Discorsi sui Santi |
1.1 - Il cadavere non vinto di Vincenzo. Le reliquie dei Santi a consolazione dei fedeli.
I corpi dei Santi affidati alla Chiesa quali richiami alla preghiera, non a gloria dei martiri
2.2 - Il martire ha cura del corpo evitando di risparmiarlo.
Il giudizio riguarda la pena eterna
3.3 - I martiri non hanno disprezzato il corpo ma sono stati previdenti per il suo bene
4.4 - La gloria del corpo dopo la risurrezione.
La sanità del corpo sta nella reciproca corrispondenza delle parti che lo compongono
5.5 - Per sanità s'intende assenza di sensazioni relative, naturalmente, a disagi e pesi
6.6 - Daciano che infierisce sul corpo esanime.
Vivere nel corpo e non sentirne il peso è indizio di sanità. In questa vita il corpo grava sempre come un peso
7.7 - In questo corpo va individuato quel fattore particolare che porti
a conoscere quello che sarà il movimento velocissimo del corpo spirituale
8.8 - Data l'occasione, dobbiamo trattare del corpo spirituale
9.9 - La velocità di movimento dei corpi celesti. I corpi degli angeli
10.10 - La velocità d'un batter d'occhio
11.11 - La risurrezione paragonata alla velocità d'un batter d'occhio
12.12 - Si deve concepire l'agilità d'un corpo spirituale in base all'immediatezza della risurrezione futura.
Essa è più sbalorditiva della prontezza dello sguardo
13.13 - Si vedrà Dio con il corpo spirituale? Dio non si può vedere in un luogo alla maniera di un corpo
14.14 - Se il corpo spirituale di cui ancora non si ha conoscenza potrebbe vedere l'essere che non occupa luogo
15.15 - Il corpo spirituale e quel che è già certo sulla natura invisibile di Dio
16.16 - La visione di Dio è promessa al corpo? Cristo, salvezza di Dio, si vedrà per mezzo della carne.
Nel giudizio Cristo sarà veduto da ogni uomo
18.17 - Simeone vide su questa terra la salvezza di Dio. Cristo si rende visibile nel giudizio futuro
19.18 - Riguardo alla difficoltà avanzata che cosa si debba intendere di Dio e di quello che sarà il corpo spirituale
Con gli occhi della fede abbiamo ammirato il martire che sosteneva la lotta e l'abbiamo amato nella sua intatta bellezza invisibile.
Quale doveva essere infatti la dignità avvincente del suo spirito se perfino il cadavere non è stato vinto?
Da vivo è stato testimone del Signore e, da morto, è stato più forte del nemico.
Da quest'onore tributato dalla provvidenza e dalla disposizione del Creatore onnipotente anche al corpo senza vita, pensiamo forse, fratelli, che ne sia derivato qualcosa al martire?
E che cosa dunque? Se non avesse avuto sepoltura, il Creatore avrebbe ignorato da dove risuscitarlo?
Al momento della vittoria, la corona e, alla risurrezione, gli è stata riservata la vita eterna.
Con il corpo di lui, però, alla Chiesa è stata accordata una memoria fonte di consolazione.
In tal modo e di solito, Dio fa concessioni ai suoi servi a carico di altri suoi servi quasi a titolo di onore, donando quel che giova più a chi viene dato che non a colui dal quale è preso.
Così Dio nutriva sant'Elia servendosi di un uccello; però non è che sarebbe venuta meno la misericordia e l'onnipotenza divina a farlo sempre.
Viene tuttavia inviato a sfamarsi da una vedova ( 1 Re 17,9 ) non perché a Dio mancasse il modo di nutrirlo, ma nell'intento di offrire alla vedova fedele l'occasione per meritare la benedizione.
Perciò accorda alle sue Chiese i corpi dei santi quali richiami alla preghiera, non a gloria dei martiri.
Questi, infatti, hanno pienezza di gloria presso il loro Creatore.
Né hanno qualche timore per il loro corpo, poiché ne manca la causa.
Volendo risparmiare il corpo, anche ad esso farebbero un danno più grave.
Se invece, in forza della fede, non avranno sollecitudine per il corpo, allora gioveranno anche ad esso.
Ora fate attenzione a questo e chiamate in causa la vostra fede.
Nel caso san Vincenzo avesse rinnegato Cristo per il timore dei tormenti, sembrerebbe che avesse risparmiato il corpo; però, in forza della condizione mortale, gli sarebbe toccato di separarsi dal corpo.
