Regole di buona creanza e di cortesia cristiana |
203 Cercare il piacere nel bere e nel mangiare è un'inclinazione così naturale nell'uomo, che S. Paolo, esortando i primi cristiani a fare tutte le loro azioni per amore e gloria di Dio, ha creduto opportuno menzionare in particolare il bere e il mangiare, perché è molto difficile mangiare senza offendere Dio.
La maggior parte degli uomini mangia come le bestie, solo per soddisfazione materiale.
204 Non è perciò meno in contrasto con la buona educazione e con le norme del Vangelo, mostrare attaccamento al bere e al mangiare.
Secondo quanto dice S. Paolo, significa mettere la propria gloria in ciò che deve essere oggetto di confusione.
Per questo motivo è proprio dell'uomo saggio parlare poco di questa azione e di quanto la riguarda.
Quando se ne dovesse parlare, bisogna farlo con poche parole e con cautela, in modo che appaia che non c'è alcun nostro attaccamento e che non si va alla ricerca dei bocconi prelibati.
Non è segno di virtù ne di educazione vantare eccessivamente un pranzo o un banchetto in a cui si è partecipato o quelli ai quali si è invitati, per compiacersi nell'elencare ciò che si è mangiato o ciò che si dovrà mangiare. ( Fil 3,19 )
205 Uno dei più gravi rimproveri e dei maggiori insulti che gli Ebrei abbiano rivolto, sia pure ingiustamente, a Nostro Signore, fu quello di amare il vino e la buona tavola.
È infatti una delle più pesanti offese che si possa fare ad un uomo virtuoso, e a ragione, poiché non c'è nulla che indichi maggiormente la bassezza di un animo.
In effetti, la prima conseguenza dell'eccesso nel mangiare, secondo quanto dice Gesù Cristo, è quella di appesantire il nostro spirito e la conseguenza deleteria dell'esagerare nel bere, secondo la parola di san Paolo, è quella di inclinarci all'impudicizia. ( Mt 11,18-19 )
206 Nulla è più contrario alla buona creanza dell'avere la tavola sempre apparecchiata, poiché è la dimostrazione di non apprezzare nulla di più e che si desidera solo di riempire il ventre, facendone il proprio dio, come dice S. Paolo.
Infatti una tavola sempre allestita è come un altare continuamente pronto per offrire a questo dio le carni che sono le vittime ad esso sacrificate. ( Fil 3,19 )
207 Non è meno contrario alla probità mangiare e bere a tutte le ore ed essere sempre disposti a farlo; così fanno gli ingordi e gli ubriaconi.
Al contrario, il carattere distintivo di un uomo saggio e dabbene è di fissare in modo tale l'ora e il numero dei suoi pasti, che soltanto un impegno urgente e straordinario o l'obbligo di far compagnia a qualche persona inattesa, glieli fa cambiare e lo fa mangiare fuori orario.
208 Poiché vi sono persone che ogni giorno o spesso si incontrano con amici per fare colazione o pranzo e si lasciano andare ad eccessi nel mangiare e nel bere, è dovere del cristiano che desidera condurre uno stile di vita regolato, tenersi lontano da questo tipo di compagnie.
209 La regola ordinaria delle persone probe è di consumare a colazione un pezzo di pane e di bere qualcosa.
Al di là di ciò, ci si deve accontentare del pranzo e della cena, come fanno le persone sagge e regolate, che giudicano questi due pasti sufficienti a soddisfare le esigenze della natura.
210 È contrario alla buona educazione, e richiama l'uso dei contadini, offrire da bere a coloro che ci fanno visita e insistere, a meno che sia uno che venga accaldato dalla campagna e che abbia bisogno di un po' di sollievo.
Se capitasse che qualcuno ce ne offrisse al di fuori di queste circostanze, non si deve accettare, ma scusarsi con la massima educazione.
211 Al riguardo dei banchetti, la buona educazione esige qualche volta di darne o di parteciparvi, ma questo deve avvenire raramente e solo per necessità.
È quanto san Paolo ci vuoi far capire quando ci dice di non vivere tra le gozzoviglie.
Egli raccomanda anche che i banchetti non siano ne troppo sontuosi ne dissoluti, cioè che non ci sia troppa abbondanza e diversità di vivande e che non si raggiungano eccessi.
Su questo punto le regole della buona educazione concordano con quelle della morale cristiana, dalla quale non dobbiamo permetterci di allontanarci, nemmeno per compiacenza e condiscendenza verso gli altri.
Ciò sarebbe carità male intesa e puro rispetto umano. ( Rm 13,13 )
212 La buona educazione richiede che prima di mangiare e di prendere il proprio pasto, ci si lavi le mani, si benedicano le vivande e ci si sieda compostamente a tavola; essa ci suggerisce anche le norme per compiere bene queste azioni.
213 Quantunque, come dice Nostro Signore nel Vangelo, non è mangiare senza essersi lavate le mani che sporca l'uomo, è tuttavia questione di educazione civica mettersi a tavola senza averlo fatto.
È un uso che è sempre stato rispettato.
Se Nostro Signore rimprovera i Giudei, è perché essi vi erano attaccati così scrupolosamente, da ritenere colpa grave non lavarsi le mani prima di mangiare, e anche ripetutamente, con la convinzione di essere impuri se toccavano il cibo con mani anche solo appena sporche, mentre non si preoccupavano di purificarsi per i numerosi peccati che commettevano.
Quindi Gesù Cristo non ha condannato affatto questa pratica, ma solo i suoi eccessi. ( Mt 15,20; Mc 7,3-4 )
214 L'ordine da rispettare nel lavarsi le mani è quello di seguire il ruolo che si occupa in famiglia o quello che si ha tra gli altri convitati, se ci troviamo in compagnia.
L'uso più comune tra persone più o meno dello stesso livello, è quello di farsi qualche segno di riverenza gli uni verso gli altri prima di lavarsi le mani, senza però eccedere in lunghe cerimonie, e lavarsele più o meno insieme a tutti gli altri.
215 Se vi è una o più persone di riguardo, non ci si deve avvicinare alla bacinella per lavarsi, se non dopo che esse lo avranno fatto.
Se però una di queste persone di rango ci prendesse la mano e ci invitasse a lavarci con lui, sarebbe maleducazione rifiutare.
Quando uno si lava le mani, deve abbassarsi quel tanto per non sporcarsi gli abiti ed essere attento a non spruzzare acqua su nessuno.
216 È da persona maleducata fare molto rumore nel lavarsi, sfregandosi le mani con energia, soprattutto quando si è in compagnia.
Se si avessero le mani molto sporche, sarebbe opportuno aver l'avvertenza di andarsele a lavare in particolare da un'altra parte, prima di farlo con gli altri.
Se chi si offre di versarvi l'acqua è una persona di riguardo, gli si deve fare un segno di riverenza presentandogli le mani per riceverla; non si deve nemmeno dimenticare di fargliene un altro dopo, per indicare di averne ricevuta a sufficienza.
217 Quando non c'è nessuno che offre l'asciugamano, l'educazione vuole che lo si prenda subito da sé dopo essersi lavati; l'educazione vuole anche che, prima di asciugarsi, esso venga offerto a quanti si sono lavati le mani prima o insieme a noi, in ciò prevenendoli.
Non si deve tollerare che l'asciugamano resti tra le mani di una persona dello stesso livello o di livello superiore, ma reggerlo per un angolo, fino a quando questa persona non si sia asciugata.
218 Nell'asciugarsi le mani, bisogna fare attenzione a non infastidire nessuno e a non bagnare talmente l'asciugamano da non far trovare agli altri nessun angolo asciutto col quale potersi detergere.
