Regole di buona creanza e di cortesia cristiana |
418 Vivendo in questo mondo non possiamo dispensarci dal fare talora alcune visite e riceverne a nostra volta.
È un dovere che la buona educazione impone a tutti.
La stessa Santa Vergine, quantunque vivesse ritirata, fece visita alla cugina santa Elisabetta.
Il Vangelo ci ha riportato il fatto con molta evidenza perché possa essere di modello per le nostre visite.
Gesù Cristo a sua volta ne ha fatte parecchie, mosso semplicemente dalla carità, pur non essendone obbligato. ( Lc 1,40 )
419 Per conoscere con esattezza e giudicare in quali circostanze bisogna rendere visita, occorre persuadersi che la buona creanza cristiana deve farci regolare solamente secondo giustizia e carità.
Fare visite deve essere richiesto solo dalla necessità o dal rispetto per qualcuno o dall'obbligo di mantenere legami di unione e di carità.
Le occasioni in cui la buona creanza, fondata sulla giustizia, vuole che si facciano visite, sono, per esempio, quando un padre ha un figlio malato oppure viceversa; entrambi sono tenuti a rendere visita all'ammalato, per soddisfare ai doveri che la pietà e la giustizia cristiane ed anche la buona creanza esigono.
420 Stando al Vangelo, quando qualcuno prova odio e avversione per un'altra persona, entrambi hanno l'obbligo di scambiarsi la visita per riconciliarsi e vivere nella completa pace. ( Mt 5,25-24 )
421 La buona creanza cristiana si ispira alla carità per le visite da fare, perché desidera contribuire in qualche misura alla salvezza spirituale del prossimo, fornirgli qualche servizio materiale o rendergli omaggio, se si è suoi inferiori, o mantenere un autentico rapporto cristiano.
422 Gesù Cristo Nostro Signore, in tutte le visite che ha reso, si è sempre mosso per qualcuna di queste motivazioni.
Egli infatti le ha fatte o per convertire le anime a Dio, come nella visita che fece a Zaccheo, o per risuscitare dei morti, come quando si recò da santa Marta dopo la morte di Lazzaro e dal capo della sinagoga; o per guarire dei malati, come quando si recò da san Pietro e dal centurione e, anche se non operava sempre miracoli, attirava i cuori a Dio; o in segno di amicizia e di benevolenza, come nella visita che rese alle sante Marta e Maria Maddalena. ( Lc 19,1; Lc 4,38; Lc 7,1; Gv 11,15; Gv 12,1; Sir 29,24 )
423 Non è dunque permesso ad una persona saggia e ben ordinata, girovagare divisila in visita dagli uni e dagli altri.
Il Saggio infatti ammonisce: "È una vita infelice quella trascorsa andando di casa in casa facendo un gran numero di visite inutili, perché ordinariamente reca noia o è scomodo agli altri".
424 Per quanto riguarda le persone alle quali si fa visita, occorre porre attenzione a non farla a chi vive nel vizio o nel libertinaggio e che nelle conversazioni dimostra tendenze perverse o assenza di sentimenti religiosi.
La buona educazione non permette infatti di avere rapporti con questo tipo di persone.
Quando si vuole rendere visita ad una persona di rango e verso la quale si deve riguardo, bisogna indossare biancheria ed abiti puliti in segno di rispetto.
Prima della visita dobbiamo anche prevedere quello che dobbiamo dirle.
425 Chi è incaricato di qualche commissione dalla persona che si va a visitare, deve stare particolarmente attento a quanto gli viene detto.
Se non lo sentisse bene o non lo capisse, bisogna farlo osservare garbatamente, chiedendo scusa e farselo ripetere per poterlo capire meglio.
È però buona educazione fare in modo di non obbligare mai una persona a ripetere quanto ha già detto.
426 Quando si fa visita a qualcuno è maleducazione bussare forte o ripetutamente alla porta, se è chiusa.
Bisogna battere delicatamente una sola volta e attendere pazientemente che la porta venga aperta.
427 Alla porta di una camera si deve battere con la punta delle dita, poiché picchiare con forza dimostrerebbe che si ignora il modo di bussare.
Se nessuno viene subito ad aprire, bisogna allontanarsi per non essere sorpresi come se si stesse origliando e spiando, cosa offensiva e molto sgarbata.
