Regole di buona creanza e di cortesia cristiana

Il divertimento

349 Il divertimento è un'attività alla quale si può dedicare un po' di tempo durante la giornata per riposare la mente dalle occupazioni serie e il corpo dagli impegni faticosi.

350 È giusto prendere talvolta un po' di riposo, perché sia il corpo che lo spirito ne hanno bisogno.

Dio stesso ce ne ha dato l'esempio all'inizio del mondo, quando si riposò per un giorno intero, secondo quanto ci dice la Scrittura, dopo aver lavorato per sei giorni consecutivi alla grande opera della creazione.

Anche Nostro Signore ha invitato gli Apostoli a riposarsi con lui dopo il ritorno dai luoghi dove li aveva inviati a predicare il Vangelo. ( Gen 2,2; Mc 6,51 )

351 Però, siccome può accadere che ci si diverta a danno della propria coscienza, a danno altrui o violando le regole di un corretto comportamento, con divertimenti contrari alla buona educazione, non buoni o mescolati ad atti incivili o spiacevoli, ci è parso opportuno elencare i vari tipi di divertimenti possibili e descrivere il modo con cui possiamo divertirci, attenendoci alle norme della buona creanza.

I tipi di divertimento cui possiamo abbandonarci sono la ricreazione, il giuoco, il canto e il passeggio.

Qui di seguito si parlerà di queste quattro attività e di come farle bene.

Articolo I - La ricreazione e il riso

352 È secondo i principi della buona creanza e della convivenza sociale prendere tutti i giorni dopo i pasti un po' di tempo per la ricreazione con coloro che vivono e che mangiano con noi.

Non è corretto lasciarli appena si è finito di mangiare.

353 Di solito la ricreazione si fa conversando in modo disinvolto, raccontandosi storielle piacevoli ed interessanti, che danno occasione a risa e divertono i presenti.

Si deve porre però attenzione che questi discorsi non siano volgari e grossolani, ma caratterizzati da un linguaggio che evidenzi brillantezza e piacevolezza nella sua semplicità.

354 Il Saggio dice che c'è un tempo destinato al ridere e questo è proprio quello dopo i pasti, perché, oltre a non potersi subito impegnare in occupazioni serie, l'abbandonarsi alla gioia e alla libertà dello spirito, facilita una buona digestione.

Non è però permesso ridere a spese di altri, perché il rispetto che si deve avere per il prossimo, richiede di non ridere mai su ciò che può dispiacere a qualcuno ". ( Qo 5,4 )

355 Su tre argomenti non si deve mai ridere, cioè su quelli che riguardano religione, discorsi e azioni licenziosi, difetti altrui o fatti incresciosi capitati ad altri.

356 Per quanto riguarda la religione, sarebbe atteggiamento spregevole e irriverente riderci sopra e farne argomento di divertimento.

Ogni cristiano deve cogliere tutte le occasioni per dimostrare stima e venerazione per ciò che riguarda il culto di Dio.

Bisogna quindi stare attenti a non fare mai oggetto di riso, come fanno alcuni, le parole della Sacra Scrittura.

Tali parole debbono essere sulla bocca solamente con spirito cristiano e con l'intento di spronarci alla pratica del bene e della virtù.

357 La buona educazione esige che si abbia un tale orrore per tutto ciò che riguarda l'impudicizia da non permettersi lontanamente non solo di scherzarci sopra e riderne, ma addirittura di mostrare disgusto per tutto ciò che la riguarda.

Coloro che si abbandonano al riso su questi argomenti dimostrano di vivere più secondo la materia che lo spirito e di avere un cuore corrotto.

358 A proposito dei difetti altrui, possono derivare dalla nascita o da cattive abitudini.

Se derivano dalla nascita, scherzarci sopra e divertirsene è indegno di un uomo di buon senso e saggio, poiché chi li ha non ne è la causa, non dipende da lui non averli e perché sarebbe potuto capitare a chiunque di averli.

Se invece sono di origine viziosa, si offende la carità e lo spirito cristiano ridendone, poiché dovremmo piuttosto provare compassione e cercare di aiutare a correggerli piuttosto che farne oggetto di divertimento.