Per questo è buona norma di educazione asciugarsi le mani in un solo angolo dell'asciugamano o del panno che serve a questa operazione.
219 Dopo che tutti si sono lavate le mani, ci si dispone attorno alla tavola, in piedi e a capo scoperto, in atteggiamento raccolto, sino a quando non siano state benedette le vivande.
Non è secondo lo spirito cristiano cominciare a mangiare prima che siano state benedette le vivande da parte di qualcuno dei presenti.
Come ci dicono i Vangeli, Gesù Cristo, che deve essere nostro modello in tutto, prima dei pasti aveva l'abitudine di benedire il cibo che era stato preparato per lui e per coloro che lo accompagnavano.
Comportarsi in altro modo sarebbe mettersi al livello delle bestie. ( Mt 14,18-19; Mc 6,41 )
220 Quando tra i convitati è presente un ecclesiastico, spetta a lui dare la benedizione prima dei pasti.
Sarebbe mancanza di rispetto alla sua dignità se un laico, di qualsiasi rango, si permettesse di dare la benedizione in sua presenza; sarebbe anche in contrasto con le antiche regole che proibiscono perfino a un diacono, e a maggior ragione a un laico, di dare la benedizione in presenza di un sacerdote.
221 Se tra i convitati non vi è alcun ecclesiastico, spetta al capofamiglia o al padrone di casa o alla persona di maggior livello sociale, dare questa benedizione.
Sarebbe irriguardoso che una donna la desse se sono presenti uno o più uomini.
Capita di frequente che si dia questo incarico ad un fanciullo presente.
Qualche volta, quando nessuno vuol dare la benedizione ad alta voce, ciascuno degli invitati lo faccia per conto suo a bassa voce: questo tuttavia non dovrebbe mai succedere.
222 Al termine della benedizione, la buona educazione esige che si rispetti quello che Nostro Signore ha richiesto nel Vangelo, di mettersi all'ultimo posto, a quello meno onorifico, oppure che si attenda di vedersi assegnare il posto.
È molto ineducato per persone di basso livello sociale, collocarsi tra i primi o prendere i posti più elevati.
Per quanto riguarda i fanciulli, debbono accomodarsi soltanto quando tutti si sono seduti.
Nell'accomodarsi, bisogna avere il capo scoperto e non ricoprirsi se non dopo che si è completamente seduti e le persone più autorevoli si siano ricoperte. ( Lc 14,7-9 )
223 Quando si è seduti a tavola, la buona educazione richiede che si stia diritti sulla sedia e che si stia attenti a non curvarsi sulla tavola e a non appoggiarvisi in modo indecoroso.
Non è consentito scostarsi dalla tavola tanto da non potersi servire, o accostarsi tanto da toccarla.
Bisogna evitare specialmente di posarvi i gomiti.
Bisogna sedersi quel tanto vicino alla tavola da appoggiarvi solo i polsi.
224 Un'attenzione particolare che si deve avere stando a tavola è di non dar fastidio ad alcuno, sia con le braccia che con i piedi.
Per questo non si debbono allungare né allargare le braccia o le gambe, o dare gomitate a quelli che si hanno a lato.
Se si dovesse stare stretti, è opportuno tirarsi un po' indietro per stare un po' più larghi.
È anche il caso di stare un po' scomodi per far star meglio gli altri.
225 A tavola si debbono usare una salvietta, un piatto, un coltello, un cucchiaio e una forchetta.
Sarebbe assolutamente contrario all'educazione fare a meno di uno di questi oggetti quando si mangia.
226 La persona più alta in autorità deve essere la prima ad aprire il tovagliolo, gli altri dovranno aspettare che questi l'abbia fatto, prima di aprire il loro.
Se le persone sono più o meno di uguale dignità, lo aprono insieme, senza particolare formalità.
Aperta la salvietta, bisogna distenderla bene sui vestiti per evitare di sporcarsi quando si mangia.
È opportuno che la salvietta copra fino al petto.
227 È indecente usare la salvietta per asciugarsi il viso, ma ancora di più è sfregarsi i denti e sarebbe una delle offese più grossolane alle buone maniere servirsene per soffiarsi il naso.
È cosa indecorosa anche pulire con la salvietta posate e piatti.
L'uso che si può e si deve fare della salvietta quando si è a tavola, è di servirsene per pulire la bocca, le labbra e le dita.
228 La salvietta si può usare ancora per pulire il coltello sporco di unto quando si deve tagliare il pane, il cucchiaio e la forchetta quando si termina di usarli.
Se le dita sono molto unte, per non impregnare di molto grasso e sporcare la salvietta, è opportuno sgrassarle prima con un pezzetto di pane, che dopo va messo nel piatto, e poi pulirle con la salvietta.
229 Quando il cucchiaio, la forchetta e il coltello sono sporchi o grassi, è maleducazione leccarli; non è neppure decente asciugare queste posate o altro con la tovaglia.
Per questo e per altre cose simili, si deve usare la salvietta.
Al riguardo della tovaglia, bisogna tenerla sempre molto pulita, non farvi cadere sopra acqua, vino, salsa, carne o altro che possa macchiarla.
Dopo aver aperto la salvietta, bisogna fare attenzione che il piatto sia davanti a sé, che il coltello, la forchetta e il cucchiaio siano a destra, in modo da poterli impugnare facilmente e comodamente.
230 Se il piatto è sporco, bisogna guardarsi bene dal pulirlo grattandolo col cucchiaio o la forchetta; e ancor meno usare le dita per pulire il proprio piatto o il fondo di quello di servizio: è molto villano.
Non bisogna toccarlo e, se si ha facilità di cambiarlo, farsene portare un altro.
Quando si cambiano o si tolgono i piatti, si deve lasciar agire l'incaricato, senza discutere con lui e ricorrere a qualcuno di maggiore autorità.
Bisogna farsi sempre servire senza dire nulla e accettare il piatto che ci viene offerto.
231 Se capita che, cambiando i piatti, venga servito un inferiore prima di un suo superiore, o se non si desse subito un piatto a questi, bisogna cedergli il proprio, se non si è già iniziato a mangiare.
232 Quando si è a tavola non si deve avere sempre tra le mani il coltello, ma soltanto quando se ne ha bisogno.
E molto volgare anche portare il pane alla bocca col coltello tra le mani e lo è ancora di più portarvelo con la punta del coltello.
Ciò vale anche per le mele, le pere o altra frutta.
233 È contrario alle buone maniere prendere la forchetta o il cucchiaio con tutta la mano, a mo' di bastone, invece si debbono tenere sempre tra il pollice e l'indice, e mai con la sinistra.
Dopo aver mangiato non è permesso leccare il cucchiaio o la forchetta di quello che vi è rimasto dentro o sopra.
Bisogna prendere educatamente tutto quello che vi è, lasciandone il meno possibile.
234 Quando si prende il brodo o qualche altro cibo col cucchiaio, non si deve riempire troppo, per timore di farne cadere sui vestiti o sulla tovaglia, sarebbe segno di ingordigia.
Levando il cucchiaio dalla scodella, dal piatto di servizio o da quello personale, strisciarlo leggermente sul bordo per togliere le gocce di brodo che potrebbero essere rimaste attaccate sotto di esso.
235 Non si deve usare la forchetta per mettersi in bocca cibi liquidi che potrebbero versarsi; questi cibi vanno presi col cucchiaio.
Bisogna far sempre uso della forchetta per mangiare la carne; la buona educazione non permette di toccare con le dita le pietanze grasse, salse o sciroppi.
