando in primavera ne mangiano troppo, l'eccesso dà loro la dissenteria che qualche volta le conduce fino alla morte; alla stessa conclusione giungono quando si impiastricciano di miele la testolina e le alucce.
In verità, il rapporto matrimoniale che di natura sua è così santo, giusto e raccomandabile, tanto utile alla società, in certi casi può diventare pericoloso per gli interessati; sì, perché qualche volta rende le loro anime molto malate di peccato veniale, questo con i semplici eccessi; ma qualche altra volta le fa addirittura morire con il peccato mortale, come quando viola e perverte l'ordine naturale stabilito per la generazione dei figli, nel qual caso, in proporzione alla gravita della violazione di quell'ordine, i peccati, sempre mortali, possono risultare più o meno esecrabili.
Siccome la procreazione dei figli è il primo e principale fine del matrimonio, non ci si può mai scostare dall'ordine da esso richiesto, anche se per causa di qualche altra circostanza non dovesse essere conseguito: esempi, la sterilità o la gravidanza in corso, nei quali casi evidentemente non c'è procreazione; in tali circostanze il commercio corporale non cessa di essere giusto e santo, sempre che siano osservate le regole per la generazione, perché nessuna circostanza potrà mai togliere valore alla legge imposta dal fine principale del matrimonio.
L'azione infame ed esecrabile commessa da Onan nel matrimonio, era detestabile agli occhi di Dio, come dice il testo sacro nel capitolo trentottesimo della Genesi; e benché qualche eretico del nostro tempo, più biasimevole dei Cinici, dei quali parla S. Girolamo nel commento alla lettera agli Efesini, abbia voluto sostenere che era l'intenzione perversa che Dio detestava, la Scrittura non lascia dubbi, e dice chiaramente che era la cosa in sé che davanti a Dio era detestabile e abominevole.
7. È indice sicuro di uno spirito di accattone, villano, abietto e senza onore pensare ai cibi e alla scorpacciata prima del pasto; peggio ancora quando dopo ci si sofferma sul piacere provato nel rimpinzarsi, parlandone e pensandoci, immergendo lo spirito nel ricordo della voluttà provata trangugiando vivande; proprio come fanno alcuni che prima del pranzo hanno il loro spirito sullo spiedo e dopo il pranzo nel piatto.
Sono veri lavandini da cucina, sono quelli di cui parla S. Paolo quando dice che hanno fatto del ventre il loro dio.
La gente rispettabile pensa alla tavola quando si siede, e dopo il pasto si lava le mani e la bocca per non sentire più ne l'odore, ne il sapore di quello che ha mangiato.
L'elefante è un gran bestione, ma è il più degno degli animali ed ha buon senso: voglio raccontarvi un aspetto della sua onestà.
Non cambia mai femmina e ama teneramente quella che ha scelto, con la quale si accoppia soltanto ogni tre anni e per cinque giorni; si circonda di tanto segreto che non è mai stato possibile sorprenderlo in quell'atto; si fa vedere apertamente il sesto giorno quando si reca al fiume per un bagno totale, perché non vuole rientrare nel branco senza essersi totalmente purificato.
Sembra quasi che il comportamento così bello e onesto di quest'animale inviti gli sposi a non rimanere impantanati col cuore nelle sensualità e nei piaceri provati secondo la loro condizione; ma una volta passati, bisogna lavarne il cuore e gli affetti, purificarsi il più presto possibile, per potere in seguito, in libertà di spirito, affrontare le altre azioni più pulite ed elevate del proprio stato.
In questo consiglio è racchiusa la pratica della meravigliosa dottrina che S. Paolo consegna ai Corinzi; dice: Il tempo è breve, coloro che hanno moglie si comportino come se non l'avessero.
Perché, secondo S. Gregorio, avere una donna come se non si avesse vuol dire prendere assieme a lei i piaceri corporali in modo tale da non essere distolti dalle aspirazioni dello spirito.
Quello che si dice del marito, si applica logicamente anche alla moglie.
Coloro che usano del mondo, continua l'Apostolo, siano come se non ne usassero.
Tutti si servano pure del mondo, secondo la propria vocazione, ma senza impegnare l'affetto, in modo da essere sempre liberi e pronti a servire Dio senza che il mondo ci sia di ostacolo.
Dice S. Agostino: « È il grande male dell'uomo pretendere di godere di quelle cose di cui deve soltanto servirsi, e volersi servire di quelle per le quali deve soltanto provare gioia ».
Noi dobbiamo godere delle cose spirituali, e di quelle corporali soltanto servircene; quando noi trasformiamo in godimento l'uso delle cose corporali, anche la nostra anima da ragionevole diventa bruta e bestiale.
Penso di aver detto tutto quello che volevo dire, ed essere riuscito a far capire senza dirlo quello che non volevo dire.
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