359 Non è meno contrario alla buona creanza ridere e scherzare su qualche fatto increscioso capitato a qualcuno.

Dimostrerebbe che si prova soddisfazione per queste disgrazie e non carità.

La solidarietà ci deve far prendere parte a ciò che addolora gli altri, così come a ciò che reca loro gioia.

360 Non è educato ridere dopo aver detto una battuta e guardare gli altri per constatare se ridono di quel che abbiamo detto, perché sarebbe come far vedere che si crede di aver detto cose straordinarie.

Neanche si deve ridere quando qualcuno dice qualcosa di sconveniente o a sproposito.

Ridere di tutto ciò che si vede e si ascolta è dimostrazione di poco senno.

361 Non ci si deve abbandonare al riso in ogni circostanza ed in ogni momento.

Non è infatti opportuno, per esempio, ridere quando si parla o si è in una situazione incresciosa.

La buona creanza non lo permette nemmeno in altre occasioni, come quando qualche parente di cui si è erede muore, perché sembrerebbe di gioire della sua morte.

362 La buona creanza vuole che si rida solo quando vi è una occasione ragionevole per farlo e detta regole a questo riguardo; non permette che si rida fragorosamente e ancor meno che si faccia in modo così sguaiato e poco giudizioso da rimanere senza respiro e fare gesti inconsulti.

Solo persone di scarso buon senso e che non sanno comportarsi bene possono farlo: "L'uomo insensato - dice l'Ecclesiastico - alzerà la propria voce ridendo, ma l'uomo saggio accennerà appena un sorriso". ( Sir 21,20 )

Articolo II - Il passeggio

363 Il passeggio è un esercizio lecito che contribuisce molto alla salute del corpo e rende lo spirito più disponibile alle attività che deve affrontare.

Esso diviene ricreazione quando è accompagnato da piacevoli conversazioni.

Generalmente ci sono alcune convenzioni da rispettare nel prendervi parte.

Il posto centrale è riservato alla persona più qualificata del gruppo.

364 Colui al quale è dato questo onore, tuttavia, non lo deve accettare se non è una persona di livello molto superiore alle altre, ed anche in questo caso lo farà solo dopo averli ossequiati, come per ringraziarli per il privilegio che gli hanno riservato.

365 È perciò sgarbato assumere di propria iniziativa la posizione d'onore, eccetto che si sia di livello molto superiore agli altri.

Quando prendono parte al passeggio persone di livello sociale più o meno uguale, debbono prendere posto senza distinzione, così come arrivano.

366 Quando si è in tre o più, il posto centrale va riservato alla persona più autorevole, quello alla sua destra al secondo in autorità e quello alla sinistra al terzo.

Se sono tutti del medesimo livello sociale possono alternarsi al posto centrale ogni volta che retrocedono, allora colui che si trova al centro si fa da parte, lasciando che il suo posto venga preso da chi gli sta a fianco.

367 In giardino ed in altri luoghi dove non sono prescritte usanze precise, il secondo posto è quello alla destra della persona più importante.

Se si è soli con costei, ci si collocherà alla sua sinistra e si farà attenzione a farlo con naturalezza ogni volta che si retrocede.

368 In una stanza, la posizione più importante è quella vicina al letto, ammesso che la disposizione della stanza lo permetta, altrimenti bisogna far riferimento alla porta, che è il posto meno importante.

Per strada la posizione più importante è quella verso il muro, ma se si è in tre a passeggiare, allora il posto centrale è riservato alla persona di maggior riguardo, quello verso il muro al secondo e l'altro lato al terzo.

369 Quando si passeggia insieme, si deve procedere lentamente, tutti alla stessa altezza, soprattutto se non si è in molti e più o meno dello stesso livello sociale.

Se nel gruppo c'è uno più importante, è doveroso rendergli omaggio standogli un po' avanti, anche per sentirlo meglio e potergli parlare facilmente.

370 Quando si passeggia con qualcuno, non è educato avvicinarglisi tanto da toccarlo ed ancor meno dargli gomitate.

Non bisogna neanche mettersi così davanti a colui con cui si vuole conversare, da intralciarlo nel camminare o essere di fastidio ad altri.

371 Al termine del tragitto è la persona più autorevole che deve girarsi per prima e dovrà farlo volgendosi dalla parte di chi ha maggior autorità dopo di lui o dalla parte di colui che parla, o alternativamente a destra e a sinistra.

