Anglicana
1) Il termine anglicano deriva da ecclesia anglicana, una frase latina che risale al 1246 e significa "chiesa inglese".
Infatti nel latino medievale la parola anglicanus significa anglico ovvero inglese.
Gli appartenenti alla " Comunione Anglicana ", Chiesa ufficiale d'Inghilterra a carattere nazionale, nata dallo scisma di Enrico VIII e organizzata dalla regina Elisabetta I.
Numerose divisioni nel suo seno hanno dato vita al sorgere di Chiese separate: presbiteriani, episcopaliani, metodisti, ecc.
Confessione cristiana che si riconosce nella "Comunione anglicana" - espressione coniata nel 1885 - comprendente circa 70 milioni di cristiani dislocati in 450 diocesi sparse in tutti i continenti.
In esse vivono oltre 64 000 comunità locali, in 164 paesi, organizzate in 28 chiese indipendenti, nazionali o regionali, chiamate "province".
La Comunione anglicana, pur comprendendo al suo interno una grande varietà di popoli, lingue, culture e regimi politici, costituisce un'unica famiglia mondiale, la cui unità è alimentata da una comune confessione di fede, dall'amore fraterno, dalla lealtà verso le tradizioni comuni e da una pratica assidua di consultazione e aiuto reciproco.
Le Chiese della Comunione anglicana professano la fede cristiana secondo le Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento, espressa nei grandi simboli della Chiesa antica ( in particolare quello detto Apostolico e il Niceno-costantinopolitano ).
Nella loro vita di fede e di pietà svolge un ruolo importante il Book of Common Prayer ( Libro della preghiera comune ), in uso in tutte le Chiese.
Esse peraltro custodiscono i loro rispettivi caratteri regionali, promuovendo ciascuna forme proprie di culto e di disciplina, che non incrinano la comunione tra le Chiese ma la diversificano e arricchiscono.
Una delle caratteristiche principali dell'anglicanesimo è la comprehensiveness ( "inclusività" ).
Tutte le Chiese anglicane sono in comunione, oltre che tra loro, con la sede di Canterbury, il cui arcivescovo viene considerato il centro focale ( focus ) della comunione e gode di un primato d'onore ( primus inter pares ) ma non di governo.
È lui che convoca, ogni dieci anni, le "conferenze di Lambeth", cui partecipa tutto l'episcopato anglicano, e nelle quali si dibattono i problemi comuni all'anglicanesimo, di natura teologica, etica, liturgica e disciplinare.
I pronunciamenti di quest'assise non sono vincolanti per le Chiese che - tutte - si autogovernano; hanno però un indubbio peso morale, di cui le Chiese, nella loro libertà, tengono conto.
Quest'articolata comunione di nuclei cristiani risale al sec. XVI, ma non trae origine, come altre branche della Riforma, dall'iniziativa di teologi e di guide ecclesiastiche.
Pur rispondendo alle attese di parecchi fedeli, ricevette l'impulso determinante dai sovrani inglesi.
Enrico VIII ( 1491-1547 ) infatti ne pose le fondamenta.
Edoardo VI ( 1537-53 ) ne fissò le caratteristiche istituzioni, Elisabetta I ( 1533-1603 ) la restaurò e la consolidò, dopo la reazione "cattolica" di Maria Tudor ( 1516-58 ).
Al tramonto del Medioevo in Inghilterra le istanze di rinnovamento nella vita ecclesiastica, lo sviluppo dell'umanesimo, il misticismo diffuso, all'unisono con le tendenze pauperistiche, la schietta vena di pietà popolare, si coagularono attorno a tentativi per allentare, o sciogliere, molti vincoli istituzionali con l'insieme della cattolicità, soprattutto quelli di dipendenza dalla direzione della sede romana.
Ciò, del resto, era in linea con la politica adottata dalla monarchia inglese diretta alla ricerca di spazi coloniali e commerciali extraeuropei e di allentamento dei legami con il vecchio continente.
Il rifiuto da parte del papa Clemente VII di dichiarare nullo il matrimonio di Enrico VIII non fu che l'occasione per accelerare un processo già da tempo avviato.
Il re, in un'assemblea del 1531, si fece proclamare, seppur con la clausola "nei limiti permessi dalla legge di Cristo", capo della Chiesa d'Inghilterra e, colpito dalla scomunica pontificia, nel novembre 1534, fece approvare dal Parlamento l'Atto di supremazia, che riservava al sovrano i diritti sulla Chiesa inglese prima attribuiti al vescovo di Roma.
