Controriforma

Termine storiografico con cui viene designato il complesso moto di rinnovamento ecclesiale e spirituale intrapreso nei secc. XVI-XVII dalla Chiesa cattolica in parallelo e in reazione alla Riforma protestante.

Il dibattito storiografico

Il concetto di Controriforma è stato inizialmente elaborato dalla storiografia dell'illuminismo tedesco.

La prima formulazione, al plurale ("contro-riforme"), fu adottata nel 1776 da J.S. Putter, docente di diritto a Gottinga, per denotare il fenomeno del ritorno al cattolicesimo di regioni passate al protestantesimo in seguito a conquista militare o per l'imposizione dei sovrani, fedeli alla confessione romana.

Il grande storico tedesco L. von Ranke ( 1795-1886 ) allargò il significato di Controriforma a designare il programma religioso, organico e unitario sotto la spinta del papato, caratterizzato dalla polemica anti-protestante, dalla messa a punto dogmatico-disciplinare del concilio di Trento, dalle iniziative di ecclesiastici e di laici cattolici dopo il sorgere e l'espandersi del movimento suscitato da Lutero.

Fu tuttavia un discepolo di Ranke, W. Maurenbrecher ( 1839-92 ), a constatare come già prima del '500 si fossero manifestati robusti tentativi volti a modificare aspetti rilevanti delle concezioni e della pratica cristiana, ritenute meno consone allo spirito evangelico.

Approfondendo tale direzione di indagine, molti studiosi cattolici individuarono vigorosi fermenti di vitalità rinnovatrice assai prima della comparsa di Lutero e collocarono le iniziative della Chiesa romana nel '500-'600 in diretta continuità con i moti riformistici del tardo Medioevo.

In simile prospettiva si mosse soprattutto lo storico L. von Pastor ( 1854-1928 ), che parlò di una "Riforma cattolica" autonoma e originale e indicò invece con il termine "restaurazione" il progressivo recupero delle posizioni perdute condotto da parte della Chiesa romana.

Come si può agevolmente notare, il concetto di Controriforma e quelli a esso alternativi derivavano da ricostruzioni storiografiche divergenti, quando non antitetiche, di un medesimo processo storico.

Nel '900 H. Jedin ( 1900-80 ), storiografo cattolico del concilio di Trento, focalizzò due linee nell'evoluzione della Chiesa durante il sec. XVI: sulla prima correvano le tendenze spontanee alla Riforma, avvertibili negli strati anche più umili dei fedeli, e già operanti al tramonto del Medioevo; la seconda era costituita dalla reazione al protestantesimo guidata soprattutto dal papato e dalla gerarchia ecclesiastica e utilizzava strumenti istituzionali, non di rado coercitivi.

Alla prima linea Jedin riservava la dizione di "Riforma cattolica", alla seconda quella di "Controriforma".

Anche lo storico italiano D. Cantimori ( 1904-66 ) adottò questa terminologia, ma preferì scandirla dal punto di vista cronologico, indicando come spartiacque il concilio di Trento: prima di esso risalterebbero maggiormente le correnti di più genuina e spontanea Riforma, mentre in epoca successiva si accentuerebbero le tendenze a connotazione più spiccatamente antiprotestantica.

Rinnovamento spirituale e accentramento romano

Al di là di simili sistemazioni storiografiche, senza dubbio utili per illuminare vicende ancora controverse, si può segnalare come accanto al lato antagonistico, alle disposizioni giuridico-canoniche e, in generale, all'autoaffermazione della Chiesa cattolica in contrappunto al protestantesimo, convivessero, in una simbiosi a volte inestricabile, tutte le istanze, le proposte, le realizzazioni scaturite in maniera autonoma nel corpo della Chiesa e sollecitate dall'ideale evangelico verso l'incessante rinnovamento ascetico, etico, religioso dell'intera vita cristiana.

Questa autonoma spinta di rinnovamento è trattata alla voce Riforma cattolica, alla quale si rimanda il lettore.

Primaria importanza assunsero comunque, nel quadro del cattolicesimo post-tridentino, gli interventi papali per incrementare la centralità della direzione romana nel cattolicesimo.

Questa va intesa non tanto in termini di potere, quanto piuttosto nella prospettiva della salvaguardia intransigente dell'unità contro deviazioni, oscillazioni, incontrollate iniziative.

