Spiegazione del metodo di orazione |
150 Gli atti che seguono, nell'orazione, riguardano noi.
Il primo è un atto di umiltà.
Il secondo è un atto di confusione.
Il terzo è un atto di contrizione.
151 Si fa l'atto di umiltà riconoscendosi indegni di comparire dinanzi a Dio, perché siamo il nulla.
Per restare a meditare con questo sentimento, ci si può servire di queste parole di Abramo che sono nella Genesi, cap. 18:
Come oserò comparire dinanzi a Dio, io che sono solo cenere e polvere? ( Gen 18,24; Gb 30,19; Sal 144,13 )
152 Capita molto a proposito di fare, a questo punto, un atto di umiltà perché, dopo aver reso a Dio i nostri doveri di adorazione e di ringraziamento per la bontà che ci ha sempre dimostrato, permettendoci di stare alla sua presenza e di intrattenerci con lui, è giusto rientrare in noi per considerare l'eccelso onore che fa a noi che siamo indegni di questa grazia, perché siamo il nulla, anche meno della cenere e della polvere ( Gen 18,27 ) che, non solo sono qualcosa, ma servono a qualche cosa.
Noi, invece, essendo il nulla, non siamo buoni a nulla, tranne che ad offendere Dio.
E questo il sentimento che deve penetrare sempre e a fondo nel nostro animo durante l'orazione, se vogliamo riuscire a nutrire sempre sentimenti di umiltà.
153 Ecco come potrebbe farsi questo atto di umiltà.
a. Chi sono io, mio Dio, io che non ho nulla di mio, tranne il nulla e il peccato, ( Rm 7,14; Gal 6,3 ) perché solo questo mi appartiene?
Se un vecchio eremita diceva a se stesso di che cosa puoi mai vantarti, tu che sei terra e cenere?
Quali argomenti potrò avere io per innalzarmi, io che sono consapevole che sarebbe farmi troppo onore, se mi considerassi terra e cenere.
Perché questa terra e questa cenere sono opera di Dio e non opera mia, ne mi appartengono, ma appartengono solo a Dio che ne è l'autore?
Ciò che debbo riconoscere in me è il nulla; al di fuori dell'opera di Dio, solo questo si può trovare in me; ciò che è veramente mio è solo il peccato.
b. Oserò dunque avvicinarmi a tè e pensare a tè, se considero davvero chi sono?
Ciò che posso fare è umiliarmi davanti a tè, o mio Dio, considerando chi sono io e chi sei tu.
c. Ma nonostante tutto questo, è davvero grande l'onore che mi fai, permettendomi di stare alla tua presenza, e concedendomi il favore di conversare con tè.
Tu lo fai perché, essendo io nulla, mi inabissi in tè ( 2 Cor 6,16 ) in modo che tu sia tutto in me.
d. Concedimi questa grazia, o mio Dio, perché sei tu che mi vuoi tutto tuo.
154 Dopo l'atto di umiltà è opportuno fare un atto di confusione riconoscendoci indegni di comparire dinanzi a Dio, perché lo abbiamo offeso molto; non può bastare, infatti, riconoscere la propria nullità: e, considerando questo, umiliarsi dinanzi a Dio; ma è ancora più vantaggioso confondersi al suo cospetto, in considerazione dei nostri peccati, ed entrare nella disposizione e nei sentimenti del pubblicano di cui parla il Vangelo che, stando in fondo al tempio, e non osando alzare gli occhi, tanto era grande la sua confusione, diceva: Dio mio, abbi pietà di me peccatore. ( Lc 18,13 )
155 L'atto di confusione si può fare così:
a. Riconosco, mio Dio, di averti offeso molto, e che i miei peccati li ho sempre presenti nella mente; perché è contro di tè che ho peccato e l'ho fatto alla tua presenza, sono stato, anzi, concepito nel peccato: ( Sal 51,5-7 ) tutto questo mi riempie continuamente di confusione.
b. Confusione che si accresce molto in me, se considero l'ardire che ho di stare alla tua presenza e di prendermi la libertà di conversare con tè durante l'orazione.
