Discorsi sul Nuovo Testamento

Indice

Sulle parole del Vangelo di Mt

Mt 19,21: "Và, vendi tutto ciò che possiedi e dallo ai poveri" ecc.

1.1 - Il tesoro da riporre in cielo
2.2 - Si chiede il consiglio per salvarsi, ma non si ascolta volentieri
3.3 - Ciò che si dà ai poveri lo riceve Dio
4.4 - Dio stesso chiama in giudizio i creditori perché ricevano
4.5 - Che cosa Cristo renderà in cambio dei beni terreni
6.6 - L'avarizia e la prodigalità: due padrone che danno ordini contrari
7.7 - Dal giogo delle due opposte padrone libera Cristo
7.8 - Il consiglio imprudente dell'avarizia
8.9 - Un altro consiglio insensato
9.10 - Il consiglio di Dio che ordina quello che ordina l'avarizia
9.11 - Il falso amore degli avari verso i figli
11.12 - A un morto è dovuto ciò che gli era riservato da vivo
11.13 - Nella divisione del patrimonio si deve contare tra i figli anche Cristo
12.14 - L'avarizia non ha scusa di sorta
12.15 - Si confuta il consiglio della prodigalità
13.16 - Un altro ricco dissoluto
14.17 - Bisogna praticare adesso il consiglio di fare l'elemosina

1.1 - Il tesoro da riporre in cielo

Il Vangelo con il presente brano mi ha esortato a parlare del tesoro celeste alla Carità vostra.

Il nostro Dio non vuole - come pensano gl'increduli avidi di denaro - che noi perdiamo le nostre sostanze; se è inteso nel giusto senso, se è creduto con spirito di fede e se viene interpretato con il senso di rispetto verso Dio ciò che ci viene comandato, non ci comanda di perderle, ma ci mostra il posto ove riporle.

Ciascuno di noi può pensare solo al proprio tesoro e va facilmente dietro alle proprie ricchezze per la strada - diciamo così - tracciata dal suo cuore.

Orbene, se vengono sepolte sulla terra, il cuore si dirige verso il basso; se invece vengono conservate in cielo il cuore sarà in alto.

Se dunque i cristiani desiderano mettere in pratica ciò che sanno anche di dichiarare in pubblico ( ma non tutti quelli che sentono lo sanno, e volesse il cielo che non lo sapessero inutilmente coloro che lo sanno ); chi dunque vuole avere il cuore in alto riponga lì ciò che ama; pur vivendo con il corpo sulla terra, col cuore abiti insieme con Cristo; come la Chiesa fu preceduta dal proprio capo, così il cristiano si faccia precedere dal proprio cuore.

Allo stesso modo che le membra sono destinate ad andare là ove le ha precedute il loro capo, Cristo, così il cristiano risorgendo è destinato a tornare là ove lo avrà preceduto il cuore dell'uomo.

Usciamo dunque da questa terra mediante la parte grazie alla quale possiamo farlo e tutto il nostro essere ci seguirà dove sarà già arrivata quella parte di noi.

La nostra casa terrestre è destinata ad andare in rovina; eterna è invece quella celeste.

Trasferiamoci prima là dove ci proponiamo di andare.

2.2 - Si chiede il consiglio per salvarsi, ma non si ascolta volentieri

Abbiamo udito un ricco il quale chiedeva al Maestro buono si chiede il consiglio per ottenere la vita eterna.

Era cosa di gran pregio quella ch'egli amava, spregevole invece quella che non voleva disprezzare.

Perciò sentendo con cuore corrotto Colui ch'egli aveva già chiamato "Maestro buono", a causa di un maggior attaccamento ai beni spregevoli, perse il possesso della carità.

Se non avesse voluto ottenere la vita eterna, non avrebbe richiesto il consiglio per avere la vita eterna.

