Contro il Manicheo Secondino |
Secondino al vescovo Agostino giustamente degno di onore e di lode e meritevole di straordinaria venerazione.
Sono profondamente grato all'ineffabile e santissima Maestà di Dio e a Gesù Cristo suo primogenito e re di tutte le luci, e allo stesso modo supplice ringrazio lo Spirito Santo, perché mi hanno dato la possibilità di salutare senza timore la tua illustre santità, o Signore giustamente degno di lode e meritevole di straordinaria venerazione.
E non c'è da stupirsi: sono infatti capacissimi di procurare ogni bene e tenere lontano ogni male, in modo da difendere la tua benevolenza con la loro protezione e da sottrarla al male, non a quello che è nulla o che nasce dagli intrighi e dalle passioni umane, ma a quello che è pronto a manifestarsi.
Guai poi a colui che si sarà offerto quale appiglio al male stesso.
Tu infatti, che ricevi da loro tali doni, meriti che essi stessi divengano alimento della tua verità, davvero lucerna, che la destra della verità pose nel candelabro del tuo cuore, perché non fosse dilapidato il patrimonio del tuo tesoro per la venuta di un ladro; ( Mt 6,19-22 ) e comandino che rimanga salda senza franare quella casa che tu hai collocato non sulla sabbia dell'errore, ma sulla roccia ( Mt 7,24-28 ) della conoscenza; e allontanino da noi quello spirito malvagio che infonde paura e cattiveria negli uomini per deviare le anime dallo stretto sentiero ( Mt 7,13-14 ) del Salvatore.
Ogni suo assalto si riversa per mezzo di quei principi contro i quali l'Apostolo confessa, nella Lettera agli Efesini, di aver sostenuto un combattimento.
Dice infatti di combattere non contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro gli spiriti del male, che abitano nelle regioni celesti. ( Ef 6,12 )
Ed a ragione: chi, infatti, rivolgerebbe le armi contro se stesso e non verso colui che gli muove armato contro?
Come infatti i corpi degli uomini sono armi del peccato, allo stesso modo i precetti salutari sono armi della giustizia. ( Rm 6,13 )
Così dice Paolo, così attesta lo stesso Mani.
Non è dunque una battaglia di armi, ma di spiriti che di quelle stesse si servono.
Combattono infatti a causa delle anime.
In mezzo a loro è messa l'anima, alla quale sin dal principio la sua stessa natura ha dato la vittoria.
Se essa avrà operato in accordo allo spirito delle virtù, allora avrà con quello vita eterna e possiederà quel regno verso il quale nostro Signore ci chiama.
Se invece comincia a farsi trascinare dallo spirito dei vizi e lo asseconda, ma dopo il consenso prova pentimento, possiederà la sorgente del perdono di queste sozzure.
Infatti è trascinata al peccato non per sua volontà, ma a causa della commistione con la carne.
Ma se, avendo preso coscienza di sé, acconsentirà al male e non si armerà contro il nemico, peccherà di sua volontà.
Qualora provi per la seconda volta vergogna di avere sbagliato, troverà ancora disponibile l'artefice del perdono.
Infatti non viene punita perché ha peccato, ma perché non si è pentita di averlo fatto.
Ma se si allontana da questa vita senza perdono per il suo peccato, allora sarà esclusa, sarà paragonata alla vergine stolta, ( Mt 25,1-4 ) sarà erede della mano sinistra, allora sarà cacciata dal Signore dal banchetto nuziale ( Mt 22,1-15 ) a causa del vestito nero, lì dove sarà pianto e stridor di denti, ( Mt 22,13-14; Mt 25,31 ) e andrà col diavolo nel fuoco ( Mt 25,41 ) della sua stessa origine, che la tua mirabile sapienza rammenta essere derivato da un arcangelo o afferma non esistere per niente.
Perché dunque regneranno i giusti? Perché gli Apostoli ed i Martiri saranno incoronati?
Tutto questo, perché hanno sconfitto il nulla? Oh, quanto si svilisce la forza del vincitore, quando si afferma che l'avversario è di nessun valore!
