Indulgenze

È ovvia derivazione dal latino indulgere, che dovette avere un senso preistorico di "durevole", "che va per le lunghe", nel senso di "prestarsi a", "soddisfare a ", "cedere a" e quindi di "essere accondiscendente verso uno" e perciò di "concedere", "accordare".

Gli imperatori romani, in talune circostanze, solevano elargire la remissione o la riduzione di un tributo o di una pena: una specie di amnistia.

Per traslazione dal campo giuridico amministrativo a quello spirituale la parola venne a designare un condono attuato, oltre che mediante i sacramenti ( battesimo, confessione ), anche al di fuori di essi; nel decorso del tempo "indulgenza" si concentrò specialmente su quest'ultimo caso, per cui risulta "la remissione della pena temporale dovuta per i peccati, già perdonati quanto alla colpa, che la Chiesa a determinate condizioni concede" CDC c. 992.

Al riguardo va infatti ricordato che il peccato grave comporta un duplice ordine di conseguenze:

1) siccome rompe l'amicizia con Dio ci priva della sua comunione, con la conseguenza dell'inferno, pena eterna;

2) siccome ci attacca malamente alle cose del mondo, richiede una purificazione, da compiersi in vita o dopo la morte in purgatorio, pena temporanea.

Quando, con i sacramenti, viene rimessa la pena eterna, resta ancora quella temporanea, che deve essere riscattata con le opere buone, la preghiera e la sopportazione paziente delle avversità.

Tuttavia in grazia della Comunione dei santi ( v. ) che mette a disposizione della Chiesa una somma infinita di meriti espiatori, essa li può applicare, a sgravio della pena temporanea, sia ai fedeli viventi che a quelli defunti, in un vincolo perenne di carità.

Questo "sgravio", che costituisce l'"indulgenza", fu concesso dalla Chiesa sotto condizioni penitenziali che variarono nei secoli ( pellegrinaggi, specie a Roma, opere pie, elemosine ) e trovarono la loro celebrazione più solenne nel Giubileo ( v. ).

Talora l'intimo spirito di carità verso Dio e verso il prossimo e di umile richiesta di perdono si affievolì e si esteriorizzò trasformando le elemosine in versamenti a tariffa di sapore commerciale che provocarono abusi e scandalizzarono.

Naturalmente lo scandalo non fu sovente limpida deplorazione spirituale di anime bramose di depurazione, ma coprì malamente anche cupidigie avide di confisca, nelle quali si distinsero i principi tedeschi in occasione della ribellione luterana.

Incombe ovviamente un duplice obbligo: evitare forme che si prestino a tradire la sostanza e sopprimere una malizia che sfrutti cupidamente queste maldestre ambiguità.

L'indulgenza, nella teologia tradizionale cattolica di origine medievale, rappresenta la remissione per intervento della Chiesa della pena corporea o spirituale che resterebbe da scontare ( sulla terra o in purgatorio ) in seguito ai peccati commessi, dopo che sia avvenuto il perdono della colpa e la riconciliazione nel sacramento della penitenza.

La prassi delle "commutazioni", avviata dal sec. X, permetteva di collegare un'indulgenza a pagamenti in denaro ( elemosine ) o a opere di pubblica utilità ( restauri di chiese ); in seguito divenne opera per eccellenza meritevole la partecipazione alle crociate.

La prima indulgenza concessa direttamente da un papa risale al 1091.

L'indulgenza "plenaria" fu poi collegata da Bonifacio VIII all'anno santo del 1300: si ampliò quindi progressivamente una dottrina sul potere del papa di dispensare nelle indulgenze il "tesoro di grazia" della Chiesa.

La predicazione delle indulgenze in cambio di elemosine per ricostruire la basilica di S. Pietro, con i connessi abusi ( "vendita" delle indulgenze ), fu uno dei motivi dello scontro di Martin Lutero con l'arcivescovo Alberto di Magonza e poi con la Santa Sede.

Il decreto del concilio di Trento ( 1563 ) sulle indulgenze riaffermò il potere della Chiesa di concederle, cercando al contempo di sanare gli abusi ( soppressione dei "questori" che raccoglievano le elemosine ).

Gli sviluppi recenti collocano le indulgenze in una visione teologica più ampia.

Nel 1967 Paolo VI emanò la costituzione Indulgentiurum doctrina e nel 1975 ripropose l'indulgenza per l'anno santo, inserendola nel quadro di una serie di impegni per il rinnovamento della vita spirituale ed ecclesiale.

Mentre nel linguaggio comune la parola significa qualcosa di simile a pietà o compassione, il senso originario è invece più profondo.

All'inizio significava il condono ( la parola « indulto » ) della penitenza pubblica imposta dalla Chiesa per un determinato lasso di tempo.

In seguito, e anche oggi, la parola indica piuttosto la promessa di una particolare intercessione-mediazione della Chiesa, affinché Dio perdoni la pena temporale dei peccati già rimessi.

Essa assomiglia cosi ad un intervento non di guarigione, come sarebbe invece il perdono, ma di convalescenza e di eliminazione delle cicatrici.

Magistero

L'Indulgenza in occasione del Giubile srardinario della Misericordia

Lettera Francesco
1-9-2015

Catechismo della Chiesa Cattolica

La purificazione finale o Purgatorio 1032
Che cos'è l'indulgenza? 1471ss
Comp. 312

Codice Diritto Canonico

nozione 992
parziale e plenaria 993
autorità che la elargisce 995
concessione 997
condizioni per lucrarle 996

Summa Teologica

In sé Spl q. 25
Chi può concederle Spl q. 26
Chi può ottenerle Spl q. 27