È segno di conoscenza delle regole dei vivere civile comportarsi così quando le persone che si hanno a fianco sono pressa poco del medesimo livello sociale.

Tutte le altre si gireranno dal lato di colui che è al centro.

372 Se sono solo due le persone che passeggiano, quando si torna indietro, ognuno deve voltarsi verso l'interno, dal lato della persona con cui passeggia e mai all'esterno, perché gli volgerebbe le spalle, e sarebbe maleducazione.

373 Se due persone autorevoli fanno mettere al centro uno che è inferiore per capire meglio quanto deve dire, al termine di ogni tratto di strada, costui avrà cura di girarsi dalla parte della persona più autorevole fra i due.

Se sono più o meno uguali in autorità, allora farà in modo di girarsi verso l'uno al termine di un tratto di strada e verso l'altro al termine del secondo tratto.

Appena terminato di riferire quanto doveva, lascerà il posto centrale e ritornerà a lato, un po' arretrato.

374 Se si deve passare per una strettoia, si procederà uno alla volta per ordine di rango, facendo un cenno di cortesia agli altri.

Se però queste persone non hanno un livello sociale che le distingua, cammineranno di seguito, nell'ordine in cui si trovano.

375 Se però l'attraversamento è malagevole e pericoloso, uno meno qualificato può precedere per indicare e provare il passaggio, senza venir meno con questo alle regole della buona creanza.

376 Quando si incontra un altro gruppo, è molto sgarbato abbandonare il proprio, perché significherebbe che si ha scarsa considerazione per le persone con cui uno si trova e poca stima di loro.

Passeggiando con una persona autorevole o anche con persone del medesimo livello sociale, ordinariamente non è cortese fermarsi perché, oltre a far pensare di ritenersi superiore, risulta fastidioso agli altri.

Se però la persona con la quale si passeggia si ferma, tutti debbono fermarsi e non andare avanti per tutto il tempo che resta ferma.

Articolo III - Il giuoco

377 Il giuoco è un divertimento permesso qualche volta, ma che bisogna prendere con molta precauzione; è un'occupazione alla quale si può dedicare un po' di tempo, ma bisogna farlo con la necessaria moderazione.

Bisogna fare molta attenzione a non lasciarsi trasportare da passione sregolata ed imporsi dei limiti per non farsi travolgere completamente e dedicarvi troppo tempo.

378 Dato che non è possibile comportarsi con buona creanza senza queste due condizioni, non è neanche permesso giocare senza attenersi ad esse.

Bisogna guardarsi particolarmente da due passioni durante il gioco, la prima è l'avidità, che a sua volta è causa della seconda e cioè l'impazienza e la collera.

379 Chi gioca deve stare attento a non farlo per avidità, perché il giuoco non è stato inventato per guadagnare soldi, ma soltanto per rilassarsi nel corpo e nello spirito, dopo il lavoro.

380 È questo il motivo che deve indurre a non giocare grosse somme di danaro, ma solo pochi spicci, che non possono arricchire chi vince ne impoverire chi perde, ma servono solo ad animare il giuoco e a suscitare l'interesse per vincere, che contribuisce molto al piacere del giuoco.

È grave maleducazione impazientirsi durante il giuoco, quando non si riesce secondo le proprie aspettative.

È sconveniente abbandonarsi alla collera e ancor più imprecare.

Il comportamento nel giuoco deve essere giudizioso e pacato, per non turbarne il divertimento.

381 È totalmente contrario ad un corretto comportamento barare al giuoco, perché è paragonabile al furto.

Se si vince, si è obbligati a restituire; anche se in parte il guadagno fosse dovuto alla propria abilità, il denaro che si guadagna nel giuoco non va richiesto con insistenza.

Se qualcuno mancasse di mettere la posta oppure perdesse, gli si deve richiedere di rimettere in posta quanto ha perso con garbatezza, dicendogli solamente che non ha messo la posta, in questo modo:

382 "Forse ha dimenticato di mettere la puntata", oppure se costui avesse perduto e il giuoco continuasse: "Sia così gentile di mettere due puntate del giuoco", oppure: "Manca una tale somma che si deve riscuotere perché non l'aveva messa nell'ultima mano".