Che farebbe alla risurrezione, quando verrebbe gettato nel fuoco eterno?
Chi non riconosce Cristo, non è riconosciuto da Cristo.
Disse infatti: Chi mi avrà rinnegato davanti agli uomini, lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. ( Mt 10,33; Lc 12,9 )
Così, rinnegando, la tortura avrebbe tregua per lui e, in seguito al danno inferto allo spirito, il corpo sarebbe intatto; insomma, data la morte all'anima, il corpo vivrebbe; ma, una volta defunto, a che gioverebbe per l'eternità la breve vita del corpo?
Verrà il giorno annunziato dal Signore, quando tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne verranno fuori, ( Gv 5,28-29 ) ma assai differenziati.
Tutti verranno fuori, ma non tutti verso la stessa meta.
Tutti risorgeranno, ma non tutti per essere trasformati.
Ha detto infatti: Coloro che hanno operato il bene per la risurrezione della vita, quelli invece che hanno compiuto il male per la risurrezione del giudizio. ( Gv 5,29 )
Dicendo: tutti coloro che sono nei sepolcri, evidentemente fa conoscere la risurrezione dei corpi; non ti lusingare si tratti di un giudizio limitato nel tempo: il termine "giudizio" sta per "pena eterna".
Al riguardo è stato detto: Chi poi non crede è stato già giudicato. ( Gv 3,18 )
Dunque, questa differenza separerà i giusti dagli ingiusti, i fedeli dagli infedeli, i confessori dai traditori, quelli che amano la vita che finisce da coloro che amano la vita eterna; tale distinzione sarà l'elemento discriminante.
Quindi i giusti andranno nella vita eterna, gli empi invece nel fuoco eterno. ( Mt 25,46 )
Ivi saranno nei tormenti insieme al corpo quanti indulsero a conservarlo.
Per il timore di sofferenze nel corpo, gli hanno usato riguardo; e, risparmiando il corpo, hanno rinnegato Cristo; e, rinnegando Cristo, rimandarono a più tardi le pene eterne per il corpo.
Ma, con il differirle, le hanno forse eliminate?
Prudentemente, quindi, i martiri di Cristo non hanno disprezzato i loro corpi.
È perversa questa concezione filosofica e materialistica, propria di coloro che negano la risurrezione dei corpi.
Infatti si considerano quasi illustri dispregiatori del corpo considerando quali prigioni i corpi che hanno e credendo che le anime vi siano recluse in quanto precedentemente, stando altrove, caddero in peccato.
Ma il nostro Dio ha fatto il corpo e l'anima; è il Creatore dell'uno e dell'altra e Colui che ha ricreato e l'uno e l'altra; Colui che ha costituito entrambi ed ha ricostituito entrambi.
Perciò i martiri non hanno trattato il corpo quale nemico né disprezzato o si sono vendicati di esso.
Nessuno infatti ha avuto in odio la propria carne. ( Ef 5,29 )
Tanto più ne hanno avuto cura quando sembrava che la trascurassero: quando vi duravano fedelmente nel tollerare i tormenti destinati a finire, anche al proprio corpo volevano procurare una gloria eterna.
E chi potrà rendere a parole quale sarà alla risurrezione la gloria di questo corpo?
Nessuno di noi ne ha fatto ancora l'esperienza avendone il possesso.
Al presente, portiamo un corpo che è un peso, perché bisognoso, perché infermo, perché mortale, perché soggetto a corruzione.
Infatti il corpo soggetto a corruzione appesantisce l'anima. ( Sap 9,15 )
Ma non aver paura di questo nella risurrezione.
È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. ( 1 Cor 15,53 )
Quel che ora è un peso, diventerà un onore, quel che ora è un carico, diventerà un ristoro.
Quindi non avrà peso così che tu possa avvertirlo.
Vedete, carissimi: quando il nostro corpo è sano - anche questo fragile e mortale -, quando è nell'equilibrio per le proporzioni giuste delle sue parti, quando non vi si verifica una contrapposizione tra esse; quando non ha temperatura alta da sollecitare il freddo, non scompare il calore per eccesso di freddo con una reazione di sofferenza; quando l'aridità non essicca l'umore e se questo non abbonda e gonfia, ma tutte le parti che lo compongono sono conservate in equilibrio da una connessione perfetta, questo è quel che si chiama sanità.
E, a dirlo in breve, la sanità del corpo è l'accordo delle parti di cui si compone.