La Chiesa anglicana, ormai di Stato, restò, durante il regno di Enrico VIII, in larga misura cattolica nella dottrina e nelle strutture ( a parte - s'intende - il rifiuto del papato e la secolarizzazione dei conventi imposta dal sovrano ).
E vero che dopo lo scisma Enrico VIII cercò, in funzione antiimperiale, l'appoggio dei principi protestanti riuniti nella Lega di Smalcalda.
In questo quadro vi fu anche, nel 1535, un incontro tra gli ambasciatori del re inglese e alcuni teologi protestanti ( tra cui Melantone ) e parve persino che l'Inghilterra avrebbe aderito alla Riforma.
Ma non fu così. Enrico VIII, rimasto intimamente cattolico ancorché scismatico, cancellò questa ipotesi con i sei articoli detti "del sangue" del 1539, improntati alla più rigida ortodossia cattolica.
È soprattutto durante il regno di Edoardo VI che la Riforma fu introdotta nella Chiesa d'Inghilterra, grazie all'azione dei due "protettori del regno" ( Edoardo era un bambino di 9 anni ) e all'arcivescovo Thomas Cranmer.
Particolarmente viva fu l'influenza calvinista sul piano delle dottrine, mentre l'ordinamento della Chiesa rimase episcopale.
Nel 1549 il parlamento attribuì forza di legge al Libro della preghiera comune, cioè pubblica, con il quale venne attuata la riforma del culto.
Questo Libro, che ha subito nel corso dei secoli diversi ritocchi e rifusioni, resta basilare per gli anglicani, non solo per il culto e la pietà ma anche per l'articolazione della fede e l'orientamento etico.
Nel 1552 venne redatta una confessione di fede che, successivamente rielaborata nel 1563, venne approvata dal parlamento del 1571: sono i Trentanove articoli, che rappresentano ancora oggi la piattaforma teologica della Chiesa d'Inghilterra e dell'anglicanesimo.
Pur respingendo la dottrina della transustanziazione ( v. ), affermano la presenza reale del Cristo nell'eucaristia; sostengono la giustificazione ( v. ) per "sola fede", ma ribadiscono come le "buone opere" ne costituiscano la necessaria manifestazione.
Sotto un profilo generale, nel testo si possono notare, accanto a influssi calvinisti, ormai sensibili accenti di distacco dai luterani, su una linea di tendenza che W. Shakespeare rese in modo suggestivo quando giudicò "malinconici" i riformatori tedeschi.
La base dottrinale della Chiesa anglicana è contenuta nei Trentanove articoli di religione.
La Chiesa anglicana, però, è essenzialmente pluralista.
Nel suo interno convivono ( e spesso si scontrano ) tendenze diverse, ed ogni comunità può fare capo ad esse ed assumere una forma di culto molto diversa.
Vi sono, ad esempio,
gli "anglo-cattolici", che si differenziano poco dal cattolicesimo ( presentano una forma di culto molto simile alla Messa cattolica ),
i neo-liberali,
i riformati ( che si attengono al calvinismo ),
gli evangelicali,
i pentecostali/carismatici.
Vi e un solo Dio vivo e vero, eterno, senza corpo, parti o passioni, di infinita potenza, sapienza e bontà, creatore e conservatore di tutte le cose, visibili e invisibili.
Nell'unità di questa divinità vi sono tre Persone, di un'unica sostanza, potenza ed eternità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Il Figlio, che e la Parola del Padre, generato dall'eternità dal Padre, Dio vero ed eterno, e consustanziale al Padre, ha assunto la natura umana nel grembo della santa Vergine, prendendo dalla sua sostanza; cosi due nature, complete e perfette, cioè la divinità e l'umanità sono inscindibilmente unite in una sola Persona, dando luogo a un solo Cristo, vero Dio e vero uomo, il quale veramente soffri, fu crocifisso, morì e fu sepolto, per riconciliare il Padre con noi e per essere un sacrificio, non solo per il peccato originale ma anche per i peccati attuali degli uomini.
Come si deve credere che Cristo è morto per noi e fu sepolto, cosi si deve anche credere che egli discese agli inferi.
Cristo è veramente risorto dai morti e ha ripreso il suo corpo con carne, ossa e tutto ciò che appartiene alla perfezione della natura umana, con il quale ascese al cielo, dove siede per ritornare poi a giudicare tutti gli uomini nell'ultimo giorno.
Lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio, e della stessa sostanza, maestà e gloria del Padre e del Figlio, Dio vero ed eterno.
