Adolescente/i
1) agg. Proprio dell'adolescenza, immaturo
2) s.m. e f. Chi è nell'età dell'adolescenza
Sinonimo: ragazzo
Adolescenza
1) Fase della crescita dell'essere umano collocabile tra i 12-14 e i 18-20 anni, caratterizzata da una serie di modificazioni fisiche e psicologiche che introducono all'età adulta
L'adolescenza è un periodo dello sviluppo che rappresenta il passaggio dall'infanzia all'età adulta, che va quindi da circa i 12 fino ai 19/20 anni.
Il termine adolescenza, infatti, significa crescere.
Gli anni dell'adolescenza si configurano come gli anni della sperimentazione di sé, di un'incertezza di fondo, durante i quali non è sempre chiaro chi si è, che cosa si vuole, che cosa piace, in che cosa si crede e soprattutto quale sia la propria meta.
In questi anni di prove e sperimentazioni, si vive con incertezza la propria identità, cercando di comprendere quali sono i propri gusti, i propri credo, i propri obbiettivi.
Le regole, i modelli, i valori che fino a quel tempo valevano, ora non valgono più.
In questa fascia di età gli adolescenti comunicano quello che hanno dentro con modalità non comprensibili e accettabili agli occhi del genitore.
In questa fase si compiono una serie di cambiamenti fisici sotto l'influsso di processi di maturazione biologica, tant'è che fisiologicamente l'adolescente ora è un adulto.
L'adolescenza si snoda tra due polarità: la dipendenza e l'autonomia, tant'è che fa spesso richieste ambivalenti perché vuole essere allo stesso momento, protetto e indipendente.
Questi aspetti generano conflitti nei genitori che non sanno più come comportarsi e si rendono conto che le modalità utilizzate quando erano bambini, non possono più essere funzionali.
Il processo di individuazione dell'adolescenza è accompagnato da sentimenti di isolamento, di solitudine, di disorientamento.
La consapevolezza che l'infanzia è finita crea, da una parte la voglia di diventare grandi per uscire di più, dall'altra un senso di pressione e di timore.
L'adolescenza termina quando è ben chiaro chi si è, dove si vuole andare e quando si è pronti a costruire rapporti stabili e significativi, anche con se stessi.
La pubertà è il risultato di notevoli variazioni ormonali che iniziano con una secrezione ipotalamica, la quale provoca una reazione ipofisaria che, a sua volta, provoca una stimolazione ormonale delle gonadi maschili e femminili.
L'inizio della pubertà viene fissata convenzionalmente a dodici anni e mezzo - tredici anni per i maschi e a 10–11 anni per le femmine.
La sua fine dovrebbe avvenire verso i 15 anni.
Dopo quest'età inizia l'adolescenza vera e propria che dovrebbe cessare verso i 18–20 anni con la fine dell'accrescimento somatico.
Tuttavia oggi l'adolescenza si è dilatata per cui può anticipare a 11–12 anni e prolungarsi fino ai 19–20 anni.
Mentre la pubertà sta ad indicare l'età in cui il soggetto diventa capace di riprodursi, l'adolescenza pone l'accento sull'accrescimento somatico e sui cambiamenti intellettivi, affettivi e relazionali con i quali avviene il passaggio dall'età infantile a quella adulta.
Come si vede nell'inizio della pubertà vi è uno scarto di uno - due anni tra il maschio e la femmina.
Si dice, infatti, che le femmine tendono a maturare prima dei maschi.
Queste età possono fluttuare ampiamente in base a caratteristiche individuali, razziali e alla latitudine.
La maturazione avviene prima nei paesi più vicini all'equatore, rispetto ai paesi nordici.
Per tale motivo non vi dovrebbe essere alcun allarme se queste tappe non sono raggiunte nei termini indicati.
Quando inizia la pubertà si avvertono già alcuni cambiamenti nell'atteggiamento, nel comportamento e nel carattere del ragazzo e della ragazza.
Anche a livello fisico si notano i segni esteriori delle modificazioni dell'assetto ormonale.
Nelle femmine vi è l'aumento delle dimensioni dell'areola e del volume del seno, per ipertrofia del tessuto ghiandolare e connettivo.
Si modifica la vulva e si sviluppano e colorano le piccole labbra.
Compare la peluria che interessa inizialmente il pube e poi si diffonde nella zona inquinale e ascellare.
Le rapide modificazioni ormonali portano, tra gli altri, cambiamenti nello sviluppo corporeo: il cosiddetto "scatto di crescita", per cui le bambine ed i ragazzi nel giro di qualche mese si allungano notevolmente.
Si chiama "scatto di crescita" per le caratteristiche d'impetuosità.
L'aumento della statura e del peso non avviene in modo graduale come avveniva nell'infanzia, ma si manifesta in modo rapido e massiccio.
Lo scatto di crescita nelle femmine è di 7,5 cm il primo anno e di 5,5 cm il secondo anno.
Nei maschi lo scatto di crescita è in media di 8,5 cm il primo anno e di 6,5 cm il secondo anno dello sviluppo puberale.
Nella ragazza avvengono le prime mestruazioni ( il menarca ), e nel maschio le prime eiaculazioni.
Questi eventi dovrebbero essere preparati ed accompagnati da un dialogo in cui i genitori o gli educatori pongano l'accento non solo sugli aspetti igienici o fisiologici legati alla maturazione sessuale, ma anche sugli aspetti sociali, morali ed etici, poiché le mestruazioni nelle ragazze e l'eiaculazione nei maschi sono indici dell'attività fisiologica delle ovaie, dell'utero e dei testicoli e stanno ad indicare la presenza della fertilità e quindi della possibilità di diventare madre se si è stata fecondata o padre se si feconda.