Quindi, questa sanità, cioè la proporzione delle membra e degli umori in una realtà corruttibile, in una situazione di deficienza e di debolezza, in uno stato in cui si può tutt'ora aver fame e sete, provare stanchezza nel trattenersi in piedi e riposo sedendo e tornare a stancarsi in tale posizione, potendo perdere le forze e rinfrancarsi mangiando; non provvedere alle necessità superate se non al sopraggiungere di altre … infatti qualsiasi cosa ancora ti procuri a compensarti dell'essere stanco è l'origine di altra spossatezza, in quanto, se tu persisti nel miglioramento assunto per sollevarti, proprio da esso tornerai a provare disagio.
Perciò, in questo corpo soggetto a corruzione, in che consiste la stessa sanità e qual è la sua natura?
Infatti, questa che è detta sanità e riguarda il corpo mortale e soggetto a corrompersi, in nessun modo si deve paragonare all'integrità degli angeli e, intanto, ci viene promessa l'uguaglianza con loro alla risurrezione. ( Lc 20,36 )
5.4 - Tuttavia questa sanità, come ho detto, quale che sia, che ha di piacevole, che bene rappresenta da tutti desiderabile?
Che bene possiede il povero che ha soltanto la salute?
Che bene manca al ricco che è privo solo di essa?
Di che si vanta chi è nell'abbondanza?
Un letto d'argento non spaventa la febbre: non ha soggezione dello sfarzo del ricco, sfida i dardi dell'uomo di guerra.
Che cos'è, dunque, tale sanità, giustamente tenuta in nessun conto dai martiri, perché proprio a vantaggio del corpo ne attendevano un'altra?
Tuttavia, poiché non abbiamo ancora esperienza della sanità che si spera, in base a questa che ci è nota, la possiamo presagire in qualche modo.
In che consiste la sanità? Supponiamo che tu mi chieda: Che cos'è vedere?
Riferendomi alla facoltà fisica, potrà essere che ti risponda: percepire le forme e i colori; che tu mi chieda: Che cos'è udire? Risponderò: avvertire i suoni; che tu mi chieda: che cos'è fiutare? Risponderò: cogliere le esalazioni.
Che cos'è toccare? Risponderò: avere la sensazione del duro o del molle, del caldo o del freddo, del ruvido o del morbido, dei pesi gravi o leggeri.
Allora in che consiste la sanità? Nell'assenza di sensazioni spiacevoli.
Eppure anche queste facoltà che abbiamo, quanto ad efficienza, non reggono al confronto con quelle di altri esseri.
Tu hai una vista acuta: forse quella dell'aquila lo è di più.
Hai un udito sensibile: ma esistono delle bestioline dall'udito sensibilissimo.
Hai un fiuto molto fino ma non superi quello di cui è dotato il cane.
Gustando, distingui nettamente i sapori e vi sono animali che evitano le erbe che non conoscono e non si nutrono di quel che è nocivo.
Eppure per quanta capacità a discernere i sapori tu abbia, per imprudenza, t'imbatti in un veleno.
Hai un tatto molto sensibile, ma quanti uccelli avvertono in anticipo la stagione estiva e cambiano dimora; prevedono l'imminenza dell'inverno e migrano verso località più calde?
Tu avverti quel che è già presente, ma gli uccelli avvertono quel che non si verifica ancora.
E tutto ciò che ho rilevato come indizio di sanità è nullo per la pietra, per l'albero, per il cadavere.
Quel Daciano giudice, infatti, quando infieriva sul cadavere insensibile non provava interiormente alcuna reazione?
Che andava ormai facendo su chi era affatto insensibile colui che finì per rimanere vinto precisamente quando quello aveva sensibilità?
In preda all'ira, fece tutto quello che gli era riuscito di fare.
Però colui che, davanti agli occhi di tutti, ormai di nulla soffriva, nel segreto veniva coronato.
Per lui, infatti, si realizzava l'avvertimento del Signore, che volendoci tranquillizzare di fronte a coloro che uccidono il corpo: Non temete - disse - coloro che uccidono il corpo e poi non possono fare altro. ( Mt 10,28; Lc 12,4 )
Come non possono fare altro se quel folle ha avuto tanto da fare del corpo di Vincenzo?
Ma che cosa ha fatto a Vincenzo chi non ha fatto nulla anche a lui vivo?
