Cantico spirituale Manoscritto B

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Nota sulla strofa seguente

1 - La causa per cui l'anima in questo tempo soffre molto è questa: progredendo nell'unione con Dio, ne sente grandemente l'assenza e percepisce la pesantezza delle tenebre, accompagnate da fuoco spirituale da cui è disseccata e purificata affinché in tale condizione possa unirsi con il Signore.

Finché Egli non fa discendere sopra di lei qualche raggio della propria luce, Dio è per lei tenebre insopportabili, se le sta spiritualmente vicino, poiché la luce soprannaturale eccessiva oscura quella naturale.

Tutto ciò vuol fare intendere David quando dice: Una nube oscura lo circonda, il fuoco lo precede ( Sal 97,2 ) e altrove: Prese per suo nascondiglio la tenebra, e il tabernacolo che lo circonda è l'acqua tenebrosa delle nubi.

Dell'aria.

Per il suo grande splendore, alla sua presenza vi sono nubi, grandine e carbone infuocato ( Sal 18,13 ), il che vale per l anima che sta avvicinandosi a Lui.

Infatti quanto più essa giunge vicino a Lui, tanto più sente in sé la verità di quanto è stato detto fino al momento in cui Dio non la introduce nei suoi splendori divini per trasformazione di amore.

Frattanto ella è come Giobbe e dice: Chi ml darà dl conoscerlo, di trovarlo e di arrivare fino al suo trono? ( Gb 23,3 ).

Ma per l'immensa pietà del Signore, le consolazioni e le delizie concesse all'anima sono proporzionate alle tenebre e al vuoto operato in lei poiché sicut tenebrae eius, ita et lumen eius ( Sal 139,12 ), giacché il Signore mentre la innalza e la glorifica, la umilia e la deprime.

Infatti, in mezzo a questi travagli Egli le ha inviato alcuni raggi divini con tale gloriosa forza di amore da commuoverle e sconvolgerle tutta la natura.

E così con grande paura naturale ella rivolge all'Amato le prime parole della strofa seguente, di cui Egli dice poi il resto.

Strofa 13

Allontanali, Amato,

ché passo a volo!

Lo sposo

Volgiti, o colomba,

poiché il cervo ferito

sull'alto colle spunta

all'aura del tuo volo e il fresco prende.

Spiegazione

2 - Durante i grandi desideri e fervori d'amore, quali l'anima ha dimostrato nelle strofe precedenti, l'Amato suole visitare la sua sposa in maniera casta, delicata e grandemente amorosa.

Infatti generalmente le grazie e le visite che Dio fa all'anima sogliono essere grandi come i fervori e le ansie amorose da cui sono state precedute.

Ora, poiché l'anima ha desiderato ansiosamente gli occhi divini, dei quali ha parlato nella strofa precedente, l'Amato, andando incontro al suo desiderio, le ha manifestato alcuni raggi della sua grandezza e divinità.

Tali raggi sono così sublimi e le vengono comunicati con tanta forza, che essa esce fuori di sé con rapimenti ed estasi, il che a principio si verifica con grande detrimento e timore della natura.

Perciò, non potendone sopportare l'eccesso in un soggetto tanto debole, l'anima dice in questa strofa: Allontanali, Amato, cioè allontana questi tuoi occhi divini poiché trascinandomi fuori di me stessa, mi fanno volare verso un'altissima contemplazione, superiore a quella che può sopportare la natura.

Dice così poiché le sembrava che la sua anima volasse via dalla carne, ciò che ella desiderava.

Perciò gli aveva chiesto che li allontanasse, vale a dire che cessasse di comunicare quei raggi divini nella carne, nella quale non li poteva sopportare e godere come avrebbe voluto, e glieli comunicasse nel volo che ella faceva fuori di essa.

Lo Sposo però rifiutò subito di accondiscendere a tale desiderio dicendo: Volgiti, o colomba, perché la comunicazione che ora ricevi da me non è ancora quella dello stato di gloria, come tu vorresti.

Rivolgiti a me, che sono colui che tu piagata d'amore cerchi, poiché anch'io come il cervo, piagato dal tuo amore, incomincio a manifestarmi a te per mezzo dell'alta contemplazione, nel cui amore prendo piacere e trovo refrigerio.

L'anima dice dunque allo Sposo:

Allontanali, Amato!

3 - Secondo quanto è stato detto, in conformità con i grandi desideri che aveva di vedere gli occhi divini, cioè la divinità, l'anima ha ricevuto interiormente dall'Amato una comunicazione e notizia di Dio tale da costringerla a dire: Allontanali, Amato!

Infatti tanta è la miseria della natura che l'anima, allorché le viene concesso, non può ricevere quello che per lei è più vitale e più ardentemente desiderato, cioè la comunicazione e la conoscenza dell'Amato, senza rimettere la vita.

