Regole di buona creanza e di cortesia cristiana |
160 Uno degli argomenti che hanno più a che fare con l'educazione è il buon gusto nel vestire: è importante per far conoscere come uno la pensa e quali sono le sue abitudini.
Sovente e non senza fondamento da una idea esatta delle sue qualità.
Perché gli abiti siano adeguati bisogna che si attaglino alla persona che li indossa, proporzionati alla sua misura, all'età e al rango sociale.
161 Non vi è nulla di più disdicevole di un abito non adeguato alla persona che lo indossa, perché la sfigura completamente, soprattutto quando è troppo ampio ed è più lungo di chi lo indossa.
È meglio che un abito sia più corto e più stretto del dovuto, piuttosto che troppo largo o lungo.
162 Per poter dire che un abito è adatto, conviene che si addica all'età della persona a cui è destinato.
Non è infatti conveniente che un fanciullo sia vestito come un giovanotto e neppure che un abito giovanile abbia meno ornamenti di quello di una persona anziana.
Per esempio, sarebbe contro il buon gusto che un adolescente di quindici anni andasse vestito in nero, eccetto che sia già chierico o stia per diventarlo entro breve tempo.
Un giovane che deve sposarsi sarebbe ridicolo se portasse un abito semplice e lineare come quello di un uomo di settant'anni.
Quello che si adatta ad uno, non conviene certamente all'altro.
163 Non è meno importante che chi si fa confezionare un abito faccia attenzione al suo rango sociale, perché non conviene che un povero vada vestito come un ricco e un plebeo come un nobile.
Vi sono certi abiti semplici, di stoffa non molto ricercata, che sono di uso ordinario e possono essere portati da tutti, eccetto che dai poveri.
Tuttavia è opportuno che gli artigiani li lascino indossare a coloro che sono di una condizione sociale più elevata della loro.
164 Gli abiti che hanno particolari ricami non possono essere portati che da persone socialmente elevate.
Un abito con galloni d'oro o di stoffa molto pregiata si addice solo ad un nobile.
Un plebeo che volesse portarne uno così, si farebbe canzonare e in più dovrebbe sostenere una spesa che non è gradita a Dio perché al di sopra della sua condizione e delle risorse che può permettersi.
Così pure sarebbe molto sconveniente che un commerciante volesse portare delle piume sul cappello e una spada al suo fianco.
165 Anche le donne debbono conformare gli abiti alla loro condizione sociale.
Se si può permettere ad una donna nobile di portare una gonna ricamata d'oro, ciò è sconsigliato ad una autentica cristiana e sarebbe sfacciato se la portasse una donna del popolo.
Costei non può nemmeno portare una collana di perle o un prezioso diamante, senza oltrepassare la sua condizione sociale.
166 L'eccessiva trasandatezza negli abiti, tuttavia, è da evitare al pari della troppa ricercatezza.
Sono due eccessi ugualmente biasimevoli; la ricercatezza è contraria alla legge di Dio, che condanna il lusso e la vanità negli abiti ed in tutti gli ornamenti esteriori.
La trasandatezza negli abiti è segno che non si da importanza alla presenza di Dio o che non si ha rispetto per Lui.
Fa anche vedere che non si ha riguardo per il proprio corpo, che dobbiamo onorare come tempio animato dallo Spirito Santo e tabernacolo che Gesù Cristo ha la bontà di venire a visitare di frequente.
167 Se si vuole portare un abito adeguato, bisogna seguire i costumi del paese e vestirsi come usano le persone della propria condizione e della propria età.
È importante però fare attenzione a non ostentare lusso, né niente di superfluo negli abiti, evitare lo sfarzo e tutto ciò che rasenta la mondanità.
168 Ciò che meglio può stabilire l'adeguatezza degli abiti è la moda, che bisogna perciò seguire.
Poiché l'atteggiamento dell'uomo è molto soggetto al cambiamento e ciò che gli piaceva ieri non gli piace più oggi, così, per venire incontro a questa ricerca del cambiamento, si sono inventate e si rinnovano continuamente diverse maniere di vestirsi.
