Opera incompiuta contro Giuliano |
Giuliano. Se invece dirai che a causa del peccato di Adamo è diventata naturale l'iniquità e due morti ci sono cadute addosso, una eterna e l'altra temporale; ma per la grazia del Cristo l'una, ossia la morte perpetua, è tolta episodicamente alla persona e non alla natura, e rimane invece la morte temporale, si convince di falsità l'Apostolo per aver detto che la grazia recò molto più giovamento che nocumento il peccato. ( Rm 5,15 )
Ma l'Apostolo non si può accusare e tu dunque sei giustamente riprovato.
Agostino. Io ho detto che dall'unica risurrezione dei beati sono tolte ambedue le morti: e questa morte temporale perché l'anima non sia privata del suo corpo, e la morte eterna perché l'anima non sia appesantita o afflitta anche dal suo corpo.
Per questa ragione poi la morte corporale è lasciata temporaneamente ai fedeli: perché a causa di essa abbia giovamento la fede, così come sarà tolta la morte corporale ai rei perché sia un incremento di miseria il fatto di non separarsi dal proprio corpo.
A coloro quindi, che sono rigenerati nel Cristo ed escono da questo secolo maligno, come a suoi eletti la grazia giova manifestamente più di quanto abbia nociuto il peccato, che entrò nel mondo a causa di un solo uomo e passò in tutti gli uomini con la morte.
Quanto all'Apostolo quindi egli non si può accusare perché ha detto il vero, ma quanto a te o non capisci o contro quello che capisci tenti con pertinacia eretica di asserire il falso.
Giuliano. L'Apostolo ha detto che la grazia del Cristo abbondò più della colpa di Adamo.
Da lui dunque non è accusata la natura, non la generazione, non la fecondità, ma la volontà, l'elezione del male, la pravità dei costumi.
Agostino. Se non ha nociuto in nulla la generazione, non giova in nulla la rigenerazione; se non è stata viziata la natura, i bambini non hanno nel Cristo il loro salvatore; se il merito cattivo e il merito buono dei singoli sono nella propria volontà dei singoli, per quale merito il Cristo conferisce il regno di Dio ai bambini che non hanno usato della propria volontà in nessuna delle due direzioni?
Infine, poiché l'Apostolo ha proposto due modelli, uno per il peccato, e non il diavolo ma Adamo; uno per la giustizia, e non Abele ma il Cristo, perché si riferisse non l'imitazione agli esempi ma la rigenerazione alla generazione, se Adamo non trascina il peccato negli uomini generati, il Cristo non dona la giustizia ai bambini rigenerati, perché i bambini non hanno fatto uso della propria libertà né da generati, né da rigenerati.
Andate ora, se volete, e gridate, se osate, che ai bambini non si dona la giustizia e che essi non avranno la giustizia quando abiteranno in quel Regno, dove, com'è scritto, ci saranno cieli nuovi e terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia; ( 2 Pt 3,13 ) oppure ubriacati dal vostro dogma fortissimo, delirate dicendo che in quel Regno i bambini avranno, sì, la giustizia, ma per i meriti della propria volontà, non per elargizione della grazia divina.
Se non osate dirlo - voi infatti confessate che qui si guadagnano i meriti e là invece si rendono i premi -, perché esitate e non volete riconoscere che i bambini hanno potuto ricevere da Adamo il peccato senza meriti di propria volontà cattiva, così come riceveranno dal Cristo la giustizia senza meriti precedenti di loro volontà buona?
Giuliano. Perciò, se la verità trova ancora qualche spazio nelle vicende umane e se il mondo non è diventato tutto assolutamente sordo per lo strepito dell'iniquità, teste la ragione, teste la discussione, teste anche la fede dell'Apostolo e la sua stessa sentenza, confesserà il mondo come più che provato che tanta è la differenza tra i traduciani e i cattolici quanta tra Paolo e Manicheo, quanta tra la sapienza e la stoltezza, quanta tra la ragione e l'insania, quanta tra la coerenza delle affermazioni e quella fluttuazione di cui tu, per una nuova lebbra, soffri a tal punto da negare quasi nelle medesime righe ciò che hai detto e da affermare ciò che hai negato.
Agostino. È già stato risposto.
Ti prego, se non puoi dire alcunché, taci se puoi; ma il peggio è che non puoi nemmeno questo.
Giuliano. Dice l'Apostolo: E non è accaduto per la grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio infatti di condanna parte da uno solo, la grazia della giustificazione invece da molte cadute. ( Rm 5,16 )
Alle quali parole dell'Apostolo tu affianchi la tua esposizione che è del seguente tenore: Da che uno solo se non da un solo delitto?
Perché segue la frase: " La grazia invece da molti delitti ".
Dicano costoro in che modo sia venuta da un solo delitto la condanna se non perché basta alla condanna anche il solo peccato originale che passò in tutti gli uomini.
Al contrario in tanto la grazia della giustificazione ci libera da molti delitti in quanto essa non scioglie solamente quell'unico delitto, che si contrae originalmente, ma anche tutti gli altri delitti, che in ciascun uomo gli si aggiungono per atto di volontà propria.
" Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita ".36
Dopo le quali parole dell'Apostolo, quasi tu avessi combinato qualcosa, parli di noi insultandoci così: Rimangano ancora nella vanità della loro mente e dicano che quell'unico uomo non trasmise la propaggine del peccato, ma offrì l'esempio del peccato.
" Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna ", e non invece per le molte colpe proprie di ciascuno, se non perché, anche se ci fosse solo quel peccato, esso sarebbe idoneo a condurre alla condanna, pur non aggiunto nessuno degli altri, come quel solo conduce alla condanna i bambini che nascono da Adamo e muoiono prima che rinascano nel Cristo?
Perché dunque [ Giuliano ] chiede a noi ciò che non vuole ascoltare dall'Apostolo: per quale via il peccato venga a trovarsi nel bambino; se per la volontà, se per le nozze, se per i genitori?
Ecco, ascolti per quale via, ascolti per quale via il peccato si trovi nel bambino e taccia.
Lo dice l'Apostolo: " Per la colpa di un solo uomo si è riversata su tutti gli uomini la condanna ".37
Sappiamo che certamente tu nulla temi di più di una interrogazione che sia perscrutatrice del tuo animo e del tuo dogma.
Di qui viene appunto che vi procuriate con tutte le ricchezze dalle autorità del mondo la negazione di un esame.
Capite infatti che dovete agire con la forza, abbandonati come siete dell'aiuto della ragione.
Agostino. Vuoi non aver da temere l'autorità? Fa' il bene. ( Rm 13,3 )
Ma non è bene pronunziarsi contro il senso dell'Apostolo e pronunziare un senso eretico.
Perché cerchi ancora l'esame, che è già stato fatto presso la Sede Apostolica; l'esame che inoltre è già stato fatto nel giudizio episcopale palestinese, dove Pelagio, inventore del vostro errore, sarebbe stato certamente condannato, se non avesse condannato cotesti vostri dogmi che tu difendi?
Un'eresia dunque già condannata dai vescovi non dev'essere ancora esaminata, ma dev'essere rintuzzata dalle autorità cristiane.
Giuliano. Ma non varrà presso le persone sagge la tua opinione tanto da poterti sottrarre tu, capo e causa di cotesti mali,38 di mezzo al conflitto facendo obiezioni all'Apostolo e da reputare che dev'essere bersaglio da ferire al posto tuo lui che, precettore e principe, è la nostra arma migliore contro di voi.
Perché dunque tu riconosca a rigore di logica quello che ti si deve dire: se tra me e te non esistesse nessun dissenso su questo punto, che l'Apostolo con il peccato naturale conferma il dogma dei manichei, allora a chi chiedesse chi è il tuo capo, risponderesti logicamente: l'Apostolo.
Ora invece, poiché dalla mia parte sta l'inviolabile dignità del Maestro delle Genti, poiché io non sopporto che dalla tua esposizione siano offese le sue parole, che io secondo la regola esplicita della ragione asserisco contrarie al vostro dogma stolto, impuro, empio; poiché dimostro che l'Apostolo non ha detto nulla a favore del peccato naturale, per quale impudenza tu o vai insinuando che mi risponde in tua vece lui che non è interrogato, perché non si dubita nemmeno un poco della sua sapienza, o vai vociferando che io non voglio ascoltare dall'Apostolo ciò che detesto in te per la sanità d'intelligenza tramandataci dall'Apostolo?
Agostino. Dopo le parole dell'Apostolo riportate da me, non avresti forse dovuto fare nient'altro che tacere!
E tuttavia, nulla dicendo contro di esse, né dicendo qualcosa che vada nel loro senso, non taci con me e tra l'altro lanci la voce che io sono il capo e la causa di cotesti mali, come se fossi stato io il primo o a credere nel peccato originale o a discutere della sua esistenza.
Tanto ignoranti appunto stimi coloro che leggeranno queste tue affermazioni da non sapere che molti e chiari dottori della Chiesa prima di noi hanno inteso e hanno spiegato coteste parole dell'Apostolo nel senso stesso in cui le ha capite o credute tutta la Chiesa cattolica fin dal suo inizio.
Se nelle parole di quei dottori ci sono dei mali, come voi non temete di dire, in che modo, ti prego, sono io il capo e la causa di cotesti mali, se non perché tu sei il capo di coteste calunnie che scagli rabbiosamente contro di me?
Se infatti tu considerassi con cervello sano le miserie della vita umana, dai primi vagiti dell'infanzia fino agli ultimi gemiti dei moribondi, vedresti certamente che né io né tu, ma quell'Adamo è stato il capo e la causa di cotesti mali.
Il che non volendo vedere, gridi tu ad occhi chiusi e che è giusto il giudizio di Dio e che non esiste il peccato originale.
Le quali due affermazioni quanto siano fra loro contrarie te ne accorgeresti senza dubbio, non dico se tu non fossi il capo di cotesti mali perché certo non lo sei, ma se tu avessi un capo sano.
E lo potresti avere se, mettendoti al seguito dei dottori cattolici, non avessi per tuo capo Pelagio.
Giuliano. Si sprigioni dunque la forza dei tuoi argomenti.
Dopo che Paolo disse che la grazia del Salvatore abbondò nel riparare molto più di quanto nel danneggiare abbondò la prevaricazione del primo uomo, continua a dire: E non è accaduto per la grazia come per il peccato di uno solo: il giudizio di condanna partì da uno solo, la grazia della giustificazione invece da molte cadute. ( Rm 5,16 )
Il quale peccato, unico e sufficiente alla condanna, tu sostieni che è il peccato originale, il peccato cioè che passa in tutti gli uomini.
Alla grazia invece in tanto si attribuisce la giustificazione da molti delitti in quanto in essa non si scioglie solamente quell'unico delitto, che si contrae originalmente, ma anche tutti gli altri che in ciascun uomo gli si aggiungono per atto di volontà propria.39
A conferma di ciò argomenti poco dopo che, se l'Apostolo avesse detto ricevuto per imitazione questo unico delitto sufficiente alla condanna, avrebbe dovuto aggiungere che tutti gli uomini non vanno alla condanna a causa di un solo delitto, ma a causa dei molti delitti che ciascuno ha commessi con la propria volontà.