Il corpo ha nell'adolescenza un ruolo centrale.
L'adolescente ha difficoltà ad accettare le modificazioni del proprio corpo, in quanto queste avvengono in maniera troppo rapida.
Dice Antoniotti ( 2009 ): "La velocità con cui l'adolescente consegue una maturità corporea non è equilibrato dal tempo necessario per raggiungere una maturità psichica".
Il bambino ha una crescita lenta, graduale, armoniosa, quindi è più facile accettare il proprio corpo che, progressivamente, cambia.
È più agevole farlo proprio, interiorizzarlo, abituarsi a questo Io diverso, a questo Sé che cresce, si espande e si modifica.
Nell'adolescente, a causa dell'improvviso, notevole aumento della massa muscolare e ossea e dello sviluppo considerevole degli organi sessuali primari e secondari, il processo d'accettazione e d'interiorizzazione è più difficile.
"I cambiamenti fisici, corporei e sessuali comportano inoltre l'acquisizione di un'identità di genere che spesso è origine di profonde lacerazioni e ambivalenze difficili da risolvere".
Pertanto, a causa dell'interesse sessuale dei maschi, alcune ragazzine, imbarazzate, cercano, in tutti i modi, di coprire il seno ed i fianchi, segni evidenti di maturazione sessuale.
I maschi, invece, assumono il caratteristico aspetto impacciato di chi non sa ben armonizzare i movimenti e di chi non è felice di quella crescita disarmonica.
È difficile per loro vivere il proprio corpo in maniera serena, anche perché, a causa della pelle grassa, dei brufoli e del caratteristico odore pesante, questo è visto spesso come brutto e sgraziato.
L'adolescente spesso si interroga per sapere se è normale o no e cosa pensano gli altri di lui.
Soprattutto nella seconda e terza fase dell'adolescenza, crea scontento e disagio lo sviluppo non adeguato.
Un seno troppo piccolo o troppo grande per le ragazze, dei genitali e dei muscoli non ben sviluppati per i maschi, possono far nascere, nel confronto con gli altri, sentimenti d'inferiorità.
È l'età in cui, a causa dei problemi legati all'immagine corporea, sono più facili le malattie come l'anoressia e la bulimia o vi può essere un'accentuazione della timidezza, con sentimenti di chiusura ed isolamento.
Il disagio interiore spesso si focalizza anche su qualche elemento non perfetto del corpo o del viso: nelle femmine un naso non perfettamente in linea, nei maschi l'acne che deturpa il viso, creano complessi d'inferiorità che, a volte, rendono difficile la normale socializzazione.
Per quanto riguarda la cura del corpo, sia le ragazze che i ragazzi sono attenti a migliorare il proprio aspetto con le diete o con la palestra.
Soprattutto i maschi cercano impegni sportivi, al fine di esaltare le proprie prestazioni, le capacità e qualità del corpo, mentre le femmine sono più impegnate a migliorare gli elementi estetici.
Nella pulizia personale vi è un atteggiamento ambivalente ed altalenante, specie nel maschio.
L'adolescenza è la fase nella quale l'individuo comincia a subire le modifiche somatiche e psicologiche e a perdere le caratteristiche dell'infanzia.
La sessualità ha raggiunto la forma alloerotica ( cioè bisogno del partner ); il pensiero ha maturato le forme logiche, l'egocentrismo infantile è superato.
Queste nuove strutture sono però appena abbozzate; ora hanno bisogno di essere consolidate.
Ciò avviene nell'arco di tempo che va dai 12 ai 20 anni.
La fragilità somatica e psicologica del soggetto, in questa fase, è evidente e facilmente spiegabile se si tiene conto del lavoro per il consolidamento delle sue strutture fisico-psichiche che in lui si va compiendo.
I ragazzi all'età di circa 12-13 anni possono presentare cambiamenti in gusto, aspetto e carattere.
Vi è un egocentrismo tipico dell'adolescente dato dalla tendenza a rinchiudersi in questo mondo fantastico, che lo può portare a grandi mete, ma anche ad aspre delusioni.
Cronologicamente questa fase si colloca nella tarda adolescenza e nella prima giovinezza, tra i 14/15 anni e i 18/19 anni per le ragazze e tra i 15/16 e i 19/20 per i ragazzi.
Connesso con lo sviluppo del pensiero logico-formale vi è pure la maturazione degli schemi sociali.
Lo sviluppo della socialità comincia con il superamento dell'egocentrismo infantile verso i 12/13 anni, ma solo verso i 14 anni il sentimento della socialità orienta il soggetto verso rapporti di parità con gli altri e verso forme ideali di amicizia che non devono più rispondere alla necessità di avere compagni con cui giocare e divertirsi ma amici con cui coltivare ideali o condividere idee.
Un fenomeno caratteristico della socialità adolescenziale è quello della solidarietà con i coetanei, sia nelle circostanze in cui uno ha bisogno dell'altro fino a portare a vere e proprie complicità delittuose, sia ad una solidarietà di classe che spesso porta a contestazioni di maniera nei riguardi degli adulti.
Questa solidarietà di classe, mista a contestazione, si manifesta spesso in quella che viene chiamata crisi di originalità.
L'adolescente sceglie per il suo comportamento condotte che lo distinguano da tutti gli altri, ma la sua attenzione è a tutto ciò che può distinguerlo dagli adulti.
Gli schemi della personalità di un individuo sono la risultante di fattori naturali e altresì di fattori culturali.
Nei primi mesi di vita i fattori culturali tendono appena a condizionare il comportamento dell'individuo, per cui la condotta di un bambino di pochi mesi non differisce granché da quella di tutti gli altri bambini, ma più si avanza negli anni e più questi fattori contribuiscono a differenziare la condotta degli individui.