Dunque, l'assenza di sensibilità non ha l'equivalente nella pietra, nell'albero o nel cadavere; ma vivere nel corpo senza avvertirne per nulla il peso, questo vuol dire essere sano.
Nondimeno, per quanto l'uomo sia sano in questa vita, ha pure la sensazione del peso del corpo sano.
Appesantisce l'anima anche il corpo sano che si corrompe, cioè, è soggetto a corruzione.
Appesantisce l'anima, vale a dire non asseconda l'anima ogni volta che questa manifesta una volontà.
In molti casi si sottomette: muove le mani all'azione, i piedi al passo, la lingua a parlare, gli occhi a vedere, tende l'orecchio all'ascolto di chi parla: a tutte queste funzioni il corpo si rende disponibile.
La voglia di spostarsi da un luogo all'altro fa avvertire un aggravio, si sente un peso.
Per raggiungere la meta desiderata il corpo non si muove tanto facilmente.
Un benestante desidera vedere un amico che gode buona salute; ha saputo che quello si trova molto lontano e che si interpone una quantità di tappe: con il pensiero già ha superato la distanza, quando ci si trova di persona, allora constata quale peso porti.
Il corpo che ha peso non ce l'ha fatta ad assecondare la volontà fino alla rapidità prefigurata; non gli è riuscito di farsi portar via dalla fretta voluta e come lo spinge il pensiero.
Va a rilento ed è greve.
Crediamo forse che proprio nel corpo si contenga di che verificarne la rapidità di movimento?
Vogliamo riferirci ai piedi, e che c'è di più tardo?
È dai piedi che dipende arrivare e, intanto, a fatica tengono dietro ai desideri, quindi facendosi strada a via di sforzi giungono a destinazione.
Ma supponi che un tale sia così veloce da uguagliare alcuni animali, neppure alla loro velocità è da paragonarsi quella di cui trattiamo; supponi che un tale sia veloce come gli uccelli: neppure in questo caso giunge nell'istante in cui lo avrà voluto.
Gli uccelli migratori volano a lungo e talora, per la stanchezza, si posano sugli alberi delle navi.
Dunque, se pure avessimo il potere di volare come gli uccelli, in rapporto al desiderio di raggiungere la meta, saremmo in ritardo.
In realtà, quando sarà diventato spirituale il corpo di cui è stato detto: Si semina un corpo animale, risorgerà un corpo spirituale, ( 1 Cor 15,44 ) che agevole, pronta, immediata adesione al volere gli sarà propria?
In nessun corpo peso, in nessuno penuria, in nessuno stanchezza, in nessuno da altra parte opposizione e resistenza.
Che corpo era quello che il Signore tirò fuori dalle catene?
Fate attenzione, vi prego, nel caso potessi, con l'aiuto del Signore, dar soddisfazione alla vostra attesa o almeno non essere troppo lontano dal riuscirvi quali che siano le mie parole.
L'occasione per dire qualcosa del corpo spirituale ci è derivata dalla passione del martire, da cui abbiamo così notato con ammirazione che, nei tormenti, il corpo non riceveva attenzione alcuna.
Abbiamo detto infatti perché non badando al corpo ancor più lo teneva in conto: questo allo scopo di evitare proprio a quel medesimo corpo pene eterne e tormenti atrocissimi sottraendosi alle pene temporali e rinnegando Cristo.
Da qui pertanto il mio desiderio di spronare voi e me stesso a disprezzare le cose presenti ed a sperare le cose future: In realtà andiamo gemendo come sotto un peso in questo abitacolo, ( 2 Cor 5,4 ) eppure non vogliamo morire e abbiamo paura di sottrarci a questo peso; infatti non vogliamo essere spogliati ma sopravvestiti, perché quel che è mortale sia assorbito dalla vita. ( 2 Cor 5,4 )
Perciò, da quest'occasione ho tratto qualcosa da dirvi del corpo spirituale e ho creduto di dover presentare per prima cosa la stessa sanità di questo corpo fragile e soggetto a corruzione per poi scoprire da essa qualcosa di grande.
Abbiamo trovato che in tale stato di sanità è assente la sensibilità al dolore.
In verità, in noi, nei nostri organi interni, abbiamo molte cose: chi di noi le conoscerebbe se non spingesse lo sguardo all'interno dei corpi squarciati?
Come abbiamo conosciuto le nostre viscere, le nostre parti interne che sono chiamate intestini?
Quindi, quando questi organi non ci si rendono sensibili, allora c'è benessere, siamo sani.
