Contro Cresconio grammatico donatista

Indice

Libro III

1.1 - Perché dei seguenti libri

Se dovessi trascurare coloro che sono dotati di scarso ingegno, e quindi non sono in grado di comprendere che nei due volumi precedenti ho risposto in modo diversificato all'intera questione sollevata dalla tua lettera, fratello Cresconio, tanto che le residue difficoltà sono ormai risolte e rese innocue, avrei già dovuto por fine a quest'opera.

Ma poiché sono molti coloro cui è utile il nostro servizio, i quali sono convinti che non siano state confutate tutte le difficoltà e rese innocue, se non si trattano una per una al loro posto, tenterò di scorrere rapidamente e ordinatamente il resto del tuo discorso per confutarlo.

1.2 - Cipriano non ha voltuto giudicare alcuno, né privarlo del diritto della comunione

Il materiale che hai creduto opportuno citare dagli scritti del venerabile martire Cipriano e di alcuni autori orientali, in quanto favorevoli a respingere il sacramento del battesimo conferito presso eretici e scismatici, non compromette affatto la nostra posizione, se ci manteniamo fedeli a quella Chiesa che Cipriano non abbandonò, benché molti suoi colleghi non avessero voluto condividere questa opinione.

Egli infatti dichiarò nello stesso concilio: "Senza giudicare alcuno, né privarlo del diritto della comunione se avrà un'opinione diversa ".13

E così termina la medesima lettera a Giubaiano:

2.2 -  " Ecco la risposta, mio carissimo, che ti ho data secondo le mie mediocri capacità e senza fare alcuna prescrizione a nessuno o emettere un giudizio preventivo che coarti la piena libertà di opinione di ciascun vescovo, poiché è nel possesso della libera potestà del suo arbitrio ",14 con quel che segue.

Dunque, per il momento, consideraci fra coloro che Cipriano non ha potuto convincere su questo punto, con i quali tuttavia non ruppe assolutamente la sua comunione, malgrado la diversa opinione al riguardo.

Quanto ai vostri antenati, tu stesso hai attestato che si sono separati dalla comunione degli orientali, perché questi ultimi si sono ricreduti sul precedente giudizio, in base al quale, su tale questione del battesimo, era opportuno seguire l'opinione di Cipriano e di quel concilio africano: essi fecero questo contro Cipriano.

In effetti, dovettero mantenere l'unità della comunione con i loro colleghi, che avevano un'opinione diversa su questa materia: ciò che fece Cipriano, come leggiamo nelle sue lettere.

Essi replicano che Cipriano preferì parlare così per non condizionarli con la minaccia della scomunica, temendo che non avrebbero avuto il coraggio di dire liberamente ciò che pensavano; ma non si sognava certo di restare in comunione con loro se avessero avuto un'opinione diversa.

Con ciò affermano apertamente che Cipriano ha mentito.

Se infatti diceva: " Non giudichiamo alcuno, né lo priviamo del diritto della comunione se pensa in altra maniera "15 - parole sue, registrate negli atti del concilio - e nonostante ciò, nel caso qualcuno di quelli cui erano destinate queste cose avesse manifestato un'opinione diversa, avesse interrotto la comunione con lui nei sacramenti di Cristo, senza dubbio avrebbe mentito perché prometteva tali cose con dolo, non in modo veritiero; e ciò che è peggio in tale menzogna, con la doppiezza del cuore ingannava la semplicità dei fratelli, tanto più che veniva scritto ciò che lui diceva.

Infatti, se qualcuno avesse pensato diversamente da quel concilio, come potevano condannarlo o scomunicarlo se lui leggeva ad alta voce in suo favore le parole iniziali dello stesso concilio?

Chi dunque ha un'opinione più tollerante nei confronti di Cipriano: noi, che sosteniamo che su tale oscura questione del battesimo lui, come uomo, abbia potuto errare, oppure voi, che sostenete che lui, promettendo la comunione cristiana, ha voluto imbrogliare non tanto questo o quel fratello nell'episcopato, ma l'intera assemblea episcopale?

Se anche voi giudicate un'empietà sostenere una simile opinione su di lui, i vostri antenati hanno agito contro il suo pensiero, separandosi dalla comunione con gli Orientali per divergenze di idee su questa materia.

3.3 - È lodevole non abbandonare un'affermazione vera, è colpevole persistere in una falsa

Pertanto, se ormai si deve ritenere per certo che cinquanta vescovi d'Oriente hanno avuto la stessa opinione di settanta vescovi d'Africa o poco più, di fronte alle migliaia di vescovi di tutto il mondo che hanno disapprovato tale errore, perché non diciamo piuttosto che anche questo gruppuscolo di orientali ha corretto il proprio pensiero, anziché - come tu affermi - annullarlo?

Infatti, se è degno di encomio non abbandonare un'affermazione vera, è invece colpevole persistere in una falsa.

Non avere mai avuto un'idea falsa è il merito più grande, cambiarla è il secondo, in modo tale che fin dall'inizio rimanga la verità o l'errore ceda il posto alla verità.

Comunque, per ora, ai fini del nostro dibattito non interessa sapere su quale punto la stragrande maggioranza del mondo cristiano è d'accordo con gli Orientali.

Se questo è vero, se si deve mantenere e osservare ciò che noi manteniamo e osserviamo a proposito del battesimo, noi contestiamo due vostri comportamenti errati: uno, il vostro errore sulla questione del battesimo; l'altro, che vi siete separati da quelli che su questo punto professano la verità.

Se poi seguissi la vostra opinione, dichiarando vera la vostra tesi su tale questione, certamente sareste ancora macchiati dal crimine di esservi separati dalla Chiesa, per la cui pace, secondo il comportamento e l'insegnamento di Cipriano, dovevate sopportare anche coloro che la pensano diversamente.

4.4 - Agostino non ha mancato di distinguere il fedele dall'infedele

A questo punto tu alzi la voce perché ho detto: " Non fare alcuna distinzione tra il fedele e l'infedele; guarda con lo stesso occhio il pio e l'empio ".