Perciò, quando le viene concessa la vista di quegli occhi che aveva cercato per tante vie con grande ansia e sollecitudine, ella esclama: Allontanali, Amato!

4 - Talvolta il tormento che si prova in simili visite di rapimento è così grande che non vi è un altro capace, come questo, di slogare le ossa e mettere alle strette la natura in modo tale che se Dio non provvedesse verrebbe a mancare la vita.

E sembra proprio cosi all'anima che lo prova, perché le sembra che si distacchi e si separi dal corpo.

Ciò accade perché questo non è molto adatto a ricevere simili favori, in quanto che l'anima viene elevata a comunicare con lo spirito divino che discende in lei e quindi deve necessariamente abbandonare in qualche modo la carne.

Ne segue che essa deve patire; anche l'anima quindi soffre, perché unita col corpo in un unico supposto.

Perciò il grande tormento che prova al tempo di tali visite e il grande timore che le sopraggiunge vedendosi trattata in maniera soprannaturale, la spingono a dire:

Allontanali, Amato!

5 - Ma non bisogna credere che essa, benché lo preghi io tal senso, voglia che il Signore si allontani, perché quelle parole sono dettate dal timore naturale; anzi, anche se le costassero di più, ella non vorrebbe perdere queste visite gradite dell'Amato poiché, se la natura ne soffre, lo spirito vola al raccoglimento soprannaturale per godere dello spirito dell'Amato, che è quanto ella ha desiderato e chiesto.

Ella però non vorrebbe riceverlo nella carne, dove non lo può godere perfettamente, bensì poco e con pena, ma nel volo dello spirito fuori della carne, dove si gode liberamente.

Per questo dice: Allontanali, Amato, cioè cessa di comunicarli alla carne,

ché passo a volo!

6 - come se dicesse: volo via dal corpo, affinché fuori di esso tu mi comunichi quei doni per i quali io mi allontano in volo dalla carne.

Per meglio intendere il volo di cui si tratta, è da notare che in tale visita dello Spirito di Dio quello umano con grande forza è trascinato fuori dal corpo per comunicare con quello di Dio; il corpo viene meno cessando di sentire e di avere in esso le sue azioni, poiché le ha in Dio.

Perciò S. Paolo dice che in un suo rapimento non sapeva se l'anima sua lo aveva ricevuto nel corpo o fuori del corpo ( 2 Cor 12,2 ).

Ciò non ci deve far credere che l'anima abbandona il corpo e lo lascia privo della vita naturale, ma solo che non compie più in lui le sue azioni.

Questa è la causa per cui in simili ratti o voli il corpo rimane privo dei sensi e di ogni loro operazione, anche se è sottoposto a prove capaci di generare un grande dolore, poiché gli accade in maniera diversa da quello che avviene in altre sofferenze e svenimenti naturali nei quali il dolore ha il potere di far tornare in sé il paziente.

Tali sentimenti vengono provati in queste visite da coloro che non sono ancora giunti allo stato di perfezione, ma si trovano solo in quello dei proficienti, poiché i perfetti ricevono ogni comunicazione in pace, con amore soave; cessano infatti in loro i rapimenti, i quali servivano per disporli alla comunicazione totale.

7 - Sarebbe opportuno ora trattare della differenza che vi è fra i rapimenti, le estasi e gli altri ratti e voli sottili dello spirito che sogliono accadere alle persone spirituali.

Ma poiché mio unico intento, come ho promesso nel prologo, è quello di spiegare brevemente le strofe, devo lasciare quelle cose a chi ne sa trattare meglio di me, tanto più che la beata Teresa di Gesù, nostra madre, ha lasciato degli scritti mirabili intorno a questi doni dello spirito, scritti che presto, spero, verranno pubblicati.

Pertanto, ciò che qui l'anima dice del volo, si deve intendere del rapimento e dell'estasi dello spirito in Dio.

Dice quindi subito l'Amato:

Volgiti, o colomba.

8 - In quel volo spirituale l'anima volentieri si sarebbe separata dal corpo, credendo che la sua vita stesse per finire e che ella potesse godere per sempre lo Sposo e rimanere svelatamente con Lui.

Lo Sposo invece le impedisce di andare avanti dicendo: Volgiti, o colomba, vale a dire: O colomba, nel volo alto e agile di contemplazione che tu fai, nell'amore con cui ardi e nella semplicità con cui ti muovi ( la colomba ha queste tre proprietà ) torna indietro da questo volo alto per mezzo del quale desideri giungere veramente a possedermi, poiché ancora non è giunto il tempo di una conoscenza così sublime; accomodati invece a questa più imperfetta che io ti comunico in questo tuo trasporto.

Poiché il cervo ferito.