Se qualcuno lo facesse, non potrebbe non commettere altre inciviltà a ciò connesse, quali asciugarsi spesso le dita al tovagliolo, cosa che lo renderebbe molto sporco e unto, o asciugarsi usando il pane, cosa piuttosto disgustosa, o leccarsi le dita, cosa che non deve fare una persona bennata e ben educata.
236 Se si vuole ridare il cucchiaio, la forchetta o il coltello a qualcuno che ce li ha prestati per qualche necessità, l'educazione vuole che li puliamo bene col nostro tovagliolo, a meno che non si diano ad un domestico per farli pulire al tavolo di servizio.
Dopo bisogna metterli con cura su un piatto pulito per presentarli alla persona dalla quale si sono ricevuti.
237 Non è bene che ci si intrometta nell'invitare gli altri a mangiare quando si è a tavola; questo è compito del padrone e della padrona di casa: nessun altro deve prendersi questa libertà.
L'invito può essere fatto in due modi:
1) a parole, con molta cortesia;
2) presentando le vivande che si sa o si presume che siano maggiormente gradite ai commensali.
238 Quando si invita qualcuno, si deve aver cura di sollecitarlo ed incoraggiarlo di tanto in tanto perché mangi a sufficienza.
Si deve fare questo con viso ed un'aria allegri, che convincano gli ospiti che sono ricevuti con piacere, non si deve però essere insistenti né molto pressanti, per non rendersi importuni e fastidiosi.
239 Si può anche esortare gli invitati a bere, purché lo si faccia con garbo, con moderazione e senza insistenza.
Come dice il Saggio, bisogna guardarsi bene dal sollecitare quelli che amano il vino, perché il bere ne ha già rovinati molti e perché è uno spettacolo avvilente e vergognoso allo stesso tempo, vedere una persona che si è lasciata andare all'intemperanza e all'eccesso di vino. ( Sir 31,25 )
240 Sarebbe meglio e più conforme alla buona educazione cristiana non insistere che qualcuno mangi se non quando gli si servono le portate direttamente sul piatto e non spronare mai nessuno a bere, stando attenti solo a che si serva il vino ogni tanto ai commensali, nel caso si facessero scrupolo di domandarne.
241 È segno che si è schiavi della gola chiedere a tavola quello che ci piace di più, ma è un atto dei più incivili richiedere il pezzo migliore.
242 Se chi ci serve chiede che cosa si desidera, di solito si deve rispondere: Quello che piace a lei, senza chiedere niente di particolare.
Si può tuttavia domandare una cosa al posto di un'altra, purché non sia qualcosa di raro o di straordinario, oppure qualche ghiottoneria.
È sempre consigliabile, tuttavia, non chiedere proprio nulla, sia quando ci si serve da soli, sia nell'attesa di essere serviti.
243 Quando qualcuno offre qualche portata e non se ne vuole più, bisogna ringraziare gentilmente, facendo presente che non si ha più bisogno di niente.
244 Se è incivile chiedere che venga servita una certa pietanza, è invece secondo l'educazione mangiare tutto quello che ci viene presentato, anche se si dovesse provare una certa ripugnanza.
Non si deve mostrare mai che sulla tavola c'è qualche pietanza che non ci piace: farlo notare è contro la buona creanza.
Poiché queste avversioni spesso sono solo immaginarie, si possono facilmente superare con un po' di sforzo, soprattutto quando si è giovani.
Un mezzo molto efficace per farlo è quello di digiunare per qualche giorno.
La fame infatti fa trovare tutto buono.
Sovente quello che uno stenta a mangiare quando non ha fame, diventa appetitoso quando si ha fame
245 Bisogna fare anche attenzione a non soddisfare le proprie inclinazioni nei cibi, ma piuttosto abituarsi a mangiare di tutto e a farsi spesso servire per questo delle vivande che non ci piacciono, soprattutto dopo un periodo di digiuno.
Mettendosi a tavola senza queste precauzioni, si corre il rischio di essere fastidiosi agli altri, in particolare a coloro che ci ospitano.
246 Se l'avversione al cibo che ci viene servito è così grande che non possiamo superarla, non dobbiamo per questo rifiutare quanto ci viene presentato.
Tuttavia, dopo averlo ricevuto cortesemente, facendo finta di nulla, si può lasciarlo nel piatto e, quando gli altri non ci fanno caso, farsi portare via quanto non si è potuto consumare.
Se quanto ci viene servito a tavola è liquido o grasso, non si deve toccare con le mani, ma bisogna presentare educatamente il proprio piatto, tenendolo con la mano sinistra.
Il coltello e la forchetta vanno invece tenuti con la mano destra, perché, se necessario, si possa mantenere dentro il piatto quello che ci viene servito.
Si deve ringraziare per il servizio, avvicinando il piatto alla bocca, come per baciarlo e facendo contemporaneamente un riguardoso inchino.
247 Quando vengono servite carni a fette, non è educato presentare con precipitazione il proprio piatto per essere servito per primo; è segno di molta ingordigia.
Bisogna invece attendere che colui che serve ce ne offra; solo allora si presenta il piatto per ricevere quanto ci viene offerto.
Se però accadesse che colui che serve scavalchi un commensale che ci è superiore, è doveroso scusarci e non prendere quanto ci viene offerto.
Se insiste per servirci, presenteremo subito noi stessi il piatto alla persona saltata o a quella più autorevole di noi, eccetto che sia essa stessa a presentarlo.
248 Se chi ci offre qualcosa è un nostro superiore od uno più autorevole di noi, nel riceverla, dobbiamo scoprirci il capo solo la prima volta e non ripetere più questo gesto in seguito.
Si possono ricevere in mano il pane, la frutta, i dolci, le uova fresche, le ostriche col guscio.
In questo caso si deve porgere la mano e baciare quella di colui che offre.
249 È grave mancanza di educazione sentirsi in obbligo di tagliare la carne, anche se si sa farlo perfettamente, quando si è a tavola di una persona di grado superiore, eccetto se è lei a chiederlo.
Spetta al padrone o alla padrona di casa svolgere questo compito, oppure a coloro tra i convitati a cui essi chiedono di farlo.
250 Se qualcuno è pregato di tagliare la carne e non sa farlo, non deve vergognarsi né provare imbarazzo nello scusarsi.
Se è capace, però, dopo averla tagliata, deve lasciarla nel piatto di portata perché ciascuno se ne serva, oppure servirla lui stesso se il padrone glielo chiede o ancora, collocare il piatto davanti al padrone o alla padrona di casa perché la distribuiscano a loro piacimento.
251 Se la tavola è ampia ed una sola persona non ha la possibilità di servire tutti i convitati, si serviranno soltanto quelli che sono più vicini.
I giovani e coloro che sono meno importanti non debbono preoccuparsi di servire gli altri, ma prenderne solamente per sé dal piatto davanti a loro, e accettare quanto viene loro offerto, ringraziando educatamente.
252 Quando si servono gli altri a tavola, è cortesia dare loro tutto quello di cui hanno bisogno, anche dai piatti che hanno vicino a loro.
Nel servire bisogna offrire le migliori porzioni, che non debbono essere mai riservate per sé, e dare la preferenza alle persone che hanno maggior prestigio rispetto alle altre, servendole per prime.
A costoro si darà quanto vi è di meglio, toccandolo solo con la forchetta di servizio.
Se qualcuno domanda ad un altro una vivanda più vicina a lui, egli dovrà passargliela cortesemente.
253 Siccome potrebbe accadere che per sbaglio o per ignoranza non si servano le parti migliori a chi di dovere e affinché non capiti che si riservino per sé, si è creduto opportuno parlarne qui, in modo da non sbagliarsi.