Nei quali ragionamenti, poiché il discorso dell'Apostolo dev'essere liberato dai lacci dei manichei, avverto il lettore a stare attento.
Secondo dunque il nostro modo di sentire per cui si asserisce che la prima colpa offrì il modello a coloro che peccano, tu affermi che l'Apostolo, come dice che la grazia produce la giustificazione da molti delitti, così avrebbe dovuto dire ugualmente che la morte ha regnato a causa di molti peccati.
Ebbene, con questo argomento tu combatti contro te stesso.
Io dimostro infatti che secondo il tuo dogma l'Apostolo dichiara incongruentemente: La grazia invece della giustificazione da molte cadute, dopo aver detto: Il giudizio di condanna da un solo peccato.
Per entrare infatti nel vostro territorio uscendo dai nostri confini: se la libertà dell'arbitrio fu sovvertita dal primo peccato e se in tutto il genere umano rimase da allora in poi così minorata che non le è possibile fare se non il male soltanto e non ha in sua facoltà la scelta alternativa di stare lontana dal male e di fare il bene, ma, oppressa dalla necessità del peccato, è costretta ad obbedire all'appetenza dei crimini; se, corrotta ogni legge di giustizia, sono diventati naturali i peccati che erano volontari; se nelle membra dimora la legge del peccato, che con il pudore e con la giocondità delle nozze ha ricevuto in sorte la tirannia sull'uomo, immagine e opera di Dio; se la pianta del diavolo nasce nelle nostre viscere prima dell'anima e sul ritmo degli sviluppi naturali s'ingrandisce, frondeggia, si carica di frutti tossici; se, dirò come voi dite, tutti questi mali li ha prodotti l'unica colpa del primo uomo, è più logico dire che il genere dei mortali va alla condanna a causa di un solo delitto che dire che la grazia libera da molti delitti, e si capisce come si possa dire ancora più propriamente che questa grazia quelli che libera li libera da un solo delitto.
Non altri peccati infatti si aggiungono per atto di volontà propria se, frantumata la libertà dell'arbitrio, esclusa l'onestà del desiderio, ogni male lo fa la colpa del primo genitore, infestatrice dei semi.
Agostino. Donde è possibile che tu, intento a pervertire le parole dell'Apostolo, possa parlare in altro modo che non sia perverso?
Senza dubbio infatti, quando a quel delitto, che la generazione contrae, accede l'uso della volontà, che i bambini non hanno, in direzione di molte e varie cupidigie si eleva un albero di molti peccati; ma già prima che ciò avvenisse, anche quell'unico peccato portava alla condanna il bambino che finiva questa vita prima dell'uso della volontà.
Perché, se a un male già grande e moltiplicato si deve una condanna maggiore, non per questo non si doveva nessuna condanna ad un male piccolo e non ancora moltiplicato.
In che modo dunque la rigenerazione, che toglie un male moltiplicato per l'uso della volontà, non giova più del danno che fece la generazione, la quale di questo male, benché grande e molteplice, contrasse l'inizio, non ancora tuttavia accresciuto e non ancora moltiplicato, che sarebbe rimasto solo senza nessuna proliferazione, se non accedeva nessun uso di volontà ad aumentarlo e a moltiplicarlo?
Ma la volontà, prima che dall'intervento della grazia di Dio sia resa alla libertà buona per operare la vera giustizia, da molte altre cause, oltre che dal vizio di origine, è mossa o non è mossa a peccare.
Ne segue che tra le stesse persone empie, per le quali la grazia che giustifica l'empio non è ancora intervenuta o non interverrà mai, alcune peccano di più e altre di meno.
Dunque il giudizio di condanna parte da uno solo, ( Rm 5,16 ) nel senso che sono condannati anche coloro che hanno contratto per generazione quell'unico peccato.
La grazia invece della giustificazione da molte cadute, perché la grazia toglie non solamente quel delitto con cui l'uomo nasce, ma ogni altro delitto che l'uso della volontà abbia aggiunto a quel male.
Questa riguardo alle parole apostoliche è la verità cattolica che non depravi per mezzo di nessuna loquacità eretica, quanta che sia la prolissità della vanità e della loquacità con le quali ci metti a dura prova.
Giuliano. Perciò, se autore di così grandi mali è il peccato naturale, la grazia del Cristo non opera la giustificazione condonando molti delitti, ma eseguisce l'iniziativa della benignità divina indulgendo a un solo peccato.
Il che promettendo di fare, manterrà fede alle sue promesse, se curerà questi mali che si dicono indotti dalla ferita del peccato.
Comunque, se anche dopo i rimedi apprestati dalla grazia, rimane ugualmente la medesima serie dei morbi diabolici, si deve gratitudine all'intenzione della grazia e si deve venia alla sua presunzione, perché a curare le pesti inserite nella natura è venuta a mancare alla grazia la forza e non la volontà.
Agostino. È già stato risposto: intendi e taci.
Altro è il modo in cui la grazia fa combattere l'uomo e lo aiuta, altro è il modo in cui la grazia conserva il vincitore nella pace eterna senza più nessun nemico, né esterno né interno.
Quella è la faticosa milizia nel secolo presente, questa è la beata quiete nel secolo futuro.
