Discorsi sul Nuovo Testamento |
1 - Di che cosa ci ammonisce la maledizione del fico
2 - Il monte trasferito dagli Apostoli nel mare
3 - La maledizione dell'albero prefigurava una realtà futura
4 - Ogni espressione o fatto della Scrittura si può intendere in tre modi
5 - Fatti simbolici
6 - Un fatto veramente compiuto e tuttavia allegorico
7 - Tenersi uniti a Cristo nell'Eucaristia
Il passo del santo Vangelo ch'è stato letto or ora ci ha ammoniti e atterriti affinché non abbiamo solo foglie senza avere frutti.
Ciò si spiega in due parole: non ci dev'essere abbondanza di parole e mancanza di fatti.
Grande terrore! Chi non sarebbe preso da terrore durante questa lettura vedendo con gli occhi del cuore l'albero reso arido e immaginando di sentirsi dire: Mai più in eterno nascano frutti da te! ( Mt 21,19 )
Il terrore ci corregga e la correzione ci faccia produrre frutti.
Senza dubbio Cristo Signore prevedeva che un certo albero di fico si sarebbe giustamente seccato perché aveva foglie ma non aveva frutti.
Quell'albero era la Sinagoga, non quella chiamata alla vita eterna ma quella riprovata.
Poiché dal seno di essa fu chiamato alla fede il popolo di Dio; il quale veracemente e sinceramente attendeva Gesù Cristo quale salvezza di Dio in base alla predizione dei Profeti.
E poiché l'attendeva con fede, meritò di conoscerlo presente.
Da quel popolo provenivano gli Apostoli, da esso tutta la folla che camminava davanti al puledro del Signore e gridava: Osanna al Figlio di Davide, benedetto colui che viene nel nome del Signore. ( Mt 21,9 )
Era una gran folla di giudei fedeli, era una gran folla di credenti in Cristo prima che fosse sparso il suo sangue per la loro salvezza.
Non inutilmente infatti il Signore in persona era venuto solo per le pecore sperdute del popolo d'Israele. ( Mt 15,24 )
Ma dopo essere stato crocifisso e ormai esaltato nel cielo, trovò in altri il frutto del ravvedimento e non li fece seccare ma li coltivò nel campo e l'irrigò con la sua parola.
A quel popolo appartenevano i quattromila giudei che credettero in Cristo dopo che i discepoli e quelli ch'erano con loro, ripieni dello Spirito Santo, presero a parlare nella lingua di tutti i popoli ( At 2,4 ) e con quella diversità di lingue predissero in certo qual modo che la Chiesa si sarebbe diffusa per tutta la terra.
Allora credettero in Cristo ed erano proprio le pecore sperdute del popolo d'Israele, ma poiché il Figlio dell'uomo era venuto a cercare e a salvare quelli ch'erano perduti, ( Lc 19,10 ) trovò anch'essi.
Ma, non so dove,erano nascosti tra i rovi come se fossero stati assaliti dai lupi, e poiché stavano nascosti tra i rovi, arrivò a trovarli solo dopo essere stato straziato dalle spine della passione, ma tuttavia ci arrivò, li trovò, li riscattò.
Quelli avevano ucciso non tanto lui quanto piuttosto se stessi e furono salvati da Colui ch'era stato ucciso per loro.
Poiché mentre gli Apostoli parlavano, coloro che lo avevano trafitto con la lancia si sentirono come trafiggere il cuore e così chiesero consiglio, lo ebbero, lo accolsero, ( At 2,37 ) si pentirono e trovarono grazia; credendo bevvero il sangue che avevano sparso infierendo contro il Cristo.
Ma quelli che sono rimasti con i sentimenti di quella perversa e infruttuosa stirpe fino al presente e rimarranno tali fino alla fine, sono stati raffigurati in quell'albero.
Se tu ora vai da loro, trovi presso di essi tutte le predizioni dei Profeti, ma queste sono soltanto foglie, mentre Cristo ha fame e cerca i frutti, ma non li trova perché in loro non trova se stesso.
Poiché non ha frutti chi non ha Cristo.
Ma non ha Cristo chi non conserva l'unità di Cristo, chi non ha la carità.
In forza di questa serie di ragioni non ha dunque frutti chi non ha la carità.
Ascolta l'Apostolo: Il frutto dello spirito invece è la carità, ( Gal 5,22 ) parole con cui intende mettere in risalto, per così dire, il grappolo, cioè il frutto.