Al riguardo del bollito, il petto del cappone o del pollo è considerato la parte migliore, come pure le cosce sono migliori delle ali.
Per la carne di bue sono da considerarsi migliori quelle parti che hanno grasso e magro insieme.
254 I piccioni arrostiti si servono interi o tagliati a metà.
Nei volatili ruspanti le parti più saporite sono le ali, mentre negli altri volatili sono più pregiate le cosce.
Nei tacchini, nelle oche e nelle anatre, è migliore la parte superiore del petto, che va tagliata per lungo; nei porcellini di latte è la cotenna e le orecchie; nelle lepri, nei leprotti e nei conigli sono più ricercati i lombi, le cosce e la parte vicino alla coda o al dorso.
255 Nella lombata di vitello, la parte migliore è quella più carnosa, ma più prelibati ancora sono i rognoni.
Nel pesce la parte più apprezzata è la testa e quello che le sta intorno; per i pesci che hanno solo una spina per tutta la loro lunghezza, come il trachino e la sogliola, la parte più pregiata è senz'altro il filetto.
256 Se viene presentata una vivanda che va presa col cucchiaio, è maleducazione prenderla col proprio cucchiaio se è già stato usato; se però non si è ancora usato, si può prendere per servire un altro e lasciarlo nel piatto di colui che è servito e dopo domandare un altro cucchiaio per sé.
257 Se accade che un commensale chieda di essere servito e metta il proprio cucchiaio sul piatto, quando lo rimanda o ce lo presenta, bisogna usare questo cucchiaio e non il proprio.
Quando qualcuno che è seduto lontano chiede qualcosa, bisogna offrirgliela su un piatto pulito, mai col solo coltello, o forchetta o cucchiaio.
258 Qualora si offrisse una vivanda su cui è caduta un po' di cenere, non bisogna soffiarvi sopra per toglierla, ma è educato toglierla col coltello, prima di servirla.
Soffiarvi sopra con la bocca, potrebbe dar fastidio ai commensali e rischiare di far cadere la cenere sulla tovaglia o nel piatto.
259 Quando si è invitati non è buona educazione servirsi da soli, eccetto che l'organizzatore dalla festa non solleciti a farlo o che vi sia un clima di molta amicizia e familiarità con lui.
Quando ci si serve e si prende qualcosa dal piatto, non sta bene far rumore col coltello, la forchetta o il cucchiaio.
Bisogna servirsi invece con tale ritenutezza e accortezza, da non essere quasi notati o sentiti dagli altri.
260 La carne va tagliata sempre col coltello.
La forchetta va usata per tenerla ferma mentre la tagliamo e per portare il pezzo tagliato sul proprio piatto.
Si deve fare attenzione a non toccare la carne con le mani e a non prenderne una porzione troppo grande.
261 La buona educazione non vuole che frughiamo nel piatto alla ricerca dei bocconi più gustosi, e nemmeno che prendiamo i pezzi che sono più sotto o quelli più lontani, ma suggerisce di prendere quello che capita davanti a sé, poiché sarebbe da maleducati girare il piatto per prendersi quello che c'è di più appetitoso.
Una cosa del genere possono farla solo coloro che servono gli altri e tuttavia debbono farlo solo raramente e con molto buon senso.
262 È maleducazione allungare le braccia sopra il piatto di chi ci sta a fianco per prendere qualcosa; bisogna domandarla, anche se è meglio attendere di essere serviti.
Bisogna prendere in una volta sola quello che si vuole mangiare.
È maleducazione mettere due volte di seguito le mani nel piatto di portata; peggio ancora sarebbe mettervele più volte, prendendo piccole porzioni o tirando pezzi di carne con la forchetta.
263 Quando si vuole prendere qualcosa dal piatto di portata bisogna prima asciugare il cucchiaio o la forchetta che si vuole usare, se li avessimo già adoperati.
È molto incivile e volgare raschiare i piatti con mollica di pane o col cucchiaio o con qualche cosa, fino a che non vi rimanga più nemmeno un po' di condimento o un pezzetto di cibo.
Non è meno rozzo intingere il pane nella salsa, raccogliere col cucchiaio quel che rimane del condimento e ancora più disgustoso servirsi delle dita per fare ciò.
264 Se ognuno prende dal piatto di servizio, bisogna guardarsi bene dall'arrivarvi prima che l'abbiano fatto le persone più autorevoli tra i convitati e prendere solo dal lato che ci sta davanti.
Il pesce non si deve toccare col coltello, eccetto che sia servito dorato e fritto.
Ordinariamente si prende con la forchetta e lo si serve anche sul piatto.
265 Le olive non si prendono con la forchetta ma col cucchiaio.
Tutti i tipi di torta, con marmellata o di pasta, si prendono dopo averne tagliata una fetta sul piatto o dal vassoio in cui sono serviti, con la parte piatta del coltello che va messo sotto la fetta e poi nel piatto.
Le noci si prendono dal piatto di portata con le mani, come si fa con tutta la frutta cruda e quella secca.
La buona educazione richiede che quasi tutta la frutta cruda sia sbucciata prima di presentarla e poi elegantemente ricoperta della sua buccia.
Si può però presentare anche senza che sia sbucciata.
266 I limoni o le arance si tagliano orizzontalmente, mentre le pere e le mele si tagliano per lungo.
Quando si è a tavola non bisogna dare molti giudizi sulla qualità delle vivande, se sono buone o cattive, né esprimere giudizi sui condimenti e sulle salse, perché sarebbe un modo per far vedere che si cerca la buona tavola e che piace essere ben trattati.
È segno di animo incline al piaceri dei sensi e di poca educazione.
267 È però indice di educazione mostrare che si è soddisfatti e contenti di quello che è servito e che lo si trova buono.
Se il padrone domanda a qualcuno un giudizio sulle vivande e sulle carni presentate, si dovrà rispondere sempre positivamente e col maggior garbo possibile, per non fargli dispiacere, come accadrebbe se uno facesse capire che il cibo non è stato di suo gusto o che è stato mal cucinato.
268 È di cattivo gusto lamentarsi delle vivande non buone o non ben condite, dicendo, per esempio, che sono troppo salate o troppo pepate, oppure troppo calde o troppo fredde.
Questi discorsi mettono in imbarazzo chi ha invitato, perché, di solito, non è causa di questi contrattempi e talvolta non se ne accorge nemmeno.
È anche inopportuno profondersi in troppe lodi sulle vivande e su tutto quello che è servito.
Tali discorsi fanno vedere che ci si compiace della buona tavola e che si conoscono i piatti prelibati, che si è golosi e schiavi del proprio ventre.
269 Il Saggio da molte e importanti indicazioni su come comportarsi a tavola, per mangiare moderatamente e con educazione.
Dice che appena si è seduti a tavola non bisogna lasciarsi trascinare dall'ingordigia, guardando con avidità le vivande, come se dovessimo mangiare tutto quello che è sulla tavola e non lasciare nulla agli altri. ( Sir 31,12-14 )
270 Aggiunge che non bisogna essere i primi a toccare le vivande, ma lasciare questo onore e questa distinzione di priorità alla persona più autorevole tra i convitati. ( Sir 31,16 )
271 Proibisce di farlo con troppa fretta, perché mangiare con avidità è segno di ingordigia. ( Sir 31,17 )
272 Esige che ciascuno si comporti con temperanza nel prendere ciò che gli è servito, mangiandone con calma e moderazione, anche prendendo tutto quello di cui si ha bisogno. ( Sir 31,19 )
Esorta a dare a tavola la preferenza agli altri e a non servirsi contemporaneamente a loro dal piatto di servizio, come è richiesto dalla buona educazione.