Ma se tu in te stesso non fai la guerra contro i vizi carnali, arrossisci; se fai la guerra, taci.
Giuliano. Che cosa abbiamo dunque combinato con questa discussione?
Evidentemente che non c'è concordanza tra il tuo modo di sentire e l'Apostolo.
Infatti l'Apostolo dice che dalla liberalità della grazia sono condonati molti peccati, il tuo dogma invece asserisce che è condonato un unico peccato naturale e che esso, chiamato da te legge del peccato, inocula in tutti gli uomini i desideri dell'iniquità.
È dunque assodato che tu accusi la natura che è opera di Dio e l'Apostolo accusa la volontà.
Non avrebbe poi dovuto parlare diversamente da come ha parlato, dicendo che la condanna si può avere da un solo peccato, sia perché quel primo uomo con un solo peccato diede l'esempio di peccare, sia perché come a lui una sola prevaricazione sovrabbondò per la condanna, così pure agli altri una sola colpa può bastare per il reato.
Tant'è vero che l'Ecclesiaste dice: Uno sbaglio solo annienta molti beni, ( Qo 9,18 ) e Giacomo: Se osservi tutta la legge, ma ne trasgredisci anche un solo punto, diventi colpevole di tutto. ( Gc 2,10 )
Agostino. Dunque il peccato di Adamo danneggiò lui solo e non anche il genere umano!
Non sarai infatti assurdo fino al punto di dire che dal suo peccato furono o sono danneggiati gli uomini che non conoscono o non credono che Adamo sia esistito e che cosa abbia fatto.
Perché, sebbene gli uomini imitino in qualcosa altri senza saperlo, saresti tuttavia troppo stupido a dire che sono danneggiati e diventano peccatori per un peccato che essi ignorano, fatto migliaia di anni prima, tranne che tu confessi che questo peccato è passato in tutti per generazione.
Quanto poi a coloro che dicono che il peccato di Adamo danneggiò lui solo e non il genere umano, se Pelagio non li avesse condannati, sarebbe stato condannato lui dai suoi giudici, non certamente manichei.
Giuliano. Ma la grazia del Signore Gesù Cristo non è stata data così da provvedere per singoli peccati, quasi per singole ferite, anche singoli rimedi d'indulgenza, e da offrire venia ai vari peccati con diversi battesimi.
Essa invece, per il potere della sua efficacissima medicina, che si applica ai crimini, ossia alle opere della volontà cattiva, soccorre così universalmente da cancellare le diverse specie di reati con la forza di una sola consacrazione.
Agostino. In qualunque modo dica che è stata data la grazia del Signore Gesù Cristo, tu separi dalla grazia i bambini, perché neghi che siano salvati da essa.
Voi cioè, distinguendo a vostro arbitrio i vocaboli stessi, fate apparire pertinente ai bambini il Cristo per il regno dei cieli, dove concedete che possano entrare soltanto i battezzati, e fate apparire assolutamente estraneo invece ai bambini Gesù, perché egli non opera in essi ciò che lo fa chiamare Gesù.
A proposito infatti è scritto: Lo chiamerai Gesù, e subito spiega perché Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. ( Mt 1,21 )
Il che negando voi che avvenga nei bambini, li separate sia dal nome di Gesù, sia dal suo popolo; e osate indignarvi che siate voi piuttosto separati dal medesimo popolo?
Per quanto poi concerne i delitti volontari, come il giudizio manda alla condanna partendo da molti delitti, così pure la grazia libera da molti delitti per la giustificazione.
Perché dunque si dice: Il giudizio di condanna parte da uno solo, la grazia dalla giustificazione invece da molte cadute, ( Rm 5,16 ) se non perché in questo passo non si contrappone volontà a volontà, né imitazione ad imitazione, ma rigenerazione a generazione?
Come infatti la generazione riceve il giudizio di condanna per un solo peccato, così la rigenerazione dona la grazia della giustificazione da molte cadute.
È chiaro che cosa l'Apostolo abbia voluto far capire.
Se voi aprirete le vostre orecchie ossequiose, chiuderete le vostre bocche litigiose.
Giuliano. Sapientemente dunque parlando di Adamo ha nominato un peccato soltanto, che volle far intendere " forma " della prevaricazione.
La ragione, dirò, per cui ne ha nominato uno soltanto e non molti, è che sapeva contenuto nella storia della Legge un solo peccato di Adamo.
Ha invece lodato che la grazia mandi da molti peccati alla giustificazione coloro che essa riempie di sé, perché non nascesse il sospetto di un beneficio povero.
E se avesse detto: La grazia da uno solo alla giustificazione, sarebbe sembrato che la grazia abolisse non tanto tutti i peccati quanto i singoli peccati uno per volta.
Premettendo dunque un solo peccato ha salvato la verità storica; soggiungendo: Da molte cadute la grazia della giustificazione, ha celebrato la munificenza e l'abbondanza del mistero.
Agostino. Ma che bisogno c'era che parlasse di Adamo, quando celebrava la grazia del Cristo, se non perché da Adamo viene la generazione e dal Cristo la rigenerazione?
Giuliano. La quale spiegazione com'è in consonanza con la ragione, così è la vostra distruzione.
In forza di essa infatti ti è necessario confessare che l'Apostolo non ha parlato del peccato della " traduce " manichea in tutti i passi precedenti, quando nel menzionare la grazia ha indicato che molti peccati sono assolti da essa.
Agostino. Sei tu ad aiutare i manichei, ai quali dài spazio per tirare fuori un'altra natura cattiva, negando che la causa della miseria dei bambini sia nel male originale.
