Meditazioni per le domeniche dell'anno

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MD 11

V domenica dopo la festa dei Re
( Mt 13,24-30 )

Eccellenza e merito dell'obbedienza

1 Per un religioso l'obbedienza è una sorgente di grazie e può essere paragonata al buon seme seminato in un campo ( Mt 13,27 ) che fa arricchire il suo padrone.

È proprio questa virtù che rende meritorie le azioni delle persone consacrate a Dio.

Esse - per quanto siano buone - acquistano valore, solo se sono accompagnate dall'obbedienza.

Si può, quindi, affermare che ciò che costituisce l'ornamento delle loro azioni è l'obbedienza, perché - per quanto sante esse siano - acquistano splendore dall'obbedienza, altrimenti la loro bellezza è solo apparente e capace di sbalordire solo quelli che non vedono le cose con gli occhi della fede, mentre le persone illuminate le giudicano false e vane.

Chi vive sotto l'obbedienza stia dunque attento a non far dire di lui ciò che l'oracolo della verità dice degli scribi e dei farisei, che erano cioè sepolcri imbiancati, molto ornati all'esterno e belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di marciume ( Mt 13,27 ).

Si può dire la stessa cosa di chi non compie le azioni in virtù di obbedienza: azioni virtuose solo in apparenza, perché in realtà esse hanno un cattivo fondamento e risulterebbero molto sgradite a Dio perché non sono animate dall'unica virtù che dovrebbe sostenerli.

Questa virtù è proprio l'obbedienza, senza la quale queste azioni, buone agli occhi degli uomini, sono come un corpo senz'anima e non possono essere considerate come le azioni di una persona religiosa.

2 Capita talvolta che un'azione che sembra fatta per obbedienza, non è invece affatto condotta e regolata da questa virtù, perché vi manca qualcuno degli elementi prescritti dal Superiore, sia riguardo al tempo, sia riguardo al modo di compierla.

Questa azione non è più come dovrebbe essere e, a motivo di questi difetti, diventa un atto della propria volontà: questa deficienza è la zizzania che il diavolo ha seminato in mezzo al buon grano ( Mt 13,25 ).

Dà, senza dubbio, fastidio che un'azione buona in se stessa, divenga cattiva, perché vi manca questo aspetto ed è proprio questa mancanza che la rende sgradita a Dio.

Questo spiega perché il religioso deve vigilare molto sul suo modo di agire, perché le sue azioni siano eseguite nel modo che più piace a Dio.

Sorvegliatevi attentamente perché le vostre azioni siano sempre regolate dall'obbedienza e perché non appaia in esse la minima circostanza che non si ispiri a questa virtù.

Siate certi che Dio non ha alcun interesse alle nostre azioni - anche se fatte per obbedienza - se non vengono scrupolosamente eseguite secondo l'intenzione di chi le ha comandate.

L'afferma anche un famoso assioma dei filosofi: un'azione è buona se è tale in tutti i suoi aspetti, perché il più piccolo difetto la rende spregevole.

E poi, non è certo un piccolo difetto non obbedire come si deve, perché così facendo manchiamo di rispetto a Dio e non mostriamo la stima che gli dobbiamo.

3 Il mezzo migliore per fare con esattezza ciò che ci è stato ordinato da chi comanda è avere una grande stima dell'obbedienza che darà pregio all'azione, più che per l'azione in sé, perché non v'è alcun dubbio che un'azione - per brillante che sia - se è separata dall'obbedienza, non è stimata da Dio, perché è priva dell'elemento che le dà tutto il merito.

Invece un'azione che potrebbe essere considerata di scarso valore, acquista grande considerazione agli occhi di Dio, per l'esattezza con cui la facciamo in spirito di obbedienza.

Ciò che costituisce il merito di una persona impegnata in una Comunità religiosa, non è la qualità delle azioni che vi compie, ma l'eccellenza dell'obbedienza con cui esse vengono compiute.

Proprio in questo sta la differenza tra un religioso e un laico: le azioni del primo sono santificate dall'obbedienza, quelle del secondo invece solo dal loro merito intrinseco.

Esaminiamoci per vedere se è l'obbedienza il motivo che regola la nostra condotta: questo punto merita tutta la nostra attenzione.

Il motivo che dimostra, ancora più sensibilmente, l'eccellenza della virtù su cui stiamo meditando, è che essa rettifica tutto e rende gradite a Dio anche le cose peggiori, a condizione però che chi le compie ne ignori invincibilmente il male e agisca in buona fede, con semplicità e con il solo scopo di obbedire a Dio.

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