Muta, ti prego, la tua opinione, deponi la perfidia tipica della stirpe punica e volgiti alla verità, dalla quale ti sei allontanato per paura.
Non giustificarti con questi falsi convincimenti.
Ho letto, infatti, con la mia intelligenza alquanto limitata e tale quale può essere quella di un Romano, alcuni scritti della tua rispettabile Autorità, in cui tanto te la prendi con la verità, quanto Ortensio con la filosofia.
E così, avendo letto ripetute volte questi scritti con animo obiettivo e occhio attento, vi ho trovato dappertutto un sommo oratore e quasi un dio d'ogni genere d'eloquenza, da nessuna parte però ho mai trovato un cristiano, piuttosto uno agguerrito contro tutto e tutti e che in realtà non propone niente; avresti dovuto mostrarti esperto più nella conoscenza che nell'eloquenza.
Questo invero non posso tacerlo alla tua tanto tollerante Santità: infatti mi hai dato l'impressione, e di sicuro è così, che tu non sia mai stato un seguace di Mani, né che abbia potuto conoscere i reconditi misteri del suo segreto e che, sotto il nome di Mani, tu attacchi Annibale e Mitridate.
Confesso infatti che i marmi della casa di Anicio non splendono per raffinatezza ed ingegnosità architettonica tanto quanto brillano per eloquenza i tuoi scritti.
Se tu avessi voluto armonizzare questa eloquenza con la verità, sicuramente anche per noi ciò avrebbe costituito uno splendido abbellimento.
Non andare, ti prego, contro la tua natura, non voler essere la lancia dell'errore con cui è stato colpito il fianco del Salvatore.
Vedi infatti come egli sia crocifisso in tutto il mondo ed in ciascuna anima, quell'anima che non ha mai avuto la natura di collera.
Tu dunque, che sei di questa stessa anima, lascia perdere ormai, ti prego, i vani biasimi, abbandona le inutili controversie.
Tu, per tutto il tempo in cui sei rimasto nelle tenebre insieme a tuo padre, mai ti sei fatto beffa; ora in mezzo al sole ed alla luna ti scopri accusatore.
Chi ti sarà avvocato davanti al giusto tribunale del Giudice quando, per tua stessa ammissione, si comincerà a dimostrare la tua colpevolezza e per le parole e per le tue azioni?
Il Persiano che hai accusato non si presenterà.
Escluso lui, chi consolerà il tuo pianto? Chi salverà il Punico?
Forse è stato corretto il passo del Vangelo, sicché la via larga non conduce alla perdizione? ( Mt 7,13 )
O forse è falso quanto afferma Paolo, sicché ognuno non renderà conto delle proprie azioni? ( Rm 14,12 )
Magari dopo esserti allontanato da Mani, te ne fossi andato nell'Accademia oppure avessi spiegato le guerre dei Romani, che hanno sopravanzato tutti: quante cose grandi ed egrege là avresti scoperto e tu che sei un uomo casto e soprattutto modello d'ogni tipo di pudicizia e povertà non ti saresti avvicinato ai Giudei, gente dai barbari costumi.
In mezzo ai precetti mescoli favole ed evochi la moglie prostituta; e: genererai figli della prostituzione; e: Con la fornicazione la terra tradirà il suo Dio; ( Os 1,2 ) e: Non ti laverai le mani dopo avere avuto rapporti con la sposa e metti la mano sulla mia gamba; ( Gen 24,2; Gen 47,29 ) e: scanna e mangia; ( At 10,13 ) e: crescete e moltiplicatevi. ( Gen 1,28 )
Ti sono piaciuti i leoni nella fossa ( Dn 6,16 ) perché non c'erano le gradinate?
Forse ti sei dispiaciuto per la sterilità di Sara, del cui pudore era stato mercante il marito facendola passare per sua sorella? ( Gen 12,13; Gen 20,2 )
Ma per caso, dopo il duello di Darete ed Entello,1 avresti voluto assistere a quello di Giacobbe contro se stesso? ( Gen 32,24-25 )
Forse avevi deciso di passare in rassegna il numero degli Amorrei ( Gs 10,5 ) o il miscuglio di animali presenti nell'arca di Noè? ( Gen 7 )
So che hai sempre detestato queste cose, e che invece hai sempre prediletto le cose grandi, che si staccassero dalla terra, e si rivolgessero al cielo, che mortificassero il corpo e vivificassero l'anima.