Chiedi ad un tale: guarda lo stomaco.
Ti risponde: cosa è lo stomaco?
Felice ignoranza: non sa dove l'abbia, poiché non ne ha mai sofferto.
Se non lo avesse sano, ne avvertirebbe la presenza sensibilmente e, dal fatto di accorgersene, si renderebbe conto che non sta bene.
Ma, sebbene apprezzata la sanità del corpo, passiamo a trattare dell'agilità del movimento e giungiamo a riconoscere che noi siamo quasi di piombo.
Che velocità hanno i corpi celesti? Vuoi saperlo?
Tu guardi il sole e ti sembra che non si muova e tuttavia si muove.
Dici forse: si muove, ma assai lentamente.
Vuoi sapere con quanta celerità si muove?
Sei disposto a renderti conto per via di logica di quanto non puoi cogliere dall'apparenza?
Se qualcuno, su questa terra, servendosi di cavalli da viaggio corresse in linea retta da Oriente ad Occidente, quanti giorni impiegherebbe?
Quale che sia la velocità dei cavalli che lo conducano, quante tappe farebbe?
Il sole, che a te sembra immobile, supera in un solo giorno il percorso che va dall'estremo Oriente all'estremo Occidente e, nel corso di una sola notte, torna a sorgere.
Che la vastità degli spazi celesti superi di molto quella terrestre evito di affermarlo in quanto è cosa occulta e difficile da far accettare, magari perché è incerta.
Perciò, quando notiamo il rapidissimo movimento dei corpi celesti che ad osservarli sembrano immobili, a quale velocità possiamo paragonare il corpo degli angeli?
Si resero anche presenti e, quando vollero, si lasciarono vedere e toccare.
Abramo lavò i piedi degli angeli. ( Gen 18,4 )
Non solo lavò quei corpi, ma li ebbe tra le mani.
Comparvero, come vollero, quando vollero, a chi vollero.
Non conoscono difficoltà, né esiste per loro remora alcuna.
Eppure la loro prontezza non cade sotto i nostri occhi, non li vediamo spostarsi da un luogo all'altro, come noteremmo degli uomini che si perdono di vista: giunsero per il fatto stesso che vollero.
Pertanto, anche riguardo a loro, manca a che riferirci per offrire l'esempio più attendibile di tale velocità.
Tralasciamo l'inesplicabile e guardiamoci dal presumere temerariamente di quanto non si ha esperienza.
Proprio in questo corpo che abbiamo scopro qualcosa dalla velocità meravigliosa e me ne posso stupire.
Che cos'è? La luce del nostro occhio, per cui tocchiamo tutto ciò che vediamo.
Infatti, con la luce del tuo occhio sei in contatto con quel che vedi.
Se vuoi vedere più in lontananza e si interpone un corpo qualsiasi, lo sguardo urta contro il corpo posto innanzi e impedisce il passaggio verso ciò che desideri vedere; e a chi ti fa ostacolo dici: Scansati, mi sei di impedimento.
Vuoi vedere una colonna, si frappone un uomo, la tua visibilità è ostacolata.
Hai rivolto il tuo sguardo, ma si è poggiato sull'uomo, non gli è concesso di raggiungere la colonna: s'imbatte in qualcos'altro e non può.
Ecco: chi ti ostacolava si è tolto di mezzo e la vista si dirige dove voleva.
Ora fa' la tua ricerca e, se puoi, trova e rispondi se codesta pupilla, codesta luce del tuo occhio abbia superato con grande prontezza uno spazio assai breve e, con minore rapidità, uno spazio molto esteso.
Hai veduto un uomo nelle vicinanze, lo hai veduto entro un certo tempo che è lo stesso in cui hai rivolto verso di lui la luce del tuo occhio, lo stesso in cui hai posato su di lui il tuo sguardo, di durata uguale a quella che ti ci vuole per raggiungere quella colonna che volevi vedere e non potevi perché un uomo si era frapposto; non hai raggiunto più in breve lui e più tardi quella, eppure l'uomo era in prossimità e quella più lontano.
Se poi volessi andare a piedi, raggiungeresti prima l'uomo che la colonna: solo perché ti sei servito dello sguardo hai veduto la colonna così in breve come hai veduto l'uomo.
Conta niente questo raffronto tra l'uomo e la colonna.
Volgi ancora gli occhi, vedi un muro in lontananza, guarda ancora più in là, giungi a vedere il sole.