Quando si apre la porta e ci viene domandato il nome, bisogna subito dirlo e senza aggiungervi "signore".
428 Se la persona a cui si fa visita è di grado molto superiore al proprio, ma non si trova in casa, non è educato lasciare il proprio nome, ma dire che si ritornerà un'altra volta.
Se si è del tutto sconosciuti in quella casa, sarebbe un affronto entrarvi di propria iniziativa senza esservi introdotti.
Bisogna attendere che si venga invitati ad entrare, anche se la porta fosse aperta.
Se non vi è nessuno che vi fa entrare e si pensa a ragione di poterlo fare, bisogna introdursi senza far rumore e senza dare un colpo forte alla porta.
Quando si chiude o si apre una porta e quando si cammina, si starà anche attenti a farlo molto delicatamente, senza strepito.
429 È molto scortese lasciare la porta spalancata dopo averla aperta; bisogna avere l'avvertenza di chiuderla, se non vi è nessuno che lo faccia.
Quando si attende in una sala o nell'anticamera, non è garbato mettersi a passeggiare, cosa proibita anche nelle case dei nobili e ancor più cantare o fischiare.
430 Nelle sale e nelle anticamere non si deve mai restare a capo coperto, anche quando si è soli.
Se ci troviamo in casa di una persona autorevole, bisogna guardarsi bene dal coprirsi il capo e tanto meno sedersi voltando la schiena al suo ritratto o a quello di un personaggio a cui si deve rispetto.
Nei luoghi dove sono persone d'autorità o di grande prestigio, prima di entrare bisogna togliersi il cappello.
431 Se la persona che si visita è occupata a scrivere o a fare qualche altra cosa, non è educato distoglierla ma bisogna attendere fino a quando non si volti.
Sarebbe grave maleducazione entrare con impeto in un luogo dove sono radunate più persone occupate insieme, tranne che si tratti di una questione molto urgente o di grande importanza che ci spinge o che si possa fare senza essere notati.
432 Quando si entra nella stanza di una persona non presente, non si deve girare dappertutto, né esaminare con curiosità quanto contiene.
Bisogna subito uscire ed attendere nell'anticamera.
Se ci fossero carte, scritti, lettere o documenti simili sul tavolo, sarebbe inopportuno sbirciarli per rendersi conto di che si tratta.
In tal caso bisogna evitare anche il più piccolo sguardo ed uscire immediatamente.
433 La prima cosa che si deve fare quando si entra in casa di una persona è salutarla e farle l'inchino.
Infatti, come sottolinea il Vangelo, questo fece la Santa Vergine visitando santa Elisabetta. ( Lc 1,39 )
434 Si può salutare qualcuno in tre diversi modi.
C'è un modo molto abituale che consiste prima di tutto nel togliersi il cappello con la mano destra, portarlo in basso, col braccio completamente steso e appoggiarlo sulla coscia destra, rivolto verso l'esterno, mentre il braccio sinistro resta libero; poi si rivolge lentamente e garbatamente lo sguardo alla persona che si vuole salutare.
Dopo si abbassano gli occhi e si inchina il busto.
Per ultimo, se ci si avvicina, si inizia portando in avanti il piede destro, se invece ci si ritira, si arretra il piede sinistro.
Se si deve andare da qualcuno che si desidera salutare, si va verso di lui e poi, quando gli si passa davanti, ci si gira leggermente e si saluta.
435 Se si rivolge il saluto ad un intero gruppo, si deve fare un passo avanti per salutare la persona di maggior prestigio e poi uno indietro col piede sinistro per salutare il resto del gruppo, prima da una parte e poi dall'altra.
Non si deve mai entrare in un luogo senza salutare i presenti.
È colui che entra a dover salutare per primo.
436 Chi fa una visita deve sempre salutare per primo, anche se la persona visitata fosse di livello sociale inferiore.
E ciò che fece la santa Vergine nei riguardi di santa Elisabetta.
Chi riceve una visita deve cercare di prevenire e farsi avanti per salutare lui per primo.
Se poi la persona che fa la visita è di grande prestigio o si deve a lui molto riguardo, è buona educazione andare a riceverlo alla porta o anche più fuori, quando si sa della sua visita, per esternargli il grande rispetto che si ha per lui.
Questo fecero le sante Marta e Maria Maddalena, come dice il Vangelo, quando Gesù Cristo andò a visitarle per risuscitare Lazzaro.
