Agape
Termine greco che, nell'accezione cristiana, indica l'amore divino e quello degli uomini che a esso si ispira. Introdotto nel linguaggio religioso dalla traduzione della Bibbia in greco da parte dei Settanta ( v. ), il termine agape ( in greco: amore, predilezione ) indica l'originalità del Dio della Rivelazione ebraico-cristiana: "Dio è amore. Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" ( 1 Gv 4,8-10 ). Paolo lo lega strettamente alla Croce e Giovanni se ne serve anche per esprimere il nuovo modo di essere e di vivere dell'uomo reso possibile dall'amore che Dio ha per lui. L'agape riassume dunque la Rivelazione di Dio nella fedeltà alle sue promesse e in ciò che si compie in Gesù: è nell'amore senza condizioni di Dio che si trova il motivo del suo disegno eterno, che abbraccia la storia della creazione e la storia della salvezza. L'agape appare perciò come il cuore della realtà della salvezza annunciato e realizzato da Gesù Cristo, in continuità con l'amore appassionato di JHWH che va alla ricerca dell'uomo, testimoniato dall'esperienza di fede del popolo di Israele. |
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Dal greco « agape », nel senso di « amore », non però nella sua forma più umana e passionale ( « eros » ), né nella sua forma di amicizia e inclinazione ( filia ). « Agape » è l'amore che proviene da Dio, come volontà di partecipare tutto se stesso, di donazione assoluta ( quasi un sinonimo di koinonia ). Anche gli uomini sono chiamati all'agape, prima di tutto ricevendola da Dio, con il dono dello Spirito dell'agape ( Rm 5,5; 1 Gv 4,7.16; 1 Cor 13,8-13 ); e poi col vivere reciprocamente rapporti di amore fraterno « amandosi » ( con agape ) come Dio ha amato ( Gv 15,12-17; 1 Gv 4,7-21 ). Talvolta con la parola agape si designa anche una riunione fraterna della comunità cristiana delle origini, impostata sul mangiare insieme fraternamente, in un clima di rendimento di grazie a Dio ( At 2,46; forse un eco in 1 Cor 11,21-22 ) |
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A differenza dell'amore passionale ed egoista, la carità ( agape ) è un amore di dilezione che vuole il ben altrui. La sua sorgente è in Dio che ama per primo ( 1 Gv 4, 19 ) e ha dato il suo Figlio per riconciliarsi i peccatori ( Rm 5, 8; Rm 8,32-39; 2 Cor 5,18-21; Ef 2,4-7; Gv 3,16s; 1 Gv 4,9-10 ) e farne degli eletti ( Ef 1,4 ) e dei figli ( 1 Gv 3,1 ). Attribuito dapprima a Dio, cioè al Padre ( Rm 5,5; Rm 8,39; 2 Cor 13,11.13 ), questo amore che è la natura stessa di Dio ( 1 Gv 4,7s.16 ), si trova allo stesso titolo nel Figlio ( Rm 8,35.37.39; 2 Cor 5,14; Ef 3,19; 1 Tm 1,14; 2 Tm 1,13 ) che ama il Padre come ne è amato ( Ef 1,6; Col 1,13; Gv 3,35; Gv 10,17; Gv 14,31 ); come lui, anche il figlio ama gli uomini ( Gv 13,1.34; Gv 14 21; Gv 15,9 ) per i quali si è dato ( 2 Cor 5,14s; Gal 2,20; Ef 5,2.25; 1 Tm 1,14s; Gv 15,13; 1 Gv 3,16; Ap 1,5 ). È anche l'amore dello Spirito Santo ( Rm 15,30; Col 1,8 ); egli poi lo espande nel cuore dei cristiani ( Rm 5,5+; Gal 5,22 ), dando loro do compiere ( Rm 8,4 ) il precetto essenziale della legge, cioè l'amore di Dio e del prossimo ( Mt 22,37-40p; Rm 13,8-10; Gal 5,14 ). Difatti l'amore dei fratelli e anche dei nemici ( Mt 5,43-48p ) è la conseguenza necessaria e la vera prova dell'amore di Dio ( 1 Gv 3,17; 1 Gv 4,20s ); è il comandamento nuovo, che ha dato Gesù ( Gv 13,34s; Gv 15,12.17; 1 Gv 3,23 ) e che i suoi discepoli non cessano di inculcare ( Rm 13,8; Gal 5,13s; Ef 1,15; Fil 2,2s; Col 1,4; 1 Ts 3,12; 2 Ts 1,3; Fm 5.7; Gc 2,8; 1 Pt 1,22; 1 Pt 2,17; 1 Pt 4,8; 1 Gv 2,10; 1 Gv 3,10s.14 ). È così che Paolo ama i suoi ( 2 Cor 2,4; 2 Cor 12,15 ) e che ne è amato ( Col 1,8; 1 Ts 3,6 ). Questa carità a base di sincerità e umiltà, di dimenticanza e dono di sé ( Rm 12,9s; 1 Cor 13,4-7; 2 Cor 6,6; Fil 2,2s ) di mutuo sostegno ( Ef 4,2; Rm 14,15; 2 Cor 2,7s ), deve provarsi con atti ( 2 Cor 8,8-11.24; 1 Gv 3,18 ) e custodire i comandamenti del Signore ( Gv 14,15; 1 Gv 5,2s ) rendendo la fede efficace ( Gal 5,6; Eb 10,24 ). È il vincolo della perfezione ( Col 3,14; 2 Pt 1,7 ) e « copre i peccati » ( 1 Pt 4,8; Lc 7,47 ). Appoggiandosi sull'amore di dio, non teme nulla ( Rm 8,28-39; 1 Gv 4,17s ). Esercitandosi nella verità ( Ef 4,15; 2 Ts 2,10 ), dà il vero senso morale ( Fil 1,9s ) e apre l'uomo a una conoscenza spirituale del mistero divino ( Col 2,2; 1 Gv 4,7 ) e dell'amore del Cristo che sorpassa ogni conoscenza ( Ef 3,17-19; 1 Cor 8,1-3; 1 Cor 13,8-12 ). Facendo abitare nell'anima il Cristo ( Ef 3,17 ) e tutta la trinità ( 2 Cor 13,13+; Gv 14,15-23; 1 Gv 4,12 ), l'agape nutre la vita delle virtù teologali( Rm 1,16+; Rm 5,2+ ), di cui è la regina ( 1 Cor 13,13 ), perché solo essa non passerà ( 1 Cor 13, 8 ) ma sfocerà nella visione ( 1 Cor 13,12; 1 Gv 3,2 ), quando Dio accorderà ai suoi eletti i beni che ha promessi a quelli che lo amano ( 1 Cor 2,9; Rm 8,28; Ef 6,24; 2 Tm 4,8; Gc 1,12; Gc 2,5 ). |
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1 Cor 13,1 | |
Concilio Ecumenico Vaticano II |
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Unita alla Cena eucaristica, manifestava l'unione della Chiesa nella carità | Apostolicam actuositatem 8 |