Per moderazione bisogna essere il primo a smettere di mangiare.
È questa la norma di comportamento dell'uomo sobrio, che segue le regole della temperanza nel mangiare.
La motivazione che dà il Saggio è che non bisogna eccedere nel mangiare, in modo da non cadere in colpa. ( Sir 31,21.23 )
273 Per invogliare a seguire queste norme di educazione e sobrietà, aggiunge che colui che è sobrio nel mangiare, avrà anche un sonno salutare, contrariamente all'intemperante, che rischia l'insonnia, le coliche e l'indigestione.
La buona educazione non prescrive nulla di più delle regole dettate dal Saggio, per farci comportare bene in quest'azione che richiede tante precauzioni per essere ben fatta. ( Sir 31,24 )
274 L'educazione esige infatti che, nel mangiare, non si porti alla bocca un boccone prima di avere inghiottito il precedente, che non si sia così precipitosi da inghiottire i bocconi senza masticare ed impone di mangiare sempre con molta moderazione, senza fretta e senza arrivare a provocare il singulto, segno di eccessiva ingordigia.
275 L'educazione raccomanda di non iniziare a mangiare prima degli altri, di non essere il primo ad assaggiare un nuovo piatto o una nuova portata, eccetto che uno sia la persona più autorevole tra i convitati.
Non è poi ammesso restare per ultimi a tavola, quando ci troviamo con persone per le quali dobbiamo avere dei riguardi; sarebbe una grave maleducazione soffermarsi ancora a mangiare quando costoro hanno finito.
Non vi è nulla di più volgare del mangiare da soli e fare aspettare gli altri per alzarsi da tavola.
276 I fanciulli soprattutto debbono regolarsi in modo da essere gli ultimi ad iniziare e i primi a finire.
Ci sono altre norme sul mangiare che bisogna osservare esattamente.
277 Per esempio, è buona norma di educazione, non curvarsi troppo sul piatto quando si mangia.
Occorre tener chiusa la bocca per non far rumore come i maiali.
È intollerabile mangiare usando tutte e due le mani.
I bocconi vanno portati alle labbra con la sola mano destra e bisogna servirsi del cucchiaio e della forchetta per portarvi tutto ciò che è fresco, grasso o liquido o che può insudiciare le mani.
È in contrasto con la buona educazione toccare le vivande con le dita e ancora di più se si tratta di brodo.
278 A tavola bisogna stare attenti a non osservare coloro che ci sono vicini, per vedere quello che mangiano o se viene loro servita qualche porzione che sia migliore e più di nostro gusto di quelle che sono servite a noi.
279 Quando si è a tavola è disgustoso annusare le vivande o darle ad annusare agli altri e quando ci si accorge di un cattivo odore nelle vivande, non è mai permesso renderlo noto agli altri.
Sarebbe ancora peggio rimettere nel piatto di servizio vivande che sono state annusate.
280 Se accade di trovare qualcosa di sgradevole nelle vivande, come qualche capello, del carbone o qualche altra cosa, non bisogna mostrarla ad altri, ma toglierla con precauzione in modo che nessuno se ne accorga.
281 Se accidentalmente mettiamo in bocca qualcosa troppo calda e che causa dolore, si deve fare in modo di inghiottirla senza far trasparire, se possibile, la sofferenza che si prova.
Se poi fosse assolutamente impossibile tenerla in bocca ed inghiottirla, si deve subito prendere con una mano il proprio piatto e, senza che gli altri se ne accorgano, accostarlo alla bocca, girandosi un po' da una parte e, coprendosi con l'altra mano, deporre sul piatto quanto si ha in bocca e darlo subito a qualche inserviente dietro di noi, oppure portarlo noi stessi fuori ( le buone maniere non tollerano che si butti nulla a terra ).
Quello che non si mangia, come gli ossi, i gusci d'uovo, le bucce della frutta, i noccioli … deve essere sempre messo ai bordi del piatto.
282 È assolutamente sconveniente togliere dalla bocca con le dita ciò che non si inghiotte, come ossi, noccioli, lische, ecc … o peggio ancora, sputarli dalla bocca a terra o sul piatto, come se si vomitasse.
È disdicevole anche sputare questi resti sul tovagliolo o sulle mani.
Invece bisogna raccoglierli educatamente con la mano sinistra, tenendola un po' chiusa e metterli sul proprio piatto, senza farsi notare.
283 La minestra può essere servita in due maniere: a tutti, e allora si mette in una zuppiera; ad una persona alla volta, e allora si mette in una scodella individuale.
Si usa fare così in famiglia, soprattutto con i bambini o i malati.
284 Sarebbe grossolano portare la minestra già nelle scodelle, quando si offre un pranzo.
In questo caso bisogna versarla in una zuppiera, con tanti cucchiai quanti sono i convitati, i quali debbono usare questi cucchiai unicamente per prendere la minestra dalla zuppiera e versarla nella propria scodella.
285 Non è educato prendere la minestra dalla zuppiera col proprio cucchiaio, ma bisogna prenderla con uno di quelli appositi, metterla nel proprio piatto e rimettere il cucchiaio nella zuppiera, senza portarlo alle labbra.
Bisogna usare il proprio cucchiaio per mangiare la minestra dalla scodella.
Se non vi fossero cucchiai nella zuppiera, allora si ricorre al proprio per prendere la minestra, dopo averlo ben asciugato.
286 Le norme di buona educazione nel mangiare la minestra dicono che non si deve sorseggiare direttamente dalla scodella, come fanno i malati, ma prenderla poco alla volta col cucchiaio.
È maleducazione prendere la scodella per un manico e versare nel cucchiaio il brodo che vi resta, dopo averlo mangiato.
È cosa disdicevole anche trattenere con la mano sinistra il manico della scodella, come se si avesse paura che qualcuno ce la portasse via.
287 La buona educazione esige inoltre che, prendendo la minestra, non si faccia rumore con la scodella e il cucchiaio, che non si raschi energicamente il recipiente da un lato all'altro per raccogliere il pane rimasto attaccato al fondo.
288 Anche se non è opportuno vuotare la propria scodella fino a che non vi resti nulla, tuttavia non è educato lasciarvi dentro parte della minestra; si deve consumare tutto quello che si ha nella scodella e tutto quello che è stato messo nel proprio piatto.
Non è la stessa cosa per la zuppiera, perché non sarebbe educato svuotarla interamente, né raccogliere l'avanzo quando ne è rimasto poco.
289 Dopo che si è consumato quanto è nella propria scodella, bisogna darla all'incaricato del servizio oppure deporla in qualche angolo della tavola, dove non dia fastidio a nessuno.
Non si deve mai deporla a terra.
Quando si mangia la minestra, bisogna tenere la forchetta con la mano sinistra e servirsene per aggiustare quello che si mette nel cucchiaio, perché non cada nel portarlo alla bocca.
290 È grave maleducazione fare rumore con le labbra quando si aspira portando il cucchiaio alla bocca, oppure farlo con la gola quando si inghiottisce.
Bisogna mettere la minestra in bocca e deglutirla con tanta moderazione da non fare il minimo rumore.
291 La minestra va mangiata con molta calma, senza dare segni di avidità e di fretta, perché generalmente si può dare l'impressione di avere molta fame o un appetito incontrollato.
In una parola, sarebbe dimostrazione evidente di ingordigia.
È maleducato inghiottire in due riprese quello che si mette nel cucchiaio, lasciandovi qualche avanzo quando si ritira dalla bocca.
È anche biasimevole riprendere altra minestra dal proprio piatto o dalla scodella se c'è ancora qualcosa della precedente cucchiaiata.