Gli organi di governo della Santa Sede conseguirono una durevole sistemazione nell'età tridentina e post-tridentina.

La prima congregazione vaticana a essere istituita fu quella dell'Inquisizione, creata da Paolo III nel 1542 quale corte d'appello finale per i processi di eresia; presto svolse un ruolo cruciale per la competenza sugli "affari della fede" di tutta la cristianità ( eresie, scismi, apostasie, atti di magia, abuso dei sacramenti ).

A essa fu affiancata la Congregazione dell'Indice, incaricata di coordinare l'attività di censura esercitata dalle principali università cattoliche sulle pubblicazioni.

Un primo elenco dei libri proibiti, il cosiddetto Indice romano, era stato compilato nel 1558-59; uno nuovo, elaborato in seno al concilio di Trento, venne promulgato da Pio IV nel 1564: la congregazione ne curò in seguito l'aggiornamento, grazie agli estesi poteri conferiti dalla bolla Immensa Dei di Sisto V nel 1588.

Questo documento assegnò strutture definite ai quindici dicasteri della Curia Romana, il cui campo d'azione si estendeva a tutto il mondo cattolico nel settore liturgico ( Congregazione dei Riti ), in quello delle nomine episcopali ( Congregazione Concistoriale ), della vita diocesana ( Congregazione per gli Affari dei Vescovi ), dell'interpretazione e dell'applicazione del concilio di Trento ( Congregazione del concilio ).

Altre iniziative miranti a instaurare una professione di fede e una pratica cristiana unitarie furono l'emanazione del Catechismo romano ( 1566 ), testo base per l'istruzione parrocchiale; la riforma del Breviario ( 1568 ), contenente le preghiere dell'Ufficio divino per il clero; l'edizione del Missale romanum ( 1570 ), che fissava con norme assai dettagliate il rito della messa.

La prassi della "visita apostolica", una sorta di ispezione effettuata da un inviato papale nelle diocesi e negli istituti religiosi, venne incrementata da Gregorio XIII ( 1572-85 ), mentre Sisto V ( 1585-90 ) dispose con la bolla Romanus pontifex del 1585 che i vescovi si recassero periodicamente ad limino apostolonim, cioè alla Santa Sede, per presentare un accurato resoconto ( relatio ad limino ) sulla rispettiva situazione diocesana.

Furono progressivamente istituite presso tutte le corti europee rappresentanze diplomatiche ( "nunziature apostoliche" ) pontificie, che servirono frequentemente ad arginare con mezzi politici l'influsso protestante.

In particolare Gregorio XIII tentò con questo strumento di ripristinare il cattolicesimo nei paesi germanici.

Gregorio XIII volle anche istituire a Roma i centri in cui formare un clero preparato e qualificato da inviare nei paesi cattolici e in attività missionarie.

Con la lettera apostolica Quoniam divinae bonitati ( 1578 ) fondò i collegi nazionali deputati a ospitare giovani chierici stranieri, perché vi assimilassero i contenuti della tradizione cattolica "romana".

Siffatto interesse per il clero lascia trasparire un'ulteriore peculiarità del cattolicesimo post-tridentino: spazi ancor più ampi che in passato furono dischiusi alle funzioni e al ruolo di sacerdoti e religiosi, mentre corrispettivamente venivano ridotti i compiti dei laici.

E tuttavia, sospinto anche dalle molteplici ondate di spiritualità attive pur entro le sponde istituzionali, il cattolicesimo conobbe, grazie al convergere di tutti questi fattori insieme a specifiche sagomature, nuovi robusti dinamismi.

v. Chiesa; Cristianesimo, Storia del; Guerre di religione; Riforma cattolica; Riforma protestante; Trento, concilio di

Il termine va capito come opposto a Riforma protestante.

Nella storiografia ecclesiastica fino al secolo XIX, sotto il nome di Controriforma si poneva ogni sforzo, interno ed esterno, compiuto dalla Chiesa Cattolica, per contrastare l'avanzata della Riforma Protestante ( Protestantesimo ) nei secoli XVI e XVII.

Le ricerche storiografiche più recenti, sia cattoliche come anche evangeliche, riconoscono però in quel periodo l'esistenza di un movimento intracattolico autonomo di riforma ( detto tecnicamente « Riforma cattolica » o « Rigenerazione » ), non generato dalla polemica diretta antiprotestante.