Bisogna stare attenti in queste circostanze a non usare modi imperiosi nel parlare, come dire: "Paghi, metta la puntata del giuoco".

383 Nel gioco, pur essendo richiesto un atteggiamento gioioso del volto, dal momento che si gioca solo per divertirsi, tuttavia sarebbe sgarbato mostrare un'allegria smisurata quando si vince, come anche agitarsi, rattristarsi e arrabbiarsi quando si perde.

Sarebbe evidente in questo caso che si gioca solamente per guadagnare denaro.

Uno dei migliori mezzi da utilizzare per non cadere in questi errori è quello di puntare piccole somme, in modo che né il guadagno, né la perdita possano eccitare la passione in chi gioca.

384 Non è educato cantare o fischiare mentre si gioca, anche se lo si fa sommessamente e tra i denti, come pure tamburellare con le dita o con i piedi, come accade talvolta a coloro che sono tutti presi dal giuoco.

385 Se accadesse qualche discussione durante il giuoco, bisogna guardarsi dal gridare, dal contestare e dall'intestardirsi.

Se si fosse obbligati a tener testa all'avversario, bisogna farlo con autocontrollo e garbo, sostenendo semplicemente e con poche parole le proprie ragioni, senza alzare o cambiare nemmeno un po' il tono della vece.

Quando si perde bisogna subito pagare, senza attendere che venga sollecitato, perché è segno di animo generoso e di persona ben educata quando si assolve subito il debito di giuoco senza far apparire alcun fastidio.

386 Non si deve mai giocare con una persona di livello molto superiore se non viene espressamente richiesto.

Qualora una persona di livello superiore invitasse qualcuno di livello molto inferiore a giocare, bisogna guardarsi bene dal manifestare troppa fretta o un desiderio eccessivo di vincere, che sarebbe indice di animo meschino e di uomo di bassa condizione.

387 Se la persona che gioca con noi e a cui si deve riguardo si mostra afflitta perché perde, non bisogna abbandonare il giuoco se si vince, eccetto se è lui a chiederlo o che ha rivinto quanto ha perso.

Se si perde, ci si può gentilmente ritirare dal giuoco: è sempre permesso, con qualsiasi persona si stia giocando.

E buona educazione mostrarsi contenti quando una persona a cui dobbiamo riguardo vince nel gioco, soprattutto se non si è impegnati direttamente e si è semplici spettatori.

388 È importante astenersi dal giocare se si è portati a trascendere, se non si è di umore sereno, perché potrebbero derivarne contrattempi che si debbono prevenire.

Se l'avversario ha un carattere difficile, non è il caso di mostrarsi contrariati ne dalle sue parole, né dai suoi modi di fare.

Si stia attenti alle sue provocazioni e si faccia in modo di proseguire tranquillamente il giuoco, come se nulla fosse accaduto.

La prudenza e la saggezza richiedono che si prenda tutto con animo sereno e che non si abbandoni mai il rispetto dovuto a questa persona.

Dobbiamo conservare sempre la calma.

389 È molto sgarbato prendere in giro qualcuno che ha sbagliato nel giuoco.

Se giungono persone più qualificate per giocare e si occupa un posto al tavolo, è buona educazione cederlo loro.

Se si gioca in coppia con una persona di livello superiore, due contro due, e costei vince, il compagno deve guardarsi dal dire: "Noi abbiamo vinto!", ma piuttosto: "Voi, signore avente vinto", oppure "Il signore ha vinto".

390 È sconveniente accalorarsi nel gioco, ma anche essere apatico o perdere per compiacimento, in modo da far credere al compagno che non ci si mette in pena per le sorti della partita.

Si può partecipare a giuochi diversi, di cui alcuni esercitano di più l'intelligenza e gli altri il corpo.

391 I giochi che impegnano il proprio fisico, come la palla a corda, la pallamaglio, le bocce, i birilli, sono da preferirsi agli altri, anche a quelli, come gli scacchi e la dama, che esercitano troppo l'intelletto.

Quando si fanno questi giochi che impegnano la forza fisica, si deve stare attenti ad evitare contorsioni del corpo che appaiano ridicole o indecorose ed evitare di riscaldarsi troppo, di sbottonarsi e di spogliarsi, e anche di togliersi solo il cappello, perché ciò sarebbe contrario alla buona educazione.