Si deve inghiottire in una sola volta, non a più riprese, ciò che è nel cucchiaio e si porta in bocca.
292 Quando si prende la minestra, il mezzo da usare per non offendere la buona creanza nel mangiare, è di non riempire troppo il cucchiaio.
Riempirlo troppo fa commettere due trasgressioni alla buona educazione: la prima, perché fa aprire troppo la bocca per farvi entrare il cucchiaio; la seconda, perché fa inghiottire a più riprese quello che va preso con una sola cucchiaiata.
Si corre anche il rischio, veramente maldestro, di lasciar cadere qualcosa sulla tovaglia, sul tovagliolo, sui propri abiti.
293 La compostezza che bisogna avere a tavola nel mangiare la minestra, deve impedire di protendere troppo il corpo verso il cucchiaio, quando lo si porta alla bocca.
Essa permette ancor meno di tirar fuori la lingua, quando il cucchiaio si avvicina alla bocca.
Si può, però, curvarsi quel tanto da non lasciar cadere nulla e non macchiare gli abiti.
Però bisogna fare in modo di abbassarsi poco.
294 Quando la minestra o altro fossero troppo caldi, bisogna fare attenzione a non soffiare sul piatto, sulla scodella o sul cucchiaio quando si porta alla bocca.
Questo comportamento offende la buona educazione.
È più opportuno attendere che il cibo si raffreddi un po'.
Tuttavia si può smuoverlo dolcemente ed educatamente col proprio cucchiaio.
295 Il pane che un commensale deve mangiare va messo alla sinistra del piatto o sul tovagliolo.
Non è buona educazione metterlo a destra, davanti o dietro al piatto ed è ancor più villano collocarlo vicino al pane di qualcun altro.
296 Quando si taglia il pane si possono commettere molte mancanze contro la buona educazione.
Dovranno prestarvi attenzione soprattutto i fanciulli.
Per esempio: è grave maleducazione svuotare il pane per prenderne solo la mollica; togliere le due croste quando si taglia a metà, spogliarlo, per così dire, togliendogli tutta la crosta attorno; tagliarlo in tanti piccoli pezzi, come si fa col pane benedetto e lasciandolo così sulla tavola; far cadere le briciole sulla tavola mentre lo si taglia.
Non è meno incivile stringerlo con l'intero palmo della mano, appoggiarlo sul petto, tagliare il pezzo per sé sul proprio tovagliolo o sul piatto.
Più grave ancora è spezzarlo con le mani, senza servirsi del coltello, che va invece sempre usato.
297 Tutti questi modi di tagliare il pane sono così goffi, che solo le persone scarsamente educate e di bassa condizione ne sono capaci.
Quando si vuole porgere il pane a qualcuno, non lo si deve dare tenendolo in mano, ma su un piatto pulito o su un tovagliolo.
Chi lo prende, deve prenderlo con la mano, come se lo baciasse.
298 Quando si vuole tagliare una porzione da un pane che serve per tutti, bisogna prima pulire il proprio coltello, e non tagliarne un pezzo troppo grosso in una sola volta.
Occorre guardarsi bene dal tagliarne solo la crosta da un angolo, ma si deve tagliare sempre dritto, per lungo, fino a circa la metà della forma, senza prenderne di più da una parte della crosta che dall'altra, perché non è gentile e neppure giusto scegliere il pane che si desidera: è come lasciare agli altri i propri avanzi e quello che non ci piace, mettendo in evidenza la propria golosità.
299 Se si hanno denti così malandati da non poter mangiare la crosta della propria porzione di pane, è molto più opportuno levare la crosta un pezzetto alla volta, via via che lo si mangia, invece di farlo interamente in una volta sola, perché non sta bene far vedere in tavola un grosso pezzo di pane che sia solo mollica.
300 È molto sgarbato tenere un grosso pezzo di pane in mano mentre si mangia: normalmente va lasciato sulla tavola, tagliandone ogni volta col coltello il pezzetto che va portato alla bocca.
È norma di buona educazione che i bocconi siano piccoli e vanno messi in bocca solo con la mano, tenendoli col pollice e l'indice.
301 Le uova alla coque si mangiano di solito intingendovi il pane.
Perciò, quando si desidera mangiarle così, bisogna preparare il pane occorrente prima di rompere il guscio.
Non è mai permesso intingere il pane nel vino, come per farne una zuppa, cosa poco tollerabile persino negli ammalati, che non debbono farlo, a meno che non vi sia un'evidente necessità o non sia stato prescritto come vero e quasi unico rimedio.
302 Il sale, dice il Vangelo, è ciò che da sapore al cibi, lo si deve prendere dalla saliera per metterlo sul piatto con la punta del coltello, mai con le dita.
Prima di introdurre il coltello nella saliera, bisogna aver cura di pulirlo col tovagliolo, perché è molto maleducato farlo con un coltello unto o sporco.
Si deve prendere soltanto il sale che ci occorre.
303 Non si debbono intingere mai nella saliera pezzi di carne che si mangiano; vanno salati invece col sale messo sul proprio piatto.
Non bisogna lasciarsi influenzare dallo sciocco pregiudizio di certuni che si fanno scrupolo ad offrire il sale agli altri.
Quando si vuole passare il sale a chi è lontano, bisogna metterlo su un piatto per darlo a chi ne ha bisogno o passare la saliera, se si può, perché lo prendano da loro stessi.
Quando si serve a tavola la mostarda, ci si regola grosso modo come per il sale.
304 È molto maleducato prendere gli ossi con l'intera mano, impugnandoli come se si tenesse un bastone; invece è educato toccarli il meno possibile, e se proprio necessario, usare due dita, tenendoli in modo da non ungerle.
305 È ancora più villano rosicchiarli tutt'intorno, tenendoli con entrambe le mani, come fanno i cani con le zampe.
È anche indecoroso succhiarli rumorosamente, facendosi sentire dagli altri.
Non si debbono nemmeno portare alla bocca; bisogna accontentarsi di staccare delicatamente la carne col coltello nel modo più educato possibile e posarli sul piatto, senza mai gettarli a terra, perché sarebbe una grave inciviltà.
306 È segno di voluttà mai lecita rompere gli ossi col coltello o altro, batterli sulla tavola o sul piatto, scuoterli per far uscire il midollo, che invece va estratto con la forchetta, con la punta del coltello o col manico del cucchiaio, se l'operazione risulta facile, altrimenti è meglio non provarci nemmeno.
È molto più corretto ed elegante non darsi nessun pensiero di estrarre il midollo dagli ossi.
307 È preferibile non prendere il condimento dal piatto di portata, perché indica sempre una certa golosità in chi lo fa.
Quando si prende, bisogna farlo col proprio cucchiaio, dopo averlo asciugato col tovagliolo e versarlo nel proprio piatto.
308 È incivile condire i pezzi di carne del piatto di portata, via via che se ne mangia.
È ancora peggio intingere il pane nel sugo, ed è assai disgustoso intingervi il pane o la carne già portati alla bocca e sbocconcellati.
309 Riguardo alla frutta, alle confetture o ad altre cose che si servono come dolce, l'educazione vuole che si faccia molta attenzione nel toccarle e che si mangino con moderazione.
Comportarsi diversamente dimostrerebbe il nostro attaccamento a questo genere di ghiottonerie.
310 Specialmente i bambini bisogna che stiano attenti a non fare segni con gli occhi o con le spalle per far vedere che ne desiderano; debbono aspettare che vengano loro dati.
Una cosa mai permessa, specialmente quando si è a tavola con una persona cui si deve rispetto, è quella di infilarsi frutta in tasca o metterla nel tovagliolo, per portarsela via, per esempio una mela o una pera o un arancio.
