Analogia
1) Rapporto di somiglianza, di affinità
2) filos. Procedimento logico secondo il quale, data la somiglianza di due cose per uno o più aspetti, si può supporre che esse siano simili anche per gli altri loro aspetti
3) ling. Influenza esercitata da una forma linguistica su un'altra con la sua conseguente assimilazione
4) Nella poesia moderna, rapporto tra immagini o parole basato su libere associazioni di pensiero
5) dir. Procedimento atto a risolvere lacune del diritto applicando la regola prevista per casi simili o ricorrendo a principi generali
In ambito filosofico e teologico l'analogia ( dal greco análogos: simile, somigliante ) è un atto del giudizio che, dalla somiglianza di alcuni elementi comuni a due realtà diverse, conclude alla somiglianza profonda di esse.
La dottrina dell'analogia risulta importante per la conoscenza di Dio mediante la ragione naturale: essa permette di evitare sia l'affermazione della inconoscibilità di Dio, sia la sua riduzione a semplice oggetto conoscibile dalla ragione.
La teologia cattolica ha sostenuto la possibilità della conoscenza analogica di Dio, secondo la quale la piena conoscenza della realtà contiene il rimando a Dio.
Per questo la Chiesa cattolica ha insegnato tanto la possibilità di una conoscenza naturale di Dio, quanto la permanente misteriosità di Dio, come richiama il concilio Lateranense IV ( 1215 ): "tra il creatore e la creatura, per quanto grande sia la somiglianza, maggiore è la differenza".
Qualificandola come analogia entis ( analogia dell'essere ), il teologo luterano K. Barth, respinse ogni discorso analogico in sede teologica, vedendo in esso un'invenzione dell'Anticristo, una subordinazione di Dio alla realtà naturale.
Sarebbe lecita solo una analogia fidei ( analogia di fede ) perché voluta da Dio stesso: questa interpreterebbe il singolo dato di fede alla luce di altre verità di fede e del loro insieme.
Ma lo stesso Barth lasciò poi cadere gli aspetti più rigidi di questa tesi che porterebbe ad una drastica opposizione tra fede e ragione e a un dualismo tra Dio e le creature.
v. Apofatismo; Catafatismo; Verità
Mentre « univoco » si dice di un concetto che ha sempre lo stesso ed identico significato nelle sue diverse applicazioni, ed « equivoco » si dice di una stessa parola che assume di volta in volta significati completamente diversi, un concetto « analogico » è quel concetto che, senza perdere l'unità del proprio contenuto, subisce invece un essenziale mutamento di significato nella sua applicazione a diverse realtà.
« Analogia » è quindi insieme somiglianzà e dissomiglianza.
È l'uso di un termine comune per designare realtà che sono somiglianti e dissimili sotto lo stesso aspetto ( per es., " amore ", predicato di Dio e degli esseri umani ).
Il termine analogico va distinto:
a) dai termini equivoci: questi si hanno quando si usa una stessa parola per indicare realtà differenti ( per es., il cane, animale, e il cane, costellazione );
b) e dai termini univoci, o termini perfettamente sinonimi: si tratta, in questo caso, di termini differenti che indicano una stessa e identica realtà ( per es., il " re " e il " sovrano " per indicare il capo supremo di un regno ).
L'analogia è una figura retorica che consiste nell'accostamento e nella comparazione, all'interno di un testo sia scritto sia orale, tra due o più parole seguendo la loro somiglianza semantica ( cioè parole simili tra loro per significato ).
Si tratta di uno strumento caratteristico dell'arte oratoria filosofica o politica, ma che non garantisce affatto che alla pretesa somiglianza tra le due parole corrisponda un'effettiva correlazione semantica ( cioè di significato ) - se non, per l'appunto, quella che l'oratore ha voluto instillare nella mente dei suoi uditori.
L'analogia è spesso usata in sostituzione della metafora a partire dalle scelte stilistiche dei poeti del decadentismo.
In breve, l'analogia è una sorta di metafora estrema in cui il termine sostitutivo ha con quello sostituito un rapporto di somiglianza minimo o altamente soggettivo.