Quale spazio intercorre fra te e il sole? E chi può misurare distanze tali?
Con quale acutezza d'intuito può alcuno valutare quanto sia distante da te il sole?
E nondimeno, appena avrai aperto gli occhi, ecco: tu sei qui e il tuo sguardo è lì.
Non appena hai voluto vedere, sei arrivato vedendo.
Non sei andato in cerca di congegni per tentare di elevarti, non di scale per salire, non di funi per essere tirato su, non di ali per spiccare il volo.
Aver aperto gli occhi vuol dire essere arrivato.
Cos'è allora tale velocità? Quant'è? Quali le sue esigenze?
È propria del nostro corpo, si sprigiona dalla nostra carne.
Possediamo sorgenti luminose senza farci caso.
Ce ne serviamo nell'atto del vedere, se ci riflettiamo proviamo una sensazione di spavento.
Per quanto riguarda la velocità del corpo, non trovi qualcosa che uguagli questa.
Opportunamente se n'è servito l'apostolo Paolo paragonando l'immediatezza della risurrezione: In un batter d'occhio. ( 1 Cor 15,52 )
"In un batter d'occhio" non sta a rendere l'alzare e l'abbassare le palpebre: questo movimento indugia più dello sguardo.
Tu sollevi le palpebre con moto più lento del fissarsi della pupilla.
Questa la volgi verso il cielo con più rapidità della palpebra verso il sopracciglio.
Rendendovi conto di quel che è il batter d'occhio, capite quale istantanea facilità l'Apostolo abbia attribuito alla risurrezione dei corpi.
E questi in quanto tempo sono stati concepiti e formati?
Rievochiamo i tempi del concepito e i semi dei nuovi esseri umani che proprio nel seno materno diventano embrioni; si vanno formando le membra entro un periodo di tempo, secondo giorni prestabiliti, per parecchi mesi fino a quando venga alla luce quell'essere che era stato concepito e si era sviluppato nel grembo.
Quindi, in quanto tempo cresce, dopo quanto tempo l'adolescenza succede all'infanzia, la giovinezza all'adolescenza, la vecchiaia alla giovinezza, la morte a tutte queste età.
Subentra anche un altro tempo: questo corpo, che non appena cadavere sembra integro, si disfa in putredine; per questo dissolvimento sono necessari periodi di tempo fino a che diventi fluido e giunga ad essiccarsi in cenere: dall'origine della vita nel grembo materno al cenere ultimo del sepolcro quanto tempo intercorre?
Quanti giorni? Quanti periodi di tempo?
Perviene alla risurrezione, in un batter d'occhio eccolo rinnovellato.
Fate dunque attenzione, fratelli, mettete a confronto quegli elementi che vanno rapportati alle realtà alle quali si devono paragonare.
Nel camminare, si muove con molta agilità questa carne che ha ricevuto la forma, il nutrimento, l'essere, che ha raggiunto aspetto giovanile, ha progredito fino alla maturità dell'età e della statura.
Nel camminare si muove più rapidamente dell'evoluzione che attraversa.
E, d'altra parte, poiché la risurrezione avverrà in un batter d'occhio, quale rapidità di movimento sarà propria della carne se quella della risurrezione, poté essere tanto grande?
I corpi sono stati squarciati dai carnefici: sebbene le membra dei morti siano sparse per il mondo intero, le ceneri siano diffuse per tutta la terra, da questa specie di unico e così vasto grembo, tutto ciò che è stato disperso in un batter d'occhio viene ricostituito.
Ci meraviglia quella straordinaria immediatezza delle nostre luci che si sprigionano dagli occhi, incredibile se non ne facessimo l'esperienza: è ancor più straordinaria quell'agilità nel corpo quando diventerà spirituale.
Certamente risorgerà in un batter d'occhio: ma il Signore nostro - cosa che non può fare la luce del nostro occhio - fece passare il corpo attraverso le pareti.
Dopo la risurrezione, mentre i suoi discepoli erano riuniti in uno stesso luogo, apparve improvvisamente a porte chiuse. ( Gv 20,19 )
Dove non può giungere il nostro sguardo egli poté perfino penetrare.
Nessuno dica: Questo è stato veramente possibile, ma si trattava del corpo del Signore, come, poi, potrà verificarsi anche per il mio?
Ricevine piena assicurazione dallo Spirito che parlava per bocca dell'Apostolo.