Il frutto dello spirito invece - dice - è la carità, la gioia, la pace, la tolleranza. ( Gal 5,22 )
Non ti stupire delle virtù che seguono la carità, dal momento che alla loro origine c'è essa.
Ecco perché ai discepoli ch'erano rimasti pieni di stupore nel vedere l'albero seccato, raccomandò la fede dicendo loro: Se avrete la fede e non farete distinzioni, cioè se avrete fede in Dio per ogni occorrenza, e non direte: "Dio può fare questo, ma non quest'altro" ma riporrete la vostra fiducia nell'onnipotenza dell'Onnipotente, non farete solo ciò ch'è successo a quest'albero ma se direte a questo monte: Sollévati e gettati nel mare, avverrà così.
Tutto ciò che chiederete con fede, l'otterrete. ( At 21,21 )
Leggiamo di miracoli compiuti dai discepoli, o meglio compiuti dal Signore per mezzo dei discepoli, perché - dice egli stesso - senza di me non potete far nulla. ( Gv 15,5 )
Il Signore avrebbe potuto compierne molti senza i discepoli, ma nessuno i discepoli senza il Signore.
Colui che poté fare anche gli stessi discepoli, non fu certamente aiutato da essi a fare loro.
Leggiamo i miracoli fatti dagli Apostoli ma non leggiamo in nessun luogo di un albero reso da loro arido o di un monte trasferito nel mare.
Cerchiamo dunque come un tal miracolo fu compiuto, poiché le parole del Signore non poterono rimanere senza effetto.
Se si considerano i soliti e noti alberi della terra e i monti che noi vediamo, non fu compiuto.
Se invece consideri l'albero di cui parla il Vangelo e il monte stesso del Signore, di cui il Profeta disse: Negli ultimi giorni sarà manifesto il monte del Signore; ( Is 2,2 ) se consideri e comprendi queste cose, non solo quel miracolo fu compiuto, ma fu compiuto da loro.
Quell'albero era il popolo giudaico ma, lo dico di nuovo, era la parte di esso riprovata, non quella chiamata alla salvezza; l'albero testé ricordato era il popolo giudaico.
Il monte, come c'insegna il testo del Profeta, è il Signore stesso.
L'albero secco è il popolo giudaico privo della gloria di Cristo; il mare è questo mondo per tutti i pagani.
Considera dunque gli Apostoli che parlano all'albero destinato a seccare, e che gettano il monte nel mare.
Parlano negli Atti degli Apostoli ai giudei che si oppongono e si ribellano alla parola della Verità, cioè che hanno le foglie, ma non hanno i frutti e dicono: Era necessario annunciare la parola di Dio prima di tutti a voi, ma poiché l'avete rigettata, ( At 13,46 ) poiché pur avendo sempre sulle labbra le parole dei Profeti, voi non riconoscete Colui ch'è stato preannunciato dai Profeti, ossia poiché avete solo foglie, noi ci rivolgiamo ai pagani. ( At 13,46 )
Ciò infatti è stato predetto anche dal Profeta: Ecco, io ti ho costituito luce per le genti, affinché tu sia la salvezza fino all'estremità della terra. ( Is 49,6 )
Ecco, l'albero si è seccato, e Cristo andato tra i pagani è il monte trasferitosi nel mare.
Come mai non si sarebbe seccato l'albero piantato nella vigna, della quale era stato detto: Comanderò alle mie nubi di non far cadere la pioggia su di essa ( Is 5,6 )
Che il Signore volesse indicarci d'aver compiuto un'azione profetica, che cioè a proposito di quell'albero non solo volle mostrare un miracolo ma con esso volle insegnarci un evento futuro, ce lo provano parecchie circostanze, le quali ci persuadono anzi ci forzano ad ammetterlo anche nostro malgrado.
Anzitutto che colpa aveva quell'albero di non avere frutti?
Anche se esso non ne avesse avuti nella debita stagione, cioè nella stagione dei fichi, l'albero non avrebbe avuto alcuna colpa, poiché un albero privo di sentimento non poteva averne colpa alcuna.