Se Abramo che era giusto, non osava farlo, perché si considerava come la polvere che viene calpestata, come oserò pretenderlo io che sono pieno di peccati?
c. Scusami, perciò, mio Dio, se vengo a tè per farti conoscere i miei peccati e per togliere il velo alle mie ingiustizie. ( Sal 32,5 )
So bene che questa azione non solo non provoca il tuo sdegno, ma, al contrario, attira su di me la tua misericordia. ( Sal 32,1-5 )
Non fa meraviglia che la confusione che provo per avere commesso un sì gran numero di peccati, aumenti in me la fiducia, perché quanto più sarà grande la confusione per averli commessi, ( Sal 51,19 ) tanto più sarai disposto a perdonarmeli. ( Sal 32,1-11; Sal 51,10-14 )
d. Permettimi dunque o Dio di stare oggi dinanzi a tè come un peccatore colmo di confusione, non solo nell'aspetto, ma anche nella realtà dei fatti. ( Lc 18,9-14 )
156 All'atto di confusione è naturale che segua un atto di contrizione con il quale chiedere a Dio il perdono dei nostri peccati, seguito da una salda promessa di non commetterli più.
Questo atto ci fa ottenere la remissione di tutti i peccati, come afferma David nel salmo 32: Ho detto: Confesserò a Dio la mia ingiustizia, ( Sal 32,5 ) e subito tu rimetterai, o Dio, l'empietà del mio peccato.
157 Se questo atto è compiuto nell'intimo del cuore e accompagnato da una vera decisione di rinunciare al peccato, Dio dimenticherà le nostre colpe, ( Is 43,25; Sal 85,3; Sal 78,38 ) gli resteranno addirittura nascoste, e, per usare ancora le parole di David nello stesso salmo, non saranno imputate a chi le ha commesse ( Sal 32,1-2 ) durante tutto il tempo che trascorrerà in orazione.
158 Compiendo questo atto, dobbiamo cercare di ottenere da Dio una vera contrizione e la fiducia che Dio non disprezzerà nella preghiera, ( Sal 51,19 ) un cuore contrito e umiliato, come dice David nel salmo 51.
159 L'atto di contrizione si può fare così:
a. Mi rincresce tanto, mio Dio, di averti offeso.
Ho sempre davanti i miei peccati e non riesco a pensarci senza venir meno, per usare le parole del re-profeta, ( Sal 51,5 ) considerando quanto sono numerosi quelli che ho commesso contro di tè. ( Sal 38,5 )
Non rimproverarmi, mio Dio, dice sempre David, nel tuo furore e non correggermi nella tua ira. ( Sal 6,2; Sal 38,2 )
b. So bene che merito solo la tua indignazione, ma abbi compassione di me perché sono debole, anzi la debolezza in persona.
Guardami e allontana la mia anima dal peccato, perché solo tu puoi farlo. ( Sal 69,17 )
c. Ti offro le sofferenze e i gemiti del mio cuore, perché i miei peccati sono considerevoli per numero e per gravita ( Sal 6,7 ) e - come afferma David - sovrastano la mia testa ( Sal 58,5 ) e mi schiacciano con il loro gravissimo peso.
d. Mi sento davvero un miserabile, mio Dio, nel vedermi in questo stato.
Sono afflitto e umiliato, più di quanto si creda, nel vedermi circondato da tanti peccati.
I gemiti del mio cuore sono estremi e non ti sono nascosti. ( Sal 58,10 )
Perdona i miei peccati ( Sal 51 ) perché possa comparire dinanzi a tè in questo stato e in una condizione che ti sia gradita. ( Lc 18,9-14 )
e. Sono pronto, mio Dio, a soffrire qualsiasi pena che vorrai farmi sopportare per espiare i miei peccati.
Non abbandonarmi, tè ne prego, e non allontanarti da me. ( Sal 38,22 )
Allontana soltanto il tuo sguardo dai miei peccati e fammi la grazia di cancellarli tutti.
A questo scopo crea in me un cuore puro e rinnova in me il tuo Santo Spirito.
f. E da tè che spero questa grazia, Dio mio, perché tu non disprezzi la preghiera di chi si umilia, anzi la gradisci molto. ( Sal 51,19 )
160 Fatto questo atto di contrizione con un cuore ben disposto e penetrato dell'orrore per il peccato, si può essere certi che Dio non penserà più ai nostri peccati e che potremo stare alla sua presenza, perché ne siamo ormai liberati o almeno siamo ricoperti, dinanzi a Dio, dal velo della sua misericordia e della sua benevolenza per noi. ( Sal 85,3; Sal 78,58 )
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