Sul battesimo contro i Donatisti |
Salviano da Gazaufala disse:286 Che gli eretici non abbiano niente, è risaputo; perciò vengono da noi: per poter ricevere ciò che non hanno.
40.79 - Rispondiamo: Dunque non sono eretici gli autori delle eresie, perché si sono allontanati dalla Chiesa e certamente avevano ciò che vi hanno ricevuto.
Ma se è assurdo dire che non sono eretici quelli che fanno diventare eretici tutti gli altri, può darsi che un eretico abbia un bene che usa male e lo porta alla perdizione.
Onorato da Tucca disse:287 Cristo è la verità, e quindi noi dobbiamo seguire più la verità che la consuetudine, in modo da consacrare col battesimo della Chiesa gli eretici che vengono da noi, perché fuori non hanno potuto ricevere niente.
41.81 - Anche costui è un testimone della consuetudine, e in questo ci è di enorme aiuto, qualunque cosa sembra voler dire contro di noi.
Ora, non è che gli eretici vengono da noi, perché fuori non hanno ricevuto niente, ma perché ad essi cominci ad essere utile ciò che hanno ricevuto.
Il che, fuori, non è proprio possibile.
Vittore da Ottavo disse:288 Lo sapete anche voi: non è da molto che io sono vescovo, e perciò aspettavo il parere dei miei predecessori.
Allora penso che quanti vengono dall'eresia, bisogna certamente battezzarli.
42.83. Consideri rivolta a sé la risposta data a quelli, dai quali aspettava un consiglio.
Claro da Mascula disse:289 È noto il comando dato dal nostro Signore Gesù Cristo, che inviò i suoi Apostoli e concesse solo a loro il potere datogli dal Padre.
Noi siamo succeduti a loro con lo stesso potere di governare la Chiesa del Signore e di battezzar la fede dei credenti.
Perciò gli eretici, che non hanno né il potere e né la Chiesa di Cristo, essendone fuori, non possono battezzare nessuno con il suo battesimo.
43.85 - Sono forse succeduti agli Apostoli anche gli empi omicidi?
E perché, allora, battezzano? Forse perché non sono fuori?
Ma sono fuori dalla pietra, alla quale il Signore ha dato le chiavi, e sulla quale ha promesso di edificare la Chiesa. ( Mt 16,18-19 )
Secondiano da Tambeo disse:290 Non dobbiamo ingannare gli eretici con la nostra presunzione; se essi non sono stati battezzati nella Chiesa del nostro Signore Gesù Cristo e quindi non hanno ottenuto la remissione dei peccati, nel giorno del giudizio, ci accuseranno di non averli battezzati e di non avere ottenuto il perdono della grazia divina.
Perciò, visto che una sola è la Chiesa e uno solo il battesimo, quando ritornano da noi devono ottenere, con la Chiesa, anche il battesimo della Chiesa.
44.87 - Anzi, una volta passati alla pietra e uniti alla colomba, devono ricevere il perdono dei peccati che non potevano avere fuori dalla pietra e fuori dalla colomba, sia che stessero apertamente fuori, come gli eretici, o che stessero quasi dentro, come i cattivi cattolici.
Tuttavia, che essi hanno e danno il battesimo senza il perdono dei peccati, risulta chiaro, perché lo ricevono da quelli che, senza migliorare la loro vita, onorano Dio con le labbra, ma il loro cuore è lontano da lui. ( Is 29,13 )
Comunque, come vi è un solo battesimo, così vi è una sola colomba, poiché quelli che non sono in comunione con la colomba, possono avere in comune il battesimo.
Un altro Aurelio, da Cillavi, disse:291 L'Apostolo Giovanni ha scritto in una sua lettera: " Se qualcuno viene a voi e non ha la dottrina di Cristo, non ricevetelo in casa e non salutatelo, perché chi lo saluta partecipa alle sue opere cattive ". ( 2 Gv 10-11 )
Come possiamo ammettere con leggerezza nella casa di Dio gli eretici ai quali vietiamo di entrare nella nostra casa privata?
O come possiamo comunicare con quelli che sono senza il battesimo della Chiesa, se è vero che partecipiamo alle loro opere cattive, anche con il semplice saluto?