A ciò s'aggiunge che, come si legge in un altro Evangelista il quale narra questo medesimo fatto, non era quella la stagione dei fichi. ( Mc 11,13 )
Era infatti la stagione in cui il fico porta le foglie tenere, che nascono - come sappiamo - prima dei frutti; proviamo questo col fatto che era vicino il tempo della passione del Signore, e sappiamo in qual tempo egli patì; anche se non riflettessimo a ciò, dovremmo credere all'Evangelista che dice precisamente: Non era la stagione dei fichi.
Se dunque avesse dovuto esser messo in risalto solo il miracolo e non prefigurata allegoricamente qualche altra verità, il Signore molto più benignamente e in modo molto più degno della sua misericordia avrebbe fatto rinverdire un albero che avesse trovato secco, allo stesso modo che guarì gli ammalati, mondò i lebbrosi, risuscitò i morti.
Allora invece, in modo
opposto, quasi contro la norma
della propria mitezza, trovò un albero verdeggiante, che prima della stagione
non aveva ancora frutti, ma
che tuttavia non li avrebbe negati al suo agricoltore, eppure lo fece seccare,
come se volesse dire all'uomo: "Non trovo piacere nel fatto che quest'albero si sia seccato, ma
ho voluto farti intendere d'aver
voluto fare una tal cosa non senza un motivo, cioè solo perché ho voluto
mettere in risalto quello che
dovresti considerare con più attenzione".
Io non ho maledetto quest'albero, non ho inflitto un castigo a un albero privo di sentimento; ma, se rifletti bene, ho inteso spaventarti, perché tu non trascurassi Cristo quando ha fame, e preferissi di portar molti frutti anziché coprirti di fitto fogliame".
Questa è una prima verità che il Signore ci fa capire d'aver voluto inculcarci.
Ce n'è un'altra? Egli sente fame, s'avvicina all'albero e vi cerca i frutti.
Non sapeva forse che non era ancora la stagione?
Il Creatore non sapeva ciò che sapeva il coltivatore dell'albero?
Cerca dunque frutti sull'albero che ancora non li aveva.
Li cerca oppure fa finta di cercarli? Poiché, se li cercava veramente, si sbagliava.
Ma è impossibile che sbagliasse. Dunque finse.
Se si teme di ammettere che fingeva, si ammette che sbagliava.
Se uno si rifiuta d'ammettere l'errore, finisce per ammettere la finzione.
Siamo indecisi e angustiati da un dubbio che ci brucia.
Nella febbre dell'ansietà, auguriamoci la pioggia, per prender vigore e non divenire piuttosto secchi attribuendo al Signore azioni indegne di lui.
Veramente l'Evangelista dice: Andò presso un albero, ma non vi trovò alcun frutto. ( Mt 21,19 )
Naturalmente a proposito di lui non avrebbe detto: non ne trovò, se non qualora li avesse cercati davvero, o avesse fatto finta di cercarli, pur sapendo che non ce n'erano.
Non dobbiamo dire in alcun modo che Cristo sbagliava; riguardo a ciò non abbiamo alcun dubbio.
Che fare, dunque? Diremo forse che fece finta o diremo che non fece finta?
In qual modo usciremo da questo imbarazzo?
Diciamo pure quanto dice del Signore un Evangelista in un altro passo, cosa che non oseremmo dire da noi stessi.
Diciamo pure ciò che ha scritto quell'Evangelista e dopo averlo detto, cerchiamo di comprenderlo.
Ma per comprenderlo, dobbiamo prima credere.
Se non crederete - dice il Profeta - non intenderete. ( Is 7,9b sec. LXX )
Dopo la sua risurrezione Cristo Signore camminava sulla strada con due suoi discepoli dai quali ancora non era stato riconosciuto, e si unì loro come un terzo compagno di viaggio.
Giunsero al luogo dove quei due erano diretti e l'Evangelista dice che Gesù fece finta di voler continuare il viaggio. ( Lc 24,28 )
Essi invece cercarono di trattenerlo come vuole la norma di cortesia, dicendo che ormai annottava e pregandolo di restare con loro.
Egli accettò l'ospitalità, spezzò il pane ed essi lo riconobbero allorché benedisse e spezzò il pane.
Non dobbiamo dunque aver paura di dire che finse di cercare [ i frutti sul fico ] se finse di continuare il cammino.
Ma qui sorge un'altra questione.
Ieri abbiamo parlato a lungo mettendo in risalto la veracità degli Apostoli; come potremo trovare la finzione nel Signore?