392 Quando si gioca a scacchi o a dama, è buona educazione offrire alla persona con cui si gioca, i pezzi degli scacchi o della dama di colore bianco, mettendoglieli davanti, o per lo meno essere disposti a farlo.

Non dobbiamo permettere che i pezzi bianchi ci siano offerti o che ce li mettano davanti.

393 Ci sono alcuni giuochi di carte che possono talvolta essere permessi, come il picchetto e il giuoco spagnolo delle ombre, che sono d'uso in qualche regione e che non sono giuochi d'azzardo.

Ve ne sono altri, però, come il bizzicotto, la zechinetta, i dadi ed altri simili, che non solo sono proibiti dalla legge divina, ma sono anche contro le regole della buona educazione.

Perciò questi ultimi debbono essere considerati indegni di una persona educata.

394 Il buon comportamento prescrive inoltre che il tempo dedicato al giuoco non sia eccessivo e che, ben lontani dal continuo giocare, come fanno alcuni, non si giochi troppo di frequente e per parecchie ore di seguito al giorno.

Sarebbe far diventare occupazione quello che non è altro che una cessazione o interruzione del lavoro ordinario per breve tempo.

Non sarebbe cosa giudiziosa in una persona che sa come deve comportarsi.

Articolo IV - Il canto

395 Il canto è un divertimento non solo permesso, ma molto opportuno, perché può servire notevolmente a rilassare lo spirito in modo molto piacevole ed innocente nello stesso tempo.

396 La buona educazione, tuttavia, come la religione, esigono di non cantare ogni tipo di canzoni e che si stia particolarmente attenti ad evitare quelle volgari, quelle con parole troppo libere o con significato ambiguo.

In una parola, non è decoroso per un cristiano cantare arie che spingono all'irreligiosità o nelle quali si plaude al godimento dell'udito, o vi siano espressioni e parole che richiamino il desiderio di abbandonarsi al piacere e agli eccessi del bere.

Ora pronunziare tali parole, oltre che volgare, potrebbe facilitare l'inclinazione a cadere in tali eccessi, anche se ciò non avviene al momento.

Le canzoni sollecitano gli impulsi che richiamano molto più delle semplici parole.

397 In due diversi passi delle sue Epistole San Paolo ci dice quali sono i canti che i cristiani debbono cantare, cioè salmi, inni, cantici spirituali, e debbono cantarli dal profondo del loro cuore, perché contengono le lodi di Dio.

Sono queste in effetti le sole arie che dovrebbero sentirsi in ambienti cristiani, nei quali il vizio e tutto ciò che vi conduce è considerato contrario alla buona creanza quanto alle norme del Vangelo.

In tali ambienti si deve cantare solo quello che dà occasione di lodare Dio e che porta alla pratica del bene e all'esercizio della virtù. ( Ef 5,19; Col 3,16 )

398 Questa era l'abitudine degli antichi patriarchi, che eseguivano cantici solo per lodare Dio oppure per ringraziarlo dei benefici da Lui ricevuti.

David ne ha composti un gran numero e tutti in lode di Dio.

La Chiesa, che se n'è appropriata, li canta tutti i giorni e li mette sulla bocca dei cristiani quando si riuniscono solennemente per compiere i loro doveri verso Dio.

Essa invita tutti a cantare anche in particolare e sollecita i genitori ad insegnarli ai loro figli.

399 Poiché questi sacri cantici sono stati tradotti nella nostra lingua e messi in musica, si offre a tutti la comodità e l'opportunità di poterli cantare e di capirli, riempiendo il proprio animo ed il cuore dei santi affetti di cui sono pieni.

Dovrebbe essere un grande piacere ed una autentica festa per i cristiani benedire e lodare di frequente Dio con tutto il cuore.

400 La discrezione richiede a coloro che sanno cantare o suonare qualche strumento, di non farlo sapere, di non mostrarne alcun indizio e di non parlarne mai con lo scopo di attirarsi stima per queste capacità.

Se però la cosa si venisse a sapere, e, in qualche occasione, si fosse sollecitati da persona autorevole e a cui si deve riguardo, a suonare o a cantare qualcosa, sia per far vedere quello che si sa fare, sia per divertire i presenti, si può educatamente rifiutare, anzi ordinariamente è bene farlo.

