Amministrazione
1) Attività di amministrare beni privati o pubblici
Sinonimo: gestione
a. ordinaria, gestione normale di beni, aziende ecc.
a. straordinaria, in diritto, quella che tende al risanamento di grandi aziende in situazione fallimentare ed è affidata a un commissario straordinario
a. controllata, quella che avviene sotto il controllo del tribunale e d'intesa con i creditori, in vista di un risanamento finanziario
fig. di ordinaria a., che non presenta particolari difficoltà
2) fig. Regolazione, dosaggio
3) Ente, azienda pubblica, ufficio che gestisce una determinata attività;
l'insieme delle persone che hanno il compito di amministrare
Sinonimo: governo
a. finanziaria, quella che riscuote le entrate e provvede alle spese pubbliche
4) Complesso di uffici in cui si svolge l'attività amministrativa
Il servizio fraterno e l'aiuto ai poveri sono uniti, fin dalla nascita della Chiesa, alla celebrazione dell'Eucaristia.
Condividere i beni è un tratto fondamentale della comunità cristiana.
I tre sommari degli Atti ( At 2,42-47; At 4,32-35; At 5,12-16 ) attestano che i primi cristiani possedevano tutto in comune e distribuivano tutto, non per essere poveri, ma perchè così nessuno tra loro era bisognoso.
A motivo della comunione dei fratelli nella fede, si raccoglievano i beni o si facevano " collette " per aiutare i poveri e i cristiani di altre comunità ( At 11,28-30; 1 Cor 16,1-4 ).
La condivisione dei beni e il servizio ai poveri richiedettero presto nella Chiesa una organizzazione.
Prima i diaconi e poi i chierici dovettero amministrare i beni della Chiesa che, nei primi tre secoli, erano i beni dei poveri.
Però, questo sistema scomparve un pò alla volta, perchè venne meno il senso esatto delle offerte.
A partire dal secolo IV, appaiono, con il " costantinismo " della Chiesa, due fenomeni nuovi:
un clero libero da lavori civili e mantenuto economicamente dalla comunità dei fedeli ( ciò darà luogo alla " classe sacerdotale ", che controllerà il denaro della Chiesa ),
e l'esistenza di proprietà ecclesiastiche per doni tatti da alcuni fedeli ( questo darà luogo ad una grande preoccupazione istituzionale ).
La Chiesa, sviluppatasi come istituzione potente ai tempi della conversione dell'Impero romano e dei popoli barbari, divenne religione ufficiale, assunse come supplenza un compito di benefattrice e si arricchì notevolmente.
Col tempo, vennero favoriti gli " stipendi " per il culto, per un " congruo sostentamento " del clero.
Il denaro venne adibito per costruire edifici, alle volte sontuosi e scandalosi, della Chiesa.
Già nel secolo V, il papa Gelasio decise di distribuire i beni della Chiesa in quattro parti: vescovi, clero, culto e poveri.
Un po' alla volta, il popolo perdette il controllo dei beni della Chiesa amministrati da chi aveva autorità.
Ricordiamo che la Chiesa si arricchì notevolmente per donazioni, specialmente di terreni che, nel Mediodevo, le curie amministravano i beni, con forte scontento del popolo, dei mendicanti e di qualsiasi cristiano che fosse anche minimamente evangelico.
I beni divennero proprietà di certe istituzioni, sotto il patrocinio di un santo patrono.
A poco a poco, queste istituzioni amministrarono il loro patrimonio, acquistarono rendite ed investirono le loro entrate, senza il controllo della comunità dei fedeli, con tutta segretezza e in una prospettiva di pura conservazione del capitale accumulato e di aumento dei benefici.
Le lotte sorte nei tempi della " disamortizzazione " dei beni della Chiesa causarono scandali, tensioni e incomprensioni.
La Chiesa è tutt'altro che " intendente dei poveri ".
Però, a partire dal Concilio, si va verso un nuovo stile di uso dei beni della Chiesa.
I beni della Chiesa sono riscossi oggi fondamentalmente in tre modi:
per contributi volontari,
imposte religiose,
aiuti dello Stato.
L'indipendenza della Chiesa rispetto allo Stato significa, dopo il Concilio, un rifiuto netto, da parte della Chiesa, di qualsiasi aiuto finanziario o dell'uso di organismi statali per ottenere " imposte religiose " o esenzioni economiche equivalenti a privilegi.
Parlare dei diritti della Chiesa, soprattutto in campo economico, fondandosi su alcuni diritti " particolari ", è una cosa inaccettabile.
D'altra parte, le proprietà della Chiesa, per la sua natura missionaria e per la sua vocazione di povertà al servizio dei poveri, non sono degli ecclesiastici, ma del Popolo di Dio le cui frontiere col resto dell'umanità non possono essere ben delineate.