45.89 - Su questo testo di Giovanni non c'è da discutere a lungo, in quanto esso non riguarda la questione del battesimo che stiamo trattando.
Giovanni dice: Se uno viene a voi e non ha la dottrina di Cristo. ( 2 Gv 10 )
Ora, gli eretici, abbandonando la loro dottrina erronea, si convertono alla dottrina di Cristo, per incorporarsi alla Chiesa e per incominciare a far parte anche della colomba di cui avevano il sacramento.
Per questo viene loro dato ciò che di essa non avevano, cioè la pace e la carità che scaturiscono da un cuore puro, da una coscienza retta e da una fede non finta. ( 1 Tm 1,5 )
Ciò che invece avevano, si riconosce e si accetta senza offesa, come Dio riconosce i suoi beni nell'adultera, anche quando segue i suoi amanti; quando, infatti, liberata dalla fornicazione, si converte alla castità, non le si rimproverano i doni, ma si purifica semplicemente. ( Os 2 )
Quindi, come avrebbe potuto difendersi Cipriano, quando comunicava con i cattivi, se gli avessero obiettato questo testo di Giovanni, così si difendano quelli contro i quali esso viene citato, perché, come ho detto, non c'entra affatto con questa questione.
Giovanni dice che non bisogna salutare i sostenitori di un'altra dottrina, l'Apostolo; invece, con più veemenza dice: Se qualche fratello, tra voi, è ritenuto un avaro, un ubriacone ecc., con lui non prendete neppure il cibo. ( 1 Cor 5,11 )
E dire che Cipriano aveva in comune con i suoi colleghi usurai, insidiosi, ingannatori e predoni, non la mensa personale, ma l'altare.
E come questo si giustifichi lo si è detto ampiamente già in altri libri.
Litteo da Gemelli disse:292 Se un cieco conduce un altro cieco, entrambi cadono nella fossa. ( Mt 15,14 )
Ora, poiché ci risulta che gli eretici non possono dar luce a nessuno, poiché sono ciechi, il loro battesimo non vale.
46.91 - Ma neppure noi diciamo che esso vale per la salvezza, fin quando sono eretici; così come non vale per gli omicidi, fin quando odiano i fratelli. ( 1 Gv 2,9 )
Anch'essi, in effetti, sono nelle tenebre, e se qualcuno li segue, cadono entrambi nella fossa.
Non per questo, tuttavia, non hanno o non trasmettono il battesimo.
Natale da Oea disse:293 Sia io, che sono presente, che Pompeo di Sabrata e Dioga di Leptis Magna, che mi hanno dato questo incarico, che sono assenti col corpo, ma presenti con lo spirito, ( 1 Cor 5,3 ) la pensiamo come i nostri colleghi, e cioè che gli eretici non possono essere in comunione con noi, se non sono stati battezzati col battesimo della Chiesa.
47.93 - Io credo che costui chiami comunione quella relativa all'unione con la colomba, in quanto non v'è dubbio che nella partecipazione dei sacramenti, essi erano in comunione con gli eretici, non giudicando nessuno e non allontanando dal diritto della comunione chi aveva un'opinione diversa.294
Ma quale che sia stato il senso del suo intervento, non si fa fatica a ribattere le sue parole.
Non v'è dubbio che non è in comunione un eretico, che non è stato battezzato col battesimo della Chiesa.
Ma è noto che il battesimo della Chiesa, consacrato dalle parole del Vangelo, si trova anche presso gli eretici, come vi si trova il Vangelo della Chiesa, e non appartiene alla loro perversità, ma conserva, certamente, la sua santità.
Giunio da Napoli disse:295 Io non recedo dalla mia idea di battezzare gli eretici che vengono alla Chiesa.
48.95 - Costui non ha portato nessuna ragione e nessun testo delle Scritture; perciò non ci fermiamo a lungo.
Cipriano da Cartagine disse:296 La mia opinione l'ho espressa pienamente nella lettera a Giubaiano, nostro collega: gli eretici che, secondo la testimonianza del Vangelo e degli Apostoli, sono chiamati nemici di Cristo ( Mt 5,25 ) e anticristi, ( 1 Gv 2,22 ) venendo alla Chiesa, vanno battezzati coll'unico battesimo della Chiesa, per passare da nemici ad amici, da anticristi a cristiani.