Così si comportò il Centurione quando Gesù Cristo si recò da lui per guarirgli il servo malato. ( Gv 11,20 )
437 Un altro modo di salutare può capitare durante una conversazione: è quello che suole chiamarsi cenno di cortesia.
Esso consiste semplicemente nello scoprirsi il capo curvandosi un poco ed indietreggiando il piede in modo impercettibile, se si sta in piedi.
438 Il terzo modo di salutare è usato più raramente e si fa quando si ritorna o si parte per un viaggio.
Si procede come nel primo caso, ma bisogna togliersi il guanto dalla mano destra, curvarsi profondamente e, dopo aver portato questa mano a sfiorare la terra, avvicinarla lentamente alla bocca, come per baciarla.
Dopo ci si raddrizza lentamente per timore che la persona che si saluta, inchinandosi a sua volta e volendo abbracciarci in segno di cortesia, possa ricevere da noi un colpo con la testa.
439 Nel salutare, l'inchino deve essere tanto più profondo quanto maggiore è la dignità della persona che si saluta.
Un'altra maniera di salutare fuori dall'usuale, è quella di abbracciare la persona che si incontra.
Ciò si fa mettendo la mano destra sulla spalla e la mano sinistra al di sotto ed avvicinando la guancia sinistra l'uno all'altro, senza toccarla o baciarla.
440 Scambiarsi un bacio è un altro modo per salutarsi, ma avviene solo tra persone che siano legate tra di loro da amicizia personale.
Questo costume era particolarmente in uso nella Chiesa primitiva tra i fedeli che se ne servivano come segno sensibile di profonda unione tra di loro ed in perfetta carità.
Così esorta san Paolo rivolgendosi ai cristiani di Roma o agli altri cristiani a cui scrive.
441 La riverenza che si fa nel salutare non deve essere piccola, ma profonda e solenne.
Deve farsi senza affettazione e senza assumere una posizione sconveniente, come sarebbe volgendo la testa in modo sgraziato, facendo contorsioni ridicole, abbassandosi spropositatamente o rimanendo troppo eretti.
Mentre si parla sarebbe da villani fare ima riverenza ad ogni parola che si pronunzia.
442 Nel salutare è contro la buona creanza rivolgere ai superiori, ma anche indifferentemente a tutte le altre persone, la domanda: "Come sta?", perché, tranne nel caso che le persone che si salutano siano malate, ci si può permettere di fare questa domanda solo agli amici o alle persone del medesimo livello sociale.
443 Tuttavia una persona di livello sociale più elevato può farlo nei riguardi di chi è di livello inferiore oppure è un suo dipendente.
È molto sconveniente per le donne e le ragazze che portano la maschera, salutare chi ha il viso mascherato; bisogna sempre togliersela.
Come pure è molto sgarbato entrare nella camera di una persona degna di riguardo con l'abito troppo agghindato, la maschera al volto o la cuffia in testa, tranne che sia trasparente.
444 Quando si entra nella stanza di una persona dove si trovano altri che parlano con lei, bisogna fermarsi vicino alla porta e non avvicinarsi fino a quando la conversazione non sia finita o fino a quando la persona con cui si deve parlare non venga verso di noi o ci faccia segno di avanzare.
È cattiva educazione rivolgersi ad una persona ad alta voce, sia durante una visita che quando la si incontra, come fanno alcuni: Buon giorno, Signore, sono vostro servitore!
Bisogna invece attendere che si arrivi vicino prima di rivolgersi a lei a bassa voce.
445 Appena si entra in casa altrui, bisogna fare i convenevoli stando in piedi e restare in questa posizione fino a quando le persone a noi superiori si mettono a sedere.
Non è infatti garbato mettersi a sedere o restar seduti mentre le persone a cui dobbiamo riguardo stanno in piedi.
Così non è buona creanza sedersi prima che lo richieda o ce ne faccia cenno la persona che si visita.
446 Se la persona a cui si fa visita è di livello sociale eminente oppure dobbiamo a lei particolare deferenza e rispetto, non dobbiamo sederci né avere il capo coperto se essa non ci da un ordine esplicito.
Dobbiamo perciò coprirci solo se essa lo comanda, testimoniando con questo segno esteriore che lo si fa unicamente per il senso di sottomissione che le è dovuto.