In realtà, del Signore stesso è stato detto: Egli trasfigurerà il corpo della nostra umiliazione in conformità del corpo della sua gloria. ( Fil 3,21 )
Dunque, nei riguardi di un corpo così fatto, dalle così rilevanti mobilità, velocità, salute di esso, l'umana debolezza non osi determinare nulla con presunzione e senza criterio.
Quali saremo lo conosceremo quando sarà vero per noi.
Prima di esserlo, non ci arroghiamo una possibilità che ci manca perché non avvenga di esserne esclusi.
Talora la brama di sapere porta a indagare e ci si chiede: Ci sarà forse possibile vedere Dio per mezzo di quel corpo spirituale?
Si può senz'altro rispondere subito: Dio non si vede in un luogo, Dio non si vede parte per parte, Dio non si vede esteso negli spazi e in diversi momenti.
Sebbene riempia il cielo e la terra, non è che sia per metà in cielo e per metà in terra.
Questa atmosfera, infatti, se occupa cielo e terra, non ha pure sulla terra quella parte di sé che si trova in cielo.
Anche l'acqua, qualunque cosa riempia, in realtà riempie lo spazio che la contiene, ma per una metà si trova in uno spazio corrispondente, per l'altra metà è nell'altra metà di spazio, tutta nell'intero spazio.
Dio non ha nulla di simile a questo.
Non dubitarne affatto, poiché Dio non è un corpo.
Essere diffusi nello spazio, circoscritti in luoghi, comprendere due parti, tre, quattro, tutte, è proprio dei corpi.
Nulla di tutto questo è Dio, perché Dio è dovunque tutto; non si trova per metà in una parte e per metà altrove, ma è dovunque tutto.
Riempie il cielo e la terra ma è tutto in cielo e tutto in terra.
In principio era il Verbo. ( Gv 1,1 )
Perché tu intenda altrettanto anche del Figlio stesso, in quanto anche il Figlio è un solo Dio con il Padre, non uguale per mole ma per la divinità.
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio: questo era in principio presso Dio.
Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui e nulla senza di lui è stato fatto. ( Gv 1,1-3 )
E poco dopo: E la luce risplende nelle tenebre. ( Gv 1,5 )
Egli l'Unigenito, che tutto è presente presso il Padre, tutto risplende nelle tenebre, tutto in cielo, tutto sulla terra, tutto nella Vergine, tutto fatto bambino; non per un avvicendarsi dei tempi quasi trasferendosi da un luogo all'altro.
Infatti anche tu, nella tua casa, ci sei tutto e tutto in chiesa; però, quando sei in chiesa non sei a casa tua, quando sei a casa tua non sei in chiesa.
Perciò non è allo stesso modo per Dio il trovarsi tutto in cielo, tutto sulla terra, tutto nella Vergine, tutto fatto bambino ( per non dire altro ), quasi trasferendosi dal cielo sulla terra, dalla terra nella Vergine, dalla Vergine nel bambino, ma tutto intero dovunque e simultaneamente.
Non è infatti che si riversi come acqua o come terra che si asporta con grande sforzo e si depone altrove.
Quando è tutto sulla terra non è che abbia lasciato il cielo, ma, nel riempire il cielo, non si allontana dalla terra.
Infatti tocca con potenza l'uno e l'altro estremo e dispone con bontà ogni cosa. ( Sap 8,1 )
Se dunque gli occhi del corpo, almeno allora che questo sarà diventato spirituale, potranno vedere l'essere che non è visibile in un luogo; se ne saranno capaci per una certa qual forza misteriosa, per un potere intentato e del tutto ignorato, senza averne cognizione alcuna, se ci riusciranno, lo potranno.
Con gli occhi infatti vediamo, non siamo avari con i nostri occhi.
Piuttosto non affanniamoci a relegare Dio in un luogo, non tentiamo di far contenere Dio da un luogo, non proviamo a dilatare Dio per quanto si estendono gli spazi, quasi fosse una quantità, non arriviamo ad un tale ardire, togliamocelo dalla mente.
Lasciamo la sostanza divina nella dignità sua propria.
Noi, che per quanto è possibile saremo certamente cambiati in meglio, guardiamoci dall'avvilire la verità di Dio.
Soprattutto perché nella Scrittura non troviamo alcuna determinazione al riguardo o non ancora l'abbiamo trovata.
E, infatti, non oso neppure supporre che nella Scrittura manchi quel che è importante sapere.
O non esiste, o è occulto, oppure mi si nasconde.