Le linee di comportamento qui descritte riguardo alle caratteristiche dell'adolescenza sono solo orientative per capire i soggetti in questa età, perché nella realtà molto forte sarà la differenza tra soggetto e soggetto a seconda dell'ambiente e dei fattori culturali che avranno concorso a condizionare lo sviluppo di ciascuno.
Un'altra evidente caratteristica dell'adolescenza è la voglia di indipendenza associata al bisogno di avere una figura di riferimento.
Questa particolarità determina i conflitti tra genitori e adolescenti, ma anche una maturazione che - a livello culturale - è descritta nel genere letterario del Bildungsroman.
Molti adolescenti inoltre cercano attenzioni non mangiando e ciò potrebbe creare molti problemi
Gli adolescenti, soprattutto a causa della "doccia ormonale" alla quale sono sottoposti i loro corpi e le loro menti, appaiono spesso irritabili, scontrosi, aggressivi, irrequieti, intrattabili, ipersensibili.
Il loro umore è altalenante: passano in pochi minuti dal riso al pianto, dalla gioia al dolore, dall'entusiasmo all'apatia, dall'indolente, dolce far niente, alla frenesia di voler fare tutto e subito.
Spesso si sviluppano in loro sentimenti d'angoscia e d'abbandono.
Vi è un continuo, e a volte repentino spostamento d'atteggiamenti: in casa sono aggressivi, fuori no; con un genitore sono gentili, con l'altro sono aggressivi; con la madre sono disubbidienti, con il padre no; con un fratello sono sottomessi, con un altro sono prepotenti.
Negli adolescenti vi è la ricerca di maggiore libertà, autonomia ed indipendenza, nonostante in un rapporto più approfondito emerga l'insicurezza caratteristica della loro età, per cui cercano anche appoggio, guida e aiuto.
Essi avvertono il bisogno di muoversi e di lasciare la casa per conquistare nuovi spazi fisici e psicologici.
Questa conquista, che nel bambino era graduale, adesso diventa frenetica.
Spesso gli adolescenti si impegnano in avventure rischiose, per confrontarsi con gli altri e con se stessi.
A volte si fanno trascinare dai compagni, altre volte da adulti che conoscono e approfittano della loro immaturità e fragilità.
Lo sviluppo del pensiero dell'adolescente vede emergere notevoli capacità di astrazione logica le quali, a quest'età, raggiungono il massimo livello del pensiero astratto.
Tale sviluppo rende il ragazzino o la ragazzina sempre più simile agli adulti.
Ne deriva che essi mettono in discussione gli insegnamenti dei genitori e le loro regole.
Purtroppo la resa scolastica non sempre è adeguata alle grandi capacità del pensiero a causa della instabilità emotiva.
I docenti notano una gran variabilità nel rendimento in base alle attività richieste e all'umore del giorno.
In alcuni giorni o periodi la resa è massima, in altri è minima.
Se un'attività viene ritenuta interessante l'impegno è grande mentre, per un'altra che non si ama, l'interesse e l'impegno si riducono al lumicino.
Durante l'adolescenza aumenta notevolmente il senso del pudore, sia nei confronti del proprio corpo, che dei sentimenti, i quali vengono rivelati solo agli amici intimi.
Se lo sviluppo psicologico non è stato armonico, vi potranno essere difficoltà relazionali nei confronti del proprio sesso o, più facilmente, nei confronti dell'altro sesso.
Nei maschi è frequente la paura dell'omosessualità, dell'incapacità sessuale o di una scarsa virilità.
Nelle femmine sono più frequenti i timori che il proprio corpo non abbia buone capacità d'attrazione.
Il desiderio sessuale diventa esuberante specie nei maschi, i quali l'avvertono come irrefrenabile e coinvolgente.
Per tale motivo sono molto frequenti sia la masturbazione sia il ricorso a sesso a pagamento.
Sempre nei maschi adolescenti si assiste spesso alla scissione della sessualità in affettività e genitalità e la sessualità viene percepita come distinta dalla generatività.
Questo legame tra affettività e sessualità è invece, più frequente e solido nelle ragazze.
Durante l'adolescenza sono possibili giochi e contatti sessuali con ragazzi e ragazze dello stesso sesso, senza che vi sia una vera omosessualità, la quale invece, presuppone, un costante e forte sentimento emotivo e affettivo nonché una continua interazione e attrazione verso una persona dello stesso sesso.
Per quanto riguarda i comportamenti concreti vi è nella nostra società, rispetto al passato, una precocità delle relazioni sessuali, ( l'età media del primo rapporto sessuale è di 17, 16 anni per i maschi e di 18, 14 per le femmine ), inoltre, rispetto a qualche decennio fa le esperienze sentimentali e sessuali sono più numerose e con un numero maggiore di partner.
Viene accettata l'uso della sessualità tra i giovani, anche perché il divario tra l'età della maturità sessuale e quella del matrimonio si è allungato notevolmente.
Infatti, mentre la pubertà avviene più precocemente che in passato, l'età di un possibile matrimonio si allontana sempre di più: per motivi scolastici, per la sistemazione economica e lavorativa, per immaturità affettiva, per scarso desiderio di assumersi adeguate responsabilità.
La nostra società tende quindi a trattenere, come fossero adolescenti, ragazze di vent'anni e oltre che, in altre culture e in altri periodi storici, sarebbero state considerate adulte.
I rapporti affettivi tra maschi e femmine, iniziano a scuola e durante il tempo libero.
Di solito si passa da un'attrazione generica e misteriosa per tutti i compagni di sesso diverso, a una relazione con qualcuno che suscita emozioni particolari.