Chi volesse vestirsi come ci si vestiva trent'anni fa, sarebbe ridicolo e passerebbe per un originale.
È segno di saggezza non distinguersi mai dagli altri in nulla.
169 Si definisce moda la maniera di confezionare gli abiti in un dato periodo.
Bisogna conformare ad essa anche i cappelli, la biancheria, oltre gli abiti.
Sarebbe contro il buon gusto e la buona educazione portare un cappello alto o a larghe falde quando tutti portano quelli bassi e con tese piccole.
170 Tuttavia non è necessario seguire subito tutte le evoluzioni della moda, perché, se alcune sono ragionevoli e di gusto e perciò non debbono essere ostacolate, ve ne sono altre capricciose e bizzarre, che ordinariamente sono seguite da poche persone e non hanno lunga durata, e non bisogna seguirle senza discernimento.
La norma più sicura e ragionevole per quanto riguarda la moda è quella di non inventarne una propria o essere tra i primi a servirsene, ma neanche attendere che non vi sia più nessuno che la segua per decidersi ad abbandonarla.
171 Per gli uomini di Chiesa la regola della loro moda è quella di assumere atteggiamento ed abiti conformi a quelli degli ecclesiastici più pii e più modesti, seguendo in questo il consiglio che S. Paolo dà, di non conformarsi alle abitudini mondane.
172 Il mezzo per stabilire dei limiti alla moda degli abiti e per impedire che coloro che la seguono giungano ad eccessi, è quello di controllarla e farle osservare quella semplicità che deve essere regola di comportamento di un cristiano nel suo atteggiamento esteriore.
Per poter parlare di abiti semplici occorre che essi non presentino lusso ne vanità.
173 È segno di meschinità d'animo mostrare troppo attaccamento ai vestiti ed andare alla ricerca di quelli molto appariscenti e sontuosi.
Coloro che si comportano così, si rendono ridicoli a tutte le persone di buon senso.
Ma quel che è peggio, è che in questo modo, rinunziano pubblicamente alle promesse fatte nel battesimo ed allo spirito del cristianesimo.
Coloro invece che disdegnano queste manifestazioni di vanità, testimoniano animo grande ed alto spirito cristiano, perché mostrano di preoccuparsi più di ornare di virtù la loro anima che di dare fascino al loro corpo e, con la modestia dei loro abiti, fanno vedere la saggezza e la semplicità del loro animo.
174 Le donne, essendo per natura meno capaci di grandi cose degli uomini, sono più esposte a ricercare la vanità e il lusso negli abiti.
Per questo motivo S. Paolo, dopo aver avvertito gli uomini di evitare gli eccessi più gravi nei quali cadono più facilmente delle donne, esorta queste ultime a vestirsi modestamente e adornarsi di pudore e di castità e non d'oro, di perle e di abiti sontuosi, ma di abbigliarsi da donne virtuose che mostrano con le opere che fanno professione di pietà. ( 1 Tm 2,9 )
175 Dopo questa esortazione del grande Apostolo non c'è più nulla da prescrivere ai cristiani se non invitarli a seguirla ed imitare i cristiani dei primi secoli, che edificavano tutti con la modestia e la semplicità del loro vestire.
È deprecabile che si trovino talvolta uomini così effeminati, che si compiacciono del lusso dei loro abiti e cercano così di imporsi alla considerazione degli altri.
Costoro dovrebbero elevare ben più in alto il loro animo, e, riflettendo sul fatto che gli abiti ricercati sono segni riprovevoli del peccato mentre essi sono nati per il cielo, dovrebbero pensare a rendere migliori e più accette a Dio le loro anime.
176 Questo è il consiglio che da S. Pietro alle donne.
Dicendo loro di disdegnare ciò che appare esteriormente e di non preoccuparsi assolutamente di agghindarsi con ricchi abiti, ma di arricchire interiormente il proprio cuore con la bellezza incorruttibile di un animo mite e sereno, che ha grande valore davanti a Dio. ( 1 Pt 3,3-4 )
177 Si deve avere una cura particolare per conservare sempre i propri abiti molto puliti.
L'educazione e la buona creanza non possono tollerare nulla che sia sporco e trascurato.