Di che dobbiamo discutere, qui, visto che la lettera a Giubaiano, ricordata da Cipriano, l'abbiamo esaminata con tutta la cura possibile?
Ma vogliamo ricordare che le sue parole valgono per tutti gli ingiusti, che sono anche nella Cattolica, come egli attesta e che hanno e danno il battesimo, come nessuno di noi nega.
Alla Chiesa, infatti, vengono quelli che passano dal partito del diavolo a Cristo; che edificano sulla pietra; che si incorporano alla colomba, e che si proteggono nel giardino chiuso e nella fonte sigillata, ( Ct 4,12 ) dove non ci sono quelli che vivono contro gli insegnamenti di Cristo, ovunque sembrino trovarsi.
In effetti, nella sua lettera a Magno, trattando di questa stessa faccenda, Cipriano ci ha fatto chiaramente e sufficientemente capire in quale società bisogna vedere la Chiesa.
Parlando in generale dice: Si consideri straniero e profano, nemico della pace e dell'unità del Signore, colui che non abita nella casa di Dio, cioè nella Chiesa di Cristo, dove abitano soltanto quanti hanno un cuore solo e un'anima sola.297
A questo punto che diremo? Stiano un poco attenti quelli che cercano di opporci l'autorità di Cipriano.
Se nella Chiesa di Cristo non abitano se non coloro che hanno un cuore solo e un'anima sola, senza dubbio non abitavano nella Chiesa di Cristo, anche se sembravano dentro, quelli che annunciavano Cristo senza carità, ma per invidia e spirito di contesa, e nei quali sono stati indicati dall'Apostolo, come intende Cipriano,298 non gli eretici e gli scismatici, ma i falsi fratelli che vivevano con lui nella Chiesa. ( Fil 1,15-17 )
Certamente questi non dovevano battezzare, perché non abitavano nella Chiesa, nella quale, come egli dice, non abitano se non quelli che hanno un cuore solo e un'anima sola; salvo che uno abbia tanto in orrore la verità, da dire che erano concordi ed unanimi gli invidiosi, i maligni e i litigiosi senza carità.
Eppure essi battezzavano, senza che questa loro detestabile perversità, diminuisse o profanasse, in qualche modo, il sacramento di Cristo, che amministravano e dispensavano.
50.98 - Vale senz'altro la pena analizzare tutto il passo della lettera a Magno, che continua così: Non abita nella casa di Dio, cioè nella Chiesa di Cristo, nella quale abitano solo quelli che hanno un cuore solo e un'anima sola, come parla lo Spirito Santo nei Salmi, dicendo: " Dio che fai abitare nella casa coloro che hanno un'anima sola". ( Sal 68,7 )
E del resto che i cristiani sono stati legati tra loro, da una solida unità di spiriti e da una carità forte e indissolubile, lo dichiarano anche i sacrifici del Signore.
In effetti, quando il Signore chiama suo corpo il pane, ( Gv 6,52 ) formato dall'unione di molti grani, indica l'unione del nostro popolo, che egli annunciava; e quando chiama suo sangue il vino ( Mt 26,26-29 ) spremuto dai grappoli e dai moltissimi acini d'uva e ridotto in un'unica realtà, significa, ugualmente, il nostro gregge nato dall'unione e dalla fusione di una moltitudine di uomini riuniti.299
Queste parole del beato Cipriano mostrano che egli ha capito e amato la bellezza della casa di Dio; ( Sal 26,8 ) casa formata da quanti hanno un'anima sola e un solo cuore, come egli ha affermato e ha provato con la testimonianza dei profeti e il simbolismo dei sacramenti, nella quale non c'erano certamente gli invidiosi e i malevoli, che erano privi di carità, e che pure battezzavano.
Da ciò risulta che il sacramento di Cristo possono averlo e darlo anche quelli, che non sono nella Chiesa di Cristo, nella quale, come Cipriano attesta, abitano solo quanti hanno un'anima sola e un solo cuore.