Così non è mai consentito in un giardino che non sia di un amico intimo, cogliere frutta o fiori o anche chiederne, per portarseli via: il comportamento corretto esige che non si tocchi mai nulla.
311 È maleducazione offrire a qualcuno un frutto od altro che si è già assaggiato.
È ineducato anche inghiottire i noccioli o romperli con i denti od altro, per estrarne la mandorla.
Non è educato neppure sputarli nel piatto o gettarli per terra o nel fuoco.
Bisogna invece raccoglierli nella mano sinistra semiaperta e posarli poi delicatamente sul proprio piatto.
312 È contrario alla buona educazione chiedere da bere per primo se non si è la persona più importante tra i commensali.
Bisogna aspettare che le persone più autorevoli abbiano bevuto.
313 È mancanza di rispetto verso i presenti anche domandare da bere a voce alta.
Bisogna chiederlo sottovoce, meglio se a gesti.
314 È irrispettoso anche domandarne mentre ne versano ad un altro.
Se c'è un solo inserviente, non bisogna chiederne, eccetto se si pensa che nessun altro ne chiederà; bisogna aspettare che tutti abbiano finito.
Sarebbe ancora meglio, se si può, aspettare il proprio turno, a meno che il padrone di casa ve ne faccia versare.
Non è educato ricevere da bere o farsene versare dal lato di una persona a cui si deve rispetto; bisogna prendere il bicchiere e farsene mescere dall'altra parte.
315 Quando viene offerto da bere a qualcuno, costui deve pulirsi le dita col tovagliolo, prendere il bicchiere per il gambo e non in mezzo, stando attento che chi serve non metta nel bicchiere più di quanto non ne riesca a bere in un solo sorso, e che non lo colmi tanto da versarlo sulla tovaglia o sugli abiti.
316 Prima di bere bisogna sempre detergersi le labbra col tovagliolo e non bisogna mai bere prima di aver mangiato la minestra; ancor meno conviene farlo mentre si mangia, né immediatamente dopo averla terminata, ma attendere che si sia iniziato a mangiare un'altra pietanza.
317 La buona educazione vuole che si detergano bene le labbra col tovagliolo e che si abbia la bocca vuota prima di bere, in modo da non insudiciare il bicchiere, cosa assolutamente disdicevole.
Non è educato bere quando si ha la bocca piena o non si è ancora terminato di inghiottire il boccone.
Non si debbono nemmeno fare lunghe conversazioni col bicchiere in mano, ed è molto meglio non parlare affatto dal momento in cui ci hanno versato da bere fino a quando si è bevuto.
Non è educato nemmeno fissare lo sguardo su quanto si vuole bere, come pure assaggiare il vino prima di berlo ed esprimere la propria opinione su di esso.
318 La cosa migliore è bere semplicemente, senza aggiungere altro, perché non è giusto farsi considerare un esperto di vini.
Nel bere si può inchinare un po' il capo per non farsi cadere nulla addosso, ma poi bisogna rialzarlo subito.
La cosa migliore però è quella di tenere sempre il capo ritto.
319 Non bisogna bere troppo lentamente, come se si succhiasse e si volesse assaporare con gusto quanto si inghiotte, ma neppure bere troppo in fretta, come fanno le persone intemperanti.
Bisogna bere con calma e moderazione, tutto di un sorso, senza riprendere fiato, né a più riprese.
Quando si beve lo sguardo va posato sul bicchiere e bisogna finire tutto quello che c'è dentro, senza lasciarvi nulla.
320 La buona educazione prescrive di non bere mai a capo scoperto, ma sempre coperti; di non girovagare con lo sguardo da una parte all'altra o tenerlo sperduto nel vuoto, ma concentrato sul proprio bicchiere.
Quando si beve, non si deve far rumore con la gola, dando così modo di far contare agli altri le sorsate che si bevono.
321 È disdicevole fare un grande sospiro per riprendere fiato dopo aver bevuto, ma occorre terminare di bere senza fare alcun rumore, nemmeno con le labbra.
Dopo aver bevuto bisogna asciugarsi le labbra, come si è fatto prima di iniziare a bere.
È incivile svuotare i boccali fino al fondo o succhiare il bicchiere fino all'ultima goccia; così pure, bere troppo frequentemente e bere vino puro.
La sobrietà esige che al vino venga mescolata sempre molta acqua.
322 Non è educato bere quando lo sta facendo chi è accanto a noi, né tanto meno quando ha il bicchiere in mano la persona più autorevole tra i convitati, bisogna aspettare che abbiano terminato.
323 Nel discorrere con un superiore, se questi sta bevendo, bisogna attendere che abbia finito di bere per riprendere il discorso.
Allo stesso modo bisogna comportarsi con qualsiasi altra persona, mai rivolgendogli la parola mentre beve.
324 Non è educato presentare a qualcuno un bicchiere di vino che si è già assaggiato.
Proporre un brindisi alla salute degli uni o degli altri per obbligarli a bere di più, sa di osteria e non si addice a persone educate.
Non si deve bere facilmente alla salute degli uni o degli altri, a meno che uno si trovi con amici intimi e lo si faccia in segno di amicizia o di riappacificazione.
I ragazzi non debbono mai brindare alla salute, tranne nel caso che lo si ordini loro.
325 Una persona qualsiasi non può fare d'ordinario un brindisi ad un'altra di livello molto superiore al suo.
Se qualche volta può essere permesso, non ci si indirizza mai direttamente a quella persona a cui si vuole brindare, dicendo per esempio: "Signore, alla vostri salute!", ma piuttosto ci si rivolge ad un altro dicendo: "Signore, brindiamo alla salute del signor …"
Cosa ancora più maleducata è aggiungere il nome di battesimo della persona qualificata o il suo titolo, indirizzandogli il brindisi o bevendo alla salute della moglie o di qualche suo parente, con il dire: "Signore, alla salute della vostra moglie, di vostra sorella o del vostro fratello …"
Bisogna nominare una donna col suo titolo oppure col cognome del marito, e gli altri col loro cognome oppure con i loro titoli, se li hanno, dicendo per esempio: "Alla salute di Madame Louvier, del signor Presidente o del signor Consigliere …"
326 Colui che fa il brindisi ad una persona presente, deve fargli educatamente un profondo inchino, mentre colui a cui è indirizzato il brindisi deve ringraziare chi glielo fa inchinandosi quanto è richiesto dal livello sociale di chi ha espresso la cortesia e bere in seguito alla salute di chi ha bevuto alla sua, inchinandosi un po', senza scoprirsi.
327 Quando è una persona molto autorevole che beve alla salute di una di minor livello sociale, questi deve tenere il capo scoperto ed inchinato fino a quando la persona autorevole non abbia terminato di bere.
Non è tenuto a dare risposta, tranne che gliene venga fatta esplicita richiesta, che, tuttavia, deve darsi solo se vi è grande divario sociale tra i due.
328 Non bisogna attendere di essere completamente sazi per smettere di mangiare; dal momento che la buona creanza esige moderazione nel mangiare, ne segue che non si deve mangiare fino a completa sazietà.
I fanciulli debbono lasciare la tavola per primi, scoprendosi il capo e facendo la riverenza.
329 Quando si è obbligati a lasciare la tavola ed uscire prima degli altri, si deve fare a capo scoperto.
Se si è dipendenti o domestici, non ci si deve alzare da tavola senza mettere a posto il proprio piatto o senza aver qualcuno che lo faccia per noi e al quale tale incarico non sia sconveniente.