Coloro che tollerano che i loro abiti, il cappello, le scarpe siano impolverati, vanno contro l'educazione, come anche coloro che vanno in giro con abiti infangati; dimostrano solo grave negligenza.
178 È riprovevole avere grasso o macchie sui propri abiti, averli sporchi e strappati.
È indice di un individuo di scarsa educazione e poca disciplina.
La biancheria intima non dev'essere meno pulita e semplice degli abiti.
Per questo bisogna stare attenti a non lasciar cadere inchiostro sulla propria biancheria quando si scrive o sporcarsi per negligenza, sia nel mangiare, che facendo altro; bisogna anche cambiarla di frequente, almeno ogni otto giorni e preoccuparsi che sia sempre bianca.
179 Il cappello serve all'uomo per ornare il capo e per risparmiare molti disagi.
Calcarlo sulle orecchie, abbassarlo troppo sulla fronte, quasi per nascondere il viso, alzarlo sulla nuca facendolo ricadere sulle spalle, sono tutti modi ridicoli e sgarbati.
Alzare la parte anteriore della tesa fino a farle toccare la parte più alta del cappello è segno di arroganza e non è tollerabile.
180 Quando si porge il saluto a qualcuno, bisogna prendere il cappello con la mano destra e levarlo dal capo, in modo garbato, abbassare completamente il braccio tenendo il cappello per il bordo e volgendo in fuori la parte che copre il capo.
Se si leva il cappello in strada per salutare una persona, bisogna farlo un po' prima di passargli davanti e non ricoprirsi prima di essersene un po' allontanati.
181 Se si saluta qualcuno che si sta avvicinando, bisogna togliersi il cappello cinque o sei passi prima di raggiungerlo.
Quando si entra in un luogo dove vi è un nobile o qualcuno a cui è dovuta molta deferenza, bisogna togliersi sempre il cappello prima di entrare in quel luogo.
Se coloro che si trovano in quel luogo sono in piedi a capo scoperto, si deve assumere la loro posizione.
Dopo essersi tolto il cappello con garbo, bisogna volgere verso di sé la parte interna e metterlo sotto il braccio sinistro o sul petto a sinistra.
Quando si sta seduti, bisogna levarsi il cappello.
È buona educazione poggiarlo sulle ginocchia, con la parte interna rivolta verso di sé, con la mano sinistra indifferentemente sotto o sopra di esso.
182 Quando si parla con qualcuno è grave maleducazione rigirare il cappello, sfregarlo con le dita, tambureggiarvi sopra, toccarne il cinturino o il cordone, guardarvi dentro o attorno, porlo sul viso o sulla bocca, in modo da non essere uditi quando si parla.
E cosa ancora più maleducata morderne le falde, quando lo si tiene davanti alla bocca.
183 Queste sono le circostanze in cui bisogna levarsi il cappello e rimanere a capo scoperto:
1. Quando ci si trova in un luogo dove vi siano persone autorevoli.
2. Quando si deve salutare qualcuno.
3. Quando si da o si riceve qualcosa.
4. Quando ci si mette a tavola.
5. Quando si sente pronunziare il nome di Gesù o di Maria, eccetto quando si è a tavola, in tal caso si inchina solamente il capo.
6. Quando si è in presenza di una persona a cui dobbiamo molto rispetto, per esempio davanti ad ecclesiastici, a magistrati o ad altre persone autorevoli.
184 Per quanto riguarda queste persone, è necessario scoprirsi inizialmente il capo, ma non mantenerlo scoperto per tutto il tempo, eccetto che si tratti di persona a cui si è molto inferiori.
Bisogna scoprirsi sempre davanti ai superiori e non ricoprirsi se non siamo invitati a farlo.
Dopo essersi ricoperti, non è necessario levarsi il cappello ad ogni loro frase o ad ogni passo: sarebbe cosa inopportuna e fastidiosa sia alle persone con le quali si parla che a chi parla.
Non è educato scoprirsi quando si è a tavola, eccetto se giunta una persona di molto riguardo.