Per qual motivo allora, o fratelli, respinse le parole di Colui ch'egli stesso aveva chiamato "Maestro buono", dichiarate a lui dall'autentica verità?

Forse quel Maestro è buono prima d'insegnare ed è cattivo dopo aver insegnato?

Prima che insegnasse era stato chiamato buono!

Il ricco non aveva udito ciò che desiderava udire, ma ciò che doveva fare; era andato desideroso, ma se ne andò afflitto.

Che sarebbe accaduto, se gli fosse stato detto: "Devi perdere quel che hai"? dal momento che se ne andò triste, perché gli era stato detto: "Conserva bene quello che hai".

Va' a vendere ciò che hai - è detto - e da' il ricavato ai poveri.

Hai forse paura di perderlo? Vedi quel che segue: e avrai un tesoro nel cielo. ( Mt 19,21 )

Forse avresti messo un tuo servo a custodire i tuoi tesori, mentre custode del tuo oro sarà il tuo Dio.

Ciò che ha dato sulla terra lo conserva egli stesso in cielo.

Quel tale non avrebbe forse esitato ad affidare a Cristo ciò che aveva e si rattristò perché gli era stato detto: Dallo ai poveri, come se dicesse tra sé: "Se tu mi avessi detto: "Dallo a me; te lo conserverò io in cielo", non avrei esitato a darlo al mio Signore, al Maestro buono; adesso invece mi hai detto: Dallo ai poveri".

3.3 - Ciò che si dà ai poveri lo riceve Dio

Nessuno sia esitante a dare l'elemosina ai poveri, nessuno creda che la riceva colui del quale vede la mano; la riceve Colui che ha comandato di darla.

Non affermiamo ciò in base a un nostro sentimento o a una congettura umana; ascolta Colui che non solo ti esorta a farlo, ma ti firma anche la garanzia.

Avevo fame - è detto - e mi avete dato da mangiare. ( Mt 25,35 )

Dopo l'enumerazione dei loro servizi [ i giusti ] chiederanno [ al Signore ]: Quando mai ti abbiamo visto affamato? ed egli risponderà: Tutto ciò che avete fatto a uno dei più piccoli dei miei fratelli, lo avete fatto a me. ( Mt 25,40 )

Chiede l'elemosina un povero ma è un ricco quello che la riceve; si dà a uno che la spende per sé, ma la riceve Colui che la renderà.

E non renderà solo ciò che riceve: egli vuole prendere a interesse, promette più di quel che avrai dato.

Metti fuori tutta la tua cupidigia di danaro; fa' conto d'essere un usuraio.

Se tu lo fossi realmente, saresti rimproverato dalla Chiesa, saresti condannato dalla parola di Dio, ti detesterebbero tutti i tuoi fratelli come un crudele usuraio bramoso di guadagnare sulle lagrime altrui.

Sii usuraio, nessuno te lo proibisce.

Invece di prestare a un povero, il quale piangerà quando ti renderà, dà a uno ch'è in grado di restituire e che ti esorta anche a ricevere ciò che promette.

4.4 - Dio stesso chiama in giudizio i creditori perché ricevano

Da' a Dio e cita in giudizio Dio. Anzi da' a Dio e lo citerai per ricevere.

Certamente sulla terra cercavi il tuo debitore; cercava anch'egli, ma cercava ove nascondersi dal tuo cospetto.

Tu avevi udito il giudice e avevi detto: "Fa' chiamare in giudizio il mio debitore".

Il debitore all'udire ciò se ne va via ed evita perfino di salutarti; e dire che tu, quando aveva bisogno, gli avevi prestato dei soldi e così lo avevi salvato.

Orbene, ecco a chi devi fare dei prestiti.

Da' a Cristo: sarà lui stesso che spontaneamente ti farà chiamare in giudizio per restituirti quanto gli hai prestato, mentre tu ti stupirai ch'egli abbia ricevuto qualcosa da te.