Quando ci mettiamo a sedere, dobbiamo stare attenti a collocarci più in basso di lui, prendere un posto di minor prestigio, non sistemarci al suo fianco né molto vicino, ma dall'altro lato, non completamente di fronte, ma un po' di lato, perché questa posizione è più rispettosa.
Non dobbiamo poi né guardarla fissamente in volto e neppure avvicinarci troppo, per non correre il rischio di toccarla o di farle sentire il nostro alito o di darle fastidio in qualsiasi altro modo.
447 Per saper distinguere e scegliere bene il sedile, è opportuno qui aggiungere che la poltrona è la più prestigiosa e, tra le varie poltrone, si deve privilegiare la più comoda.
Per importanza viene subito dopo la sedia con spalliera e, dopo, lo sgabello.
Quando si è in casa propria si offre ai propri uguali il primo posto; fuori di casa non bisogna accettarlo se non dopo ripetute insistenze.
448 Quando si è seduti vicino al camino per scaldarsi o su una panca in giardino, il posto centrale è il primo, quello a destra il secondo e quello a sinistra il terzo.
449 Quando si sta seduti in una sala, il lato verso la finestra è ordinariamente il primo posto e quello verso la porta l'ultimo.
Quando si è in una camera, è grave sgarberia sedersi sul letto, soprattutto se si tratta del letto di una donna.
Ad ogni modo, costituirebbe sempre una grave villania e una disinvoltura inaccettabile gettarsi sul letto e rimanervi sdraiati.
Durante le visite e le conversazioni, per buona creanza, bisogna adattarsi agli ospiti e non si debbono assumere atteggiamenti particolari.
Sarebbe infatti contro la deferenza che si deve ai presenti rimanere seduti quando gli altri sono in piedi, continuare a camminare quando gli altri si fermano, mettersi a leggere o ancor peggio appisolarsi quando gli altri conversano.
450 La buona educazione vuole anche che ci adattiamo agli altri in tutto quello che è permesso dalla legge di Dio, perché non è mai permesso violarla in qualsiasi caso, né approvare così il male che viene commesso dai libertini.
In queste ultime circostanze occorre abbandonare il gruppo oppure testimoniare l'imbarazzo che si prova con la riservatezza e la severità impressa sul volto.
451 Quando si fa visita a qualcuno che è di rango superiore o quando ci accorgiamo che la persona con la quale ci troviamo ha qualche altro impegno, non dobbiamo fermarci tanto a lungo da obbligarla a congedarci.
In questi casi è sempre meglio ritirarsi da sé.
È bene decidere di uscire quando la persona ha una pausa di silenzio, quando chiama qualcuno o accenna che deve sbrigare qualche affare altrove.
452 Non dobbiamo però uscire senza salutare ed esserci congedati dai presenti.
Tuttavia, se si è in visita ad una persona di notevole prestigio ed un'altra persona gli parla subito dopo di noi, oppure che viene impegnato in altro dopo aver parlato con noi, è opportuno uscire senza proferir parola e senza farsi notare.
Se si esce da soli, si deve aprire e richiudere garbatamente la porta, senza fare alcun rumore e coprirsi il capo solo dopo essere usciti.
453 Quando si esce dopo la visita ad una persona, dobbiamo fare attenzione che costei non si preoccupi di accompagnarci.
Non è il caso di insistere troppo nel rifiutare e, qualora la persona volesse farlo, si deve rimanere a capo scoperto ed esprimergli riconoscenza con una profonda riverenza.
454 Se la persona che ci fa questo onore è di rango molto superiore, non dobbiamo impedirglielo, per non dare ad intendere quasi che non sappia quello che sta facendo o fare l'errore di rifiutare qualcosa che l'altro non aveva alcuna intenzione di farci.
Bisogna lasciare che ci accompagni fino a dove crede opportuno e nel lasciarla, ringraziare garbatamente, facendole una profonda riverenza.
455 In simili circostanze si può evidenziare con qualche segno, che, se ci si rende quest'onore, non è certo per merito nostro.
Questo si fa proseguendo il cammino senza girarsi indietro, oppure girandosi e fermandosi come se dovessimo lasciar passare la persona che ci accompagna, perché pensiamo che ha un altro impegno.
Se però è evidente che questa persona ci fa la gentilezza di accompagnarci e di guidarci, allora bisogna subito fermarsi, farsi da parte e non lasciare questa posizione se non dopo che sia rientrata nella sua stanza.