185 Quando una persona di alto rango beve alla salute di qualcuno o gli offre qualcosa, colui a cui si rivolge deve scoprirsi il capo.
Se a tavola vi è un personaggio autorevole che resta a capo scoperto per comodità, non si è tenuti ad imitarlo perché ciò indicherebbe troppa familiarità e perciò si può restare coperti.
Se qualcuno che è nostro inferiore ci parla a capo scoperto, ordinariamente dobbiamo invitarlo a coprirsi, dicendogli: "Signore, si copra".
Questo comportamento si deve usare solo con persone che siano molto inferiori a noi.
186 È grave atto di maleducazione invitare a coprirsi chi è a noi superiore.
Si può tollerare con persone con cui siamo in familiarità e che sono del nostro stesso livello sociale, ma non bisogna farlo come se si desse un ordine o con un tono di voce da comando.
In questo caso occorre servirsi o di gesti, coprendosi contemporaneamente il capo, o ricorrendo a locuzioni tipo: "Signore, potrebbe essere a disagio se rimanesse scoperto"; oppure, quando si è con qualche amico, usando un linguaggio familiare, come questo: "Vuole che ci copriamo il capo?".
187 La buona educazione richiede che il mantello sia appoggiato su tutte e due le spalle e che ricada sul davanti, senza ripiegarlo sulle braccia.
È maleducazione ripiegarlo sotto il gomito.
È norma di buona educazione portarlo a tavola.
In un luogo dove siano radunate persone altolocate, non bisogna entrare avvolti nel mantello.
In casa di principi ci si esporrebbe a richiami e si potrebbe anche essere messi alla porta.
188 Non è educato tirare il mantello o il vestito ad una persona con la quale si vuoi parlare, soprattutto se è di riguardo o è nostro superiore.
La buona creanza impone di portare i guanti quando si cammina per strada, quando si è in compagnia, o quando si va in campagna.
Non è educato tenerli in mano, sfilarseli, giocherellare con essi e servirsene per dare dei colpi a qualcuno.
Così si comportano gli scolaretti.
189 Bisogna togliersi i guanti quando si entra in chiesa, prima di attingere l'acqua benedetta, quando si vuoi pregare Dio e prima di mettersi a tavola.
Quando si vuoi salutare qualcuno con profondo inchino, come quando gli si bacia la mano, bisogna farlo a mano nuda ed è sufficiente togliersi il guanto della mano destra.
La buona educazione esige che si faccia questo quando si deve dare o ricevere qualcosa.
190 In compagnia non è bene togliersi i guanti e rimetterseli di continuo, come pure portarseli alla bocca per succhiarli o rosicchiarli, portarli sotto al braccio sinistro, infilare solo quello della mano sinistra e tenere con questa il guanto della destra o tenerli in tasca, quando dovrebbero essere indossati.
191 È rozzezza lasciar cadere le calze sui talloni perché non si sono legate bene.
Bisogna invece aver cura di tenderle bene, perché non facciano pieghe sulla gamba.
Non è mai permesso di averle col benché minimo strappo, oppure con qualche parte che esce dalla scarpa, e neppure che siano talmente tese da far intravedere la gamba.
192 Le scarpe debbono essere sempre convenientemente chiuse dai fermagli o dalle stringhe.
Non è educato trasformarle in pantofole, sia in casa, sia fuori.
Bisogna avere le scarpe sempre ben pulite.
193 Bisogna tenere gli abiti ben abbottonati, soprattutto sul petto, per non far vedere la camicia.
È negligenza imperdonabile lasciar penzolare sul polso le maniche della camicia, per non averle abbottonate bene o lasciar slacciate le bretelle dei calzoni.
Sarebbe una cosa che provocherebbe imbarazzo lasciar intravedere l'orlo della camicia fuori da qualche parte.
La buona educazione non tollera che si abbia il collo nudo e scoperto, ma esige che sia coperto sempre da una cravatta sia in pubblico che in casa.
Sia che si stia in libertà, o che si sia indisposti, si deve indossare almeno un fazzoletto pulito che lo copra.