Però, se insistesse nella sua richiesta, significherebbe ignorare gli usi sociali se si tergiversasse ancora per cantare o suonare e non si facesse quanto richiesto.

Questo comportamento conviene perché, se succede di non cantare bene o non si è abili nel suonare, i presenti potranno sempre dire che non avevate proprio motivo di farvi pregare di ascoltarvi.

Invece scusandosi garbatamente e senza troppa esitazione, ci si mette al riparo da ogni critica, o almeno non se ne offre l'occasione.

401 Quando si è obbligati a cantare per un gruppo, bisogna evitare di tossire o di scatarrare, come pure conviene guardarsi bene dal lodarsi dicendo, per esempio: Ecco un bel passaggio, eccovene ancora uno migliore … fate attenzione a questo finale, ecc.

Sarebbe segno di vanità e autostima e manifesterebbe che ci si sopravvaluta.

Non è decoroso fare gesti che indichino autocompiacimento.

Lo stesso vale quando si suona uno strumento.

402 Quando si è sollecitati a cantare o a suonare, non bisogna prolungare troppo l'esibizione, per evitare di risultare noiosi, anzi si deve finire piuttosto prima, per non dare modo a nessuno di dire e pensare di averne già abbastanza!

403 Sarebbe sgarbato esprimere forte un giudizio come questo, se la persona che canta merita considerazione.

È anche grave atto di maleducazione interrompere una persona che sta cantando.

404 Bisogna stare attenti a non cantare da soli o sottovoce, perché non è educato in nessuna occasione.

Così non bisogna scimmiottare una persona che si è ascoltata perché cantava con voce nasale, perché aveva inflessioni della voce o modi sgraziati e grossolani.

Bisogna lasciarlo fare ai buffoni e ai comici di teatro.

Non è molto attraente cantare in modo grossolano, affrettato o stravagante.

L'unico modo di cantare bene e piacevolmente è quello di farlo con molta naturalezza.

Articolo V - I divertimenti vietati

405 Ci sono altri divertimenti di cui non si parlerà a lungo qui perché non sono permessi ad un cristiano, né dai comandamenti della religione né dalle regole della buona creanza.

406 Ve ne sono di quelli che si usano tra i ricchi, e cioè i balli, le danze e le commedie.

Ve ne sono altri praticati ordinariamente dagli artigiani e dai poveri, e cioè gli spettacoli dei ciarlatani, dei comici da strapazzo, degli equilibristi sulle corde, gli spettacoli di marionette, ecc.

407 Al riguardo dei balli, basta dire che sono riunioni di individui il cui comportamento non è né cristiano, né secondo la buona creanza.

Si svolgono di notte, perché sembra che si voglia nascondere a se stessi ciò che avviene di indecente in queste riunioni e li si avvolge nelle tenebre per avere maggiore libertà nel commettere nefandezze.

Le persone che organizzano i balli sono obbligate necessariamente ad aprire le porte a tutti indifferentemente.

In tal modo le loro case divengono luoghi infami e pubblici, dove le madri e i padri espongono le loro figlie ad essere avvicinate da ogni tipo di giovani che, approfittando della libertà di ingresso si prendono anche la libertà di passare in rassegna tutte le persone che intervengono e di attaccarsi a quelle che a loro piacciono di più.

Si permettono poi di far approcci, di invitarle alla danza, di scambiarsi carezze e di prendersi delle libertà che i padri e le madri avrebbero vergogna di permettere a casa loro.

408 Le ragazze, per l'ostentazione e per la vanità che appare dai loro abbigliamenti, dalla scarsa modestia dei loro sguardi e dei loro gesti e dal portamento di tutta la persona, si offrono agli sguardi ed ai desideri di coloro che intervengono al ballo.

Danno così occasione anche alle più ritenute tra di loro, di assecondare sentimenti molto lontani da quelli che il pudore e la correttezza cristiana dovrebbero loro ispirare.

409 Al riguardo delle danze che si svolgono nelle case private, pur con meno eccessi, sono anch'esse contrarie alla buona creanza come quelle che avvengono con più sfarzo nei balli ufficiali.