9 - Lo Sposo si paragona al cervo poiché in questo luogo per cervo intende se stesso.

C'è da sapere che è proprietà del cervo quella di salire sulle alture; quando è ferito se ne va in gran fretta a cercare refrigerio nelle acque fredde e se ode il lamento della compagna e sa che è ferita, corre subito a lei, l'accarezza e la vezzeggia.

Così fa ora lo Sposo poiché, vedendo la sposa ferita del suo amore e udendone il gemito, viene ferito dall'amore di lei giacché tra gli innamorati la ferita dell'uno è ferita dell'altro e unico è il sentimento che hanno.

Perciò è come se dicesse: Torna indietro verso di me, o sposa mia, poiché se tu sei stata ferita dall'amore mio, anch'io, come il cervo ferito da questa tua piaga, vengo a te.

Inoltre, come il cervo, Egli spunta dall'alto, perciò dice:

sull'alto colle spunta

10 - Cioè dall'alto della contemplazione che possiedi in questo volo.

Essa infatti è un'altura su cui Dio, in questa vita, incomincia, senza mai cessare, a comunicarsi e a mostrarsi all'anima.

Perciò non afferma che Dio appare, ma che spunta poiché, per quanto sublimi siano le notizie di Dio ricevute dall'anima in terra, sono simili ad apparizioni molto rapide.

Segue la terza delle accennate proprietà del cervo, contenuta nel verso seguente:

all'aura del tuo volo e il fresco prende.

11 - Per volo si intende la contemplazione propria dell'estasi di cui è stato parlato e per aura lo spirito di amore causato nell'anima da questo volo.

A questo amore causato dal volo essa molto giustamente dà il nome di aura poiché anche lo Spirito Santo, che è amore, nella Sacra Scrittura è paragonato all'aura, in quanto viene spirato dal Padre e dal Figlio.

Come Egli lì è aura prodotta dal volo, poiché procede e viene spirato dalla contemplazione e sapienza del Padre e del Figlio, così quest'amore dell'anima viene chiamato qui dallo Sposo aura perché procede dalla contemplazione e dalla conoscenza di Dio possedute attualmente da lei.

C'è da notare come in questo verso lo Sposo non afferma di venire al volo, ma all'aura del volo giacché Dio propriamente non si comunica all'anima per mezzo del volo, che consiste nella conoscenza che ella ha di Dio, ma mediante l'amore derivato dalla conoscenza: come l'amore è unione del Padre e del Figlio, così unisce anche l'anima e Dio.

Da ciò proviene che, per quanto un'anima abbia sublimi notizie di Dio, sia dotata di contemplazione e conosca tutti i misteri, come afferma S. Paolo, in nessun modo se ne potrebbe servire per l'unione con il Signore se non possedesse l'amore ( 1 Cor 13,2 ); infatti l'Apostolo in un altro testo dice: Charitatem habete, quod est vinculum perfectionis ( Col 3,14 ) - Abbiate la carità, che è il vincolo della perfezione.

Pertanto questa carità o amore dell'anima fa in modo che lo Sposo corra a bere alla fonte amorosa della sposa, come le acque fresche invitano il cervo sitibondo e piagato a correre per refrigerarsi.

Perciò essa soggiunge:

e il fresco prende.

12 - Come l'aria rinfresca refrigerandolo chi è affaticato dal caldo, così quest'aura d'amore porta refrigerio e reca sollievo a chi arde d'amore, poiché questo ha la proprietà di essere refrigerato da un'aria che è un altro fuoco d'amore, dato che nell'amante l'amore è fiamma che arde accompagnata dal desiderio di ardere di più, simile in ciò alla fiamma del fuoco naturale.

Pertanto lo Sposo chiama prender fresco l'adempimento del proprio desiderio di ardere maggiormente nella fiamma dell'amore della sposa, cioè nell'aura del volo di lei.

Perciò è come se dicesse: all'ardore del tuo volo, io brucio di più, poiché un amore ne accende un altro.

È necessario notare che Dio infonde nell'anima la sua grazia e il suo amore in proporzione alla volontà e all'amore di essa.

Per questo il vero innamorato deve procurare che tale amore non venga mai meno poiché, per mezzo di esso, spingerà di più il Signore, se così si può dire, ad amarlo di più e a trovare maggiormente diletto nell'anima sua.

Per conseguire questa carità si deve fare quanto insegna l'Apostolo ( 1 Cor 13,4-7 ): La carità è potente, è benigna, non è invidiosa, non fa del male, non si insuperbisce, non è ambiziosa, non cerca le proprie cose, non si irrita, non pensa male, non si rallegra della malvagità, gode della verità, soffre tutte le cose che sono da soffrire, crede a tutte le cose che si devono credere, spera e sopporta tutto ciò che le conviene.

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