La quale miseria certamente non l'avrebbero nel paradiso, se nascessero durante la permanenza in esso della rettitudine e della beatitudine della natura umana.
Giuliano. Al genere infatti di questi peccati, dei quali tutti ricorda la molteplicità e la remissione per mezzo della grazia, ha mostrato di fare appartenere anche quel peccato unico di cui ha parlato precedentemente.
Ora, tu sei d'accordo nell'identificare le molteplicità di questi peccati con la molteplicità dei peccati che si commettono da ciascun uomo con atti di propria volontà.
Anche dunque quell'unico peccato è del medesimo genere.
Agostino. Insieme con quell'unico peccato di Adamo dico che fanno moltitudine gli altri peccati, non per esclusione del peccato di Adamo.
Ma anche quell'unico peccato di Adamo può dirsi giustamente del medesimo genere degli altri peccati, se è riferito alla sua origine, perché anch'esso promanò dalla volontà del primo uomo, quando il peccato di lui entrò nel mondo e attraversò tutti gli uomini.
Giuliano. Così da intendere quell'unico peccato attratto da ciascuno per iniziativa della propria volontà, e così da accusare non già la fecondità dei semi, ma la pravità dei desideri.
Del resto, se avesse voluto far intendere quell'unico peccato originale, certamente in seguito non avrebbe detto molti i peccati che egli attesta rimessi mediante la grazia.
Agostino. Per quale ragione non l'avrebbe detto se non perché vogliono così i pelagiani?
Ma non lo vuole la verità, dalla quale è redarguita la novità pelagiana e vinta la vanità pelagiana.
I molti delitti infatti dai quali la grazia giustifica sono molti insieme a quell'unico peccato, da cui parte il giudizio di condanna, anche se non si aggiungono altri peccati.
Così dunque poté Adamo seminare un solo peccato nei generati e il Cristo invece rimetterne molti ai rigenerati, poiché si dimostra che il Cristo ha giovato più di quanto abbia nociuto Adamo.
Giuliano. E sebbene alla difesa della verità sopravanzino le argomentazioni già fatte, tuttavia ammonisco il lettore ad essere attento alle conclusioni che tiriamo.
Apparirà, infatti, inconfutabilmente che in questi passi l'apostolo Paolo non ha discusso affatto della natura, ma della condotta dei mortali; cioè opponendo tra loro diametralmente la forza della grazia del Cristo e la forza del primo peccato, mettendo a confronto gli effetti delle due forze, si è industriato di dimostrare che il mistero del Cristo ha giovato più di quanto abbia nociuto il peccato del primo uomo.
Ora, abbiamo insegnato che ciò non si può sostenere nel senso della " traduce ".
Come dunque i molti elementi che ha enumerati, così dunque ha voluto che in modo speciale spettasse a lode della grazia l'osservazione in cui dice: Il giudizio di condanna parte da uno solo, la grazia della giustificazione invece da molte cadute. ( Rm 5,16 )
La quale osservazione il sostenitore del male naturale la spiega in questo modo: In tanto " da uno solo il giudizio di condanna " in quanto quell'unico peccato che si contrae per generazione basta da solo a condurre alla condanna, come vi conduce i bambini che nascono da Adamo se non rinascono nel Cristo, benché non ci siano altri peccati.
" La grazia della giustificazione invece da molte cadute ", perché la grazia non rimette solamente quell'unico peccato che si trae originalmente, ma anche tutti gli altri che da ciascun uomo si aggiungono per iniziativa di volontà propria.40
Ecco, hai confessato, benché con empietà manichea, che esiste, sì, il peccato naturale, ma tuttavia uno solo, per il quale dici che devono essere condannati i nascenti.
Agostino. Colui che disse: Noi nasciamo tutti sotto il peccato,41 non era manicheo.
Ma rispondi che cosa siate voi che tante immagini di Dio, senza merito di nessun peccato, le separate dal regno di Dio, negate che siano condannate dal giudizio di Dio e inventate due felicità eterne: una che sia dentro il regno di Dio e un'altra che sia fuori dal regno di Dio.
Dite, vi prego: In quella felicità che è fuori dal regno di Dio ci sarà un re o non ci sarà un re?
Se non ci sarà nessun re, sarà certamente più libera senza nessun re quella felicità.
Se invece ci sarà un re a regnare in essa chi sarà re delle immagini di Dio se non un dio?
Ora, se sarà un dio, voi introducete un secondo dio, e date del manicheo a me?
Che se a regnare come re in quella felicità sarà lo stesso Dio di cui sono immagini quelle immagini, anche le stesse immagini di Dio saranno felici nel regno del loro vero Dio.
E allora dove va a finire il testo: Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio? ( Gv 3,5 )
Oppure una buona volta confessate voi finalmente che fuori dal regno di Dio saranno infelici i bambini non rinati.
Dite dunque il merito di questa loro infelicità, voi che verbosi e litigiosi negate il peccato originale.
Giuliano. Prova dunque che nei bambini si compie quanto l'Apostolo ascrive alla grazia del Cristo: cioè che essa opera la giustificazione da molti peccati, ossia elargisce la giustizia rimettendo molti peccati in una sola volta.
Dunque o insegna che i bambini si caricano di molti peccati perché ti sia possibile convincere che anche per loro vale la lode fatta dall'Apostolo alla munificenza del Cristo, sicché risultino i bambini liberati da molti peccati, o confessa che Paolo non ha discusso per nulla sui bambini, per nulla sulla natura umana in quei passi, quando ha attestato che dalla liberalità della grazia sono rimessi i peccati che, anche per tuo consenso, non possono trovarsi nei nascenti.