Se perfino un autore pagano ha detto che nessuno danza da sobrio, a meno che non abbia perso la testa, ciò significa che per la tradizione cristiana questo divertimento, come dice S. Ambrogio, è atto solo ad eccitare passioni vergognose, nelle quali il pudore perde tutto il suo splendore tra il chiasso delle danze e l'abbandono alla dissolutezza.

410 Sono solo le madri impudiche e adultere, afferma sempre questo santo Padre, a permettere alle loro figlie di danzare, non certo le madri caste e fedeli al loro marito, che debbono invece insegnare alle loro figlie ad amare la virtù e non certo le danze.

Nei balli, secondo quanto dice S. Giovanni Crisostomo, il corpo viene disonorato con mosse vergognose ed indecenti.

L'anima ne soffre ancor più, perché le danze sono giuochi per i demoni e quelli che ne fanno il loro divertimento e piacere, sono ministri e schiavi del demonio, e si comportano più da bestie che da uomini, poiché si abbandonano a piaceri brutali.

411 Gli spettacoli teatrali, a loro volta, anche se sono considerati dalla gente divertimenti onesti, sono tuttavia la vergogna e la confusione del cristianesimo.

Infatti coloro che praticano questo mestiere e che ne fanno professione non sono pubblicamente bollati di infamia?

Si può apprezzare una professione coprendo di disonore coloro che la esercitano?

Non è quest'arte infamante e disonorevole, dal momento che l'intento dei commedianti è quello di eccitare in se stessi e negli spettatori passioni volgari, per le quali una persona ben nata, non può che provare ribrezzo?

Se vi sono canzoni, si tratta solo di ariette adatte a rafforzare quelle stesse passioni.

412 Si può dire che c'è civiltà e buona creanza negli atteggiamenti, nelle nudità e nella licenza dei commedianti e delle commedianti?

C'è qualcosa nei loro gesti, nelle loro parole e nelle loro pose, che non sia indecente per un cristiano, non solamente nel farli, ma anche solo a guardarli?

È quindi del tutto contrario alla correttezza farne il proprio divertimento e piacere.

413 Il teatro dei saltimbanchi e dei ciarlatani, ordinariamente eretto nelle pubbliche piazze, è considerato spettacolo indecente da tutte le persone per bene.

Esso è ordinariamente seguito solo dagli artigiani e dai poveri, che si attardano a vederlo.

Sembra proprio che il demonio li abbia allestiti per loro, affinché, non avendo possibilità di far gustare loro il veleno che usa nelle commedie per perdere le anime, lo possa facilmente fare riunendoli ai piedi di questi teatri alla portata di tutti.

È per questo motivo che ricorre a questi buffoni, che li istruisce, che li forma e di cui si serve, secondo quanto dice S. Giovanni Crisostomo, come di una peste con cui infetta le città dove si trasferiscono.

414 Appena questi ridicoli buffoni, dice questo santo Padre, pronunciano qualche espressione blasfema e qualche parola volgare, si vede subito che i più sprovveduti scoppiano in clamorose risate e li applaudono per battute per le quali dovrebbero lapidarli.

415 È quindi un divertimento molto vergognoso ed un riprovevole piacere, secondo l'espressione di questo Padre della Chiesa, prendere parte a questi spettacoli e coloro che vi assistono dimostrano di avere un animo ed uno spirito volgare e scarso senso cristiano.

416 Non è meno indecoroso per un cristiano assistere a spettacoli di marionette, dove non v'è nulla di piacevole e di divertente se non si mescolano parole provocanti e indecenti, con atteggiamenti e pose sconce.

Per questo motivo una persona prudente deve considerare questi spettacoli solo con disprezzo.

I padri e le madri non debbono mai permettere ai loro figli di assistervi e debbono ispirare loro molta avversione, perché sono contrari alla buona educazione e a quello che la pietà cristiana richiede.

417 Le regole del buon comportamento non permettono nemmeno di assistere agli spettacoli degli equilibristi sulla corda.

Essi, mettendo a rischio la propria vita come la salvezza della propria anima per divertire gli altri, non possono né essere apprezzati, né guardati da una persona assennata, poiché fanno quanto dovrebbe essere, anche solo al lume della ragione, condannato da tutti.

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