I connubi adulterini

Indice

Libro II

Dall'interpretazione di Pollenzio derivano conseguenze assurde

14.14 - Nuova errata obiezione di Pollenzio

Rispondiamo anche alla tua obiezione che i mariti possono essere spinti a punire le mogli adultere senza alcuna pietà, perché vorranno la loro morte se non è loro consentito di risposarsi finché esse vivono.

E volendo amplificare la crudeltà di una simile conseguenza, tu hai detto: " Non mi sembra, padre amantissimo, che l'intendimento divino possa essere presente dove vengono escluse, la benignità e la pietà ".5

Tu ragioni in questo senso: I mariti sono indotti a perdonare le mogli adultere perché è lecito ad essi di risposarsi; al contrario, se non è lecito, lo rendono tale eliminando le mogli.

E invece proprio per questo devono avere misericordia verso le peccatrici, per ottenere essi stessi misericordia per i propri peccati.

E a maggior ragione lo devono fare coloro che, ripudiate le mogli adultere, desiderano vivere nella continenza.

Proprio tanto più misericordiosi devono essere, quanto più vogliono esseri santi: in tal modo essi, che non vendicano umanamente la castità violata dalle mogli, saranno aiutati divinamente ad osservarla in se stessi.

E soprattutto devono richiamare alla memoria quella frase del Signore: Chi è senza peccato, scagli contro di lei per primo la pietra. ( Gv 8,7 )

Qui non diciamo: " Chi è senza questo peccato ", perché parliamo di uomini pudichi, ma: Chi è senza peccato; e se dicono di essere appunto tali, illudono se stessi, e in essi non è la verità. ( 1 Gv 1,8 )

Ma se non si illudono e in essi è la verità, non saranno di un rigore sanguinario.

Coloro infatti che sanno di non essere senza peccato, perdonano perché sia loro perdonato, e non è bandita da essi la benignità e la pietà.

Queste virtù si escludono piuttosto se ciò che li spinge all'indulgenza verso i peccati del coniuge è la libertà concessa alla libidine, non il pensiero della pietà, e cioè se perdonano perché possono prendere un'altra moglie, e non perché vogliono anche per sé il perdono del Signore.

14.15 - La fede cristiana prescrive il perdono dell'adulterio

Quanto è dunque più giusto e più onesto e più degno della professione di fede cristiana ripetere loro le parole della Scrittura, perché facciano grazia della vita alle mogli adultere: Perdona il torto al prossimo tuo e allora ti saranno rimessi i tuoi peccati, quando tu preghi.

Un uomo conserva rancore contro un altro e osa chiedere a Dio la guarigione.

Non ha misericordia di un essere simile a sé, e supplica misericordia per i propri peccati?

Pur essendo carne egli stesso, conserva rancore; chi avrà pietà dei suoi peccati? ( Sir 28,2-5 )

E dal Vangelo: Perdonate e vi sarà perdonato; ( Lc 6,37 ) cosicché possiamo dire: Rimettici i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; ( Mt 6,12 ) e dall'Apostolo: Non rendendo a nessuno male per male. ( Rm 12,17 )

E se nelle sacre Scritture ci sono talvolta parole di tal genere che incitano l'animo umano alla vendetta, quest'animo si placa perché cristiano.

15 - Al cristiano non è lecito uccidere l'adultera né risposarsi

Quant'è meglio, direi, ragionare così che sostenere: Limitatevi a ripudiare queste adultere, e non pretendete il loro sangue; qualunque sofferenza possiate ricevere dalle loro colpe, vi consoleranno le nuove mogli che prenderete.

A buon diritto infatti potreste desiderare di toglierle dal numero dei viventi, se rimanendo in vita vi fossero di impedimento a risposarvi; ma ora, dal momento che vi è possibile contrarre nuove nozze pur continuando esse a vivere, perché volete con tanta determinazione farle morire?

Se diciamo così, non ti rendi conto quanto il nostro consiglio sarebbe lontano dalla mentalità cristiana?

Infatti prima di tutto diciamo il falso, sostenendo che è loro permesso quello che invece non lo è, cioè di risposarsi mentre la prima moglie ancora vive; e in secondo luogo, se perdonano ad esse per questo motivo, non perdonano per pietà, ma perché acquistano il pieno diritto ad altre nozze.

Infine ti domando: a un marito cristiano è consentito, o secondo l'antica legge divina o secondo il diritto romano, di uccidere la moglie adultera?

Se è consentito, è meglio che egli si astenga da entrambe le cose, cioè sia dalla punizione, lecita perché ella pecca, sia dal matrimonio, illecito perché ella vive.

Ma se è deciso a scegliere uno dei due partiti, è meglio per lui fare quello che è lecito, cioè punire l'adultera, piuttosto che quello che non è lecito, cioè commettere adulterio finché ella è viva.