Ma neppure si può dire che i peccatori possono battezzare solo quando sono ignoti, visto che non erano ignoti all'apostolo Paolo, quelli che egli cita nella sua lettera, come un fedelissimo testimone, e dice di rallegrarsi perché anch'essi annunciavano Cristo.
Di essi infatti dice: O per ipocrisia o per sincerità, purché si annunci Cristo, io me ne rallegro e me ne rallegrerò ancora. ( Fil 1,18 )
Fatte queste considerazioni, penso di non essere temerario nel dire che alcuni sono talmente nella casa di Dio, da essere essi stessi casa di Dio:
quella che si dice edificata sulla pietra, ( Mt 16,18 )
che è chiamata unica colomba, ( Ct 6,8 )
Sposa bella senza macchia né ruga, ( Ef 5,27 )
giardino chiuso, fonte sigillata, pozzo d'acqua viva, paradiso con i frutti dei suoi alberi, ( Ct 4,12-13 )
e che ha anche ricevuto le chiavi e il potere di sciogliere e legare. ( Mt 16,19 )
E chi disprezza questa casa, che rimprovera e corregge: Sia per te - ha detto il Signore - come un etnico e un pubblicano. ( Mt 18,17 )
Di questa casa è detto:
Signore, ho amato la bellezza della tua casa, il luogo in cui abita la tua gloria; ( Sal 26,8 )
e: Egli fa abitare nella casa quanti hanno un unico sentimento; ( Sal 68,7 )
e: Ho gioito quando dissero: andremo nella casa del Signore; ( Sal 122,1 )
e: Beati quanti abitano la tua casa: ti loderanno nei secoli dei secoli; ( Sal 84,5 ) e innumerevoli passi simili.
Questa casa è detta anche grano che porta frutto con pazienza, o il trenta o il sessanta o il cento per uno. ( Mt 13,23; Lc 8,15 )
Questa casa è significata nei vasi d'oro e di argento, ( 2 Tm 2,20 ) di pietre preziose e di legni immarcescibili.
A questa casa è detto: Sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace, ( Ef 4,2-3 ) e: Santo è il tempio di Dio che siete voi. ( 1 Cor 3,17 )
Essa è certamente formata dai fedeli buoni e dai santi servi di Dio, dispersi dappertutto, ma legati, per l'unione degli spiriti, nella stessa comunione dei sacramenti; sia che si conoscano di vista e sia che non si conoscano.
Gli altri invece sono nella casa, non però in modo di appartenere all'organismo della casa e alla società della giustizia fruttuosa e pacifica, ( 2 Cor 9,10 ) ma nel modo in cui si dice che la paglia sta in mezzo al frumento.
In effetti, non possiamo negare che anche essi sono nella casa, se l'Apostolo dice: In una grande casa non vi sono solo vasi d'oro e di argento, ma anche di legno e di coccio.
E alcuni servono per usi nobili, altri, invece, per usi spregevoli. ( 2 Tm 2,20 )
Di questo incalcolabile numero, fa parte non solo la folla che sta dentro, che opprime il cuore dei santi, che sono pochi in confronto alla grande moltitudine; ma anche quelli che hanno rotte le reti, cioè le eresie e gli scismi, si trovano tra coloro che vanno considerati più fuori che dentro la casa, e dei quali è detto: Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri. ( 1 Gv 2,19 )
Sono infatti più separati quanti, lo sono anche col corpo, di quanti stando all'interno, vivono in modo carnale e animale, e sono separati spiritualmente.
Ora, di queste categorie di uomini, sono primi quelli che stanno nella casa di Dio, sì da essere essi stessi casa di Dio, o che siano già spirituali o che, essendo ancora bambini, si nutrano di latte, ( 1 Cor 3,2 ) ma, con il cuore proteso, progrediscono verso la maturità spirituale.
Nessuno dubita che essi abbiano utilmente il battesimo e lo trasmettano utilmente ai loro imitatori.
Quanto ai finti, che lo Spirito Santo fugge, ( Sap 1,5 ) anche se i buoni, per quanto è in loro, lo trasmettano ad essi utilmente, costoro tuttavia, lo ricevono inutilmente, perché non imitano quelli mediante i quali lo ricevono.