330 Se capita che una persona verso la quale si deve rispetto si ferma a tavola dopo il pasto e si fosse il solo col quale questi abbia o possa avere la possibilità di conversare, soprattutto se non si è suo dipendente o domestico, l'educazione e il rispetto suggeriscono di rimanere con lui e tenergli compagnia fino a quando non si alza da tavola.
331 Coloro che servono a tavola debbono avere le mani molto pulite e il capo sempre scoperto.
Debbono stendere bene la tovaglia sulla tavola, mettervi sopra la saliera, disporvi i piatti sui quali metteranno il pane, che copriranno con un tovagliolo, se non sono necessarie le scodelle per la minestra, perché allora sono queste che vanno messe sul piatto.
Il coltello, il cucchiaio e la forchetta si mettono alla destra dei piatto, sotto il pane.
Sopra a tutto va il tovagliolo.
332 Debbono poi lavare i bicchieri e disporli sulla credenza o su un tavolino coperti con un telo bianco, in modo che non si possano toccare facilmente.
Quando arriverà il momento, debbono aver cura che tutto quello che è necessario per il servizio, come il sale, il pane e i piatti per servire il pane, siano sulla tavola, oppure su una credenza ben pulita e ben ordinata.
333 Infine debbono presentare l'occorrente per le abluzioni, porgendo con deferenza la bacinella dell'acqua un po' sollevata e appoggiata sulla mano e sul braccio sinistro, a meno che non stia sopra un treppiedi, mentre il tovagliolo lo tengono piegato in lungo sulla spalla sinistra.
Debbono poi iniziare a versare l'acqua sulle mani della persona più autorevole.
In seguito la verseranno sulle mani degli altri, seguendo l'ordine di importanza e di titoli, ma non necessariamente, perché talvolta si può fare senza alcuna distinzione, cosa che va sempre fatta quando si tratta di persone senza accentuata diversità di livelli sociali.
334 Nel servire a tavola grande attenzione va posta nell'asciugare bene la parte inferiore dei piatti, soprattutto quello che serve per la minestra, per non far sporcare la tovaglia.
Bisogna anche metterlo in modo che ogni commensale vi possa arrivare facilmente col cucchiaio o la forchetta, quando ne ha bisogno.
Il pane deve essere offerto su un piatto o avvolto in un tovagliolo, se sulla credenza non ci sono appositi piatti puliti.
Non bisogna mai porgerlo con le mani, né dal lato delle persone più ragguardevoli.
335 Coloro che servono debbono essere sempre a disposizione per porgere quanto viene chiesto ed avere sempre l'occhio vigile sulla tavola, senza allontanarsi.
336 Debbono servire a capo scoperto, soprattutto quando si offre da bere.
A questo riguardo, si deve prendere il bicchiere con la mano sinistra per il gambo o la tazza per il manico e mai con la mano intera o toccarne l'orlo con le dita.
Bisogna prima versare il vino nel bicchiere e poi offrirlo.
Lo si offre con un gesto come se si volesse baciare il bicchiere, poi si versa lentamente l'acqua con la caraffa o col boccale che si tiene nella mano destra.
Si continuerà a versarla fino a quando l'ospite non solleverà un po' il bicchiere per indicare che è sufficiente.
337 La buona creanza vuole che non si dia da bere a nessuno prima che abbia avuto il. tempo di mangiare, cioè dopo aver consumato la minestra e siano state portate via le scodelle.
Si deve cominciare sempre a versare da bere dalla persona più autorevole tra i convitati e si deve versare dal lato di chi viene servito.
Se tuttavia i convitati sono numerosi, non bisogna mai servire al fianco della persona più autorevole, eccetto che non si possa assolutamente fare altrimenti.
338 Quando si dovesse riempire troppo un bicchiere, non bisogna mai riversarlo nel boccale o nella bottiglia, ma in un altro bicchiere.
Se al contrario, non se ne versa in misura sufficiente, bisognerà aggiungerne quanto richiesto da chi viene servito.
339 Quando si versa da bere fuori dei pasti, dopo aver offerto il bicchiere, si deve mettere sotto un tovagliolo o un piatto per impedire che qualche goccia cada sugli abiti.
Dopo che avrà bevuto, si ritirerà il bicchiere, accostandoselo quasi a volerlo baciare e contemporaneamente presentandogli un tovagliolo piegato perché si asciughi le labbra.
Alle persone autorevoli si mette pure un piattino pulito sotto il bicchiere quando bevono durante i pasti.
340 Le persone che vogliono mangiare con raffinatezza cambiano i piatti almeno due volte durante il pranzo, una volta dopo aver mangiato la minestra ed una seconda per mangiare il dolce.
A cena si cambiano solo per il dolce.
In casa delle persone altolocate e nei banchetti generalmente si cambiano a tutti, a ciascuna portata e inoltre si hanno sempre pronti sulla credenza dei piatti puliti, per poterli cambiare a coloro che potranno averne bisogno.
È bene cambiare il proprio quando se ne ha bisogno.
341 Coloro che servono e cambiano i piatti debbono cominciare dalla persona più autorevole tra i commensali e procedere sempre di seguito, dando a ciascuno un piatto pulito man mano che ritirano quelli sporchi.
342 Quando si è a tavola si deve mantenere un grande autocontrollo e non fissare lo sguardo su coloro che mangiano, né sulle vivande.
Bisogna preoccuparsi che ai convitati non manchi mai nulla e che non siano obbligati a chiedere ripetutamente da bere.
Perciò coloro che servono debbono stare attenti ed accorgersi se manca qualcosa ed essere pronti a servire.
343 Non è educato iniziare a togliere i piatti se qualcuno sta ancora mangiando; bisogna attendere che ciò sia segnalato o con l'allontanare il piatto o in qualche altra maniera.
Non si deve mai togliere un piatto se non per sostituirlo con un altro, perché la tavola non deve apparire vuota se non al termine del pasto.
344 I piatti non vanno messi l'uno sull'altro per poterli portar via più facilmente, soprattutto quando vi è ancora del cibo e non sono vuoti del tutto.
Non si debbono poi mescolare gli avanzi di parecchi piatti in uno solo per portarli via tutti in una volta, ma si debbono levare uno dopo l'altro, in modo da portarne via non più di due alla volta.
345 Quando si sparecchia la tavola, si deve cominciare a togliere per primi i piatti che si trovano davanti alla persona più importante.
Bisogna cominciare sempre da lui a cambiare i piatti, che vanno tolti appena sono levati quelli di servizio.
346 Si comincia a sparecchiare del tutto solo dopo la preghiera di ringraziamento.
Quando si sparecchia conviene mettere le posate in un cestino, come pure i pezzi di pane avanzati.
Sarebbe cosa vergognosa mettere da parte carne, vino o altro per mangiarli dopo, di nascosto.
Per ultimo si toglie il sale e, dopo aver tolto la tovaglia, si copre la tavola con un tappeto, eccetto se si deve portar via anche la tavola.
347 Dopo aver sparecchiato, si avrà cura di raccogliere accuratamente con la scopa le briciole e tutto quello che è caduto dalla tavola.
Si attizzerà poi il fuoco, se si è in inverno, e poi ci si ritirerà, dopo aver fatto una riverenza.
Se si ha l'incarico di prendere la candela per guidare i convitati, non la si prende sola, ma col candeliere, con la mano destra, tenendo il cappello con la sinistra e precedendo gli altri per far loro luce.
348 È una grave villania spegnere una candela in presenza dei convitati.
La buona creanza esige che non si faccia mai in presenza ed in vista di altri e che si faccia in modo che non emetta fumo.
Sarebbe ancor più villano spegnere la candela con le dita; bisogna farlo sempre con le mollette, togliendo il candeliere dalla tavola.
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