Chi è stato dunque che all'improvviso ti ha cambiato?
Certo è incredibilmente assurdo dire cose di questo genere alla tua Santità.
Tu stesso infatti non ignori quanto sia perfido, quanto sia maligno, colui che assale i fedeli, uomini pure grandissimi, con tanta astuzia da aver costretto anche Pietro a rinnegare per tre volte il Signore nello spazio di una sola notte e da avere impedito a Tommaso di credere alla Sua risurrezione; e tuttavia queste colpe sono state curate con la medicina del perdono.
Sai di sicuro quanto audacemente abbia ordito le sue macchinazioni, da mescolare la zizzania mentre il Signore spargeva il suo ottimo seme e da rapire l'Iscariota ad un tale pastore, e da presentarsi al momento dell'estremo supplizio della croce a fomentare contro di lui l'ira di Scribi e Farisei, affinché gridassero che fosse rilasciato Barabba e fosse crocifisso Gesù.
Ebbene noi siamo riusciti a sfuggirgli, perché abbiamo seguito il Salvatore spirituale.
Infatti la sua audacia si è spinta a tal punto che, se nostro Signore fosse stato di carne, ogni nostra speranza sarebbe stata recisa.
E tuttavia neppure l'obbrobrio della croce poté saziarlo: anzi, fuori di sé, fece in modo che da una parte fosse coronato di spine, che gli fosse dato da bere dell'aceto, che fosse colpito dalla lancia dei soldati, dall'altra che fosse insultato dal ladrone che era alla sua sinistra. ( Mt 26,27; Lc 22-23; Gv 18-20 )
In seguito tanto crebbe la sua malvagità, da suscitare diverse questioni al Signore stesso e ai suoi Apostoli mentre salivano là, attribuendo - ciò che è peggio - il loro nome a tutti i superstiziosi, vale a dire il prestigio del nome cattolico.
Tralascio di ricordare fino a che punto abbia aizzato ciascun discepolo contro il maestro, a che punto abbia tratto in inganno Imeneo, a che punto Alessandro; ( 1 Tm 1,20 ) quali nefandezze abbia commesso ad Antiochia, Smirne, Iconio; aggiungo soltanto quelle di cui attualmente parla spesso la massa, dalla quale la virtù è tanto lontana, quanto è preclusa al popolo.
Infatti non vi è virtù cui giunge la massa, specialmente se formata da donne.
Ma temo a rendere pubbliche le loro pratiche clandestine, per evitare che, intraprese da altri, possano aumentare.
Certo è proprio dei saggi sopportare l'uno e l'altro rischio, ridere di entrambi e tendere solo a ciò che procura beatitudine, a ciò che genera la vita.
Ma una volta e ancora un'altra supplice ti prego, anzi grandemente ti scongiuro, di degnarti di perdonarmi se qualcuna delle mie parole ha ferito il tuo cuore d'oro: ciò ho fatto infatti per troppo zelo, perché non voglio che tu sia strappato al nostro gregge; anch'io per essermene allontanato stavo quasi per perire, se non mi fossi sottratto in fretta ad una malvagia frequentazione.
Quindi, affinché tu ti riconcili con quella comunità che non ha nessuna colpa verso di te, torna ad essa che, se vi farai ritorno, non si adirerà con te per la tua colpa.
Sa infatti perdonare non solamente sette volte, ed ha il potere di legare e di sciogliere.
Non inventare di dover toccare per credere, tu che da tempo hai visto; non voler imparare tu che puoi insegnare.
Lascia perdere la gloria degli uomini, se vuoi piacere a Cristo.
Fai rivivere Paolo ai nostri giorni, il quale pur essendo dottore della legge giudaica, dopo aver ricevuto da Dio la grazia dell'apostolato, disprezzò come sterco ciò che riteneva il proprio utile, per guadagnare Cristo. ( Fil 3,8 )
Aiuta la tua anima tanto splendente, poiché non sai quando verrà il ladro.