In effetti ai giusti che si troveranno alla sua destra dirà lui stesso, di sua propria iniziativa: Venite, benedetti del Padre mio. Venite: dove? Entrate in possesso del regno, preparato per voi fin dall'origine del mondo.

In premio di che cosa? Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero nudo e mi avete rivestito; ero forestiero e mi avete dato ospitalità; ero malato e in prigione e siete venuti a trovarmi.

E quelli: Signore, ma quando mai ti abbiamo visto? ( Mt 25,34-37 )

Che vuol dire questo modo di parlare? Il debitore concorda nel debito e i creditori rifiutano!

Il debitore fedele non vuole ingannarli. Esitate a ricevere?

Io ho ricevuto un prestito da voi e voi non lo sapete?

Egli inoltre risponde in qual modo l'ha ricevuto: "Ogni volta che avete fatto un servigio a uno dei miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me. ( Mt 25,40 )

Non l'ho ricevuto io direttamente ma per mezzo dei miei.

Ciò ch'è stato dato loro è arrivato a me: state sicuri, non l'avete perduto.

Sulla terra vi guardavate da quanti non erano capaci di restituire; nel cielo avete uno ch'è in grado di farlo.

Io ho ricevuto - dice - io vi restituirò".

4.5 - Che cosa Cristo renderà in cambio dei beni terreni

Ma che cosa ho ricevuto e che cosa renderò? "Ho avuto fame - dice - e mi avete dato da mangiare, ecc.

Ho ricevuto la terra, darò il cielo; ho ricevuto beni temporali, restituirò beni eterni; ho ricevuto il pane, darò la vita".

Anzi diciamo pure così: "Ho ricevuto il pane, darò anch'io il pane; ho ricevuto da bere, darò da bere; ho avuto ospitalità in casa, ma io darò la casa; sono stato visitato quand'ero malato, ma io darò la salute; sono stato visitato in carcere, ma io darò la libertà.

Il pane dato a voi ai miei poveri è stato consumato, mentre il pane che io darò, non solo vi ristorerà, ma non finirà giammai".

Ci dia dunque il pane lui, il pane disceso dal cielo. Quando darà il pane, darà se stesso.

5.5 - Che cosa infatti volevi quando prestavi a interesse?

Dare soldi e riceverne altri, ma darne di meno e riceverne di più.

"Io invece - dice Dio - tutto ciò che hai dato, lo contraccambierò in meglio".

Ora, se tu dessi una libbra d'argento e ne ricevessi una d'oro, da quanta gioia saresti preso?

Osserva e interroga l'avarizia.

"Ho dato una libbra d'argento - direbbe - e ne ricevo una d'oro.

Quale differenza tra l'oro e l'argento!".

A maggior ragione dunque, quale differenza tra il cielo e la terra!

Tu inoltre avresti dovuto lasciare quaggiù l'oro e l'argento, ma tu non dovevi rimanervi per sempre.

Io invece vi darò un bene diverso, più abbondante e migliore, e ve lo darò per l'eternità.

Spegniamo quindi, fratelli, la nostra brama di denaro in modo da lasciarci infiammare da un'altra brama ch'è santa.

L'avarizia, che con ogni mezzo cerca d'impedirvi di fare il bene, vi seduce con un linguaggio nefasto; voi volete essere schiavi d'una padrona crudele perché non volete riconoscere il Signore ch'è buono.

Talvolta il cuore è sotto il dominio di due padrone dalle quali è straziato in direzioni opposte il cattivo servitore, che merita d'essere schiavo di siffatte padrone.

6.6 - L'avarizia e la prodigalità: due padrone che danno ordini contrari

Un individuo è talora schiavo di due padrone che sono in contrasto tra loro: l'avarizia e la prodigalità.

L'avarizia dice: "Tieni in serbo", la prodigalità invece dice: "Spendi".

Che cosa farai tu, soggetto a due padrone che danno ordini contrari e hanno esigenze opposte?