Il diritto di proprietà e l'uso dei beni temporali della Chiesa non sono privati a causa della missione cristiana.
Sono beni autonomi, ma non indipendenti; sono sussidiari, ma non assoluti.
La proprietà e l'amministrazione dei beni della Chiesa devono stare al servizio del suo ministero, fondamentalmente evangelizzatore, che comprende un servizio pubblico, date le eredità avute e le implicanze sociali che comporta il fatto cristiano.
I beni della Chiesa sono strumenti per la sua missione e vanno ripartiti secondo alcune necessità prioritarie:
l'assistenza e la promozione della carità verso i poveri o indigenti,
il mantenimento di certi locali,
il sostentamento di alcuni compiti pastorali
e il salario di alcuni responsabili.
La Chiesa possiede, per donazioni varie e per il lavoro disinteressato di molti cristiani, una quantità enorme di edifici di ogni indole, il cui patrimonio deve essere profondamente rivisto.
Il Nuovo codice di Diritto Canonico indica i " fini propri " che devono avere le offerte o donazioni dei fedeli:
" ordinare il culto divino,
provvedere ad un onesto sostentamente del clero e degli altri ministri,
esercitare opere di apostolato sacro e di carità, specialmente a servizio dei poveri " ( c. 1254 ).
Evidentemente, i credenti sono tutti chiamati a collaborare nei compiti pastorali della Chiesa.
Perciò anche quelli che sono semplici beneficiari del culto domenicale hanno l'obbligo di dare il loro contributo per la Chiesa.
Però, ci deve essere sempre una vera "co-gestione economica".
Il compito di condivisione dei beni deve essere effettivamente evangelico.
I poveri vanno ritenuti come l'azione fondamentale di ogni compito ecclesiale.
Per scoprire cosa dice la Bibbia riguardo all'amministrazione, iniziamo con il primissimo versetto: "Nel principio Dio creò i cieli e la terra" ( Gen 1,1 ).
In qualità di Creatore, Dio ha diritto assoluto di proprietà su tutte le cose; pensare di non partire da questo punto sarebbe come iniziare ad abbottonare una fila di bottoni saltando il primo ... tutto il resto non starebbe mai in linea.
Tutto il resto che c'è nella Bibbia, compresa la dottrina dell'amministrazione, non avrà senso né vera rilevanza se non partiamo dal fatto che Dio è il Creatore e ha pieno diritto di proprietà.
È attraverso la nostra capacità di afferrare pienamente questo concetto e incastonarlo nel nostro cuore che si potrà comprendere la dottrina dell'amministrazione.
La dottrina biblica dell'amministrazione definisce il rapporto dell'uomo rispetto a Dio, identificando Dio come padrone e l'uomo come amministratore.
Dio rende l'uomo Suo collaboratore nell'amministrazione di tutti gli aspetti della vita.
L'apostolo Paolo lo spiega meglio dicendo: "Noi siamo infatti collaboratori di Dio; voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio" ( 1 Cor 3,9 ).
Partendo da questo concetto, siamo dunque in grado di guardare nella giusta prospettiva e valutare correttamente non solo i nostri beni, ma, soprattutto, la vita umana stessa.
In sostanza, l'amministrazione definisce lo scopo assegnatoci in questo mondo da Dio stesso.
È l'opportunità che ci viene divinamente offerta per contribuire con Dio al Suo moto di redenzione mondiale ed eterno ( Mt 28,19-20 ).
Il ruolo che ci vede amministratori non implica che Dio prenda qualcosa da noi; è il Suo modo di elargire i propri doni più ricchi al Suo popolo.
Nel Nuovo Testamento, sono due i termini greci che racchiudono il significato di "amministratore".
Il primo termine è epitropos, che significa "amministratore, sorvegliante o guardiano".
Nell'ambito del governo, significa "governatore o procuratore".
A volte, è stato usato nel Nuovo Testamento con il senso di "tutore", come in Galati 4,1-2: "Ora io dico che per tutto il tempo che l'erede è minorenne non è affatto differente dal servo, benché sia signore di tutto, ma egli è sotto tutori e amministratori fino al tempo prestabilito dal padre".
Il secondo termine è oikonomos.
Anche questo significa "economo, soprintendente o gestore" e compare più spesso nel Nuovo Testamento.
A seconda del contesto, è spesso tradotto con "dispensazione, amministrazione, gestione, economia, ordine, piano o esercizio".
Si riferisce soprattutto alla legge o alla gestione di una casa o degli affari domestici.