Cosa che non ho mai detto. Ciò che dissi chiaramente è quello da cui tu, come se lo avessi detto, hai preso il pretesto per esclamare e dire ciò che non ho mai detto.

Questo ho detto: " Chiunque riceva il sacramento, sia da un ministro fedele sia da un infedele ".16

In questa frase non ho mancato di distinguere il fedele dall'infedele, né ho voluto che fosse considerato con lo stesso occhio il pio e l'empio, ma ho affermato che sia l'uomo pio che l'empio possono avere lo stesso sacramento; cosa che anche tu non neghi, in quanto concedi che non si deve ribattezzare, almeno quando esso è stato ricevuto da empi occulti.

Pertanto senza motivo aggiungi e dici: " Non serve a nulla vivere una vita onesta, poiché tutto ciò che è lecito al giusto, lo può compiere anche il peccatore ", perché è falso e io non l'ho detto.

In realtà, sono i buoni costumi che distinguono la vita dei buoni da quella dei cattivi e la conducono a risultati diversi; né tutto ciò che può il giusto, lo può compiere anche il peccatore, poiché il giusto adempie la legge di Cristo grazie all'amore che il peccatore non possiede.

Il quale tuttavia può compiere tale atto come il giusto: può anch'egli battezzare, se non altro quando è occulta la sua disonestà.

Del resto, anche gli empi possono predicare i precetti di Dio come i giusti, ma non possono conformare ad essi la propria vita come i giusti, dei quali è detto: Ciò che dicono, fatelo; ciò che invece fanno, non fatelo. ( Mt 23,3 )

5.5 - Colui che santifica è soltanto Dio

Supponi invece il caso di un peccatore non occulto e conosciuto da alcuni buoni, che non può essere separato dalla Chiesa, in considerazione di qualche sedizione faziosa.

Ascolta Cipriano: sopporta la zizzania, sii frumento.

Oh, come devono essere risuonate bene alla tua mente queste parole, se le hai espresse in un tutt'uno con varietà di immagini: " Si può dire cosa più iniqua - affermi - di questo precetto: che un impuro purifichi un altro, l'infetto lo lavi, l'immondo lo deterga, l'infedele doni la fede, il criminale lo renda innocente? ".

Ti rispondo brevemente: né l'impuro, né l'infetto, né l'immondo, né l'infedele, né il criminale sono Cristo, che amò la Chiesa e offrì se stesso per lei, purificandola con il lavacro dell'acqua nella parola, ( Ef 5,25-26 ) dandoci la certezza di possedere i suoi beni per non essere macchiati dai mali altrui.

Tant'è vero che, nel caso in cui il ministro iniquo sia occulto, se tu non annulli il battesimo dato da lui, non si possono forse ritorcere contro di te queste tue stesse parole, perché anche l'impuro purifica, l'infetto lava, l'immondo monda, l'infedele dà la fede, il criminale rende innocente qualcuno? "

No - dici tu - non è lui che fa questo, ma la buona opinione di cui gode, sia pure vana e falsa ".

E tu di fronte a questo non vuoi che a mia volta esclami: " O crimine! O portento! " - non, come disse un tale - " degno di essere esportato ai confini del mondo ",17 ma piuttosto da far sparire, se fosse possibile, da tutto il cielo e da ogni terra!

Non mi riferisco a te, che voglio correggere, ma all'errore, da cui ardentemente desidero correggerti.

È proprio vero che, quando manca la vera vita di un buon ministro per purificare l'uomo, sarà sufficiente la buona ma erronea reputazione di un cattivo ministro per operare ciò che produrrebbe una vita buona?

Così, per santificare un uomo, quando resta celata la malvagità del ministro, Dio utilizza il ministero della falsità?

E tutto questo per non riconoscere con noi ciò che noi diciamo: chiunque sia il dispensatore del sacramento, fedele o infedele, colui che santifica è soltanto Dio!

5.6 - Cresconio consente con Agostino

Dopo ciò, tu citi queste mie parole: " Sia sempre Cristo che dà la fede, sia Cristo l'origine del cristiano, in Cristo affondi il cristiano la sua radice, sia Cristo il capo del cristiano ".18

Tutte cose che certamente ho dette e confermo, alle quali tu non hai potuto assolutamente rispondere.

Sembrerebbe infatti che tu sia stato quasi schiacciato da tanto peso della verità, quando aggiungi: " Questo lo sosteniamo anche noi, questo vogliamo ".

6.6 - Il dono di Dio è uguale, anche se lo danno ministri di differente virtù

Poi di nuovo sostituisci a Cristo un uomo, nel quale il futuro battezzato possa riporre la sua speranza.

Dici: " Ma noi cerchiamo chi farà meglio questo ".

E poiché anche noi diciamo che l'uomo non può essere battezzato senza ministro, tu mi domandi se è migliore il ministro peccatore o quello santo.

Io rispondo che per questo compito è meglio un ministro santo, al fine di aiutare la debolezza dell'uomo che, in mancanza di esempio, trova ardua e difficile la legge di Dio, mentre imitando il ministro santo più facilmente si eleva a una vita virtuosa.

Per questo l'apostolo Paolo dice: Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo. ( 1 Cor 4,16 )

Quanto poi al battesimo e alla santificazione dell'uomo, se il dono ricevuto è tanto migliore quanto migliore è l'intermediario, vi sarà una tale varietà di battesimi in coloro che li ricevono, quanta è la diversità dei meriti nei ministri.

Infatti, se Paolo, ed è un dato incontestabile, era migliore di Apollo, diede anche un battesimo migliore ( 1 Cor 1,14 ) secondo la vostra vana e perversa opinione, e se diede un battesimo migliore, senza dubbio vedeva di mal'occhio coloro con i quali si congratula di non averli battezzati personalmente.

Anzi, se i buoni ministri sono migliori uno dell'altro, se non è migliore il battesimo che conferisce il ministro migliore, anche il battesimo, conferito da un ministro malvagio, non è assolutamente cattivo, appunto perché si tratta dell'identico battesimo.

