La dignità del matrimonio |
Dunque il bene del matrimonio presso tutte le genti e tutti gli uomini consiste nello scopo della generazione e nella casta fedeltà; ma per ciò che riguarda il popolo di Dio vi si aggiunge la santità del sacramento, per la quale non è lecito a una donna risposarsi dopo il ripudio, finché il marito vive, nemmeno se lo fa soltanto per avere figli.
Pur essendo la generazione il solo fine delle nozze, anche se si fallisce lo scopo per cui si è compiuto il matrimonio il vincolo nuziale non si scioglie, a meno che uno dei due coniugi non venga a mancare.
Allo stesso modo, se si fa un'ordinazione sacerdotale per raccogliere una comunità di fedeli, anche se non ne risulta effettivamente la raccolta, in quelli che sono stati ordinati il sacramento dell'ordinazione rimane comunque.
E se per una qualche colpa uno di essi vene rimosso dal suo ufficio, non gli si potrà mai togliere il suggello del Signore, che una volta imposto, permane fino al momento del giudizio.
Dunque il matrimonio avviene allo scopo della generazione, e lo testimonia l'Apostolo che dice: Voglio che le [ vedove ancora ] giovani si risposino. ( 1 Tm 5,14 )
E come se gli venisse domandato: A quale scopo?
Subito specifica: perché abbiano figli e siano madri di famiglia. ( 1 Tm 5,14 )
Riguarda invece l'osservanza della castità la frase: Non è la moglie che ha potestà sul proprio corpo, ma il marito; e ugualmente non è il marito che ha potestà sul proprio corpo, ma la moglie. ( 1 Cor 7,4 )
E per la santità del sacramento dice: La donna non si separi dal marito; ma se si separa, non si risposi o si riconcili con lui; e l'uomo non ripudi la moglie. ( 1 Cor 7,10-11 )
Ecco dunque tutti i beni grazie ai quali le nozze stesse sono un bene: la prole, la fedeltà, il sacramento.
Ma ormai ai giorni nostri è senz'altro preferibile e più santo non cercare prole carnale, conservarsi perciò liberi definitivamente da ogni interesse di tal genere e sottomettersi in spirito a Cristo come all'unico sposo.
Tuttavia di questa liberazione dai doveri coniugali gli uomini dovranno usare così come è stato scritto, per pensare alle cose del Signore e per piacere al Signore: ( 1 Cor 7,32 ) cioè la continenza dovrà sempre badare a non mettere in secondo piano l'obbedienza.
Infatti è questa che i santi Padri esercitarono di fatto, come matrice, per così dire, primaria e assolutamente generale di ogni altra virtù.
Si limitarono invece a serbare la continenza come disposizione abituale dell'animo, essi che, per l'obbedienza in virtù della quale erano giusti e santi e sempre pronti ad ogni buona opera, avrebbero senz'altro obbedito anche se fosse stato loro comandato di astenersi da ogni relazione carnale.
Infatti quanto più facilmente, per ordine o per esortazione di Dio, avrebbero potuto rinunciare ad ogni rapporto, se per obbedienza erano disposti a sacrificare la prole che di quei rapporti costituiva l'unico scopo!
Stando così le cose, si è risposto più che abbastanza agli eretici, siano essi manichei o quanti altri rimproverano ingiustamente la poligamia ai Padri dell'Antico Testamento, ritenendo essere questa la prova per dimostrare la loro incontinenza.
Essi al contrario devono convincersi che ciò che i Patriarchi facevano non andava contro natura, perché si univano alle loro donne non per lascivia ma per generare; non andava contro il costume, perché a quei tempi queste cose si facevano normalmente; non andava contro un precetto, perché nessuna legge lo proibiva: dunque non era peccato.
Quelli poi che avevano rapporti illeciti è la stessa sentenza divina che li dichiara colpevoli nelle Scritture; oppure attraverso la lettura ci sono proposti perché li giudichiamo un esempio da evitare, non da approvare e da imitare.
Dunque noi esortiamo con tutte le nostre forze i fedeli sposati a non giudicare temerariamente quei santi Padri in base alla propria debolezza, mettendo se stessi in paragone con se stessi, ( 2 Cor 10,12 ) come dice l'Apostolo.
Per questo non capiscono quante risorse possa avere l'animo che si dedica alla giustizia contro le passioni, per non soggiacere a tali tendenze carnali ed impedire che esse si spingano nei rapporti sessuali oltre la necessità della generazione, secondo quanto prescrivono l'ordine della natura, le usanze della morale e le norme della legge.
Certo gli uomini interpretano malamente la condotta dei santi Padri perché essi stessi o scelsero le nozze per incontinenza o commettono eccessi nel matrimonio.
Certo, sia gli uomini che le donne che restarono continenti dopo la morte dei rispettivi coniugi, sia le coppie che di comune accordo dedicarono a Dio la loro continenza, sappiano che a loro si deve una ricompensa più grande di quella che richiede la castità coniugale.
Però non disprezzino le nozze dei santi Padri, paragonandole alla loro decisione; ma anzi senza esitare le antepongano ad essa, perché quelli si univano profeticamente, nell'unione non cercavano se non la prole, e nella prole stessa non intendevano altro che favorire la futura incarnazione di Cristo.
In particolar modo le nostre esortazioni sono rivolte ai giovani e alle fanciulle che dedicano a Dio la loro verginità; essi siano consapevoli di dover circondare il tempo della loro vita terrena di un'umiltà tanto più grande quanto più appartiene al cielo quello che hanno dedicato.
Appunto è stato scritto: Quanto più sei grande, tanto più umiliati in tutte le cose. ( Sir 3,20 )
Dunque a noi spetta parlare della loro grandezza, a loro pensare a una grande umiltà.
Dobbiamo escludere dunque il paragone con alcuni di quei santi che si sposarono e furono padri e madri: essi, benché non siano sposati, non sono superiori a loro, perché, se fossero sposati, non sarebbero neppure pari.
Ma siano certi che superano assolutamente tutti quelli della nostra età che sono sposati o che hanno scelto la continenza dopo aver sperimentato il matrimonio; e li superano non di quanto Anna supera Susanna, ma di quanto Maria supera entrambe.
Mi riferisco naturalmente solo a ciò che riguarda la santa integrità della carne: infatti chi non conosce gli altri meriti di Maria?
Dunque questi giovani adottino i costumi che si accordano a una scelta tanto elevata ed avranno la completa sicurezza di una splendida ricompensa.
Infatti sanno bene che essi stessi e tutti i fedeli, diletti ed eletti membri di Cristo, provenendo in gran numero da Oriente e da Occidente, risplenderanno di una luce di gloria diversa in proporzione ai loro meriti; ma il grande premio comune sarà di sedere a mensa nel regno di Dio con Abramo, Isacco e Giacobbe, ( Mt 8,11 ) i quali non per questa vita temporale ma per Cristo furono sposi e per Cristo furono padri.
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