Se però, cosa che si sostiene con maggior verità, non è lecito a un cristiano uccidere la moglie adultera, ma soltanto ripudiarla, chi potrebbe essere tanto stolto da dirgli: Commetti un'azione illecita, perché ti sia permessa un'altra azione pure illecita?

Infatti, dal momento che entrambe le cose secondo la legge di Cristo sono vietate, sia uccidere l'adultera, sia prendere un'altra moglie finché la prima è viva, bisogna astenersi da entrambe, non commettere una trasgressione invece di un'altra.

Se poi vorrà proprio fare quello che non è lecito, commetta un adulterio, ma non commetta un omicidio; prenda pure un'altra moglie finché vive la prima, purché non sparga sangue umano.

Ma poiché entrambe le azioni sono empie, non deve perpetrare l'una invece dell'altra, ma evitare l'una e l'altra.

16.16 - Conseguenze assurde dell'obiezione di Pollenzio

Qui vedo quello che potrebbe essere obiettato dagli incontinenti: evidentemente quello che ripudia una moglie adultera ma le permette di vivere, se si risposa, è sempre in stato di adulterio, finché vive la prima.

Non recedendo dalla colpa non può fare una fruttuosa penitenza; se è catecumeno, non può essere ammesso al battesimo, perché non si distoglie dalla condizione che lo impedisce, e se è penitente, non può essere riaccolto, finché persiste nello stesso peccato.

Se al contrario accusa e uccide l'adultera, una volta commesso questo peccato, non resta colpevole in permanenza, ma se l'ha commesso da catecumeno, viene purificato dal battesimo; se da battezzato, viene risanato dalla penitenza e dalla riconciliazione.

E allora in base a questo ragionamento diremo che non è più tale l'adulterio, che indiscutibilmente si commette prendendo un'altra moglie, quando è ancora in vita quella adultera?

Però, a non considerare questo caso, certo tu non dubiti che l'adulterio sussiste, quando uno sposa una donna che è stata rimandata con il libretto del ripudio senza alcun motivo di fornicazione da parte sua, e il cui marito è ancora vivo.

E allora? Costui vedrà che non è ammesso al battesimo, se è catecumeno, e non può fare utilmente penitenza, se ha compiuto quel gesto da battezzato, a meno che non corregga e abbandoni quello che ha fatto.

Quindi, se ne avrà l'occasione, può darsi che voglia uccidere l'uomo di cui ha sposato la moglie, affinché questo delitto sia lavato dal battesimo o sciolto dalla penitenza.

E così non rimane neppure l'adulterio, perché la donna è libera dalla legge del marito dopo la morte di questi; d'altronde il peccato già commesso si può riparare con la penitenza o cancellare con la rigenerazione.

Per tutto ciò dunque dovremmo accusare la legge di Cristo come se istigasse a commettere omicidio, perché insegna che è adulterio sposare una che sia stata ripudiata senza colpa di fornicazione?

16.17 - Ritorsione della teoria di Pollenzio

Su questo punto, se non facciamo bene attenzione a come ragioniamo, possiamo arrivare a sostenere cose anche molto più gravi di quella che hai detto tu.

Infatti tu, pretendendo che non c'è adulterio, se ci si risposa dopo aver ripudiato un'adultera, hai trovato questa giustificazione: " Perché, se in questo caso diremo che c'è adulterio, i mariti saranno spinti ad uccidere le mogli adultere, che vivendo impediscono loro di passare ad altre nozze ".

E per aggravare l'obiezione, hai detto: " Non mi sembra, padre amantissimo, che l'intendimento divino possa essere presente, dove la benignità e la pietà vengono escluse ".

Ma allora qualcuno, rifiutandosi di credere che costituisca adulterio sposare una donna ripudiata dal marito senza colpa di fornicazione, potrebbe fare proprio la stessa obiezione contro di te.

Infatti con questo sistema si inducono gli uomini a commettere omicidi, ad attaccare i mariti delle donne che hanno sposato dopo un ripudio di quel genere con le arti subdole in loro potere o le calunnie, oppure, se questi hanno effettivamente commesso dei delitti, ad accusarli e a farli uccidere, affinché dopo la loro morte sia possibile un matrimonio che durante la loro vita era un adulterio.

E non ti potrebbe forse dire, aggravando tutto ciò: " Non mi sembra, padre carissimo, che l'intendimento divino possa essere presente, dove non solo la benignità e la pietà vengono escluse, ma anzi si provocano addirittura enormi malvagità ed empietà "?6

In effetti è molto più ammissibile e tollerabile che i mariti uccidano le mogli adultere, piuttosto che gli adulteri sopprimano i mariti.

Accetteresti forse, per un'avversione così insostenibile come questa, di abbandonare la difesa della norma divina, o addirittura di accusarla, dicendo che non si deve ravvisare l'adulterio, anche quando si unisce a un altro una donna ripudiata dal marito senza motivo di fornicazione?