L'una e l'altra ha un suo proprio discorso.

Quando perciò ti rifiuterai di ubbidire e vorrai perseguire la tua indipendenza, poiché non potranno darti ordini, useranno con te la seduzione.

Ma tu devi avere paura più delle loro carezze che dei loro ordini.

Che dice l'avarizia? Dice: "Conserva i tuoi averi per te e per i tuoi figli.

Se ti troverai nel bisogno, nessuno ti darà nulla.

Non vivere alla giornata; provvedi alle tue necessità per l'avvenire".

La prodigalità, al contrario: "Godi la vita finché ce l'hai.

Tratta bene l'anima tua. Dovrai morire ma non sai quando e non sai neppure se i tuoi beni li possederà il tuo erede, al quale li lascerai.

Tu imponi molte privazioni alla tua gola, ma quello, quando tu sarai morto, non porrà su di te una coppa o, se mai la porrà, sarà per ubriacarsene lui e a te non ne scenderà neppure una goccia.

Tràttati perciò bene dal momento che ne hai la possibilità, adesso che la possibilità ce l'hai".

Diverso era il comando dell'avarizia: "Conserva per te, pensa a te per l'avvenire".

Diverso il comando della prodigalità: "Spendi, tràttati bene".

7.7 - Dal giogo delle due opposte padrone libera Cristo

Devi sentir disgusto, tu che sei libero e chiamato alla libertà; devi sentir disgusto del giogo di schiavitù posto sul tuo collo da siffatte padrone.

Riconosci il tuo Redentore, il tuo liberatore.

Mettiti al servizio di lui: ciò che ti comanda è ben più facile, non ti dà ordini opposti.

Oso dire anche di più: davano ordini opposti l'avarizia e la prodigalità in modo che ti era impossibile ubbidire ad ambedue.

Una infatti diceva: "Conserva per te e pensa al tuo avvenire"; l'altra invece diceva: "Spendi e tratta bene l'anima tua".

Se ti si presentasse il tuo Signore e Redentore, ti rivolgerebbe lo stesso discorso, ma senza contraddizioni.

Se tu non vorrai ascoltarlo, sappi che alla sua casa non è necessario chi serve malvolentieri.

Presta attenzione al tuo Redentore, considera quanto gli sei costato.

È venuto per riscattarti, e per questo ha versato il suo sangue.

Tu gli eri assai caro perché ti aveva comprato a caro prezzo.

Se riconosci colui che ti ha riscattato, considera da quale schiavitù ti ha riscattato!

Non parlo di tutti gli altri vizi e del superbo dominio che esercitavano su di te; poiché tu eri schiavo d'innumerevoli vizi.

Parlo solo di queste due padrone, ossia l'avarizia e la prodigalità, che ti danno ordini opposti, che ti trascinano in direzioni opposte.

Strappati da esse, vieni dal tuo Dio. Se prima eri servo dell'iniquità, sii ora servo della giustizia.

Le stesse parole che ti dicevano esse dandoti ordini opposti, le sentirai anche dal tuo Signore senza che però ti dia ordini opposti.

Egli non elimina il loro linguaggio, ma elimina il loro potere.

Che ti diceva l'avarizia? "Conserva per te, pensa al tuo avvenire".

Non cambia la parola eterna, il Verbo, cambia solo l'uomo.

Se dunque ti aggrada, fa' il confronto tra i consiglieri.

L'uno è l'avarizia, l'altro è la giustizia.

7.8 - Il consiglio imprudente dell'avarizia

Esamina ora come sono contraddittori gli stessi ordini che ti danno.

"Conserva i tuoi beni per te", dice l'avarizia.

Nell'ipotesi che tu volessi ubbidire, devi esaminare in qual luogo li potrai conservare.

Essa ti potrà indicare un luogo sicuro, una stanza costruita con solide mura, una cassaforte di ferro.