Secondo i dati della Fondazione Cariplo le adolescenti che restano incinte in Italia ogni anno sono circa 100.000.
Ma oltre la metà di queste gravidanze viene interrotta mediante l'aborto volontario.
Le adolescenti che incorrono in una gravidanza spesso già presentano qualche difficoltà personale e relazionale, con storie di conflitti familiari, trascuratezza affettiva, relazioni instabili con il partner e con gli amici, insuccessi scolastici e problematiche psicologiche comportamentali.
La maternità, quando viene accettata, segna una brusca entrata nel mondo degli adulti.
Nelle ragazze adolescenti il legame con il figlio è contemporaneamente la ragione dello sconvolgimento della loro vita, ma anche un punto fermo della loro esistenza.
Non sempre si tratta di gravidanze occasionali, a volte si tratta di una scelta deliberata, allo scopo di appagare, attraverso la relazione con il bambino e la formazione di una famiglia propria, dei bisogni rimasti insoddisfatti.
Tuttavia la giovane età delle madri rende più complessa la costruzione di una relazione adeguata con il bambino, mentre rischiano l'isolamento sociale e la depressione poiché vanno in crisi il rapporto con i coetanei e quello con le famiglie d'origine.
Le madri adolescenti si sentono adulte ma hanno difficoltà a cambiare il loro stile di vita, a seguire i consigli medici e fare delle rinunce.
Il rapporto con i coetanei diventa difficile e spesso i padri dei bambini non si assumono alcuna responsabilità.
Pertanto devono essere aiutate e supportate dai genitori nel creare un legame positivo con il bambino.
In molti casi, specie in Italia, sono i genitori della ragazza ad occuparsi del bambino, mentre la figlia continua a fare la ragazzina.
Il costituirsi di un legame affettivo implica una ridefinizione del proprio essere nel gruppo degli amici.
A volte il gruppo può ostacolare la ricerca di spazi di intimità e quindi può vivere la relazione di uno dei suoi membri come un tradimento o un abbandono.
In altri casi la coppia che si è formata rimane inglobata nel gruppo e non modifica le relazioni preesistenti, per cui la relazione che si verrà a creare tra i genitori adolescenti e il loro figlio sarà incompleta.
È frequente nella giovane madre la depressione post-partum, con diminuzione dell'autostima.
Molte ragazze faticano a far fronte alle sfide della genitorialità, poiché possiedono una scarsa e irrealistica conoscenza delle pratiche di accudimento.
Tuttavia un terzo delle madri, se ben supportate, hanno uno sviluppo normativo e mantengono buone capacità di accudimento.
L'adolescente reclama con vigore la propria autonomia e individualità, ma resta profondamente dipendente dal contesto familiare nel quale vive.
Di conseguenza, tende ad isolarsi dai genitori, svilendo il loro ruolo e il loro potere pur non riuscendo a fare a meno di loro.
I genitori che prima venivano considerati come la fonte basilare e principale d'ogni idea, concetto e valore, improvvisamente non sono più idoli, punti di riferimento, immagini ideali.
Non sono più persone da imitare, con cui identificarsi, ma assumono l'aspetto di nemici da contestare, da abbattere, da limitare, di cui sminuire il potere.
Diventa frequente la contestazione delle idee e dei valori che riguarda non solo loro, ma tutti gli adulti.
Bisognosi d'affetto, in alcuni momenti cercano ancora l'abbraccio dei genitori, mentre in altre occasioni, specialmente davanti agli amici, li ignorano totalmente.
Inoltre gli adolescenti, per la prima volta, vedono la possibilità di prendere decisioni sul proprio destino, pertanto costringono gli adulti a una revisione di ciò che nel recente passato scandiva le regole educative.
Da ciò derivano i frequenti conflitti familiari.
Per Lidz è normale e naturale che l'adolescente e la sua famiglia siano in conflitto, poiché ciò permetterà loro di staccarsi dai suoi genitori per intraprendere una vita autonoma.
Questo ribollire di sentimenti, d'idee, d'emozioni, può far nascere dei sensi di colpa.
Avere nuovi interessi, pensieri nuovi, diversi da quelli dei genitori, in contrasto con i loro, vivere nuovi amori, non amare più come prima la propria madre, il proprio padre, i fratelli, le sorelle, ma qualcuno al di fuori della famiglia, qualcun estraneo alla famiglia può far nascere inquietudine.
Nonostante ciò, se ben gestiti con sintonia da entrambi i genitori, questi conflitti non ledono profondamente la stima che gli adolescenti hanno nei confronti dei propri genitori e familiari, i quali, quando i giovani saranno adulti, rimarranno sempre degli importanti e fondamentali punti di riferimento.
L'amicizia è uno dei sentimenti più importanti e più vissuti dall'adolescente.
Vi è una ricerca intensa d'amicizia con lo stesso sesso, prima che con l'altro sesso, soprattutto nella prima adolescenza.
Le qualità e le caratteristiche dei coetanei vengono il più delle volte esaltate e assumono delle valenze straordinarie, per cui l'adolescente sente il bisogno di vivere spesso ed intensamente con questi.
Pertanto mentre le regole dei genitori sono contestate o rifiutate le regole dei coetanei sono accettate senza molta difficoltà.
Dicono Giorgio e Calandra: "Il gruppo degli adolescenti funziona come un traghetto che aiuta il ragazzo o la ragazza ad affrontare la transizione fra il territorio originale dell'infanzia, dove ha vissuto fino ad allora, e dove ha lasciato le proprie certezze, e il mare aperto dell'adolescenza".
Per quanto riguarda i rapporti con lo stesso sesso, i maschi amano vivere nel gruppo, nel clan, le femmine preferiscono un rapporto a due, un'amica del cuore.