Per questo, il dono di Dio è uguale, anche se lo danno ministri di differente virtù, perché il dono non è opera loro, ma di Dio.

7.6 - Distinguiamo i meriti umani, non i sacramenti divini

Dunque è infondato il tuo attacco, in cui sostieni che noi non facciamo distinzione tra fedele e infedele; noi invece distinguiamo i meriti umani, non i sacramenti divini, che anche tu, costretto dalla forza della verità e dimentico della polemica ereticale, hai dichiarato che non sono diversi, ma assolutamente identici, tanto per noi quanto per voi.

7.7 - Altro è ciò che dice Cresconio, altro ciò che ha detto Petiliano

Come puoi dire: " Questo anche noi lo sosteniamo e vogliamo: sia sempre Cristo colui che dà la fede, Cristo sia l'origine del cristiano, in Cristo affondi la sua radice il cristiano, Cristo sia il capo del cristiano ", se contemporaneamente difendi le posizioni della lettera di Petiliano?

Costui, facendo affidamento sul merito di colui che battezza e tentando di dimostrare, in favore della causa che difende, il valore della santità dell'uomo nel conferimento del battesimo, afferma in modo perentorio: " Si deve considerare la coscienza di colui che amministra santamente il battesimo per purificare quella di colui che lo riceve.

Poiché chi ha ricevuto coscientemente il dono della fede da un infedele, non riceve la fede, ma la condanna".19 E come se gli si dicesse: " Come provi tu questo?", egli subito aggiunge: " Ogni essere poggia la sua esistenza sulla propria origine e sulla sua radice; e, se non ha un certo capo, non è nulla ".20

Perché allora, ti chiedo, e per qual motivo sei incappato in una difesa temeraria dell'errore, tentando di offuscare verità evidenti?

Questo individuo ci dice apertamente che l'uomo, per essere rigenerato dal battesimo, non può avere per radice e per capo se non il ministro che lo battezza, mentre tu dici: " Questo lo vogliamo anche noi, che Cristo sia l'origine, la radice e il capo del cristiano, ma chiediamo per mezzo di chi questo si fa meglio ".

Altro è ciò che dici tu, altro è ciò che ha detto Petiliano; ciò che dici tu, supposto che sia vero, non è certo ciò che ha detto lui.

8.8 - Cresconio si dovrebbe opporre a Petiliano, non ad Agostino

Per cui, se anche tu vuoi che Cristo sia l'origine e la radice e il capo del cristiano, opponiti a Petiliano, non a me, poiché: Né chi pianta, né chi irrìga è qualche cosa, ma colui che fa crescere, Dio. ( 1 Cor 3,7 )

A questo testo dell'Apostolo, citato nella mia lettera,21 hai voluto rispondere così: " Certamente appartiene a Dio di far crescere, ma come per piantare e irrigare si richiede solo un agricoltore fedele e diligente, così anche per il sacramento del battesimo ci si avvale solo di un operaio fedele e integerrimo ".

Come se ciò che ha piantato un agricoltore infedele non riuscisse a germogliare a causa della sua infedeltà!

La forza vitale del seme, la fecondità della terra e il clima atmosferico hanno ricevuto da Dio proprietà tali che, per moltiplicare i frutti, essi attendono soltanto l'operaio che pianti e irrighi, senza curarsi dello spirito con cui opera o dell'intenzione con cui compie il suo lavoro, senza sapere se l'operaio ama fedelmente il padrone del campo o ricerca i suoi interessi personali e non quelli di lui.

Aggiungi anche quest'altro testo profetico: Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi guideranno con intelligenza. ( Ger 3,15 )

Conosco il testo; esso si è adempiuto: tali furono gli Apostoli, tali sono gli stessi pastori di oggi; nonostante il loro esiguo numero di fronte alla estensione della Chiesa, tuttavia non mancano.

Tu però avresti dovuto cercare, leggere e meditare anche ciò che il profeta Ezechiele dice contro i cattivi pastori, là dove afferma: Io le pascerò, non i pastori. ( Ez 34,13 )

9.9 - Dio è la sorgente della fede e della giustizia

Dunque, quando il Signore dispensa la sua parola e il suo sacramento sia per mezzo di pastori buoni che cattivi, è proprio lui che pasce, poiché dice di se stesso: Affinché vi sia un solo gregge e un solo pastore. ( Gv 10,16 )

Infatti: È bene confidare nel Signore, anziché confidare nell'uomo, ( Sal 118,8 ) e: Maledetto chiunque pone la sua speranza nell'uomo. ( Ger 17,5 )

Ho citato questo testo nella mia lettera,22 e tu mostri di intenderlo in modo tale che affermi di cercare un ministro giusto e fedele perché conferisca questo sacramento, poiché riponi la speranza e la fiducia in Dio, non in un uomo.

Però la fede e la giustizia, che tu consideri sempre nei suoi ministri, è di Dio.

È vero ciò che dici, che non possediamo alcun bene senza averlo ricevuto, ( 1 Cor 4,7 ) pertanto la fede e la giustizia ci vengono da Dio.

Ma quando sostieni che Dio non può dartela se non la possiede l'uomo che ti battezza, già stai riponendo di fatto la tua speranza nell'uomo, di cui ignori se è partecipe della giustizia; e se costui non ha parte alcuna con la giustizia, allora fai affidamento sulla sua pubblica reputazione e, venendo a scoprire che essa è erroneamente buona in un peccatore occulto, pensi che è sufficiente per la tua giustificazione.

Dimmi, ti prego: se riponi la tua fiducia in Dio e non nell'uomo, e per questo cerchi con maggior cura un ministro giusto, buono e fedele che amministri questo sacramento, dal momento che Dio è la sorgente della fede e della giustizia, pensi proprio che si debba attribuire a Dio anche l'errore dell'opinione pubblica, e se è buona ma attribuita a un ministro cattivo, dici che questa ti basta per la tua santificazione?

A questo punto preferirei piuttosto che tu confidassi nell'uomo, dal quale prima ti mettevo in guardia così energicamente, anziché confidare nell'errore della pubblica opinione su di lui.