Agostino. Che è questo di cui parli?
Che è quello che la tua vanità loquacissima ti fa rintronare nelle orecchie perché non vi entri la verità manifestissima?
Senza dubbio, Gesù che salva il suo popolo da una moltitudine di peccati, non tralascia di rimettere anche i singoli peccati originali dei bambini, perché nella medesima moltitudine ci sono anche gli stessi peccati originali.
Giuliano. La grazia della giustificazione, dice l'Apostolo, da molte cadute. ( Rm 5,16 )
Tu dici che i bambini non vanno soggetti a più di un solo peccato.
Vedi dunque che nella loro persona la lode della grazia zoppica, perché non trova i molti peccati per la cui remissione meriti di essere lodata.
Perciò il detto dell'apostolo Paolo: La grazia della giustificazione da molte cadute ( Rm 5,16 ) si tradisce falsissimo nel caso dei bambini.
Dove tenterai dunque di saltare fuori di qui?
Senza dubbio stai per dire - manifestò infatti il tuo pensiero il precedente tuo discorrere su questo argomento - che l'affermazione dell'Apostolo: La grazia della giustificazione da molte cadute, ( Rm 5,16 ) si avvera negli uomini di età perfetta che appariscono carichi di molti peccati per iniziativa della loro propria volontà, mentre nei bambini la giustificazione non si compie da molti delitti, ma da uno solo.
Agostino. Non ti ci voleva una grande intelligenza per capire che da questa giustificazione, che il Salvatore conferisce ai suoi con la remissione di molti peccati, siete voi piuttosto a sottrarre i bambini, ai quali sostenete che non può essere rimesso nessun peccato; non siamo noi invece che, quando diciamo condannati tutti gli uomini a causa del peccato di uno solo, non eccettuiamo nessuna età, perché anche i maggiorenni hanno questo peccato, e ugualmente quando diciamo che la grazia giustifica da molti peccati, non eccettuiamo nondimeno nessuna età, poiché colui che rimette molti peccati - con il nome di molti si intendono senza dubbio tutti -, certamente non ne omette nessuno, ossia né i molti dei peggiori peccatori, né i meno numerosi di alcuni uomini, né il singolo peccato dei bambini.
Per vedere questo non vi ci voleva dunque una grande intelligenza, se l'invidia non vi facesse negare ai bambini il Cristo come medico e rifiutare assolutamente che egli sia Gesù per essi con orrenda empietà, con strana cecità, con blasfema loquacità.
Che cosa poi più stolto di volere che la grazia del Cristo spetti solamente a coloro che hanno molti peccati?
Con simile ragionamento appunto o piuttosto con simile accecamento dell'intelligenza voi sottraete a questa grazia non soltanto i bambini, che stimate non contrarre dall'origine nessun reato, ma tutti assolutamente quelli che non hanno molti peccati, dal momento che l'affermazione dell'Apostolo: La grazia della giustificazione invece da molte cadute, ( Rm 5,16 ) giudicate doversi intendere nel senso che a tale grazia non partecipi se non il peccatore a cui la grazia rimette molti peccati.
Perciò poiché un bambino non ha secondo voi nessun peccato, certamente quando sarà cresciuto e avrà già cominciato a peccare, se commetterà non dico pochi peccati ma forse uno soltanto ancora e verrà al battesimo del Cristo, egli non parteciperà in nessun modo a questa grazia, perché non è giustificato da molti peccati ma da uno solo.
Penso che la sordità del cuore non prevalga in voi fino a tal punto che non vi faccia arrossire questa così grande assurdità.
Ebbene, se partecipa a questa grazia anche il peccatore che riceve la remissione di un solo peccato, vuol dire che l'Apostolo con le parole: La grazia della giustificazione invece da molte cadute, ha voluto far intendere i peccati di tutto il popolo che è giustificato per mezzo della grazia, avendo in esso alcuni molti peccati, altri meno, altri anche un singolo peccato: tutti insieme i peccati sono certamente molti.
Giuliano. Ma con tale spiegazione, in virtù della quale non riuscirai né a pervertire il senso dell'Apostolo né a scansarlo, hai tuttavia perduto non solo il tuo prestigio, ma anche lo spauracchio di quel livore che infiammavi contro di noi.
Andavi appunto gridando che abbiamo mancato gravemente contro la fede, noi che diciamo che la grazia del Cristo si deve senz'altro amministrare uniformemente, né si devono cambiare le parole e le istituzioni; ma essa conferisce ugualmente a quanti riempie di sé i doni dell'adozione, della santificazione, della promozione; essa però non trova in reati univoci tutti quelli che vi accedono, ma coloro che hanno peccato con la propria volontà, senza la cui opera non ci può essere nessun peccato, li libera dal reato e da cattivi li fa buoni; gli innocenti invece, felici della loro prima età inoffuscata, non li accusa per nessuna opera di volontà cattiva, di cui sa che non c'è stata esperienza presso di loro.
Agostino. O singolare demenza! È disputare questo o è vaneggiare?
Nella miseria attestano piangendo di essere nati i bambini, ai quali tu non vuoi far avere nel Cristo il loro Gesù, e li dici felici, e tuttavia non li ammetti nel suo regno.
Dal quale regno, se tu lo amassi con carità cristiana, giudicheresti una grande miseria esserne esclusi.
Giuliano. Ma da buoni li fa migliori.