Nella sua evoluzione positiva ed emancipante, il gruppo dei pari aiuta a crescere, a maturare, a diventare grandi.
Il gruppo crea coesione, alleanze, condivisione, garantisce protezione e riconoscimenti.
Nella sua evoluzione negativa invece il gruppo può potenziare il malessere del ragazzo e spingerlo ad effettuare atteggiamenti violenti, aggressivi, distruttivi.
Da parte dell'adolescente 'interazione con la tecnologia è notevole e riguarda sia la dimensione relazionale che quella comunicativa.
L'attuale generazione viene definita "generazione digitale" proprio per quest'uso massiccio e frequente di molti strumenti tecnologici: un adolescente su due controlla ossessivamente i social media sul proprio smartphone anche di notte; uno su dieci lo fa almeno dieci volte per notte, senza che i genitori se ne accorgano.
Inoltre gli adolescenti e i preadolescenti sono tra i maggiori fruitori dei video-giochi.
Il consumo di musica, sia da soli sia nel gruppo, aumenta notevolmente, tanto che non è difficile trovare i propri figli adolescenti, chiusi nella stanza ad ascoltare per ore la musica e le canzoni più in voga.
Né è difficile che si scoprano musicisti creando nuovi complessini.
A causa di quest'uso eccessivo, il luogo digitale diventa più importante del luogo reale.
Gli spazi e i tempi dedicati al riposo diminuiscono molto.
Ciò comporta un'attenzione molto scarsa alla lettura, alla riflessione e alle attività didattiche, nel mentre aumentano i sintomi del disagio giovanile, la malinconia, i sintomi ansiosi e la chiusura.
Per fortuna vi sono anche tanti adolescenti che, aggregandosi in gruppo, utilizzano il loro tempo libero per cause che hanno pienamente sposato.
Questi adolescenti diventano portatori e propugnatori di nuovi interessi culturali, filosofici, sociali e religiosi, o fanno proprie le idee e gli ideali, spesso estremi, di qualche leader politico o religioso.
In questi casi essi diventano una fucina di cambiamento, di pensieri e d'interessi.
Quando le aggregazioni giovanili, grazie anche all'apporto di qualche adulto disponibile all'ascolto, autorevole e saggio, sono finalizzate ad una strutturazione sana del tempo libero, diventano una risorsa preziosa per la società e per gli stessi giovani.
La figura dell'adolescente, come persona in una prolungata fase di transizione problematica, non viene considerata dalla maggior parte delle società tradizionali.
In esse spesso il passaggio dalla fase della vita "bambino" alla fase "adulto" viene ( veniva ) gestito da appositi riti di passaggio, che rappresentano in chiave simbolica l'allontanamento dallo stato precedente, l'attraversamento di una soglia liminale, e la reintegrazione nella società con un diverso stato.
Anche nelle società "occidentali" fino all'Ottocento si veniva considerati bambini fino all'età in cui non ci si poteva dedicare alle attività che la propria classe sociale prevedeva.
Le rappresentazioni artistiche, letterarie o figurative, di "giovani uomini o donne", anche di 10 o 12 anni, mostrano come venissero caratterizzati come "piccoli adulti", vestiti come i genitori, intenti nelle stesse attività.
Questo sia negli strati sociali più poveri, dove l'inizio del lavoro poteva essere anche a 6-7 anni, così come tra le élite, dove si poteva essere re o professori universitari anche a 12-14 anni.
Verso la fine del XIX secolo, nelle società europee, in particolare in Germania, Inghilterra e Francia, i profondi mutamenti sociali ed economici fecero sì che un grande numero di ragazzi giungessero a trovarsi in una condizione di vita fino ad allora non presente sociologicamente.
In particolare, nel mondo borghese l'aumentata importanza dell'istruzione fino ad avanzata età, la proliferazione di college e scuole superiori, i lunghi periodi di apprendistato non produttivi necessari alla formazione nelle scienze più avanzate, crearono l'adolescenza come etichetta sociale prima non necessaria.
Parallelamente, la diffusione di istituzioni e associazioni giovanili, come lo scautismo, le società segrete giovanili o il movimento giovanile tedesco ( Wandervogel ), così come il fiorire della letteratura sulla e per l'adolescenza, risposero alla necessità di creazione d'identità in questa nuova fase della vita.
L'aumento numerico dei casi di depressione negli ultimi anni non ha risparmiato gli adolescenti.
Questa di solito porta il ragazzo a cadere in un vero e proprio abisso in cui si sente inutile, impotente, talvolta tormentato da sensi di colpa, vergogna o disperazione.
È uno stato che prende il posto di un normale processo di crescita e può arrivare ad ostacolare seriamente il futuro del giovane soggetto.
Spesso si trascurano i problemi di umore dei ragazzi che vengono identificati con impertinenza, maleducazione e insolenza e quindi non presi in considerazione in maniera adeguata.
Essi potrebbero essere all'origine di insuccessi scolastici, dipendenza di droga o alcol, disturbi del carattere fino ad arrivare a estreme condotte suicide.
Ragazze e ragazzi non esprimono allo stesso modo la loro depressione: le prime esprimono questo malessere spesso attraverso l'errata percezione del loro corpo mentre i ragazzi mostrano i loro disagi con aggressività mascherando tensione e sofferenza. Le origini di queste depressioni si trovano nella famiglia dove a volte le interazioni tra genitori e figli risultano problematiche.
Non bisogna però trascurare la pressione socio-culturale che nel rapporto con i pari e con gli educatori gioca un ruolo fondamentale.
L'adolescenza suscita al giorno d'oggi, più che in ogni altro momento storico, una crescente attenzione da parte del mondo degli adulti ( in special modo genitori, insegnanti, sociologi e psicologi ).