456 Quando la persona visitata ci accompagna fino alla porta della strada, non dobbiamo salire a cavallo o in carrozza in sua presenza, ma dobbiamo pregarla di rientrare in casa prima di salire.
Se vuole comunque rimanere, allora dobbiamo procedere a piedi e lasciare che la carrozza ci segua, oppure condurre per le briglie il cavallo, se si è col cavallo, fino a quando costei è rientrata in casa oppure non la si scorge più.
457 Non si deve far mai attendere una persona che viene a farci visita, a meno che non si sia impegnati con persone di più alto rango o che non si sia occupati in uffici pubblici.
È grave maleducazione lasciar attendere alla porta, nel cortile, nella cucina o nei viali.
Se si è obbligati a far attendere, bisogna che questo avvenga in un luogo conveniente, in cui la persona abbia la possibilità di sedersi, se lo desidera.
Se possibile, è bene mandargli qualche persona cortese per intrattenerla durante il tempo di attesa.
458 Bisogna lasciare ogni occupazione per ricevere chi viene a visitarci.
Se poi è persona di alto prestigio o con cui non si ha alcuna previa conoscenza, bisogna togliersi la vestaglia, il berretto da notte, lasciare la tavola, mettersi la spada al fianco se la si porta, o il mantello sulle spalle.
459 Quando si è avvertiti che una persona di riguardo ci rende visita, bisogna recarsi alla porta; se è già entrata, affrettarsi il più possibile per riceverla.
Bisogna anche rendergli il massimo degli onori, introdurla e farla accomodare nella camera più accogliente, cederle sempre il passo e assegnargli il posto d'onore.
È un riguardo che dobbiamo riservare non solo a persone di prestigio, ma ad ogni altra che non sia un domestico o un inferiore.
460 Durante la visita di una persona molto autorevole o che ci è di molto superiore, non bisogna insistere nel renderle attestati di deferenza se dimostra di non desiderarne.
La buona creanza richiede che si manifesti la nostra dipendenza nei suoi riguardi e la completa disponibilità che essa ha della nostra casa.
461 Se questa persona che ci fa visita arriva all'improvviso nella nostra camera, dobbiamo alzarci prontamente se siamo seduti e lasciare ogni occupazione per renderle gli onori dovuti, fino a quando non sia uscita.
Se ci sorprendesse però a letto, bisogna che rimaniamo lì.
Nella propria casa bisogna cedere sempre il posto di maggior riguardo, anche a coloro che sono di livello sociale uguale al nostro.
Non bisogna però insistere con gli inferiori perché prendano un posto che non possono occupare senza venir meno ai propri doveri di deferenza.
462 Sarebbe una villania lasciare in piedi le persone che ci rendono visita, bisogna sempre offrir loro le sedie migliori e più comode.
Nel caso che ci fossero a disposizione più sedie, saranno sempre le migliori ad essere offerte alle persone più ragguardevoli e le rimanenti alle altre persone, seguendo il grado di importanza.
Non bisogna mai sedersi prima che la persona che ci ha visitato sia seduta, accomodandoci in un posto di minore importanza rispetto al suo.
463 Quando qualcuno sopraggiunge nel tempo dei pasti ed entra nella sala da pranzo, è segno di educazione invitarlo a mangiare; ma è dovere di questi ringraziare e rifiutare garbatamente.
Entrambi debbono limitarsi a questo e se l'uno non deve insistere, l'altro non deve accettare l'invito che gli viene rivolto.
464 Durante le visite e le conversazioni, soprattutto quando la visita si riceve, non bisogna mai dimostrarsi annoiato per quanto avviene, domandando, per esempio, l'ora.
Se si ha una questione urgente da sbrigare, con molto tatto si può far cadere il discorso sull'argomento.
465 La civiltà richiede di prevenire le necessità di coloro con cui ci troviamo, soprattutto di quelli che ci fanno visita, offrendo loro tutti i servizi possibili.
Uscendo, per esempio, aprire loro le porte, sgombrare quanto potrebbe ostacolare il cammino, sollevare una tenda, suonare un campanello, bussare ad una porta, raccogliere qualcosa che hanno lasciato cadere a terra, portare il lume …
Se poi si tratta di una persona che ha difficoltà a camminare, darle educatamente la mano per aiutarla a muoversi.