In fin dei conti l'uomo, chiunque esso sia, per quanto attiene alla sua natura di uomo, è una creatura di Dio; invece nessuna falsità è creatura di Dio.

Di più: se è maledetto colui che ripone la sua speranza nell'uomo, ( Ger 17,5 ) quanto più lo sarà chi ripone la sua speranza nell'errore dell'opinione umana, per cui su di lui ricade anche ciò che minaccia la Scrittura: Chi confida nella falsità, pasce i venti, ( Pr 9,12 ) cioè si fa esca degli spiriti maligni!

10.10 - Battesimo di Giovanni e battesimo di Mosè

Tu dici: " Se non si deve rescindere il battesimo, chiunque sia il ministro e qualunque sia il rito, perché gli Apostoli battezzarono dopo Giovanni? ". ( At 19,1-7 )

Quanto più efficacemente si può proporre l'argomentazione: Se gli Apostoli hanno battezzato dopo Giovanni, perché uno non può battezzare dopo un qualunque santo, se è migliore o uguale a lui?

Questo ragionamento, per lo meno, ti costringerà a capire che il battesimo di Giovanni non c'entra con la nostra questione.

Tu soggiungi: " Anche ai Giudei, battezzati da Mosè, Pietro ha dichiarato: Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo ". ( At 2,38 )

Se i Giudei erano già stati battezzati, perché Mosè aveva battezzato i loro antenati tanto tempo prima facendoli passare per il Mar Rosso, ( Es 14,22 ) non c'è alcun motivo di battezzare oggi i figli di cristiani battezzati: e, tuttavia, dici e scrivi queste cose; ti si ascolta, ti si legge e si crede che tu rispondi alla mia lettera, come se aver potuto rispondere equivalesse al non aver voluto tacere.

11.11 - Il battesimo di Cristo

Tu hai creduto bene di sorvolare su quanto ho scritto all'inizio di questa lettera senza confutarlo.

In essa dicevo: " Se coloro che volevano appartenere a Paolo si ingannavano, quale potrà essere la speranza di coloro che vogliono appartenere a Donato?".23

Chi non vede che la causa di questo scisma, la ragione del persistere ancor oggi in questo male funesto, procede dal riporre la speranza nella giustizia di un uomo, al punto di credere che non si può accettare il battesimo di Cristo, se non quando si è battezzati da un uomo giusto?

Contro questo errore, contro coloro che macchinavano già allora per suscitare scismi a causa dei diversi meriti degli uomini, alza la voce lo stesso Paolo: Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome. ( 1 Cor 1,14-15 )

Che cos'altro vuole insinuare lui, se non che il battesimo di Cristo era esclusivamente di colui nel cui nome si dà, e pertanto non diventa migliore perché è conferito da un ministro migliore, né peggiore perché dato da un ministro meno buono?

11.12 - Erronea la tesi di Cresconio

Dunque, senza motivo canti vittoria quando dici: " Ne consegue che tutto ciò che ha scritto quel sant'uomo di Petiliano, o chiunque sia l'autore di questo testo, concludo che è stato detto molto bene ".

In realtà, proprio queste parole, che la tua conclusione presenta come principi giusti, dimostrano che non sono state dette rettamente, poiché non si tiene conto della coscienza di colui che dà santamente il battesimo perché possa purificare la coscienza di colui che lo riceve, quando la coscienza impura di colui che lo dà è occulta.

Battuto su questo punto, avresti dovuto arrenderti alla verità; invece hai fatto appello all'erronea opinione pubblica come ad un giudice maldestro, ingannato dalla menzogna, poiché non si tiene conto della coscienza, quando si tiene conto della reputazione di cui uno gode; e la falsa opinione nei confronti di qualcuno non può purificare alcuno, come non può farlo la vita malvagia; e nessuno riceve la fede cristiana da un uomo, né infedele né fedele, ma da colui del quale è scritto: Che purifica i loro cuori attraverso la fede. ( At 15,9 )

Costui, se apprende dalla bocca di un fedele ciò che deve credere, lo può certamente prendere come esempio, ma da lui non è giustificato.

Infatti, se il ministro giustifica l'empio, ne consegue che ha ragione di credere anche nel ministro, poiché la sentenza dell'Apostolo è chiara e inequivocabile: A colui che crede in colui che giustifica l'empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. ( Rm 4,5 )

Pertanto, se il ministro non osa dire: " Credi in me ", non ardisca neppure affermare: " Sarai giustificato da me ".

11.13 - La verità contraddice Cresconio

Ma vediamo quel che segue: " Ogni essere poggia la sua esistenza sulla sua origine e sulla sua radice; senza un po' di testa, non è nulla ".

Se l'origine, la radice e il capo del battezzato è il ministro, non lo è più Cristo; se lo è Cristo, non lo è lui.

Per finire, quando il ministro è occultamente cattivo, qual è l'origine, quale la radice, quale il capo del battezzato?

È forse la falsa opinione su di lui? Questo è proprio ciò che dice Cresconio, ma la verità lo contraddice.

Dunque, se allora l'origine e la radice e il capo è Cristo, lo è anche quando il ministro è buono; altrimenti, enorme assurdità, sarebbe migliore la condizione di colui che è battezzato da un peccatore occulto, poiché egli avrebbe Cristo per capo, di quella del battezzato da uno che è notoriamente buono, se in questo caso il ministro è il suo capo.

Questo lo avrei potuto dire anche della buona semente. Infatti egli aggiunge: " Nulla riproduce bene, se non è rigenerato da una buona semente ".

11.14 - La santificazione viene da Cristo, chiunque sia il ministro che battezza

Ciò che segue lo hai preso dalla lettera di Petiliano : " In queste condizioni, fratelli, in che cosa consiste l'assurdità perversa, se non che chi è reo per i suoi crimini possa rendere un altro innocente, se è scritto: L'albero buono produce frutti buoni e l'albero cattivo produce frutti cattivi.