194 È maleducazione e contrario ad una organizzazione sociale ben regolata, che una persona di classe media porti la spada al fianco, eccetto che si trovi in viaggio o in campagna.
Se appartiene alla nobiltà, anche un ragazzo la può portare.
Non è educato rigirare il cinturone della spada sul davanti, ed ancor meno collocarsela tra le gambe.
195 Quando si parla con qualcuno o si passeggia non bisogna tenere la mano sull'impugnatura della spada.
Basta impugnarla quando la si deve estrarre.
Per quanto una persona possa passare per un tipo coraggioso, se è sempre pronto a sfoderare la spada ogni volta che qualcuno gli rivolge una parola provocante o lo insulta, bisogna dire che il suo comportamento non è né cortese né cristiano.
Quello che lo fa reagire così è l'eccitazione e la smania di un onore vano ed immaginario.
È contrario quindi alla buona educazione essere impulsivo nel difendersi da qualche ingiuria o insulto; le norme del Vangelo richiedono che le offese si sopportino pazientemente.
196 Gesù stesso comandò a S. Pietro di rimettere la spada nel fodero quando la impugnò per difenderlo.
Quando si è seduti bisogna poggiare la spada al proprio fianco, spostando il fodero e il cinturone il più possibile dietro di sé.
La stessa cosa si deve fare quando ci si mette a tavola stando attenti a che la spada sia dietro di sé o tra le sedie, in modo che non dia fastidio a nessuno.
Non è il caso di togliersela in questa circostanza. ( Mt 26,52 )
197 Quando si è obbligati a togliersi la spada, bisogna sfilarsi anche i guanti.
Deporla sul letto insieme ai guanti sarebbe una grave mancanza di educazione.
Bisogna collocare tutto in qualche angolo lontano dallo sguardo di coloro che possono entrare nella stanza o con i quali si sta.
Se una persona d'autorità entra in casa di uno che è autorizzato a portare la spada, deve essere ricevuta con i guanti in mano e la spada al fianco.
Coloro che non portano la spada, debbono avere i guanti in mano e il mantello sulle spalle.
198 L'etichetta esige talvolta che si usi il bastoncino da passeggio.
Solo la necessità fisica può permettere l'uso del bastone.
199 Non è educato portare una bacchetta o un bastoncino quando si va in casa di nobili.
Se si è indisposti e se ne ha bisogno per sostenersi o per camminare meglio, si può portare un bastone.
È da villano giocare con la bacchetta o col bastone e servirsene per battere per terra o colpire le pietre o per scagliare i sassolini.
È sconveniente alzarlo come se si volesse colpire qualcuno.
Non è mai il caso di servirsene per toccare qualcuno, nemmeno per scherzo.
200 Quando si è in piedi non bisogna appoggiarsi scompostamente alla bacchetta o alla canna da passeggio, come fanno talvolta i contadini.
Non bisogna nemmeno puntarla a terra, come si fa con il bastone, che indica una qualche dignità ed autorità di una persona, ma bisogna tenerla sospesa in aria, con garbo e leggerezza o lasciarla toccar terra senza appoggiarvisi sopra.
201 Quando si cammina non è buona educazione portare la bacchetta o la canna da passeggio sotto il braccio; ancor meno è trascinarla negligentemente nel fango.
È ridicolo appoggiarvisi con aria fiera e altera.
Quando si indica qualcosa o si fanno altri segni, non è educato farlo con la canna da passeggio o col bastone nella mano destra.
202 Quando si è seduti, non si deve usare la bacchetta o la canna da passeggio per scrivere per terra o per tracciare delle figure: è indice che si è sognatore o maleducato.
Non bisogna appoggiare sulle sedie il bastone da passeggio, ma lo si deve tenere davanti a sé in modo corretto.
La buona educazione prescrive di non appoggiare il bastone o la canna da passeggio sul letto prima di mettersi a tavola; bisogna collocarli fuori dalla vista degli altri.
Se si usa il bastone lo si può appoggiare al muro.
La canna da passeggio e il bastone vanno sempre posati quando si tolgono i guanti e la spada.
Indice |