Quelli poi che sono nella grande casa, ma come vasi spregevoli, ( 2 Tm 2,20 ) hanno inutilmente il battesimo e lo trasmettono inutilmente ai loro imitatori.
Mentre lo ricevono utilmente da loro, coloro che, con il cuore e con la vita, sono uniti non ad essi, ma alla santa casa.
Coloro, invece, che sono più separati, e che non sono tanto nella casa quanto dalla casa né lo hanno utilmente, né da loro lo si riceve utilmente, salvo nel caso di urgente necessità e sempre che il cuore di chi lo riceve non si separi dal vincolo dell'unità.
Tuttavia lo hanno, benché inutilmente, e da essi lo si riceve, anche se è inutile a chi lo riceve.
Perché diventi utile, occorre allontanarsi dall'eresia e dallo scisma, ed unirsi alla vera casa.
Ma questo, debbono farlo non solo gli eretici e gli scismatici, ma anche quelli che sono nella casa, per la comunione dei sacramenti, in modo tale da esserne fuori per la diversità della loro condotta.
Così, infatti, anche a loro incomincia ad essere utile, il sacramento che, diversamente, è inutile.
Si suole anche discutere se bisogna accettare il battesimo da chi non lo ha mai ricevuto, ma che, curiosando, ha imparato a darlo, e se non conti nulla l'animo di colui che lo riceve: se egli lo fa con finzione o senza finzione.
Se lo fa con finzione, quanto conta che lo faccia per inganno, nella Chiesa o in quella che si ritiene Chiesa, o per scherzo, come in una commedia; e che cosa sia più criminoso, riceverlo nella Chiesa con inganno o nell'eresia o nello scisma senza inganno, cioè, con l'animo non finto; e infine, se chi lo riceve nell'eresia con inganno o nella commedia con fede, possa essere colpito, durante la celebrazione, da un sentimento di pietà.
Se confrontiamo quest'ultimo a colui che lo riceve nella stessa Cattolica con inganno, è sorprendente che si esiti su chi sia da preferire.
Io infatti non vedo che cosa giovi l'animo di chi dà il battesimo con sincerità, a chi lo riceve con inganno.
Ma supponiamo che uno lo dia anche con inganno: visto che chi lo trasmette e chi lo riceve agiscono falsamente nella stessa unità Cattolica, si vuol sapere se è meglio accettare questo battesimo o quello che si dà in una commedia; se esista uno che, colto da improvvisa commozione, lo riceva con fede, o se, relativamente alle persone, ci sia grande differenza tra un credente nella commedia e un burlone nella Chiesa, ma questo non riguarda affatto l'integrità del sacramento.
Se infatti, nella stessa Cattolica non importa niente, per l'integrità del sacramento, che alcuni lo amministrino con inganno o con sincerità, poiché tutti amministrano lo stesso sacramento, non vedo perché debba importare fuori, quando colui che lo riceve, non indossa il pallio della finzione, ma si rinnova con la religione.
Oppure contano di più, per la stabilità del sacramento, le persone sincere tra le quali viene celebrato, che le persone false che agiscono per annullarlo, e dalle quali e sulle quali esso si celebra?
Eppure, se in seguito si scopre la finzione, il battesimo non si ripete ma, o si punisce la finzione con la scomunica, o si guarisce con la penitenza.
Ma è più sicuro, per noi, non avventurarci, con una certa temerarietà di giudizio, in questioni che non sono state affrontate in nessun concilio cattolico regionale, e né portate a termine in nessun concilio plenario, ma limitarci a dichiarare, con la fiducia di una voce sicura, ciò che è stato consolidato dal consenso della Chiesa universale, governata dal nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Tuttavia, se io mi fossi trovato nel concilio, dove si discutevano queste questioni, e non fossi stato preceduto da coloro di cui preferivo seguire i pareri, e uno mi avesse sollecitato a dire la mia opinione, non avrei assolutamente esitato, sempre che fossi stato animato dagli stessi sentimenti che provo mentre scrivo questo libro, a dire che hanno il battesimo quanti, ovunque e da chiunque lo avessero ricevuto senza finzione e con una certa fede, purché consacrato dalle parole del Vangelo; anche se avrei detto che esso non avrebbe giovato loro alla salvezza dello spirito, se mancavano della carità, con la quale si univano alla Chiesa cattolica.