Si raccoglie forse uva dalle spine? ( Mt 7,16-17 ) e ancora: " Ogni uomo buono trae dal tesoro del suo cuore cose buone, mentre ogni uomo cattivo dal tesoro del suo cuore trae cose cattive ". ( Mt 12,35 )

Questi testi sono più che sufficienti a dimostrare chiaramente che Petiliano ha riferito esclusivamente queste parole all'uomo che amministra il battesimo, per far capire che, se lui è innocente, rende innocente colui che battezza; che lui rappresenta l'albero buono il quale ha come frutto il battezzato; che lui è figura dell'uomo buono, e dal tesoro del suo cuore procede la santificazione del battezzato.

Dimmi, dunque: quando si tratta di un peccatore occulto, chi rende innocente il battezzato?

E costui, dimmi, di quale albero sarà frutto? Dimmi, di quale cuore sarà il tesoro che santifica il battezzato?

O meglio, se conviene considerare come causa efficiente della sua innocenza, come albero dal quale nasce un frutto buono, non l'uomo che amministra il battesimo, ma Cristo, costui è più fortunato ad imbattersi in un ministro occultamente malvagio, anziché in uno manifestamente buono.

Se questo linguaggio è assolutamente assurdo e folle, allora colui che è santificato dal battesimo è frutto di Cristo, chiunque sia il ministro per opera del quale è battezzato.

A meno che il battezzato non ricorra al tuo consiglio, quando incappa in un ministro dalla coscienza occultamente macchiata, perché tu gli mostri quale albero che gli dà la vita l'opinione falsamente buona di un uomo cattivo; se tu cercherai la sua radice, non troverai che l'astuzia di un ipocrita.

Se da essa può nascere un buon frutto, che Dio non lo permetta, Cristo avrebbe mentito dicendo: Un albero cattivo non può produrre frutti buoni. ( Mt 7,18 )

Ma poiché Cristo ha detto la verità, l'uomo buono, come albero buono, produca il frutto delle buone opere; così come l'uomo cattivo, simile all'albero cattivo, produce il frutto delle opere cattive.

Chi poi è battezzato nasca, non dallo spirito di un uomo qualsiasi, ma dallo spirito di Cristo, se vuol essere frutto che il vento non porta via, o albero che non viene sradicato!

Stando così le cose, quando tu dici: "Ne consegue che, tutto ciò che ha scritto il santo Petiliano, o chiunque altro sia l'autore di questo testo, è stato detto giustamente", sono convinto che io piuttosto posso concludere che tutto ciò non è stato detto rettamente.

12.15 - La causa di Ottato e dei Massimianisti

Vediamo ora il seguito della tua lettera, in cui hai esposto come i vostri ti hanno ragguagliato sulla causa di Ottato e dei Massimianisti, o meglio, per usufruire dei tuoi insegnamenti, dei Massimiani.

Per quanto riguarda il caso di Ottato, sul quale non sono in grado di citare alcun testo scritto, mi rimetto tranquillamente a ciò che dici tu.

So soltanto una cosa: se è vero, non dico ciò che si dimostrava, ma certamente ciò che su di lui si vociferava, lui non era né buono né godeva buona fama.

Perciò, quanti furono battezzati da lui, non poterono essere purificati né dalla sua coscienza, stando a Petiliano, né dalla sua fama, secondo te.

Se poi la pubblica opinione, come spesso accade, lanciò malevolmente contro di lui false calunnie, vedi con quanta ragione non diamo facilmente credito a ciò che non avete mai potuto provare contro coloro che accusate del crimine di tradizione, poiché l'opinione pubblica suole mentire anche nei riguardi dei buoni.

Se, dunque, non è la loro innocenza, né finalmente - verità ben ferma - la grazia di Dio e la nostra coscienza che rendono valido il nostro battesimo, che almeno il tuo giudizio lo renda tale!

13.16 - La sospensione del giudizio su Ottato dovrebbe essere estesa anche agli altri

Tu, infatti, hai dichiarato a proposito di Ottato: " Io certo né assolvo né condanno Ottato ".

Se io, e non solo io, ma tutta la Chiesa cattolica africana, e a maggior ragione anche quella transmarina, estesa in ogni latitudine, dicesse di Ceciliano e dei suoi consacratori: " Io né li assolvo né li condanno ", credi che questo sarebbe cosa da poco per quelli che essi battezzarono, nessuno dei quali ha mai visto Ceciliano, cosa che credi sufficiente nel caso di Ottato per coloro che egli battezzò con le sue proprie mani?

Forse perché voi, nel caso di Ceciliano, potete citare un concilio dei vostri antenati, mentre noi non possiamo citarne alcuno sul caso di Ottato, pensi che nessuno di noi abbia il diritto di dire: " Per me, io né assolvo né condanno Ceciliano ", come lo hai potuto dire tu di Ottato?

Però in favore di Ceciliano si celebrò in seguito un giudizio transmarino, dietro istanza dei vostri, davanti all'imperatore Costantino.

E se le sentenze ecclesiastiche, una volta emesse non possono più essere annullate, che ne farete di Primiano, il vostro vescovo di Cartagine, contro il quale si pronunciarono dapprima cento vescovi, certamente più numerosi del caso di Ceciliano, i quali dichiararono nullo il suo episcopato e lo rimpiazzarono con Massimiano?

Non si appoggiò, forse, Primiano su una seconda sentenza, resa in suo favore nel borgo di Bagai, giudizio secondo il quale egli non vuole che si dubiti di lui, ma piuttosto esige che tutti voi lo assolviate?

E così anche noi, in accordo con il giudizio posteriore, assolviamo pienamente e senza la minima esitazione Ceciliano.

Tuttavia, per dirimere la causa, basta che diciamo di lui ciò che hai detto di Ottato: " Noi non assolviamo né condanniamo Ceciliano ".

Se la vedano i giudici, sia vostri che nostri, come lo giudicarono; espongano personalmente le motivazioni della loro sentenza e si assumano il carico della responsabilità del loro buono o cattivo operato.