Anche se circondi tutti i luoghi con salde difese, ci potrà essere in casa tua un ladro che riuscirà a spezzare tutte le difese anche più interne e, mentre ti prendi cura del tuo denaro, dovrai temere per la tua stessa vita.

Può darsi che, mentre tu tieni da parte molto denaro chi desidera sottrartelo pensa perfino d'ucciderti.

Infine, per quanto tu possa mettere al sicuro i tuoi tesori e i tuoi vestiti con qualunque mezzo di protezione, mettili al sicuro, se ci riesci, dalla ruggine e dalle tignole!

Che farai? Non sarà un nemico di fuori che verrà a rubare, ma è insito nelle cose stesse quello che le distruggerà.

8.9 - Un altro consiglio insensato

L'avarizia dunque non ti ha dato un buon consiglio.

Poiché ti ha ordinato di conservare i tuoi beni, ma non ha saputo trovare un posto ove tu possa conservarli.

Vediamo anche l'altro consiglio che aggiungeva, e cioè: "Pensa per l'avvenire".

Per un avvenire quanto lungo? Per pochi e incerti giorni.

Essa dice: "Pensa per l'avvenire"; lo dice a un individuo che forse non vivrà neppure fino a domani.

Ma supponiamo pure che viva per tutto il tempo che pensa l'avarizia, non dico per il tempo ch'essa afferma e ch'essa possa dimostrare con sicurezza e sul quale possa far conto.

Ma ammettiamo pure che sia vissuto quanto crede l'avarizia e sia divenuto vecchio e arrivato alla fine della vita; eccolo vecchio, curvo, appoggiato a un bastone, egli cercherà ancora di guadagnare e sentirà dirsi dall'avarizia: "Pensa per l'avvenire".

Per quale avvenire? Quando starà già per spirare, l'avarizia gli dirà: "Per i tuoi figli".

Volesse il cielo che almeno non avessimo come avari i vecchi privi di figli.

Anche ad essi, a individui di tal genere, che non possono scusare la loro iniquità con nessun pretesto d'amore paterno l'avarizia non cesserà di dire: "Pensa per l'avvenire".

Ma forse essi si vergogneranno subito.

Vediamo invece coloro che hanno figli, se sono sicuri che saranno i propri figli a possedere i beni che lasceranno.

Durante la loro vita osservino i figli degli altri; alcuni di essi perdono le loro sostanze per la malvagità altrui, altri invece sperperano per la propria dissolutezza ciò che possedevano; e così rimangono poveri i figli dei ricchi.

Spilorci, taccagni, o schiavi dell'avarizia! "Ma i miei beni - si dice li possederanno i miei figli".

È un'ipotesi incerta. Non dico: "È falsa", ma dico ch'è incerto ciò che pensi di fare.

Finalmente, supponi che sia sicuro: che cosa vuoi lasciare loro? Ciò che hai guadagnato.

Certamente ciò che hai guadagnato non ti era stato lasciato in eredità, eppure lo possiedi.

Se tu hai potuto avere ciò che non ti è stato lasciato in eredità, anche i tuoi figli potranno avere ciò che tu non lascerai loro.

9.10 - Il consiglio di Dio che ordina quello che ordina l'avarizia

Sono stati dimostrati falsi i consigli dell'avarizia; ma ora dica le stesse cose il Signore e parli ora la giustizia; le espressioni saranno identiche ma il senso sarà diverso.

"Conserva per te i tuoi beni - dice il Signore - pensa per il futuro".

Ma domandagli: "Dove li conserverò?".

Avrai un tesoro nel cielo, ( Mt 19,21; Mc 10,21; Lc 18,22 ) dove non arriverà il ladro né li guasteranno le tignole. ( Lc 12,33 )

Per quanto tempo in avvenire li potrai conservare?