Si deve dunque dire, fratelli miei, e inculcarvi, nei limiti delle nostre tenui forze, concesseci dal Signore per farvi del bene, e vi si deve esporre ciò che dovete ritenere come regola a proposito di tutte le Scritture.
Ogni detto o fatto può avere o un senso proprio o un significato simbolico,o di certo li ha tutt'e due, sia quello proprio che quello simbolico.
Vi ho presentato tre ipotesi, e dovendovi dare degli esempi, da dove prenderli se non dalle Sacre Scritture?
Deve intendersi in senso proprio l'affermazione che il Signore soffrì, risuscitò, salì al cielo, che noi risorgeremo alla fine del mondo e regneremo con lui in eterno, se non lo disprezzeremo.
Queste espressioni devono intendersi in senso proprio; non vi si deve cercare un senso figurato.
Le cose sono così come sono espresse.
Lo stesso criterio vale per i fatti.
L'Apostolo andò a Gerusalemme per vedere Pietro; ( Gal 1,18 ) l'Apostolo vi andò realmente ed è un'azione da prendersi in senso proprio.
Ti narra un'azione compiuta, un fatto da intendersi in senso proprio.
Invece la seguente è una frase di senso figurato: La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo. ( Mt 21,42; Sal 118,22 )
Se prendiamo la pietra in senso letterale, qual è la pietra scartata dai costruttori che è diventata testata d'angolo?
Se intendiamo l'angolo in senso proprio, quale testata d'angolo è diventata questa pietra?
Se invece ammettiamo che questa è un'espressione figurata e l'intendiamo in senso simbolico, la pietra angolare è Cristo, testata d'angolo, capo della Chiesa.
Perché pietra angolare della Chiesa?
Perché da una parte chiamò alla fede i giudei e dall'altra i pagani e unì insieme mediante la grazia della sua pace, per così dire, due pareti ch'erano dirette in senso diverso e s'incontrarono in lui, pietra angolare, poiché è proprio lui la nostra pace che ha fatto diventare uno solo i due popoli . ( Ef 2,14 )
Avete sentito che cos'è un'espressione in senso proprio e in senso figurato; avete sentito che cos'è un fatto in senso proprio, voi aspettate ora qualche esempio di fatti simbolici.
Ce ne sono molti ma ecco intanto quello che mi viene in mente per l'associazione d'idee con la pietra angolare, quello di Giacobbe quando unse una pietra e la pose a capo del giaciglio e su di essa dormiva; durante il sonno ebbe un sogno straordinario: vide cioè una scala che dalla terra s'innalzava verso il cielo; su di essa salivano e scendevano gli angeli, e all'estremità di essa era Dio; comprese il suo vero significato simbolico e per dimostrarci di non essere estraneo alla comprensione di quella visione e rivelazione [ unse la pietra ] ritenendola come figura di Cristo. ( Gen 28,11-18 )
Non ti devi quindi stupire che unse la pietra, poiché Cristo ricevette il nome dall'unzione.
Ora questo Giacobbe nella Scrittura è chiamato uomo senza inganno.
Questo Giacobbe, come voi sapete, fu chiamato Israele. ( Gen 25,27; Gen 32,29; Gen 35,10; 1 Sam 17,51; 2 Sam 17,26 )
Per questo motivo il Signore nel Vangelo quando vide Natanaele: Ecco - disse - un vero israelita, in cui non c'è falsità. ( Gv 1,47 )
Quell'israelita, non sapendo ancora chi fosse Colui che parlava con lui, rispose: Come fai a conoscermi?
E il Signore a lui: Ti ho visto quando eri sotto l'albero di fico, come se dicesse: "Quando tu eri all'ombra del peccato, io ti ho predestinato alla salvezza".
Quello, ricordandosi d'essere stato sotto l'albero di fico, dove il Signore non c'era, ne riconobbe la divinità e rispose: "Tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!".
Egli sotto l'albero di fico non divenne un albero inaridito di fico; aveva riconosciuto il Cristo.