La sacra Scrittura contiene tutto ciò che e necessario per la salvezza.
Non si deve quindi esigere da nessuno di credere come articolo di fede, né si deve pensare sia richiesto o necessario per la salvezza, tutto ciò che non si legge in esse o che non può essere provato attraverso di esse.
Per Sacre Scritture intendiamo quei libri canonici dell'Antico e del Nuovo Testamento sulla cui autorità non vi sono mai stati dubbi nella chiesa.
Nomi e numero dei libri canonici: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, Giosue, Giudici, Rut, I Samuele, II Samuele, I Re, II Re, I Cronache, II Cronache, I Esdra, II Esdra, Ester, Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste o Predicatore, Cantica o Canti di Salomone, quattro profeti maggiori, dodici profeti minori.
E gli altri libri che - come dice Girolamo - la chiesa legge per ricavarne esempi di vita e istruzioni pratiche, senza tuttavia ritenere che fondino alcuna dottrina; tali sono i seguenti: III Esdra, IV Esdra, Tobia, Giuditta, seguito del libro di Ester, Sapienza, Gesù figlio di Sirach, profeta Baruch, Canto dei tre fanciulli, storia di Susanna, Bel e il Drago, preghiera di Manasse, I Maccabei, II Maccabei.
Riceviamo tutti i libri del Nuovo Testamento cosi come essi sono generalmente ricevuti e li consideriamo canonici.
L'Antico Testamento non e in contraddizione con il Nuovo, poiché sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento viene offerta all'umanità la vita eterna da Cristo, che e il solo mediatore fra Dio e l'uomo, essendo al tempo stesso Dio e uomo.
Non si devono perciò ascoltare coloro che inventano che gli antichi padri si aspettavano solo promesse passeggere.
Benché la legge data da Dio attraverso Mose, riguardante le cerimonie e i riti, non vincoli i cristiani ne le sue prescrizioni civili debbano essere obbligatoriamente ricevute in un qualsiasi stato, nessun cristiano e ciò nondimeno dispensato dall'obbedienza ai comandamenti che sono detti morali.
Devono essere fedelmente ricevuti e creduti il Credo niceno e quello che viene comunemente chiamato il Credo degli apostoli, dato che possono essere provati con certissime prove della sacra Scrittura.
Il peccato originale non consiste nel seguire Adamo ( come affermano senza fondamento i pelagiani ), ma è la colpa e la corruzione della natura di ogni uomo generato per via naturale dalla progenie di Adamo, mediante la quale l'uomo è molto lontano dalla giustizia originale ed e per sua natura incline al male, cosicché la carne ha sempre desideri contrari allo Spirito; e perciò in ogni essere umano nato in questo mondo esso merita la collera divina e la dannazione.
È questa contaminazione della natura resta anche in coloro che sono rigenerati, per cui la bramosia della carne, detta in greco phroneia sarkos ( che alcuni interpretano come conoscenza, altri come sensualità, altri come affezione, altri ancora come desiderio della carne ) non è sottomessa alla legge di Dio.
E benché non vi sia condanna per coloro che credono e sono battezzati, tuttavia l'apostolo confessa che la concupiscenza e la bramosia hanno di per se la natura del peccato.
La condizione dell'uomo, dopo la caduta di Adamo, e tale che egli non può volgersi e prepararsi, con le sue forze naturali e le opere buone, alla fede e alla chiamata di Dio.
Non abbiamo quindi alcuna capacità di fare opere buone gradite e accette a Dio, senza che la grazia di Dio, attraverso il Cristo, ci prevenga, in modo che abbiamo la buona volontà, e operino insieme a noi quando abbiamo questa buona volontà.
Siamo ritenuti giusti davanti a Dio solo per i meriti del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo per fede e non a motivo delle nostre opere o dei nostri meriti.
l fatto di essere giustificati unicamente per fede e perciò una dottrina molto salutare e ricca di consolazione, come si dice più diffusamente nell'omelia sulla giustificazione.
Benché le opere buone, che sono frutto della fede e seguono la giustificazione, non possano cancellare i nostri peccati e sopportare la severità del giudizio di Dio, sono nondimeno gradite e accette a Dio in Cristo e scaturiscono necessariamente da una fede vera e viva, per cui attraverso di esse si può conoscere la fede viva con la stessa certezza con cui si può conoscere un albero dai suoi frutti.