Infatti l'altro, nel tentativo di trasformare il suo adulterio in matrimonio con la morte del predecessore, si vedrebbe costretto ad uccidere il marito di costei, dal quale ella è stata ripudiata.

Ma non puoi ammettere, lo so, che per un'avversione così insostenibile come questa la legge di Cristo, che è riconosciuta sana e giusta, sia chiamata dura e inumana.

Dunque, allo stesso modo non deve sembrarti giusto negare che ci sia adulterio quando ci si risposa mentre la moglie adultera è ancora viva.

E non devi addurre il motivo che il marito, se non può prendere una seconda moglie finché l'adultera vive, nel desiderio che ciò gli divenga lecito con la sua morte, può essere costretto ad ucciderla.

Che te ne sembrerebbe, se i detrattori della fede cristiana dicessero anche questo: gli uomini sono costretti a sopprimere le proprie mogli con segreti delitti, quando esse sono diventate per loro un peso insopportabile, o perché non sono in grado di sostenere i doveri coniugali a causa di una prolungata malattia, o perché sono povere, o sterili, o brutte?

Infatti, se essi aspirano a risposarsi con una donna sana, ricca, feconda, bellissima, non sono autorizzati a ripudiare la moglie che non possono più sopportare al di fuori del motivo di fornicazione.

Se ne prendono un'altra restano legati permanentemente alla condizione di adùlteri, e non possono essere né battezzati né risanati dalla penitenza.

E allora, appunto perché non siano commessi questi delitti di omicidio, diremo che non c'è adulterio quando ci si sposa una seconda volta, dopo aver ripudiato la prima moglie al di fuori del motivo di fornicazione?

17.18 - Altra conseguenza aberrante della teoria di Pollenzio

Al contrario, quando tu consideri che un uomo, ripudiando la moglie per motivo di fornicazione e risposandosi, non commette adulterio, non pensi che bisogna temere questa conseguenza, che gli uomini imparino a spingere proprio all'adulterio le mogli divenute loro insopportabili per le più varie ragioni?

Una volta che essi abbiano sciolto, come tu ritieni, il vincolo coniugale per mezzo dell'infedeltà, diventa loro possibile prendere un'altra moglie; e dalla colpa commessa spingendo la prima all'adulterio si possono poi purificare con il battesimo o sanare con la penitenza.

Se invece ripudiano la moglie innocente e si risposano, sarà negata ad essi la grazia e la medicina, finché continueranno a vivere con la compagna illegittima.

Forse si potrebbe obiettare che nessuno può indurre la propria moglie a commettere adulterio, se essa è pudica; e tuttavia il Signore ha detto: Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto per la causa di fornicazione, la induce a commettere adulterio. ( Mt 5,32 )

Evidentemente una donna, benché fosse pudica finché viveva con il marito, una volta ripudiata può essere indotta dall'incontinenza a unirsi a un altro uomo, mentre vive ancora il primo, e questo è commettere adulterio.

E se anche quella sapesse resistere, tuttavia il marito, per quanto sta in lui, è responsabile di avervela spinta; e questo peccato gli sarà da Dio imputato, anche se la moglie rimane casta.

Ma chi non sa quanto siano rare le donne capaci di vivere tanto pudicamente con il marito che, se vengono ripudiate, non ne cerchino un altro?

Certo è incomparabilmente più alto il numero di quelle che, pur vivendo onestamente insieme ai mariti, una volta ripudiate, non tardano a risposarsi.

Ora, gli uomini che credono alle parole del Signore, che dice: Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto che per la causa di fornicazione, la induce all'adulterio, ( Mt 5,32 ) se poi presteranno fede anche a te, quando dici che, se la moglie è adultera, è lecito al marito prenderne un'altra, chiunque, per qualsiasi motivo di insofferenza, voglia liberarsi della moglie a cui è congiunto, non deve far altro che ripudiarla senza motivo della fornicazione, per indurla a commettere adulterio.

Quando la donna l'abbia commesso risposandosi, sarà libero di passare ad altre nozze a sua volta.

Così, purificatosi o attraverso il battesimo o attraverso la penitenza dal peccato che commise inducendo la moglie all'infedeltà, crederà di potersi tenere l'altra donna senza adulterio da parte sua perché l'avrebbe sposata dopo l'adulterio della prima, come se da ciò fosse stato sciolto il vincolo coniugale.

Ma invece, se egli con una simile macchinazione indurrà la propria moglie all'adulterio, risposandosi, sia pure dopo l'infedeltà della donna, sarà adultero a sua volta; e non gli gioverà a nulla di aver creduto a te, e non piuttosto a Colui che senza eccezione dice: Ogni uomo che ripudia la propria moglie e ne prende un'altra, è adultero. ( Lc 16,18 )

Indice

5 Pollentius, Ep. ad Aug.
6 Pollentius, Ep. ad Aug.