L'analogia è una tecnica espressiva usata da sempre ma che ha acquisito maggiore rilevanza nella poesia moderna, nelle tendenze poetiche che possono essere raggruppate nella definizione di "poesia pura" ( dal simbolismo all'ermetismo ).
L'analogia, in diritto, è un procedimento logico di carattere interpretativo, utilizzato nel diritto in relazione all'attività di giurisdizione.
Esso ha luogo allorquando, a fronte di una lacuna dell'ordinamento giuridico, il giudice si veda nella necessità di dover offrire un obiettivo criterio di valutazione giuridica, in ordine a categorie di soggetti o di rapporti, il cui status o la cui regolamentazione non appaia espressamente contemplata dalla lettera della norma.
L'analogia consiste, quindi, nel ricavare una regola di giudizio per quel caso concreto che non appaia espressamente disciplinato dalla legge, tramite l'applicazione della norma prevista per un caso che appaia simile per ratio ( analogia legis ), oppure tramite l'applicazione dei principi generali dell'ordinamento giuridico ( analogia juris ).
analogia legis, consistente nell'applicare ad una fattispecie non regolata la disciplina di un'altra fattispecie, regolata dall'ordinamento, ritenendo che la ratio che ha indotto il legislatore a disciplinare quest'ultima lo avrebbe potuto coerentemente indurre a disciplinare nello stesso modo la prima;
analogia iuris, consistente nel desumere la disciplina della fattispecie non regolata direttamente, dai principi generali dell'ordinamento, quando anche il ricorso all'analogia legis non è possibile.
Somiglianza, comunanza di aspetti tra situazioni o fatti che comporta un procedimento logico di applicazione della disciplina espressamente prevista per l'uno, all'altro, che è invece privo di regolamentazione propria.
L'analogia costituisce un mezzo per colmare le lacune degli ordinamenti giuridici con elementi in essi già contenuti: si parla in tal senso di autointegrazione.
L'estensione analogica è possibile quanto in due casi valga la stessa ratio legis: la valutazione di somiglianza tra due casi resta comunque molto discrezionale e lasciata all'interprete, per questo l'ordinamento vede con diffidenza tale tipo di operazione.
È previsto esplicitamente il divieto di applicazione analogica delle norme aventi natura eccezionale.
In teologia, l'analogia regola il nostro parlare di Dio in termini umani e indica che nessuna informazione che ci venga comunicata in questo modo viola l'assoluto mistero di Dio.
Come dice il Concilio Lateranense IV, qualsiasi somiglianza tra il Creatore e le creature è caratterizzata da una dissomiglianza ancora maggiore.
Esiste una differenza infinita tra l'affermazione " Dio è " e l'affermazione " le creature sono ".
L'ente, che viene denominato dall'essere ( perché significa "ciò che ha l'essere" ), non è detto univocamente ( cioè nello stesso senso ) di Dio e delle creature; ma neppure in senso equivoco ( ossia totalmente diverso ).
Si dice invece in senso analogico ( cioè somigliante, in parte uguale e in parte diverso ), con un'analogia sia di attribuzione, sia di proporzionalità.
La dottrina dell'analogia è stata formulata da Aristotele per rispondere a Parmenide, il quale considerava l'essere reale come un unico blocco monolitico e il concetto di essere come perfettamente uno.
Ciò lo induceva a escludere tanto il mutamento, come si è visto, quanto la molteplicità.
Essere, dice Parmenide, significa soltanto essere ed è impossibile e impensabile una diversificazione all'interno dell'essere.
Aristotele risponde che l'essere, così come lo concepisce Parmenide, non esiste: esistono invece gli enti, nei quali l'essere si realizza in maniera differenziata.
Altro è per esempio l'essere della sostanza e altro quello degli accidenti, altro quello dell'atto e altro quello della potenza.
Il concetto di essere dunque non può essere perfettamente uno e non può indicare la stessa identica cosa quando viene attribuito alle diverse realtà.
Diciamo che il concetto di essere non si attribuisce in modo assolutamente identico ( cioè in modo univoco ), e neppure in modo assolutamente diverso ( cioè in modo equivoco ), ma in modo in parte identico e in parte diverso, cioè in modo analogo.