Le opere compiute prima della grazia di Cristo e dell'ispirazione del suo Spirito non sono gradite a Dio, poiché non scaturiscono dalla fede in Gesù Cristo; ne fanno si che gli uomini possano ricevere la grazia o - come dicono gli autori scolastici - meritino la grazia de congruo; al contrario, non essendo compiute come Dio ha voluto e ordinato che fossero compiute, non abbiamo alcun dubbio che sono, di loro natura, peccato.
Non si possono insegnare senza arroganza ed empietà le opere volontarie che vengono compiute al di la, al di fuori e al di sopra dei comandamenti di Dio e che essi chiamano opere supererogatorie; infatti, attraverso di esse gli uomini affermano non solo di rendere a Dio tutto ciò che sono tenuti a fare, ma di fare per lui più di quello che sono tenuti a fare, mentre Cristo dice chiaramente: "Quando avete fatto tutto ciò che vi e stato comandato, dite: Siamo servi inutili".
Riguardo alla verità della nostra natura, Cristo si e reso in tutto simile a noi eccetto il peccato, dal quale e stato chiaramente immune sia nella sua carne che nel suo spirito.
Egli e venuto per essere l'agnello senza macchia, per togliere, mediante il sacrificio di se stesso fatto una volta per tutte, i peccati del mondo e in lui - come dice s. Giovanni - non vi fu peccato.
Ma noi tutti, benché battezzati e rinati in Cristo, pecchiamo in molte cose e se diciamo di non aver peccato, inganniamo noi stessi e la verità non a in noi.
Non ogni peccato mortale commesso deliberatamente dopo il battesimo e peccato contro lo Spirito Santo è imperdonabile.
Non si deve quindi negare la concessione del perdono a coloro che cadono in peccato dopo il battesimo.
Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, possiamo allontanarci dalla grazia ricevuta e cadere nel peccato e con la grazia di Dio possiamo risollevarci ed emendare la nostra vita.
Devono essere quindi condannati coloro che dicono di non poter più peccare per tutto il tempo della loro vita terrena o che negano il perdono a coloro che si pentono realmente.
La predestinazione alla vita è lo scopo eterno di Dio, con cui ( prima che fossero poste le fondamenta del mondo ) egli ha fermamente decretato, nel suo segreto consiglio, di liberare dalla maledizione e dalla dannazione coloro che egli aveva scelto in Cristo di fra gli uomini e di condurli, attraverso Cristo, alla salvezza eterna come vasi onorevoli.
Per cui, coloro che sono provvisti di un tale eccellente beneficio di Dio sono chiamati, secondo il disegno di Dio, dal suo Spirito che opera a tempo opportuno: mediante la grazia essi seguono la chiamata; sono liberamente giustificati; sono resi figli adottivi di Dio; sono fatti a immagine del suo Figlio unigenito Gesù Cristo; camminano religiosamente nelle opere buone e, alla fine, per la misericordia di Dio, raggiungono la felicità eterna.
Come la devota considerazione della predestinazione e della nostra elezione in Cristo e piena di dolce, piacevole e indicibile consolazione per le persone religiose e tale da far sentire loro l'azione dello Spirito di Cristo, che mortifica le opere della carne e le loro membra terrene ed eleva la loro mente verso le realtà superiori e celesti, consolidando al tempo stesso e confermando grandemente la loro fede nel godimento dell'eterna salvezza in Cristo e accendendo fervidamente il loro amore per Dio, cosi per le persone curiose e carnali, che mancano dello Spirito di Cristo, l'avere continuamente davanti agli occhi la realtà della predestinazione divina e una pericolosa rovina, con cui il diavolo le spinge o alla disperazione o alla sregolatezza di una vita scellerata, non meno pericolosa della disperazione.
Inoltre, dobbiamo ricevere le promesse di Dio nel modo in cui esse sono generalmente proposte nella sacra Scrittura e, nel nostro agire, dobbiamo seguire quella volontà di Dio che ci viene espressamente indicata nella parola di Dio.
Devono essere detestati anche quanti osano affermare che ogni uomo sarà salvato dalla legge o sètta che egli professa, per cui deve mettere ogni cura a ordinare la sua vita secondo quella legge e il lume naturale.
La sacra Scrittura, infatti, ci presenta solo il nome di Gesù Cristo come nome attraverso il quale gli uomini devono essere salvati.
La chiesa visibile di Cristo è un'assemblea di fedeli, nella quale la pura parola di Dio è predicata e i sacramenti sono debitamente amministrati secondo l'ordinanza di Cristo, in tutte quelle cose che sono necessariamente richieste dagli stessi.