Nello specifico, all'interno degli scritti di Paolo, il termine oikonomos assume il suo significato più completo, in quanto Paolo considera la sua responsabilità di predicare il Vangelo come un compito divino ( 1 Cor 9,17 ).
Paolo si riferisce alla chiamata che ha ricevuto da Dio definendola dispensazione ( amministrazione ) della grazia di Dio per un sacerdozio del mistero divino rivelato in Cristo ( Ef 3,2 ).
In questo contesto, Paolo sta ritraendo Dio come il Capo di una grande famiglia, che Egli amministra saggiamente attraverso Paolo stesso in qualità di servo ubbidiente del Signore Gesù Cristo.
Un altro punto significativo di quello che Paolo dice è che una volta che siamo chiamati e inseriti nel Corpo di Gesù Cristo, l'amministrazione che ci viene richiesta non è il risultato delle nostre forze o capacità.
La forza, l'ispirazione e la crescita nella gestione della nostra vita devono venire da Dio attraverso lo Spirito Santo che è in noi; altrimenti, la nostra fatica sarà vana e la crescita nell'amministrazione sarà una crescita umana e presuntuosa.
Di conseguenza, dobbiamo sempre ricordare che la sola fonte della nostra forza è piacere a Dio: "Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica" ( Fil 4,13 ).
Paolo disse anche: "Ma per la grazia di Dio sono quello che sono; e la sua grazia verso di me non è stata vana, anzi ho faticato più di tutti loro non io però, ma la grazia di Dio che è con me" ( 1 Cor 15,10 ).
Più spesso che no, quando pensiamo a una buona amministrazione, pensiamo a come gestiamo le nostre finanze e alla nostra fedeltà nel rendere a Dio le decime e le offerte.
Come stiamo iniziando a vedere, però, si tratta di molto più di questo.
In effetti, si tratta di molto di più che gestire il nostro tempo, i nostri beni, il nostro ambiente o la nostra salute.
L'amministrazione è la nostra ubbidiente testimonianza alla sovranità di Dio.
È ciò che motiva il seguace di Cristo ad agire, compiendo opere che manifestano il suo credere in Lui.
L'amministrazione di Paolo implicava la proclamazione di ciò che gli era stato affidato: la verità del Vangelo.
L'amministrazione definisce la nostra ubbidienza pratica nell'amministrare tutto ciò che è sotto il nostro controllo, tutto ciò che ci è stato affidato.
È la consacrazione di sé stessi e dei propri beni al servizio di Dio.
Il nostro ruolo di amministratori riconosce nei fatti che non abbiamo diritto di controllo su noi stessi o sulle nostre proprietà: il controllo lo ha Dio.
Significa che, come amministratori di Dio, gestiamo ciò che appartiene a Lui e siamo sotto la Sua costante autorità mentre amministriamo i Suoi affari.
Essere degli amministratori fedeli significa che riconosciamo pienamente di non appartenere a noi stessi ma a Cristo, il Signore, che ha dato Sé stesso per noi.
Schedario Bibblico |
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Il denaro nella Chiesa | C 37 |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Negli studi per la formazione sacerdotale missionaria | AG 17 |
Magistero |
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Costituzione Apostolica Paolo VI - Regimini ecclesiae | 15-8-1967 |
L'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica | |
Codice Diritto Canonico |
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dei beni temporali ecclesiastici | 1274 ss. |
v. Atti di …; Comune; Istituti; Massa | |
spetta all'Ordinario vigilare sull'… | 1276 § 1 |
e dare speciali istruzioni | 1276 § 2 |
compiti dell'economo | 494 §§ 3-4 |
1278 | |
dei beni temporali degli istituti religiosi, diritto e limiti | 634 |
640 | |
norme | 635 |
economo | 636 |
atti di amministrazione e loro validità | 638 |
debiti contratti dai membri e relativa licenza dei Superiori | 639 |
negli istituti secolari | 718 |
nelle società di vita apostolica | 741 |
quanto ai singoli religiosi | 668 |
dei beni temporali nelle associazioni di fedeli pubbliche | 319 |
e private | 325 |
dei Sacramenti | 844 |
sotto condizione | 845 § 2 |
ci si attenga alle norme contenute nei libri liturgici | 846 |
offerte in occasione della …: chi le stabilisce | 1264 |
attenzione ai poveri da parte del ministro | 848 |
pene per chi simula l'… dei sacramenti | 1379 |
apostolica | 371 § 2 |
Compendio della dottrina sociale |
|
Amministrazione e opera di giustizia | 326; 355 |
Amministrazione e servizio ai cittadini | 412 |
Amministrazione ed educazione | 447 |
Credenti e amministrazioni locali | 565 |