Ecco perché si parla di analogia dell'essere.
L'analogia è presa in due sensi, di attribuzione e di proporzionalità.
Nell'analogia di attribuzione il termine analogo si verifica in un primo significato in senso pieno ( analogato principale ), e negli analogati secondari in senso derivato e secondario.
Per esempio, la bellezza si realizza in Dio in senso pieno, nelle creature in senso derivato e secondario.
Nell'analogia di proporzionalità la perfezione analoga si attua in proporzione ai vari soggetti.
Per esempio la vita si può dire del fiore, del cane, dell'uomo, dell'angelo, di Dio, in senso proporzionale.
La dottrina dell'analogia dell'essere, che è presupposta a quella della sostanza e degli accidenti, come pure a quella della potenza e dell'atto, assume poi un'importanza decisiva nel discorso su Dio, l'Essere perfettissimo e supremo, nel quale l'essere si realizza in modo radicalmente diverso rispetto agli altri enti.
La mutua coesione delle verità della fede nell'insieme della Rivelazione. Per " analogia della fede " intendiamo la coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto della Rivelazione
È un'espressione mutuata da Rm 12,6 e viene usata nella teologia cattolica per ricordare che un passo della Scrittura o un dato di fede va interpretato nel contesto dell'unica, intera e indivisibile fede della Chiesa.
Karl Barth ( 1886-1968 ) ha usato questa espressione per indicare la somiglianza e dissomiglianza che esistono contemporaneamente tra la decisione umana di credere e la decisione divina di elargire la grazia.
L'autentico uomo di fede, nell'elaborazione e nell'approfondimento della sua relazione con Dio, è da sempre drammaticamente dilaniato da un dubbio profondo: a Dio è in qualche modo possibile pervenire anche con la sola forza della ragione umana ( analogia entis ) o tutto ciò che di Lui possiamo sapere è solamente quanto accogliamo nel Revelatum ( analogia fidei )?
Potremmo dire che intorno a questa domanda si è decisa l'intera storia della teologica cristiana occidentale.
Ed è proprio a questa esigenza, ovvero a quella di raggiungere Dio con la nostra ragione, che viene in soccorso l'analogia entis, che però non ha in alcun modo la pretesa di esaurire al proprio interno la conoscenza di Dio, e cioè di comprenderlo per come egli è.
Essa custodisce piuttosto in sé il desiderio di rinvenire quel qualcosa di comune al Creatore e alla creatura per il cui tramite l'uomo possa finalmente essere in grado di pensare la relazione d'amore originaria che lo 'lega' a Dio.
E solamente nel pensarsi immersa in questa relazione con il Creatore la creatura riesce a pensare qualcosa di quest'ultimo.
Nel pensiero di questa relazione sta infatti quel poco che con la nostra ragione siamo in grado di pensare di Dio.
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Norma cattolica per l'interpretazione della S. Scrittura | DV 12 |
Magistero |
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Enciclica Giovanni Paolo II - Dives in misericordia | 30-11-1980 |
In questa analogia è messa meno in rilievo l'infedeltà di tutto il popolo di Israele rispetto a quanto avveniva nella tradizione profetica, sebbene a quell'infedeltà si possa anche estendere l'analogia del figliol prodigo. | |
Discorso Benedetto XVI | 23-4-2009 |
è necessario prestare attenzione all'analogia della fede, ossia alla coesione delle singole verità di fede tra di loro e con il piano complessivo della Rivelazione e la pienezza della divina economia in esso racchiusa. | |
Esortazione Apostolica Benedetto XVI | 30-9-2010 |
Analogia della Parola di Dio | |
Catechismo della Chiesa Cattolica |
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Analogia della rivelazione biblica | 128-30 |
cf Tipologia | |
Creatore e analogia con le sue creature | 41 |
-- Verità, bellezza e arte sacra | 2500 |
Analogia della fede | 114 |
Vita spirituale e sua analogia con la vita naturale | 1210-12 |
Comp. 19 | |
Padri |
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Agostino La città di Dio - Analogia dell'idea di provvidenza … | XXII, 2.1 |
Agostino La Trinità - Analogia tratta dalla virtù umana | VI, 4.6 |