Come le chiese di Gerusalemme, di Alessandria e di Antiochia hanno sbagliato cosi anche la chiesa di Roma ha sbagliato, non solo nel modo di vivere e nelle cerimonie ma anche in materia di fede.
La chiesa ha il potere di decretare riti o cerimonie e ha autorità nelle controversie di fede; tuttavia, non e lecito alla chiesa comandare qualunque cosa che sia contraria alla Parola scritta di Dio, ne può spiegare un passo scritturale in modo che esso sia in contraddizione con un altro.
Per cui, benché la chiesa sia testimone e custode della sacra Scrittura, ciò nondimeno, come non deve decretare nulla contro la stessa, così non deve prescrivere nulla, oltre la stessa, che debba essere creduto come necessario per la salvezza.
I concili generali non possono essere riuniti senza l'ordine e la volontà dei principi.
E quando sono riuniti ( essendo un'assemblea di uomini che non sono tutti governati dallo spirito e dalla parola di Dio ) possono sbagliare, e a volte hanno sbagliato, persino in cose che riguardano Dio.
Di conseguenza, le cose da essi comandate come necessarie per la salvezza non hanno ne forza ne autorità, se non si può mostrare che sono state tratte dalla sacra Scrittura.
La dottrina romana riguardante il purgatorio, i perdoni, il culto e l'adorazione, come pure le immagini e le reliquie, e anche l'invocazione dei santi, è cosa stolta, inutilmente inventata, che non trova alcun fondamento e giustificazione nella Scrittura, ma che e piuttosto contraria alla parola di Dio.
Non e consentito a nessuno di assumere l'ufficio della predicazione pubblica o dell'amministrazione dei sacramenti nella comunità cristiana senza essere stato debitamente chiamato e inviato a compiere un tale ufficio.
Dovremmo considerare legittimamente chiamati e inviati coloro che sono scelti e chiamati a questo ufficio da persone che hanno l'autorità pubblica, conferita loro nella comunità cristiana, di chiamare e inviare ministri nella vigna del Signore.
Ripugna assolutamente alla parola di Dio e alla tradizione della chiesa primitiva il fatto di pregare in pubblico nella chiesa o di amministrare i sacramenti in una lingua che non e compresa dal popolo.
I sacramenti ordinati da Cristo non sono solo distintivi o i simboli della professione dei cristiani, ma sono piuttosto testimonianze certe e sicure e segni efficaci della grazia e della buona volontà di Dio nei nostri confronti, mediante i quali egli opera invisibilmente in noi e non solo ci stimola ma anche ci rafforza e conferma la nostra fede in lui.
Due sono i sacramenti ordinati da Cristo nostro Signore nel Vangelo: il battesimo e la cena del Signore.
Quei cinque che vengono comunemente chiamati sacramenti, cioè la confermazione, la penitenza, l'ordine, il matrimonio e l'estrema unzione non devono essere annoverati fra i sacramenti del Vangelo, poiché in parte sono derivati da una corrotta imitazione degli apostoli e in parte sono stati di vita permessi nelle Scritture.
Essi non hanno tuttavia la stessa natura sacramentale del battesimo e della cena del Signore, non possedendo alcun segno o cerimonia visibile comandati da Dio.
I sacramenti non sono stati comandati da Cristo per essere guardati o per essere portati in giro, ma perché ne facessimo il debito uso.
E solo se vengono degnamente ricevuti, essi hanno un benefico effetto o operazione; ma coloro che li ricevono indegnamente si procurano la loro condanna, come dice s. Paolo.
Benché nella chiesa visibile i cattivi siano sempre mescolati con i buoni e benché a volte i cattivi abbiano grande autorità nell'amministrazione della Parola e dei sacramenti, ciò nondimeno, poiché essi non lo fanno nel loro proprio nome ma nel nome di Cristo, e amministrano con il suo mandato e la sua autorità, noi possiamo servirci del loro ministero, sia nell'ascolto della parola di Dio che nella ricezione dei sacramenti.
Ne l'efficacia dell'ordinanza di Cristo viene soppressa dalla loro malvagità, ne la grazia dei doni di Dio viene da essa diminuita in coloro che con fede e giustamente ricevono i sacramenti loro amministrati.
Essi sono efficaci a causa dell'istituzione e della promessa di Cristo, sebbene siano amministrati da uomini malvagi.
Tuttavia, la disciplina della chiesa richiede che si scoprano i cattivi ministri e che vengano accusati da quanti sono a conoscenza delle loro mancanze e, infine, nel caso in cui siano trovati colpevoli, che vengano deposti con giusto giudizio.