E tutti quelli che accoglie li innalza certamente fino all'unico colle della santificazione, ma non li trova tutti nella medesima palude dei vizi, bensì alcuni li trova in stato d'innocenza, altri in desideri malvagi.
Perché dunque noi diciamo questo che è garantito dalla sanità della fede, dal presidio della ragione, dalla pietà dell'intelligenza, perché diciamo questo che rende alla grazia del Cristo la giusta lode, né attribuisce a Dio nessun reato, tu dici che traballa l'autorità del sacramento e con acume più ottuso di ogni pestello asserisci che si toglie autorità alla grazia, se non le si ascrive l'odiosa colpa della calunnia, se non perverte le regole della giustizia, se non addossa a coloro che sono privi di consapevolezza il crimine della coscienza altrui; e da ultimo tu dici che la grazia non ha nessuna efficacia, se si insegna che essa non opera in tutti uniformemente.
Agostino. Perché hai creduto di dover paragonare ad un pestello non il mio acume, ma l'acume di tutti i controversisti cattolici, insieme ai quali ritengo non abbattuto ciò che voi tentate invano di abbattere?
O forse hai cominciato a sentire che vi stritola nella vostra fragilità?
E tuttavia tu, con l'apparenza di difendere la giustizia di Dio, tenti di rovesciare il modo di sentire di tutta la Chiesa del Cristo sulla condanna dei bambini non rigenerati, non sei mai disposto a dire perché mai sia giusto, se non contraggono il peccato originale, il grave giogo che grava su loro.
Non ti accorgi che siete voi invece a pervertire le regole della giustizia e proprio nel caso dell'onnipotente Dio, dal quale o sotto il quale fate irrogare questa pena senza alcun merito a innumerevoli migliaia di uomini di ogni ordine, ossia di immagini di Dio, dal giorno in cui escono dal grembo delle loro madri.
Infine non sarai mai pronto a dire perché sia giusto che i bambini, morti senza battesimo per nessuna loro colpa e ordinariamente per nessuna colpa nemmeno dei loro cari, siano separati dai loro genitori e dai loro parenti cristiani e non siano ammessi nel regno di Dio, né siano contati tra i vasi fatti per uso nobile, come gli altri bambini battezzati, ma tra i vasi fatti per uso volgare - perché non esiste un terzo genere di vasi - senza meriti cattivi.
Dispiace infatti alla vostra sapienza eretica ciò che crede la fede cattolica: dopo che tutti a causa di uno solo hanno imboccato la strada della condanna, in alcuni si compie la misericordia della grazia, in altri rimane il giudizio della verità per le inscrutabili vie del Signore, che sono tutte misericordia e verità. ( Sal 25,10 )
Giuliano. Tutto ciò dunque che ti serviva ad adescare gli animi sordidi di stoltezza è manifestamente svanito con questa tua spiegazione.
Agostino. Svanito sei ma tu, che non vuoi vedere o confessare che la remissione dei peccati appartiene anche a coloro che hanno un peccato soltanto.
Nella quale grazia medicinale non rientrano i bambini, se non hanno nessun peccato.
Voi li radiate empiamente dalla vita, perché negate ad essi il Salvatore.
Giuliano. Poiché infatti l'Apostolo dichiara: La grazia della giustificazione invece da molte cadute, ( Rm 5,16 ) e tu dici che questo non si può certo applicare ai bambini e che poi negli altri che sono di età perfetta siavvera soltanto perché a quell'unico peccato hanno aggiunto con atti volontari anche altri peccati, confessi senza dubbio che l'operazione della grazia è diversa secondo la diversità di coloro che vi accedono.
In coloro che usano appunto della iniziativa della propria volontà, si offre alla grazia materia per gloriarsi, perché tira fuori da molti crimini alla giustificazione quelli che adotta; nei bambini invece, secondo te, la grazia, più digiuna, più angusta, più esile, né con grande efficacia, né con idonea medicina, né con onestà capace di salvare, né con sicurezza di pudore, si ripromette di cancellare quell'unico peccato, che non avrebbe dovuto nemmeno imputare, e da quell'unico peccato tenta di trasferire i bambini che libera alla giustificazione.
Agostino. Già risposto. Dici molte volte le medesime menzogne, perché non trovi altro da dire.
Quando dite che nessun peccato si deve imputare ai bambini, fate ingiusto Dio che ha imposto a loro un grave giogo dal giorno della loro nascita dal grembo materno. ( Sir 40,1 )
Tacesse pure la Scrittura, chi è così cieco di mente da non vedere che la miseria del genere umano comincia dai pianti dei bambini?
Fate ingiusta anche la legge di Dio, che condanna l'anima di un infante non circonciso all'ottavo giorno. ( Gen 17,14 )
Vano altresì giudicate il precetto che comanda di offrire un sacrificio per il peccato alla nascita di un bambino. ( Lv 12,6 )
Ora, se questo reato dell'origine lo denunzia la Scrittura santa e si denunzia da se stesso, anche questo peccato è tra quei molti peccati dai quali giustifica la grazia che pure i bambini beatifica da questa miseria.
E ciò non avviene in questo secolo, che tutto intero Dio ha voluto penale per gli uomini da quando mise i primi uomini fuori dalla felicità del paradiso, ma nel futuro secolo eterno da dove adesso il Cristo dona alle sue membra il pegno del santo Spirito. ( 2 Cor 1,22 )
Giuliano. Hai confessato dunque che la grazia in un modo opera nei grandi e in un altro modo opera nei piccoli.
Né spazio alcuno puoi credere lasciato alla tua risposta, se tiri la conclusione che c'è, sì, una grande distanza, ma nella remissione dei peccati; sebbene trovi un peccato solo, trova tuttavia un peccato da rimettere.