L'adolescente riesce sempre a sorprenderci per le capacità di infastidire le tendenze conservatrici del nostro mondo, per le potenzialità di pensiero e di azione che si possono manifestare sotto forma di grande creatività, distruttività o piattezza.
Dietro ai sintomi ( corporei, relativi alla sessualità, condotte autodistruttive etc. ) sembra esserci anche una grande necessità di conoscere e capire: l'adolescente è affamato di verità.
È l'erede del bambino teso incessantemente a elaborare teorie e farsene una ragione, alla ricerca spasmodica dei segreti sui misteri del mondo: la differenza fra i sessi e l'origine della vita.
Sono domande sul sé, sul mondo circostante, sui genitori, sulle relazioni affettive.
Cosa mi sta succedendo?
Chi diventerò?
Come mi accoglierà la società?
Cosa si aspettano gli altri da me?
Come posso essere me stesso e allo stesso tempo non deludere i miei genitori?
Chi e come potrà amarmi oltre a loro?
Sono solo un piccolo esempio dei dubbi e delle incertezze che li assillano in questa fase di grandi ed importanti, ma allo stesso tempo estremamente difficili, trasformazioni.
Quali sono gli obiettivi di questa crescita?
I temi evolutivi sui quali si svolge la crescita degli adolescenti e sui quali si possono eventualmente, in questa fase della vita, strutturare i sintomi disfunzionali, riguardano generalmente:
- l'accettazione del proprio corpo in mutazione: l'immagine corporea viene messa in crisi dai cambiamenti della pubertà e necessità perciò di essere ristrutturata ed assimilata come facente parte di una nuova identità.
Il corpo, diventato estraneo, viene utilizzato come uno spazio di sperimentazione, o in casi più estremi come un campo di battaglia, sul quale mettere in scena eventuali conflitti ( disturbi alimentari, abuso di sostanze, gravidanze precoci, etc. )
- l'acquisizione di un'identità personale unica e definita, che permetta all'adolescente di percepirsi con una precisa definizione di sé stesso in termini di personalità, valori, credenze, preferenze e motivazioni.
Uno dei passaggi essenziali per la risoluzione di questo processo è la ( più o meno ) sofferta acquisizione di autonomia rispetto alle figure genitoriali.
Questo porta il ragazzo ad un difficile riconoscimento di sé stesso nell'ambiente familiare e ad una necessaria ristrutturazione della propria immagine in questo contesto.
Viene quindi vissuto il lutto rispetto alla perdita della propria identità infantile.
- il consolidamento di un'identità sessuale e di genere, ovvero la convinzione stabile di appartenere all'uno o all'altro sesso e di identificarvisi.
Le trasformazioni del corpo e la maturazione degli organi genitali innescano il bisogno di intensificare i comportamenti che caratterizzano il genere sessuale nel quale l'adolescente si identifica.
Parte di questo processo è il compito di integrare la nuova sessualità con l'affettività in un insieme armonioso.
- le relazioni con i coetanei e lo sviluppo di una identità sociale.
All'interno dei raggruppamenti giovanili si costruisce gran parte dell'identità adolescenziale.
Il rapporto con i coetanei ha il ruolo di rendere pensabile il travaglio della crescita attraverso la condivisione e il senso di appartenenza.
Quando queste relazioni risultano compromesse si possono verificare difficoltà che necessitano di essere attentamente valutate.
- la formazione di sistemi motivazionali, valori e progettualità futura più strutturati tramite
- interiorizzazione di norme e valori stabili e coerenti con la propria identità
- mediazione fra bisogni interni ed esigenze sociali
- sviluppo di aspirazioni ed una personale visione del mondo al quale non adeguarsi passivamente.
I sintomi adolescenziali hanno un carattere instabile e discontinuo.
I genitori possono quindi dover affrontare momenti in cui sono travolti dalla forza con la quale si manifestano certi comportamenti e spaventati dalla loro violenza ed estraneità rispetto al carattere del figlio come lo avevano conosciuto fino a quel momento.
Questo può provocare sentimenti diversi che possono elicitare comportamenti preoccupati, permissivi, tolleranti o repressivi, conseguenti all'onda d'urto provocata dalle emozioni portate in campo dal ragazzo o dalla ragazza.
Questi momenti si alternano ad altri in cui sembra che torni la serenità, momenti durante i quali si può trovare anche lo spazio per pensare a "cosa possa essere successo e perché".
Spesso in queste situazioni può nascere nella mente del genitore l'esigenza di avere qualcuno con cui confrontarsi e capire con quali strumenti, quando presumibilmente i problemi si ripresenteranno, potrebbe aiutare più efficacemente il figlio/a ad affrontare le difficoltà che provocano sofferenza e disequilibrio.
Ciò che accomuna principalmente i sintomi del terremoto adolescenziale è l'estremizzazione dei conflitti, che può manifestarsi attraverso una modalità attiva o passiva:
- agito attivo: ribellione fisica e/o verbale anche violenta
- agito passivo: l'isolamento e/o il silenzio, che portano comunque con sé forti sentimenti di aggressività nei confronti del mondo.
La tendenza ad esprimere con il corpo e con l'azione ( o l'azione "repressa" ) contenuti non esprimibili in altro modo, è una caratteristica specifica dell'adolescenza, conseguenza della difficoltà di manifestare i propri bisogni tramite pensieri e parole.
Il linguaggio del comportamento può essere liberatorio quando ci si trova in uno stato di insostenibile tensione emotiva.