A noi consentite almeno di dubitare delle azioni altrui, per non vederci costretti a condannare in noi i sacramenti, di cui non è mai lecito dubitare.

Comunque l'ho già detto: pensa di Ottato ciò che vuoi; noi non possediamo le prove per convincere un uomo di misfatti, che non risultano negli atti ufficiali, delitti che senza dubbio lui ha commessi, tanto da essere arrestato, imprigionato e giustiziato come il luogotenente di Gildone.

E non è forse così anche per il caso di Feliciano e Pretestato, colleghi di Massimiano, che trecentodieci vostri vescovi condannarono, insieme ad altri espressamente nominati, con un'unica e identica sentenza del concilio di Bagai, e molto tempo dopo furono accolti con la loro antecedente dignità di vescovi, con tutti quelli che avevano battezzato durante la loro condanna?

Potete voi ciarlare a vanvera di questo?

14.17 - I Massimianisti Feliciano di Musti e Pretestato d'Assuras

Ne consegue che è del tutto superfluo voler giustificare quanto hai detto sia contro di noi sia contro i nostri, quasi fosse un gesto di clemenza o di dimenticanza, senza citare nomi, senza testimoni, senza esibire la minima documentazione, in parte incolpandoci di cose che non sono oggetto di accusa, in parte non provando ciò che è oggetto di accusa.

A costoro, sì, a costoro presta di nuovo attenzione; osserva con maggiore diligenza Feliciano di Musti e Pretestato d'Assuras, la cui vicenda spiegherò compiutamente a suo tempo, a Dio piacendo, e lo farò in modo tale che tu, per quanto ostile alla verità, non potrai difendere o negare la menzogna dei vostri.

Ma, per il momento, preferisco trattare la questione tenendo presente la loro versione; non discuto per ora quante falsità hanno detto, né dimostro la stupefacente cecità delle loro impudenti menzogne.

Certo, quando hai letto nella mia lettera il rapporto su coloro che ho chiamato Massimianisti, condannati dal concilio dei vostri e reintegrati in seguito,24 tu sei stato molto contrariato, e me lo scrivi; evidentemente ignoravi ancora, per usare i tuoi termini, che cosa implicasse la verità.

In seguito, secondo il tuo racconto, ti sei informato dettagliatamente presso i vostri vescovi e, dalle loro stesse labbra, sei venuto a conoscenza sia del decreto del concilio sia della sentenza pronunciata contro coloro che sono stati condannati, e tutto il seguito della faccenda.

E poiché credevi che io ignorassi ciò che era stato trattato, mi hai esortato a indagare a fondo la verità e così mi hai raccontato tutto per filo e per segno.

Nota che, in questa faccenda, cito le tue stesse parole desumendole dalla tua lettera; esse infatti mi sono assolutamente necessarie.

15.18 - Dici: " Siccome l'errore di Massimiano consisteva nel tentativo di attirare il maggior numero possibile di vescovi alla sua causa, i nostri riunirono un concilio che pronunziò una sentenza contro tutti coloro che avevano persistito nel suo scisma, sentenza che tu stesso assicuri di aver letto.

E benché la sentenza fosse confermata dal consenso generale, tuttavia - dici tu - pensarono bene di concedere una dilazione al decreto del concilio, durante la quale chiunque avesse voluto correggersi sarebbe stato considerato innocente.

E così avvenne - dici - che non solo i due da te citati, ma anche molti altri ritornarono alla Chiesa purificati e innocenti, per cui non si dovette annullare il loro battesimo, in quanto, essendo reintegrati entro il termine fissato, non erano incorsi nella sentenza definitiva, né erano separati dalla Chiesa quando battezzavano, perché non avevano persistito nello scisma oltre il limite prefissato.

Invece, coloro che con Massimiano perseverarono ostinatamente oltre il termine fissato, caddero sotto la sentenza di condanna e perdettero contemporaneamente sia il battesimo che la Chiesa ".

Queste sono parole tue, mio caro Cresconio, e certamente le riconosci essendo state tratte dal contenuto della tua lettera.

16.19 - Non si può dire di tornare alla Chiesa a coloro che non se ne sono mai allontanati

Ti rivolgo allora una domanda: Se costoro non si erano ancora separati dalla Chiesa, come si è potuto emettere contro tutti quelli che avevano persistito nello scisma di Massimiano una sentenza che, pur confermata con il consenso di tutti, sembrò giusto essere emanata fissando con decreto del concilio un periodo di dilazione, entro il quale chiunque avesse voluto ricredersi sarebbe stato ritenuto innocente?

Le tue parole comprovano che, se qualcuno fra coloro che si erano ostinati nello scisma di Massimiano avesse voluto emendarsi entro il limite della proroga, sarebbe stato considerato innocente.

Si sarebbe corretto, dunque, se qualcuno avesse voluto essere corretto, da quello scisma nel quale aveva persistito con Massimiano.

Per cui, prima di emendarsi, costui era nello scisma in cui aveva perseverato, anche se non si fosse ostinato con pertinacia in esso, in quanto si era emendato entro i termini stabiliti.

Infatti nelle parole che seguono poco dopo distingui testualmente: " Quelli invece, che insieme a Massimiano perseverarono con pertinacia oltre la data fissata, incorsero nella sentenza di condanna e perdettero insieme sia il battesimo che la Chiesa ".

Certamente, dicendo " perseverarono con pertinacia ", indichi che anche coloro che si sono corretti persistettero, ma senza pertinacia; così è indistintamente contro tutti che fu pronunciata quella sentenza, la quale fu confermata con il consenso di tutti, anche se dici che sembrò opportuno offrire quella proroga temporanea al decreto del concilio.

Come è possibile, allora, che fossero nella Chiesa coloro che, prima di correggersi, persistevano nello scisma con Massimiano?

E se non stavano nella Chiesa, perché erano nello scisma, come battezzavano?

E ancora: come fu possibile, stando alle tue affermazioni, che non solo coloro che ho già ricordato, ma anche molti altri ritornassero alla Chiesa purificati e innocenti, se non erano separati dalla Chiesa?