Non ornare i morti, tu che sei ornamento dei vivi.
Non essere compagno della via larga, poiché attende l'Amorreo, ma affrettati per la via stretta per ottenere la vita eterna.
Smetti, ti prego, di chiudere Cristo in un utero, per non esserci a tua volta rinchiuso.
Cessa di voler fare di due nature una sola, perché si avvicina il giudizio di Dio.
Guai a coloro i quali lo subiranno, a coloro i quali trasformano il dolce in amaro.
Ma se hai dei dubbi sull'origine, se sei incerto sull'inizio della battaglia, ti si potrà dare una spiegazione in un dibattito della durata di un giorno ed in un sereno colloquio.
Faccio osservare alla tua sapientissima bontà che ci sono degli argomenti che non possono essere esposti in modo da essere compresi, infatti la ragione divina supera l'intelletto degli uomini.
Prendi ad esempio la questione relativa all'esistenza di due principi e del perché abbia combattuto chi non avrebbe potuto patire nulla, o ancora la questione del nuovo secolo, di cui parla lo stesso Mani, e perché questo si è formato in conseguenza di sommovimenti di quell'enorme terra.
Chi potrebbe ammettere che la natura divina abbia cedimenti?
Tutto ciò deve essere spiegato a chi ascolta, poiché le parole vengono intese da lui una alla volta e poi ricomposte dal commentatore, e per quanto chi spiega abbia detto molte cose, che chi ascolta le ricorda, tuttavia chi le ha dette non le dimentica.
Se tu non avessi sentito parlare così di questo secolo, anche ciò che ho detto ti sarebbe sembrato del tutto stupido ed inutile.
Sarebbe stato così anche riguardo alla battaglia, se tu non avessi prima riconosciuto che Dio è tutto giustizia ed il massimo crimine è invadere i territori altrui.
Ma quando la natura contraria è giunta a questo tipo di attacco, colui che non avrebbe potuto patire nulla, poiché prevedeva ogni cosa, se non avesse combattuto sarebbe sembrato acconsentire al male, e perciò oppose una grande potenza a colui che si faceva avanti, in modo che la sua giustizia non fosse contaminata da nessun tipo di consenso prestato al male.
Così Dio ha stabilito il giusto, in modo che lui stesso non peccasse mai, e non acconsentisse mai al peccatore.
Aggiungo inoltre che Dio era nel suo regno potente sulla natura, perché onnipotente e giudice.
Sono state dette così queste cose, non perché lui è stato fatto, ma perché io non sono capace di comprendere.
Ancora non sono sufficienti per allontanare le perfidie: il sole non è sorto per i ciechi, né la voce sentita dai sordi, né il banchetto preparato per i morti.
Poiché non possono essere assegnati alla natura luoghi precisi, questo è ciò che la natura umana chiama inenarrabile ed ineffabile.
Il Salvatore per cui tutto è facile chiama questi destra e sinistra, dentro e fuori: venite e Andate. ( Mt 25 )
Ma tu hai fatto tutto al contrario e disponi un verso, come: mondo, vita, salute, luce, legge, ordine, potestà, e pronunci una vocale muta, chiami lunga una breve, ma le loro due nature non suonano allo stesso modo, significano due cose, e separate tra di loro.
Ma quando espongo queste cose alla tua ammirevole e sublime prudenza, è come se il Giordano adattasse le sue acque a quelle dell'Oceano, o la lucerna la sua luce a quella del sole, o il popolo la propria santità a quella del vescovo.
Per questo bisogna sopportare ogni cosa contenga questa lettera.
Anch'io infatti se non conoscessi la tua divina pazienza, che perdona facilmente a chiunque, non ti avrei mai scritto in questa maniera.
Ti accorgi che ho toccato per sommi capi temi importanti, e sia stato molto attento a non sembrarti prolisso.
Perciò potrebbero trovare credito queste cose presso la tua santità, insieme a come ci salviamo; altrimenti potrai ricavarne mille volumi, o signore giustamente lodevole e straordinariamente venerabile.
Stai bene.
Indice |
1 | Vergilius, Aen. 5, 362-484 |