Se io avessi una fede da trasportare le montagne - ha detto Paolo - ma non avessi la carità, non sono niente. ( 1 Cor 13,2 )
Come già nelle decisioni dei nostri antenati, io non dubito che il battesimo lo hanno anche quelli che, se anche lo ricevono con inganno, però lo ricevono nella Chiesa o dove credono che sia la Chiesa, nella cui assemblea esso si riceve e dei quali è stato detto: Sono usciti da noi. ( 1 Gv 2,19 )
Ma nel caso non vi fosse una società di quelli che credono questo, e né lo credesse colui che ve lo riceve, ma facesse tutto per gioco, per simulazione e per scherzo, allora, per sapere se va riconosciuto un battesimo dato in questo modo, ritengo che bisogna implorare con preghiera unanime e con intensi gemiti, durante l'umile preghiera, il giudizio di Dio, per mezzo dell'oracolo di qualche rivelazione; così che io resto in umile attesa di quanti parleranno dopo di me, per vedere se portano qualche idea che hanno già esplorata e conosciuta.
A maggior ragione, dunque, ora, senza pregiudicare una ricerca più accurata o l'intervento di una autorità più grande, si deve accettare questo che ho detto!
Ma è ormai tempo, io credo, di portare a buon fine anche questi libri sulla questione del battesimo, dove il Signore Dio nostro ci ha mostrato, mediante il pacifico vescovo Cipriano e i suoi sostenitori, quanto si debba amare l'unità cattolica, tanto che essi, in ciò che pensavano diversamente, in attesa che Dio li illuminasse ( Fil 3,15 ) anche su questo, preferirono tollerare i sostenitori dell'idea contraria, anziché separarsi da loro con uno scisma nefando: e così si tappa la bocca ai Donatisti, anche se non dicessimo niente dei Massimianisti.
Se infatti, nell'unità, i cattivi contaminano i buoni, Cipriano neppure troverebbe più nessuna Chiesa a cui aggregarsi.
Se invece, nell'unità, i cattivi non macchiano i buoni, il sacrilego donatista non può addurre nessun motivo per il suo scisma.
Quanto al battesimo poi, se lo hanno e lo trasmettono molti di coloro che compiono quelle opere della carne, i cui autori non possederanno il regno dei cieli, ( Gal 5,19-21 ) allora lo hanno e lo trasmettono anche gli eretici, che sono annoverati tra queste opere: essi infatti, andandosene, non lo hanno perso e, restando fuori, hanno potuto trasmetterlo; ma gli eretici lo trasmettono agli eretici senza frutto e tanto inutilmente, quanto tutti gli altri peccatori, che sono simili a loro in quanto non possederanno il regno di Dio.
E come negli altri peccatori, quando si correggono, non incomincia ad esserci un battesimo che non c'era, ma comincia a portare frutto quello che c'era, altrettanto è negli eretici.
Di conseguenza, Cipriano e i suoi sostenitori non poterono imporre il loro pensiero alla Chiesa cattolica, che essi non vollero lacerare.
Per il fatto che essi pensarono in modo diverso non ci spaventiamo, perché con loro veneriamo anche Pietro; per il fatto che non si separarono dall'unità ci rallegriamo, perché siamo edificati con loro sulla pietra. ( Mt 7,24 )
Indice |
286 | Cypr., Sentent. episc. 76 |
287 | Cypr., Sentent. episc. 77 |
288 | Cypr., Sentent. episc. 78 |
289 | Cypr., Sentent. episc. 79 |
290 | Cypr., Sentent. episc. 80 |
291 | Cypr., Sentent. episc. 81 |
292 | Cypr., Sentent. episc. 82 |
293 | Cypr., Sentent. episc. 83-85 |
294 | Cypr., Sentent. episc., praef. |
295 | Cypr., Sentent. episc. 86 |
296 | Cypr., Sentent. episc. 87 |
297 | Cypr., Ep. 69, 5, 1 |
298 | Cypr., Ep. 73, 14 |
299 | Cypr., Ep. 69, 5, 1-2 |