A chi tornarono se da lì non si erano mai allontanati? Se poi si erano allontanati, dimmi, di grazia, con quale diritto battezzarono?

Tu dici: " Non fu necessario annullare il loro battesimo, poiché, reintegrati entro il termine fissato, non erano incorsi nella sentenza definitiva ".

Reintegrati, ma dove? Fai bene attenzione, ti prego: dicci dove sono stati reintegrati.

Senz'altro dirai: " Nella Chiesa ", alla quale hai detto che essi avevano fatto ritorno.

C'è mai qualcuno che è restituito alla Chiesa, se non si è mai separato dalla Chiesa?

C'è mai qualcuno che, non separato dalla Chiesa, persiste, sia pure per pochi giorni, nello scisma?

C'è mai qualcuno che, senza essere separato dalla Chiesa, possa ritornare ad essa dopo un certo tempo, per minimo che sia?

17.20 - Cresconio non ha letto ciò che ha scritto

Suppongo, carissimo, che non solo non hai considerato bene ciò che dovevi scrivere, ma neppure hai letto ciò che hai scritto.

In verità, che potevi fare, costretto com'eri in questo lavoro, non tanto a pronunciare il tuo giudizio personale su Massimiano e i suoi soci, quanto a difendere alla meglio la sentenza emessa da altri?

Certo, se tu non avessi usato questo linguaggio, avrei citato lo stesso decreto di Bagai, nel quale è scritto: " A coloro invece che non hanno macchiato i germogli dell'arbusto sacrilego, cioè, che mossi dal pudore verecondo della fede, ritrassero le loro proprie mani dal capo di Massimiano, noi abbiamo permesso di ritornare alla madre Chiesa ".

18.21 - I vescovi seguono una linea ininterrotta dalle stesse sedi degli apostoli fino ai nostri giorni

Perciò, anche se non avessi trovato queste tue parole, a questo punto certamente direi, anzi, griderei in nome della verità: Come si può permettere di tornare alla madre Chiesa a coloro che non si sono mai allontanati dalla Chiesa madre?

E se essi si allontanarono, con quale diritto hanno potuto battezzare prima del loro ritorno, se non perché voi, nell'intento di ricucire questo scisma, avete dimenticato la vostra vanità, in base alla quale dichiarate che è indispensabile ribattezzare, dopo i vescovi che seguono una linea ininterrotta dalle stesse sedi degli Apostoli fino ai nostri giorni, non un solo uomo, né una sola famiglia, né una sola città, né un solo popolo, ma l'universo intero?

Certamente, siccome l'orrore di questo fatto ha sempre lacerato il cuore anche di coloro che lo commettevano, vedendo tornare tali moltitudini dalla comunione di Massimiano alla vostra, senza dubbio vi ha molto gratificato ricevere tanti individui, ma non avete avuto il coraggio di ribattezzare tante persone.

E tuttavia, di fronte a quanti potevano detestare e avere orrore di ciò, voi avreste dovuto farlo per la salvezza delle persone, che quanto più erano numerose, tanto meno dovevate sottovalutare, se pur talvolta avesse prevalso in voi la considerazione della verità sul pregiudizio dell'errore ereticale.

Ormai avverti certamente che, in questo ritorno dei Massimiani alla vostra comunione, sono state evidenziate le verità che noi affermiamo sul battesimo.

Infatti, per quanto scarsa sia negli uomini la comprensione di ciò che dicono o ascoltano, colui che battezza prima di tornare alla Chiesa, certamente battezza al di fuori della Chiesa, e tuttavia non si deve rescindere il battesimo, come del resto neppure voi lo avete annullato in quelli.

E se non è mutato, è perché nessuno battezza nel proprio nome o nel nome di un altro, ma nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Oltre a ciò che ho detto sul sacramento del battesimo, che permane integro a condanna del perverso e a salvezza dell'uomo retto o corretto, voglio aggiungere una parola a proposito dell'espiazione o purificazione di coloro che si sono emendati.

Tu ricordi senz'altro ciò che hai detto contro di noi: che abbiamo accolto, senza esigere alcuna espiazione, coloro che sono venuti fra noi provenienti dalle vostre file, dall'errore sacrilego degli eretici.

Vuoi dirci adesso: coloro che tornarono fra voi dallo scisma di Massimiano e furono ugualmente ricevuti con le loro dignità, con quale tipo di espiazione, di grazia, furono purificati?

Costoro, pur avendo preso parte ad un tale crimine, non sono stati forse inquinati da una complicità così nefasta?

19.22 - Esame della sentenza del concilio di Bagai

Considera attentamente gli strepiti, le invettive, i proclami che sono risuonati in quel preclaro concilio dalla bocca della verità dei tuoi vescovi: " Massimiano, avversario della fede, corruttore della verità, nemico della madre Chiesa, servitore di Datan, Core e Abiron, è stato espulso dal grembo della pace con il fulmine della nostra sentenza; e se la terra non si è ancora spalancata per inghiottirlo, ( Nm 16 ) è perché essa lo ha riservato per un supplizio maggiore dall'alto.

Rapito infatti ai vivi, egli aveva di fatto ridotto la sua pena con una morte repentina.

Ora raccoglie gli interessi ben più salati del suo debito: benché morto si trova in mezzo ai vivi ".

È mai possibile, come tu hai detto, che quanti persistevano nello scisma di costui, prima di ritornare alla vostra Chiesa entro i limiti concessi dalla dilazione, sempre come hai detto tu, non abbiano contratto macchia alcuna, seppur leggera, da questo sodalizio?

Ebbene, ascolta allora ciò che segue; ascolta, ripeto, ciò che ha imbastito colui che ha dettato o detto questa sentenza: " Costui non è il solo - dice - che si vede condannato con una giusta morte per il suo crimine; questa catena del sacrilegio trascina anche moltissimi nella complicità del crimine.

Di essi è scritto: Veleno d'aspidi è sotto le loro labbra, la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza.