Il battesimo è non solo un segno di professione e un marchio di differenza, mediante il quale i cristiani si distinguono da coloro che non sono cristiani, ma e anche un segno di rigenerazione o di nuova nascita, mediante il quale, come attraverso uno strumento, vengono debitamente innestati nella chiesa coloro che ricevono il battesimo, vengono visibilmente sottoscritte e suggellate le promesse del perdono del peccato e della nostra adozione a figli di Dio nello Spirito Santo, viene confermata la fede e accresciuta la grazia attraverso la preghiera a Dio.
In ogni modo va conservato nella chiesa il battesimo dei bambini, poiché concorda pienamente con l'istituzione di Cristo.
La cena del Signore e non solo un segno dell'amore che i cristiani dovrebbero avere scambievolmente fra di loro, ma anche e soprattutto il sacramento della nostra redenzione mediante la morte di Cristo.
Quando riceviamo giustamente, degnamente e con fede questo sacramento, il pane che spezziamo e partecipazione al corpo di Cristo e allo stesso modo il calice della benedizione e partecipazione al sangue di Cristo.
La transustanziazione ( o cambiamento della sostanza del pane e del vino ) nella cena del Signore non può essere provata mediante la sacra Scrittura; essa è piuttosto contraria alle chiare parole della Scrittura, scardina la natura del sacramento e ha dato luogo a molte superstizioni.
Il corpo di Cristo è dato, preso e mangiato nella cena solo in un modo celeste e spirituale.
È il mezzo attraverso il quale si riceve e mangia, nella cena, il corpo di Cristo e la fede.
Il sacramento della cena del Signore non e stato conservato, portato in giro, alzato o adorato, in base a un comandamento di Cristo.
I malvagi e coloro che sono privi di una fede viva, benché mastichino carnalmente e visibilmente ( come dice s. Agostino ) il sacramento del corpo e del sangue di Cristo, non comunicano in alcun modo con Cristo; essi mangiano e bevono, invece, il segno o sacramento di una realtà cosi grande per la loro condanna.
Il calice del Signore non deve essere negato ai laici, per cui, per ordinanza e comandamento di Cristo, si devono amministrare a tutti i cristiani entrambe le parti del sacramento del Signore.
L'offerta che Cristo ha fatto di se una volta per tutte e la perfetta redenzione, propiziazione e soddisfazione per tutti i peccati del mondo intero, sia originali che attuali, e non esiste alcun'altra soddisfazione per il peccato al di fuori di essa.
I sacrifici delle messe, riguardo ai quali si diceva abitualmente che il sacerdote offriva Cristo per i vivi e per i morti, per ottenere la remissione della pena o della colpa, erano quindi favole blasfeme e pericolosi inganni.
A vescovi, preti e diaconi non e fatto obbligo dalla legge di Dio né di scegliere lo stato della vita solitaria né di astenersi dal matrimonio.
È quindi perfettamente lecito per loro, come per tutti gli altri cristiani, di contrarre matrimonio a loro propria discrezione, se ritengono che esso possa servire meglio alla pietà.
La persona che mediante una pubblica denuncia ecclesiastica è stata giustamente separata dall'unità della chiesa e scomunicata, deve essere considerata da tutta la moltitudine dei fedeli come pagana e pubblicana fin quando non si sia pubblicamente riconciliata attraverso la penitenza e non sia stata ricevuta nella chiesa da un giudice che ha autorità di farlo.
Non e affatto necessario che le tradizioni e le cerimonie siano le stesse in ogni luogo o siano del tutto simili; esse sono state, infatti, diverse in ogni tempo e possono essere cambiate a seconda della diversità dei paesi, delle epoche e dei costumi degli uomini, in modo che nulla venga ordinato contro la parola di Dio.
Chiunque infrange pubblicamente, volontariamente e di proposito, mediante il suo giudizio privato, le tradizioni e le cerimonie della chiesa che non sono contrarie alla parola di Dio e che sono state ordinate e approvate dalla comune autorità deve essere pubblicamente rimproverato ( perché altri non siano tentati di fare lo stesso ) come chi manca contro l'ordinamento comune della chiesa, offende l'autorità del magistrato e ferisce la coscienza dei fratelli deboli.
Ogni chiesa particolare o nazionale ha autorità di prescrivere, cambiare e abolire cerimonie o riti della chiesa ordinati dalla sola autorità umana, in modo che ogni cosa sia fatta per la comune edificazione.