Anche se talora questi comportamenti possono assumere caratteristiche preoccupanti bisogna tener conto che in questo periodo della vita la personalità non ha ancora una strutturazione stabile, per cui queste manifestazioni possono risolversi spontaneamente nel corso dello sviluppo.
Altre volte invece potremmo trovarci di fronte a forme iniziali di patologia o di difese che potranno successivamente assumere forme conclamate e giustificano l'allerta dei genitori.
Mentre l'acquisizione di identificazioni più solide e armoniche può senz'altro favorire un'evoluzione positiva, il cristallizzarsi delle condotte problematiche, a parte alcuni rari esiti clamorosi, potrebbe condurre all'organizzazione di personalità disadattive e allo sviluppo cronicizzato di modalità di comportamento causa di disagi significativi nella vita adulta.
Le manifestazioni del disagio del ragazzo o della ragazza possono essere rilevati attraverso una serie di segnali ( non si parla di diagnosi ma di segnali di stati di sofferenza, il cui senso e la cui rilevanza o meno vanno valutati caso per caso ) dei quali di seguito elenchiamo alcuni dei più frequenti:
difficoltà ad affermare la propria personalità, crisi di identità ( chi sono?, non mi riconosco più? );
conflittualità con i genitori ( non riescono a capirmi, mi trattano come se fossi un bambino, invadono i miei spazi, non li sopporto più );
disfunzioni nell'alimentazione come eccesso o rifiuto del cibo e spesso ripercussioni sul peso corporeo ( non ho fame, il cibo mi ripugna, ho sempre fame, ci sono momenti in cui non riesco a smettere di mangiare, vomito quello che ho mangiato );
difficoltà a riconoscere con chiarezza i propri obiettivi di vita ( non so in che direzione andare, non so cosa voglio );
problemi scolastici ( non mi importa niente della scuola, non riesco a dimostrare che sono capace, non sono intelligente );
sofferenze sentimentali ( mi ha lasciato, nessuna/o mi vuole, chi potrebbe amarmi così come sono );
isolamento rispetto al gruppo dei coetanei ( non ho voglia di vedere nessuno, non me la sento di uscire di casa );
disagio nelle relazioni con i coetanei ( non riesco a parlare con gli altri, mi arrabbio con tutti, gli altri non mi considerano, nessuno mi ascolta, non riesco a farmi degli amici, non sto più bene con i miei amic i);
disagio rispetto al proprio corpo ( non mi piaccio, mi sento grasso, sono troppo alto, sono cambiato e non mi piace come sono adesso );
dubbi sulla propria identità sessuale ( non so se mi piacciono le ragazze o i ragazzi, faccio pensieri su quelli del mio stesso sesso, ho il timore di essere gay, ho il timore di essere lesbica );
angosce e paure ( ho paura di stare da solo, in certe situazioni mi blocco, ho paura di quello che gli altri pensano di me, ho paura di non piacere e di come mi giudicano );
ossessioni ( ho dei pensieri che mi disturbano e che non riesco a controllare, mi lavo le mani in continuazione, accendo e spengo la luce senza motivo, etc .. );
autolesionismo manifestato attraverso pensieri o veri e propri comportamenti ( ho pensato di suicidarmi, penso di farmi del male, ho provato ad uccidermi, mi taglio, non mangio, vomito apposta, faccio cose pericolose, mi faccio, bevo );
somatizzazioni cioè malessere fisico per cui è stato verificata ( per esempio dal medico di famiglia ) l'assenza di una causa organica ( mi viene spesso mal di testa, mi va a fuoco lo stomaco, ho la pelle sempre irritata );
rabbia e aggressività ( mi arrabbio con estrema facilità, perdo il controllo, odio tutti ).
È possibile aiutare un figlio adolescente in crisi?
I genitori sono gli attoniti spettatori di questo processo che si svolge sotto i loro occhi.
Il sentimento prevalente è spesso quello di soffrire per il fatto di sentirsi impotenti nell'aiutare il figlio/a a superare le sue difficoltà o nell'alleviare perlomeno le sue sofferenze.
Tutto questo può unirsi alla rabbia per la sensazione che sia proprio lo stesso figlio a considerare inutile, e spesso indesiderata, la loro partecipazione a questo suo percorso.
Come abbiamo detto è sbagliato considerare i sintomi adolescenziali in un'ottica di patologia.
A seconda di come si presentano ed evolvono le difficoltà ed i conflitti, è necessario valutare se vi siano le indicazioni per giustificare delle preoccupazioni oppure se considerarle come un processo fisiologico.
In quest'ultimo caso l'adolescente necessità soprattutto di essere ascoltato, considerato ed accettato nella sua individualità.
Per i genitori la difficoltà maggiore consiste certamente nel cercare di mantenere la giusta distanza, una nuova modulazione fra la presenza emotiva di cui ancora gli adolescenti fortemente necessitano ( anche se in forma "fantasmatica", una sorta di presenza "a chiamata" ) ed un movimento verso il "farsi da parte", per permetter loro di acquisire la necessaria autonomia ed identificazione.
L'impegno e la fatica richiesti ai genitori in questo momento sono enormi, è perciò necessaria un'attenzione anche alle loro difficoltà e non solo a quelle del figlio.
Genitori più sereni, con più strumenti di comprensione ed intervento, possono riuscire meglio nel compito di sostenere il figlio adolescente perché possa ad es. investire su nuovi legami senza sentirsi in colpa nei confronti dei propri genitori e favorire la delicata fase di negoziazione dei tempi e degli spazi da dedicare a studio, amici e famiglia.
Nel caso invece in cui la situazione sembri giustificare un livello di preoccupazione elevato, si può evidenziare la necessità di accedere ad una consulenza, che può essere risolutiva, si capisce cioè come affrontare il problema o che magari semplicemente il problema non esiste, o portare a valutare un percorso, che aiuti l'adolescente ad affrontare l'uscita dall'infanzia e l'ingresso nel mondo adulto con una maggiore conoscenza di sé e una maggiore sicurezza in se stesso.