Venite, benedetti del Padre mio, entrate in possesso del regno ch'è stato preparato per voi dal principio del mondo. ( Mt 25,34 )

Di quanti giorni risulterà questo regno lo mostra l'ultima frase di quel discorso.

Dopo aver detto a proposito di quelli posti alla sinistra: Per conseguenza questi andranno nel fuoco eterno; a proposito invece di quelli posti alla destra egli dice: I giusti al contrario andranno nella vita eterna. ( Mt 25,46 )

Questo è provvedere al futuro, un futuro che non ha un futuro successivo.

Quei giorni senza fine sono stati chiamati "giorni", ma anche un unico "giorno".

Un profeta infatti parlando di quei giorni dice: Affinché io abiti nella casa del Signore per la lunghezza dei giorni. ( Sal 21,6 )

Così pure si tratta d'un giorno poiché viene detto: Io oggi ti ho generato. ( Sal 2,7 )

Ma quei giorni sono un solo giorno, poiché non esisterà più il tempo; quel giorno non è né preceduto da quello di ieri né respinto da quello di domani.

Pensiamo quindi proprio all'avvenire; quest'espressione pur essendo uguale a quella dell'avarizia, serve tuttavia ad abbatterla.

9.11 - Il falso amore degli avari verso i figli

Per ultima cosa tu mi obietterai: "Ma che farò dei miei figli?".

Anche a questo proposito ascolta il consiglio del tuo Signore.

Se il tuo Signore ti dicesse: "Ci penserò meglio io che li ho creati che non tu che li hai generati", forse non sapresti cosa rispondergli.

Ma se ti porrai a considerare quel ricco che se ne andò via triste e fu rimproverato dal Vangelo? ( Mt 19,16-24 ) forse dirai fra te: "Quel ricco fece male a non vendere tutto e a darne il ricavato ai poveri perché non aveva figli; io invece ho figli e so perciò per chi devo conservare i miei beni".

Ma anche in questa tua debolezza ti sta vicino il tuo Signore.

10.11 - In virtù della misericordia del Signore oserò dirti una cosa; per la sua misericordia, non per la presunzione della mia autorità, oso darti un consiglio.

Conserva pure i tuoi beni anche per i tuoi figli, ma ascoltami.

Per un incidente di quelli, che succedono nelle vicende umane? qualcuno potrebbe perdere uno dei suoi figli; in questo caso - riflettete, fratelli miei, riflettete bene - l'avarizia non ha più scuse, né in questo mondo né in quello futuro.

Ecco, si tratta di vicende umane, non d'un nostro desiderio, ma di fatti che noi vediamo e ci si presentano come esempi.

È morto un cristiano; tu hai perduto un figlio cristiano, ma tu non l'hai perduto, l'hai solo mandato avanti.

Non è deceduto, ti ha solo preceduto.

Interroga la tua fede; essa ti risponderà che certamente dovrai andare anche tu là ove tuo figlio ti ha preceduto.

In breve, ecco quanto io affermo, e penso che nessuno possa contraddirmi.

È ancor vivo tuo figlio? Interroga la tua fede.

Se dunque è ancora vivo, perché i suoi fratelli s'impossessano della quota che gli spetta?

Ma tu dirai: "Deve forse tornare a prendere possesso della sua parte d'eredità?".

E allora mandagliela dove ti ha preceduto; egli non può venire a prendere la sua proprietà ma la sua proprietà può andare a raggiungere lui.

Vedi con chi egli si trova. Se tuo figlio ricoprisse una carica a palazzo e diventasse amico dell'imperatore e ti dicesse: "Vendi la mia parte e mandamene il ricavato", sapresti forse cosa ribattergli?

Adesso tuo figlio si trova con l'Imperatore di tutti gl'imperatori, col Re di tutti i re, con il Signore di tutti i signori.

Inviagli la sua parte. Non dico che ne abbia la necessità lui; ne ha bisogno sulla terra il suo Signore, presso il quale si trova tuo figlio.