Ma non fai un passo avanti con questa argomentazione, perché non ha importanza quale sia la specie dei diversi effetti che attribuisci all'unica grazia, comunque confessando che possono essere diversi.
Agostino. Altro è dire diversi gli effetti della grazia, perché anche la Scrittura santa dice multiforme la grazia di Dio, ( 1 Pt 4,10 ) e altro è negare la grazia della remissione dei peccati ai bambini e sostenere che essi, se non si sottraggono alla potestà delle tenebre, sono esorcizzati e insufflati in modo menzognero nella Chiesa della verità, con grande ingiuria del Creatore, se non hanno bisogno dell'aiuto del Salvatore per essere sottratti alla potestà dell'impostore.
Giuliano. Io infatti mi contento che tu sia stato sospinto a concedermi che non a tutte le età possa in egual modo convenire ciò che l'Apostolo ha insegnato della liberalità della grazia.
Se qualche argomento hai portato per confermare che anche nella prima età dei neonati si eseguisce una remissione, tuttavia non hai negato che non si compia nei bambini ciò per cui l'Apostolo ha dichiarato lodevole la grazia del Cristo.
Infatti anteponendo in seguito la medicina del mistero al peccato del primo uomo, nel quale insegnava la presenza di una " forma " per i discendenti, l'Apostolo scrive: Il giudizio di condanna parte da un solo delitto, la grazia della giustificazione invece da molte cadute. ( Rm 5,16 )
L'effetto dunque che gli ha fatto preferire la grazia, ossia l'effetto della giustificazione da molti peccati, neppure secondo te risulta nei bambini e, sebbene con riluttanza, tu sei stato indotto a confessare che la grazia non si trova in modo eguale nelle età diverse.
Agostino. Già risposto. Tu parli a vanvera.
È gloriosa la grazia di Dio anche quando rimette a ciascuno il suo unico peccato, perché anche questi peccati unici appartengono a quella moltitudine di peccati dalla quale giustifica gli uomini colui che salva il suo popolo dai suoi peccati. ( Mt 1,21 )
Al quale popolo non appartenete meritatissimamente voi, perché a quel popolo non volete che appartengano i bambini.
Giuliano. Dalla quale tua ammissione è apparso che non è esistita nessuna necessità di muovere calunnia alla natura umana per questa sola ragione di non attribuire alla grazia specialmente del battesimo effetti diversi secondo le età.
Tolta questa fantasiosa persuasione, se hai un po' di energia, se un po' d'ingegno, se un po' di virtù, tenta di dimostrare il peccato naturale, che vedi distrutto dalla ragione, dall'autorità, dalla equità.
Da quale istinto sei stato ingannato a chiamare opera e pianta del diavolo la mescolanza dei corpi, istituita da Dio, e la voluttà dei sessi, conciliatrice della stessa mescolanza, che, vigendo tanto negli uomini quanto negli animali, indica suo autore lo stesso Dio che indica creatore dei corpi?
Agostino. Arrossisci: tu sei quel famoso cantore della libidine. Arrossisci, ti dico.
La libidine, che a te piace tanto e contro la quale necessariamente combatte chi non vuole commettere peccato consentendo alle sue sollecitazioni, non esisteva nel paradiso prima del peccato.
Ivi dunque o non si sentiva minimamente o non precedeva la volontà razionale né la eccedeva.
Diversa è attualmente: lo sente in se stesso ogni uomo, e tu sei uomo.
Reprimi la voglia di opporti e riconosci il vizio donde si trae il peccato originale.
Questo vizio le nozze lo hanno trovato e non l'hanno introdotto negli uomini propagati da esse.
Di questo vizio le nozze fanno uso per necessità, fanno buon uso con la castità, e perciò non sono in nessun modo colpevoli.
Questo vizio non è un male nelle bestie, perché in esse la carne non ha desideri contrari allo spirito. ( Gal 5,17 )
Questo vizio negli uomini è un male, che dev'essere sanato dalla bontà divina e non lodato dalla vanità umana.
Giuliano. Ma quale ragione ti ha indotto a ferire prima l'innocenza con un crimine altrui e a tentare poi di mescolare con i semi la vicenda dei desideri?
Agostino. Tu fai sempre i medesimi discorsi con le medesime parole, ma sono senza dubbio vane le tue parole.
Per natura buoni sono i semi, ma anche i semi si viziano e da semi viziati si propagano anche i vizi.
Almeno lo stato dei corpi te lo insegni, molti dei quali, sebbene il loro creatore sia sommamente buono e immune da vizi, tuttavia nascono viziosi.
E certamente se nessuno avesse peccato, nel paradiso non nascerebbero simili corpi.
Giuliano. La ragione di togliere al battesimo la verità della sua propria operazione?
La ragione di ascrivere un crimine di patente iniquità a Dio, che è tutto equità e non potrebbe essere Dio senza la giustizia?
Agostino. Questo lo fate piuttosto voi: perché se i bambini sono gravati da un pesante giogo senza il merito di nessun peccato, iniquo è Dio.
Ma siccome egli non è iniquo, sei tu calunniatore e cieco.
Indice |
36 | Rm
5,17-18; De nupt. et concup. 2,46 |
37 | De nupt. et concup. 2,46 |
38 | Vergilius, Aen. 11, 361 |
39 | De nupt. et concup. 2,46 |
40 | De nupt. et concup. 2,46 |
41 | Ambrosius, De paenitentia 1, 3, 13 |