Lo psicologo, in base alle peculiarità del caso, può ritenere utile un lavoro individuale con l'adolescente o consigliare una serie di incontri cui partecipano solo i genitori, oppure coordinare i due interventi, al fine di aiutare il nucleo a trovare nuove e più funzionali modalità di relazione e comunicazione.
Bisogna poi dire che spesso il ragazzo/a non si rende disponibile personalmente alla partecipazione ad un determinato percorso e bisogna quindi valutare l'opportunità di lavorare soltanto con i genitori, alleviando la loro fatica, supportandoli nella loro funzione genitoriale in questa difficile fase di vita della famiglia, che si svolge generalmente in un momento di cambiamento anche della fase di vita personale del genitore.
In modo certosino e appassionato, Luca traccia una panoramica del giovanissimo di oggi, con la fiducia però che la realtà supera l'idea perché quello che noi pensiamo di loro è sicuramente meno e poco rispetto a quello che effettivamente sono: "quando si parla di giovanissimi, adolescenti, ragazzi - dice Luca - il pericolo è sempre quello di scadere negli stereotipi e luoghi comuni.
[...] Lì fuori, ci direbbero questo: iperconnessi, l'esercito del selfie, millennials, sbandati, annoiati, NEET, superficiali, incapaci di scelte a lungo termine, i nuovi atei, la prima generazione incredula, poca fiducia nell'altro, ecc."
In base al Rapporto giovani 2017 dell'Istituto Toniolo e ai dati raccolti direttamente da Luca attraverso un sondaggio che ha intercettato un centinaio di giovanissimi dalla Lombardia alla Puglia, sono emerse 5 considerazioni che riportiamo così come condivise da Luca nel suo intervento.
Volendo provare a tracciare il profilo religioso degli adolescenti di oggi, si può dire che Dio o la sua idea non è esclusa totalmente.
Persiste una domanda religiosa e anche una tendenza a viverla questa dimensione.
Ma in che modo?
Sicuramente in maniera individualistica ed emotiva.
La relazione con Dio è vissuta in maniera molto soggettiva ed è intrecciata con i propri stati d'animo e la propria situazione emotiva.
Ma chi ha detto che una domanda di fede non possa nascere da uno stato emotivo?
Ogni qual volta un giovanissimo o un adolescente ti chiede a cosa serva amare, sognare, perché viene abbandonato dai genitori, lì, in quella umanità c'è un bisogno di fiducia, di fede.
La domanda non manca!
Piuttosto interroghiamoci sull'offerta!
Conseguenza del primo punto è l'esperienza della preghiera vissuta in maniera intima e solitaria e il mondo del religioso è relegato nell'intimo del proprio cuore.
Ad una preghiera intima e solitaria corrisponde un debole legame con la comunità; l'adolescente frequenta poco le attività e la preghiera, anche perché pensa che i linguaggi e i valori da essa proposte siano "superati".
Si avverte pochissimo il bisogno di condividere domande e dubbi o un cammino di fede, di ideali, di valori.
Se la fede è collegata ad un sentimento di fiducia, qual è il grado di fiducia dei giovanissimi nei confronti di adulti, Scuola, Chiesa, Istituzioni?
I giovanissimi avvertono incertezza nel futuro.
Questo comporta una tendenza a non programmare a lungo termine.
Ci si concentra sul presente a fare tutte le esperienze possibili, nell'oggi!
Una nota positiva ( finalmente ), soprattutto per i suoi risvolti educativi, la rileviamo nell'impegno per l'altro.
I ragazzi di oggi, soprattutto tra quelli che si dichiarano cattolici, tendono ad impegnarsi in esperienze di volontariato.
Fino a qualche decennio fa il figlio del contadino sapeva che quasi sicuramente avrebbe fatto il contadino, il figlio dell'operaio, l'operaio e il figlio del medico, il medico.
Oggi questo automatismo non c'è più.
Di conseguenza è cambiato l'atteggiamento verso la vita, con un futuro più ricco di incognite che a volte disillude i sogni dei ragazzi.
Perché i sogni ci sono e sono bellissimi!
Il fatto è che a noi educatori spetta il compito di saper indirizzare questi sogni, portando i ragazzi a sognare ma allo stesso tempo avendo i piedi ben piantati per terra.
Altrimenti creeremo una massa di sognatori senza la percezione della realtà e avremo sempre ragazzi pseudo depressi.
È dunque questo il tempo giusto per attivarci tutti in modo più incisivo e sentirci richiamati all'impegno non nonostante tutto ma in questo preciso tutto in cui i giovanissimi, così come sono, ne tracciano la realtà.
"A noi è richiesto di sapere guardare oltre l'apparenza.
Essere dentro questa realtà quindi è il primo grande passo, quello immediatamente successivo è quello farci interrogare da essa, interpretando i segni."
Figlio, perché ci hai fatto così? | Lc 2,48-49 |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Loro formazione all'apostolato | AA 30 |
Coltivare la loro sacra vocazione | OT 3 |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Adolescenza e abusi sessuali | 2389 |
Adolescenza e catechesi | 5 |
24 | |
Adolescenza e dominio di sé | 2342 |
Adolescenza e prostituzione | 2355 |
Adolescenza e pudicizia | 2524 |
Rinnovamento della Catechesi |
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Unità della coscienza | 53 |
Gli adolescenti | 137 |
Tra i laici cristiani | 196 |
Compendio della dottrina sociale |
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Adolescenti soldati e rieducazione | 512 |