Vuole ricevere quaggiù quello che dà in cielo.

Fa' un contratto d'assicurazione, come sono soliti fare alcuni avari.

Distribuisci per i forestieri quello che potrai ricevere nella tua patria.

11.12 - A un morto è dovuto ciò che gli era riservato da vivo

Infine non parlerò più di te, ma di tuo figlio.

Se esiterai a dare del tuo ed esiterai perfino a rendere l'altrui, certamente si dimostrerà che sei colpevole perché non tenevi in serbo i tuoi beni per i tuoi figli.

Ecco, tu non li dài ai tuoi figli poiché li porti via ad essi.

Certamente li sottrarrai a quello ch'è morto.

Per qual motivo sarebbe indegno di riceverli? perché vive con un Padre più degno di te?

Tu avresti ragione se Colui con il quale egli vive non volesse riceverli, già ricco a vantaggio della tua casa, quella celeste però.

Non ti dirò assolutamente: "Da' ciò che possiedi", ti dico solo: "Rendi ciò che devi".

Ma tu replichi: "Lo avranno i suoi fratelli".

Oh teoria perversa, che insegna ai tuoi figli a desiderare la morte dei loro fratelli!

Se diventeranno più ricchi con la parte del loro fratello, bada come si comporteranno tra loro in casa tua.

Che farai dunque? Tu dividi il patrimonio e poi insegni a compiere parricidi?

11.13 - Nella divisione del patrimonio si deve contare tra i figli anche Cristo

Non voglio parlare dell'eventuale perdita d'un tuo figlio, per non aver l'apparenza di minacciare disgrazie alle persone.

Parliamo in qualche modo più felicemente e più lietamente.

Non ti dico: "Avrai un figlio di meno, fa' conto d'averne uno di più".

Ti dico: "Fa' posto a Cristo con i tuoi figli, alla tua servitù si aggiunga il tuo Signore, alla tua figliolanza si aggiunga il tuo Creatore, al numero dei tuoi figli il Fratello tuo.

Pur essendo egli tanto diverso, si è degnato d'essere anche tuo fratello; pur essendo l'Unigenito del Padre, ha voluto avere dei coeredi.

Ecco quanto è stato generoso lui e tu quanto sei avaro!

Se hai due figli, contalo come terzo; se ne hai tre, venga annoverato come quarto; se ne hai cinque, chiamalo sesto; se ne hai dieci, sia l'undicesimo.

Non voglio dire di più; serba al tuo Signore il posto d'uno dei tuoi figli.

In realtà ciò che darai al tuo Signore sarà di giovamento non solo a te ma anche ai tuoi figli; ciò che invece conservi malamente per i tuoi figli, sarà di nocumento non solo a te ma anche ai tuoi figli.

Darai perciò una sola parte: quella da te valutata per un tuo figlio.

Fa' conto d'aver messo al mondo un altro figlio".

12.14 - L'avarizia non ha scusa di sorta

Che c'è di difficile, fratelli miei? Io do solo un consiglio; vi prendo forse per la gola?

Come dice l'Apostolo: Dico ciò per il vostro bene, non per gettarvi un laccio. ( 1 Cor 7,35 )

Penso, fratelli, che si tratti d'un pensiero semplice e facile, quello che un padre pensi d'avere un figlio di più e comprare dei poderi che potrai possedere in eterno tu e i tuoi figli.

L'avarizia non può obiettare nulla.

A queste parole avete applaudito.

Parlate contro di essa, non prevalga su di voi; nel vostro cuore essa non abbia influenza maggiore di quella del vostro Redentore.

Non abbia nel vostro cuore potere maggiore di quello di Colui che ci esorta ad avere in alto il cuore.

Lasciamo dunque andare l'avarizia.

12.15 - Si confuta il consiglio della prodigalità

Che dice la sensualità? Che dice? "Tratta bene l'anima tua".