I loro piedi corrono a versare sangue; afflizione e infelicità sono sul loro cammino e la via della pace non conoscono. ( Sal 14,3-4; Rm 3,13-17 )

Certo, nessuno di noi vorrebbe, per così dire, che fossero troncati dalle giunture del proprio corpo, ma come accade in caso d'infezione mortale che una piaga in cancrena riceve maggiore sollievo da una amputazione, che non miglioramento da un trattamento più blando, così si è scoperto che è più salutare, al fine di evitare che il virus inoculi il suo veleno in tutte le membra, ricorrere a un dolore momentaneo per eliminare la piaga aperta.

Perciò i colpevoli di questo crimine famigerato: Vittoriano di Carcabia, Marziano di Sullecto, Beiano di Beiana, Salvio di Ausafa, Teodoro di Usala, Donato di Sabrata, Miggino di Elefantaria, Pretestato di Assuras, Salvio di Membressa, Valerio di Melzi, Feliciano di Musti e Marziale di Pertusa, la cui funesta opera di perdizione ha formato un ammasso lutulento in un vaso sordido, come anche i chierici che un tempo facevano parte della Chiesa di Cartagine, i quali, assistendo al misfatto, hanno fatto da intermediari a questo incesto illecito, sono stati condannati sotto la presidenza e per ordine di Dio, dalla bocca veridica del concilio universale. Sappiatelo! ".

Avreste potuto lanciare accuse più gravi contro costoro? Contro di noi siete soliti lanciare attacchi più furibondi?

"Però - dici tu - essi si sono corretti da questo male enorme entro i termini fissati ".

È tutto da vedere, se si sono corretti! Sì, essi si sarebbero realmente corretti se fossero tornati alla vera Chiesa.

Ma, se la vostra è quella vera, diteci come hanno espiato un crimine così mostruoso.

Perché, se non l'hanno espiato, tutti voi, stando alla vostra teoria, siete macchiati dal loro crimine; se invece l'hanno espiato, voi concedete che hanno potuto espiarlo per il solo fatto di essere tornati, in forza della carità che copre una moltitudine di peccati, mentre accusate noi, quando accogliamo i vostri che si correggono e tornano a noi, con calunnie del tutto infondate.

A meno che costoro, come indicano le parole del concilio, avessero, sì, perpetrato il sacrilegio dello scisma, però non si erano ancora macchiati con il medesimo sacrilegio prima del giorno fissato come dilazione, e per questo non si ritenne che fossero tenuti ad espiarlo.

20.23 - Se le cose stanno così, chi oserà resistere a voi, che avete ricevuto un potere così mirabile sugli uomini?

Peccano quando vogliono e sono inquinati quando volete voi!

Noi non vi leggiamo un testo oscuro, o meno conosciuto e divulgato.

È proprio quella sentenza che, grazie alla sua stupefacente eloquenza, si trova fra le mani di tutti ed è sulla bocca di tutti gli studiosi di tali letture.

Almeno adesso ti renderai conto quanto avessi ragione di dire, a proposito di questa sentenza, che " non dovevano cominciare dal compiacersi della sua splendida eloquenza, per poi piangere della sua pessima fama ".

21.24 - Bada bene al suo contenuto, ascolta il suo strepito

" Massimiano, avversario della fede, corruttore della verità, nemico della madre Chiesa, servitore di Datan, Core e Abiron, è stato espulso dal grembo della pace, con il fulmine della nostra sentenza ".

Se dunque qualcuno, per un giorno solo, avesse scientemente preso parte al sacramento dell'altare con quest'uomo, non si sarebbe forse contaminato, in base a quella vostra severità colma di iattanza, con un simile peccatore, fino al punto di diventargli suo pari?

Che furono mai, dunque, o che cosa sono diventati per il loro operato coloro che, non solo si accostarono all'altare con lui, ma elevarono altari e ve lo fecero salire ordinandolo anche vescovo in contrapposizione al vostro Primiano?

Ma perché devo farti domande su questo?

Parli la sentenza stessa: le sue parole sono così fulgide che, anche se voleste occultarla, penetrerebbe con il suo straordinario splendore nei recessi più tenebrosi.

22.25 - Vediamo con quale fragore il concilio commina la condanna contro i soci di Massimiano

" Costui non è il solo - dice - che si vede condannato da una giusta morte per il suo crimine; questa catena del sacrilegio trascina anche moltissimi altri nella complicità del crimine.

Di essi è scritto: Veleno d'aspidi è sotto le loro labbra, la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza.

I loro piedi corrono a versare il sangue; afflizione e infelicità sono sul loro cammino e la via della pace non hanno conosciuto ".25

La sentenza, poco più sotto, dopo aver citato tutti i nomi dei consacranti di Massimiano, fra i quali si leggono anche quelli di cui sto trattando: Feliciano e Pretestato, specifica ciò che essi hanno perpetrato per meritare parole così dure, e soggiunge: " Costoro con una funesta opera di perdizione hanno formato un ammasso lutulento in un vaso sordido ", volendo far capire che essi stessi hanno assistito, proprio essi hanno ordinato Massimiano imponendogli le mani; e aggiunge poi, a proposito dei chierici di Cartagine: " Ma sono stati condannati anche i chierici della Chiesa di Cartagine, i quali, assistendo al misfatto, hanno fatto da intermediari a questo incesto illecito ".

Indice

13 Cipriano, in Sententiae episcopales, praef.: CSEL, 3/1, pp. 435-436; De bapt. 6, 6, 9
14 Cipriano, Ep. 73, 26: CSEL 3/2, p. 798
15 Cipriano, Sententiae episc., praef.
16 C. litt. Petil. 1, 6, 7
17 Cicerone, In Verrem, At. II, 1, 15, 40
18 C. litt. Petil. 1, 5, 6
19 C. litt. Petil. 1, 1, 2
20 C. litt. Petil. 1, 4, 5
21 C. litt. Petil. 1, 5, 6
22 C. litt. Petil. 1, 3, 4
23 C. litt. Petil. 1, 4, 5
24 C. litt. Petil. 1, 10, 11 - 19, 21
25 C. litt. Petil. 1, 10, 11