Il secondo libro delle omelie, i cui titoli abbiamo ripreso in questo articolo, contiene una dottrina pia, salutare e necessaria per il nostro tempo, cosi come faceva il precedente libro delle omelie pubblicato al tempo di Edoardo VI.
Riteniamo quindi che debbano essere diligentemente e distintamente lette nelle chiese dai ministri, in modo da poter essere comprese dal popolo.
Nomi delle omelie
1. Sul corretto uso della chiesa
2. Contro il pericolo dell'idolatria
3. Sulla riparazione e sulla pulizia delle chiese
4. Sulle opere buone: anzitutto del digiuno
5. Contro la ghiottoneria e l'ubriachezza
6. Contro l'eccesso di paramenti e addobbi
7. Sulla preghiera
8. Sul luogo e sul tempo della preghiera
9. Sulla celebrazione delle preghiere pubbliche e dei sacramenti in una lingua conosciuta
10. Sulla riverente stima della parola di Dio
11. Sulle elemosine
12. Sulla natività di Cristo
13. Sulla passione di Cristo
14. Sulla risurrezione di Cristo
15. Sulla degna ricezione del sacramento del corpo e del sangue di Cristo
16. Sui doni dello Spirito Santo
17. Per i giorni delle rogazioni
18. Sullo stato del matrimonio
19. Sulla penitenza
20. Contro la pigrizia
21. Contro la ribellione questi ultimi articoli sono di carattere storico-transitorio.
Il libro della consacrazione dei vescovi e dell'ordinazione dei preti e dei diaconi, quale è stato promulgato dal sinodo generale di questa chiesa nel 1792 contiene tutto ciò che e necessario per tali consacrazioni e ordinazioni.
Esso non contiene alcuna cosa che sia per sé superstiziosa o empia.
Decretiamo quindi essere giustamente, debitamente e legittimamente consacrato e ordinato chiunque e consacrato o ordinato secondo la detta forma.
L'autorità del magistrato civile si estende a tutti gli uomini, sia al clero che ai laici, in tutte le cose temporali, ma egli non ha alcuna autorità nelle cose puramente spirituali.
E riteniamo sia dovere di tutti gli uomini che professano il Vangelo rendere una rispettosa obbedienza all'autorità civile, regolarmente e legittimamente costituita.
Le ricchezze e i beni dei cristiani non sono comuni per quanto riguarda il diritto, il titolo e il possesso degli stessi, come pretendono falsamente certi anabattisti.
Ciò nondimeno ogni uomo, secondo le sue possibilità, deve fare generose elemosine ai poveri, prendendo da ciò che possiede.
Come confessiamo che il giurare vano e precipitoso è vietato ai cristiani da nostro Signore Gesù Cristo e da Giacomo suo apostolo, così riteniamo che la religione cristiana non proibisce [ il giuramento ], ma che un uomo può giurare quando il magistrato lo richiede, in una causa di fede e di carità.
Ma, secondo l'insegnamento del profeta, lo si faccia con giustizia, discernimento e verità
Durante i secoli successivi l'anglicanesimo conobbe periodi di grande vitalità, ma anche di crisi, in particolare a motivo del cristallizzarsi di moti centrifughi, quale la fondazione nel 1739 della Chiesa metodista ( v. metodismo ), da parte di John Wesley.
Nondimeno salvaguardò robuste nervature dogmatiche e solidi indirizzi morali, pur mostrandosi disponibile a prudenti adattamenti nelle strutture e nelle disposizioni disciplinari.
Insistette sulla continuità della Chiesa, sull'imprescindibilità della successione episcopale e, conseguentemente, sulla necessità della consacrazione da parte del vescovo per chi celebrasse l'eucaristia.
Le differenti "anime" della Chiesa anglicana hanno dato vita a tre grandi orientamenti; la Chiesa alta ( High Church ), caratterizzata da un vigoroso orientamento cattolico, soprattutto in campo liturgico, ma anche in ambito dottrinale; la Chiesa bassa ( Low Church ), contrassegnata da una forte pietà individuale e da una marcata preoccupazione evangelico-sociale; la Chiesa larga ( Broad Church ), di tendenza liberale-moderata, sorta verso il 1830 e che manifesta un vivo interesse cristiano-sociale.
Nel 1992 anche le donne sono state ammesse al sacerdozio, non senza contraccolpi e polemiche interne.
Rimane tuttavia stabile il cosiddetto Lambeth Quadrilateral, a sintetizzare i punti di riferimento fondamentali di questa confessione cristiana: la Sacra Scrittura; gli antichi simboli di fede; il battesimo e la cena del Signore; l'episcopato storico.