466 Quando le persone venute in visita escono, bisogna accompagnarle fin oltre la porta.
Se una persona deve montare in carrozza, la si deve lasciare solo dopo che è salita; e se si tratta di una donna, bisogna aiutarla a salire.
467 Se si tratta di una persona che riveste una carica pubblica, un uomo di stato, un magistrato, un avvocato, un procuratore, tutta gente piena di impegni, allora costui può dispensarsi dall'accompagnare chi lo visita.
Anzi sta alla discrezione di questi pregare colui che ha visitato a non uscire dalla stanza e dallo studio dove lavora.
468 Se ci si trova con parecchie persone di cui le une vanno via e le altre restano, bisogna accompagnare solo la persona di maggior autorità che se ne va rispetto a quelle che rimangono.
Se quella che se ne va è di grado inferiore, la si lascia partire, scusandoci tuttavia con lei.
Se è dello stesso livello sociale, si deve considerare quella o quelle che noi riteniamo più considerevoli delle altre e quindi accompagnare oppure tenere compagnia a quelle che consideriamo superiori.
469 Se un giovane è rimasto solo in casa vostra, non è opportuno lasciarlo andar via da solo, soprattutto di notte e se abita lontano.
Bisogna che l'accompagniamo a casa noi stessi o l'affidiamo a una persona fidata che lo faccia per noi.
470 Quando si è in compagnia e giunge qualcuno a cui si debbono dei riguardi, se si tratta di persona di rango superiore ai presenti, bisogna chiedere gentilmente il permesso, lasciare il gruppo per andare a renderle omaggio.
471 Ma se chi arriva è di condizione sociale inferiore, non è necessario lasciare il gruppo, ci si accontenterà di mettersi in piedi al posto dove ci troviamo e fare un inchino o qualche altro segno che mostri la nostra cortesia.
In queste circostanze, quando giunge una persona che merita reverenza, si deve interrompere la conversazione, il gioco ed ogni altra occupazione.
Tutti debbono alzarsi, fargli un inchino e rimanere in piedi a capo scoperto fino a quando questa persona non si sia seduta.
La buona educazione richiede poi che si offra a questa persona il posto conveniente al suo grado e che le si riferisca in poche parole quanto si stava dicendo e facendo prima del suo arrivo.
Questo compito spetta al padrone di casa o a quello del gruppo che ha iniziato a parlare.
472 Se chi giunge deve dire solamente una cosa a qualcuno, lo si inviti ad entrare.
Una volta entrato, quello a cui deve parlare si alzerà dalla sedia e ascolterà in piedi a capo scoperto, anche se questi è un semplice servo che deve dare notizie da parte di una persona verso la quale si deve rispetto.
473 Quando qualcuno se ne va e lascia i presenti, tutti debbono alzarsi in piedi e lasciargli il passaggio.
Dopo che sarà stato salutato secondo il suo grado sociale, il padrone di casa domanda permesso ai presenti di accompagnarlo, se è più autorevole di coloro che rimangono, altrimenti deve semplicemente scusarsi con chi esce, senza lasciare il gruppo, perché non è sempre necessario accompagnare chi esce e abbandonare il gruppo che resta.
474 Sia chi arriva e sia chi lascia un gruppo, non deve passare mai in mezzo o davanti alle persone, ma dietro di loro, se ciò è possibile, e dopo averli salutati.
Se passare dietro non è agevole, si passa in mezzo, chiedendo scusa e facendo un inchino di saluto ai presenti.
475 Chi entra in un luogo dove è radunato un gruppo di persone e queste si mettono in piedi e fanno una educata riverenza, deve salutare tutti, ma non prendere il primo posto o sedersi sulla sedia di un altro.
Non dovrà nemmeno permettere che qualcuno dei presenti gli ceda la sedia, ma deve collocarsi all'ultimo posto e sceglierne, se è possibile, uno più in basso degli altri.
Se fosse obbligato a occupare un posto di maggior prestigio, non deve ostinarsi nel rifiutarlo, soprattutto se nel gruppo non c'è una persona di condizione sociale superiore alla sua.
476 Chi lascia un posto deve farlo molto garbatamente, senza permettere che venga interrotta la conversazione o quanto si sta facendo o che i presenti si alzino in piedi e neppure che il padrone di casa lasci il suo posto per accompagnarlo, eccetto che non possa assolutamente o per educazione impedirglielo.
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