E il Signore a lui: Poiché ti ho detto d'averti visto sotto il fico, tu credi in me? Vedrai cose ben più grandi! ( Gv 1,50 ) Quali sono queste cose più grandi? È così, vi dico. ( Gv 1,51 )
Per il fatto che quello è un israelita senza inganno, pensa a Giacobbe anche del quale si dice che in lui non c'era inganno e ricorda il fatto cui allude Cristo, la pietra posta sotto il capo, la visione durante il sonno, la scala elevantesi dalla terra al cielo, gli angeli che scendevano e salivano e vedi che cosa dice il Signore all'israelita senza falsità: Vedrete il cielo aperto. Ascolta, Natanaele senza inganno, ciò che vide Giacobbe senza inganno: vedrete il cielo aperto e gli angeli salire e scendere - verso chi? - verso il Figlio dell'uomo. ( Gv 1,51 )
Quella pietra dunque, consacrata con l'olio a capo del giaciglio, era il Figlio dell'uomo, poiché capo della donna è l'uomo, ma capo di ogni uomo è Cristo. ( 1 Cor 11,3 )
La Scrittura tuttavia non dice che gli angeli salivano dal Figlio dell'uomo e scendevano verso il Figlio dell'uomo, come se fosse soltanto nell'alto del cielo, ma dice che salivano e scendevano verso il Figlio dell'uomo.
Ascolta il Figlio dell'uomo che nel cielo grida: Saulo, Saulo!
Ascoltalo che sulla terra grida: Perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
Avete sentito un'affermazione di senso proprio, come quella che noi risorgeremo, e un fatto in senso proprio che, come è stato detto, Paolo andò a Gerusalemme a vedere Pietro. ( Gal 1,18 )
Espressione simbolica è: La pietra scartata dai costruttori; ( Mt 21,42; Sal 118,22 ) un fatto simbolico è la pietra consacrata con l'olio posta a capo del giaciglio di Giacobbe.
Devo ora presentare alla vostra aspettativa l'esempio di un fatto avvenuto in senso proprio e avente nello stesso tempo un significato simbolico.
Sappiamo che Abramo ebbe due figli, uno nato dalla schiava e uno nato dalla moglie che era libera; è un fatto davvero compiuto, non solo narrato, ma anche avvenuto; vuoi sapere quale allegoria racchiude?
I due figli rappresentano i due Testamenti. ( Gal 4,22.24 )
Ciò che dunque viene detto in senso figurato, in certo qual modo viene inventato.
Ma siccome ha come risultato un significato allegorico e questo conserva la garanzia della verità, non può essere accusato di falsità.
Ecco, il seminatore uscì a seminare e, nel seminare, una parte del seme cadde sulla strada, una parte cadde su luoghi sassosi, un'altra in mezzo alle spine, un'altra cadde su terreno fecondo.
Chi fu che uscì a seminare, o quando uscì, o tra quali spine, o tra quali sassi, o su quale strada o in quale campo?
Se lo s'intende come un fatto inventato, lo si comprende in senso figurato: è un fatto inventato.
Se infatti si fosse trattato d'un seminatore che fosse uscito davvero e avesse sparso la semente - come abbiamo sentito - in luoghi differenti, non sarebbe un'invenzione, ma neppure una menzogna.
Qui però non si tratta di un'invenzione, ma neppure d'una menzogna.
Perché? Perché ciò ch'è inventato ha un significato allegorico, non t'inganna; richiede d'essere compreso ma non induce in errore.
Volendoci insegnare ciò Cristo, quando cercava i frutti suggeriva con quel fatto un significato allegorico, non una finzione mendace, e perciò una finzione lodevole non biasimevole; una volta che da te sarà bene esaminata, non andrai a finire nella falsità ma dopo averla scrutata potrai trovare la verità.
Vedo che cosa potrebbe dirmi qualcuno: "Spiegami quale senso figurato ha il fatto che Gesù finse di andare più lontano.
Poiché se non aveva un senso allegorico, è una falsità, una menzogna".
Con le nostre spiegazioni e in base alle regole più esatte dobbiamo dire qual era il significato simbolico d'una finzione come quella d'andare più lontano; finse, ma fu trattenuto perché non andasse più lontano.
Quanto dunque alla presenza fisica Cristo Signore era considerato come assente, e questa assenza immaginata era simboleggiata dal suo far finta d'allontanarsi.
Trattienilo con la fede, trattienilo al momento della frazione del pane.
Che dire? L'avete riconosciuta? Se l'avete riconosciuta, allora in essa avete trovato Cristo.
Ma non si deve parlare più a lungo di questo sacramento.
Coloro che differiscono a istruirsi su questo sacramento lasciano andare Cristo più lontano da loro.
Fissino bene in mente questa verità, e non la dimentichino; invitino Cristo come ospite e saranno invitati al cielo.
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