La sensibilità anglicana trova forse adeguata espressione nella premessa del Book of Prayer, laddove viene suggerito che sempre si deve conservare l'equilibrato giusto mezzo "fra gli estremi di un rifiuto troppo ostinato e di un'accettazione troppo pronta di qualsiasi trasformazione".
Si chiamano così gli appartenenti alla cosiddetta « Comunione Anglicana », una Chiesa autonoma sorta in Inghilterra ( e poi diffusa nei paesi di lingua inglese ) dal sec. XVI, a causa della divisione della Chiesa nazionale Inglese da Roma.
Le successive evoluzioni della religione anglicana hanno portato alla creazione delle tre correnti presenti ancora oggi:
la Chiesa alta, molto vicina al cattolicesimo,
la Chiesa bassa, più legata al protestantesimo e infine
la Chiesa larga, maggiormente aperta al confronto tra i diversi indirizzi.
Oggi la Chiesa anglicana, che ha aperto al sacerdozio femminile, è molto impegnata nell'ecumenismo e nel dialogo con le altre confessioni cristiane.
Il nome viene usato almeno dopo la prima Conferenza di Lambeth del 1867 per indicare la comunione delle Chiese governate episcopalmente come province autonome, che sorse dalla riforma della Chiesa d'Inghilterra nel XVI secolo e che riconobbe l'autorità dell'arcivescovo di Canterbury.
Essa comprese se stessa come la Chiesa dei Padri e mirò ad essere una via intermedia tra l'autorità papale e la riforma luterana.
Dopo la " gloriosa rivoluzione " del 1688, i non-giurati o membri della Chiesa d'Inghilterra ( compresi nove vescovi ) che si rifiutarono di giurare fedeltà ai nuovi governanti ( Guglielmo e Maria ) negoziarono senza successo l'unione con i patriarchi dell'Oriente Ortodosso e con la Chiesa russa ( 1716-1725 ).
Nel 1973 iniziò un dialogo ufficiale tra gli Anglicani e gli Ortodossi.
Dopo una serie di dichiarazioni comuni ( che espressero anche la volontà anglicana di togliere il " filioque " dal credo ), il dialogo fu sospeso nel 1977 sulla questione dell'ordinazione delle donne.
Nel 1980 iniziò una seconda fase di conversazioni bilaterali e nel 1989, con il vescovo Giovanni Zizioulas come nuovo presidente Ortodosso, è partita una terza fase in quella che ora è chiamata Commissione Internazionale per il Dialogo tra Anglicani e Ortodossi.
L'enciclica del 1896 di Leone XIII, Apostolicae curae ( che respinse la validità degli Ordini anglicani ), non impedì, tuttavia, che venisse riaperto il dialogo tra Cattolici e Anglicani nelle Conversazioni di Malines ( 1921-1925 ).
Dopo che il Vaticano II riconobbe un " luogo speciale " alla comunione anglicana ( UR 13 ) e, nel 1966, Paolo VI incontrò l'arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey, nel 1967 iniziò i lavori una Commissione Preparatoria Comune alla quale nel 1970 subentrò la Commissione Internazionale Anglicana e Cattolica Romana ( ARCIC I ).
Questa produsse dichiarazioni comuni e chiarificazioni sull'Eucaristia, il ministero e l'ordinazione, e sull'autorità nella Chiesa.
Tutti questi documenti furono pubblicati insieme nel " Rapporto Finale " del 1892.
Costituita nel 1983, ARCIC II ha prodotto documenti sulla salvezza e la Chiesa e sulla Chiesa come comunione.
Dal 1967 esiste a Roma un centro anglicano, il cui direttore rappresenta le province della Comunione Anglicana presso la Santa Sede.
Con l'approvazione della Dichiarazione di Meissen nel 1991, il sinodo generale della Chiesa d'Inghilterra ha accettato un accordo di lavoro comune per l'unità visibile con le Chiese luterane d'Europa.
Magistero |
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Lettera Apostolica Leone XIII - Apostolicae curae | 13-9-1896 |
Discorso Paolo VI - All'Arcivescovo di Canterbury | 23-3-1966 |
Discorso Giovanni Paolo II | 29-5-1982 |
Dichiarazione comune di Giovanni Paolo II e dell'Arcivescovo di Canterbury | |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Comunione …Ha un posto speciale tra le Comunioni della Riforma; in essa sussistono in parte le tradizioni e le strutture cattoliche |
UR 13 |