Ecco, anche il Signore dice: "Tratta bene l'anima tua".

Ciò che ti diceva la sensualità te lo dice anche la giustizia.

Ma anche qui bada in qual senso viene detto.

Se vuoi trattar bene l'anima tua, considera quel ricco che per consiglio dell'avarizia e della sensualità voleva far godere l'anima sua.

I suoi campi diedero frutti così abbondanti che non aveva più posto ove riporre i suoi raccolti e allora disse: Che farò?

Non ho dove mettere i raccolti.

Ho trovato che cosa fare: demolirò i vecchi magazzini e ne costruirò di nuovi, li riempirò e dirò all'anima mia: Tu hai molti beni, goditeli. ( Lc 12,16-18 )

Ma ascolta il consiglio contro la sensualità: Stolto, questa notte la tua anima tisarà tolta; di chi saranno le tue provviste? ( Lc 12,20 )

E dove andrà a finire l'anima che gli sarà tolta? Gli saràtolta questa notte e non sa dove essa andrà a finire.

13.16 - Un altro ricco dissoluto

Ecco un altro ricco sensuale, orgoglioso.

Faceva festa ogni giorno con magnifici banchetti e portava abiti di porpora e di bisso; un povero tutto coperto di piaghe stava seduto alla porta e bramava invano le briciole che cadevano dalla mensa del ricco; con le sue piaghe dava nutrimento ai cani mentre egli non ne riceveva dal ricco.

Morirono ambedue: l'uno fu sepolto, dell'altro che cosa dice la Scrittura?

Fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. ( Lc 16,22 )

Il ricco vede il povero, o meglio quello ormai povero vede quello che ora è ricco; desidera una goccia d'acqua sulla propria lingua con la punta del dito di colui che desiderava le briciole cadute dalla sua tavola.

Senza dubbio si sono cambiate le parti. Il ricco, ch'era morto, formula inutilmente quel desiderio, ma cerchiamo di non ascoltarlo senza profitto noi che siamo vivi.

Quello infatti desiderava tornare sulla terra ma non gli fu permesso; desiderava che ai suoi fratelli fosse inviato qualcuno dai morti, ma non gli fu concesso neppure questo.

Che cosa dunque gli fu risposto? Quelli hanno sulla terra la legge di Mosè e gli scritti dei Profeti. ( Lc 16,29 )

Ma il ricco replicò: "Non li ascolteranno se qualcuno dei morti non andrà da loro".

Ma Abramo gli disse: Se non ascoltano le parole di Mosè e dei Profeti, non crederanno neppure se andrà uno risorto dai morti. ( Lc 16,30-31 )

14.17 - Bisogna praticare adesso il consiglio di fare l'elemosina

In conclusione, sul dovere di fare elemosine e ottenere il riposo dell'anima per l'avvenire, ciò che disse la sensualità in senso contrario, di trattare cioè bene l'anima nostra, lo disse anche Mosè e lo dissero anche i Profeti.

Ascoltiamoli mentre siamo in vita.

Poiché inutilmente bramerà di ascoltare nell'altra vita questi consigli chi li ha disprezzati quando li udiva.

Oppure aspettiamo forse che qualcuno risorga perfino dai morti e ci venga a dire di trattare bene l'anima nostra?

Ma anche ciò si è già avverato: non è risorto tuo padre ma è risorto il tuo Signore.

Ascolta lui, accogli il suo utile consiglio.

Non risparmiare le tue ricchezze, distribuiscine quante ne puoi.

Questo ch'era il consiglio della sensualità, è diventato il consiglio del Signore.

Distribuiscine quante ne puoi, tratta bene l'anima tua affinché non ti sia tolta questa notte.

Ecco per grazia di Cristo - almeno lo credo - il discorso sul dovere di far l'elemosina.

Gli applausi che mi rivolgete saranno graditi al Signore, se egli vedrà anche le vostre mani all'opera.

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