Se a qualcuno sarà riuscito di venire a conoscere qualcosa da altra fonte, lo ricevo volentieri e, se per essere stato aggiornato, non sarò riconoscente - non a colui che informa, ma a Colui che è maestro per mezzo di un uomo - sarò un ingrato.
Non sia mai invece che il datore della grazia permetta che mi renda ingrato.
Posso dire solo questo: gli occhi vedono ciò che vedono attraverso le distanze dei luoghi, cioè in modo che vi sia uno spazio tra chi vede e quel che si vede; in caso contrario, in realtà questi occhi non vedono; se infatti da essi avrai allontanato di molto un qualcosa, non riusciranno a vedere, proprio perché le pupille non raggiungono ciò che è situato lontano; se invece agli occhi avrai accostato qualcosa assai da vicino, mancando un qualche intervallo tra gli occhi di chi vede e la cosa da vedere, la vista sarà del tutto preclusa; infatti, se avvicinando ancora di più arrivi a toccare proprio gli occhi che permettono di vedere, abolita la distanza, si perde la visibilità.
Dico questo, dunque, perché occhi così fatti che vedono quel che vedono a condizione che vi siano intervalli e spazi di luoghi, né possono vedere Dio al presente, né lo potranno allora, poiché egli non è in un luogo.
Perciò, o sarà altro ciò che hanno la possibilità di vedere, anche ciò che non si può vedere in un luogo, oppure, se resteranno nella condizione di non poter vedere se non in un luogo, non vedranno Colui che non occupa luogo.
D'altra parte, finché si va indagando con maggior interesse riguardo al corpo spirituale quel che o si può comprendere o si crede con rettitudine, teniamo per certo che il corpo risorgerà, teniamo per certo che l'aspetto del nostro corpo sarà quello che Cristo ha mostrato o ha promesso nel segreto.
Teniamo per certo che il corpo sarà spirituale, non animale come lo è al presente.
Infatti è stato espresso con chiara evidenza e non è possibile metterlo in discussione: Viene seminato un corpo animale, risorgerà un corpo spirituale. ( 1 Cor 15,44 )
Teniamo per certo che il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo hanno una natura propria ed una sostanza propria, unitamente e ugualmente invisibile, perché unitamente e ugualmente crediamo immortale e unitamente e ugualmente crediamo incorruttibile.
Inoltre, l'apostolo Paolo ha riportato queste verità tutte insieme in una medesima espressione: Al Re dei secoli immortale, invisibile, incorruttibile, al solo Dio onore e gloria per i secoli dei secoli. Amen. ( 1 Tm 1,17 )
Un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, immortale, invisibile, incorruttibile: non un primo tempo invisibile e poi visibile perché non un primo tempo incorruttibile e poi corruttibile.
Come immortale sempre, come incorruttibile sempre, così anche sempre invisibile.
Se l'invisibilità non resta più tale, si deve temere che non resti intangibile l'immortalità.
Ritengo che l'Apostolo stesso, per questo motivo, ha posto l'attributo invisibile al centro, fra immortale e incorruttibile.
Prestandosi il termine ad ambiguità, per assicurarne il senso immutabile, lo ha protetto da ambo i lati.
16-15 - Perseveriamo in questa immutabile professione di fede.
Non è la stessa cosa offendere la creatura e offendere il Creatore.
È certo che noi indaghiamo le proprietà delle creature ragionando e, se in qualche cosa ci sbagliamo, muoviamoci dal punto che abbiamo raggiunto.
Allora infatti, se veniamo a conoscere dell'altro, anche questo Dio ci rivelerà. ( Fil 3,15-16 )
Ne abbiamo discusso a lungo ieri.
Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )
Poiché da parte nostra dobbiamo purificare il cuore, facciamo del tutto senza darci tregua, siamo vigilanti con ogni premura e, per quanto ci è possibile, preghiamo con zelo e fervore per ottenere di poter raggiungere la purezza del cuore.
E se noi ci preoccupiamo della nettezza esterna, ecco che afferma: Rendete mondo quel che è all'interno ed anche l'esterno resterà mondato. ( Mt 23,26 )
Forse alcuno può ritenere che, quanto alla carne, si abbia una prova evidente come per il cuore, perché sta scritto: Ogni carne vedrà la salvezza di Dio. ( Lc 3,6 )
Riguardo al cuore la testimonianza è chiarissima: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. ( Mt 5,8 )
Anche riguardo alla carne c'è questa testimonianza: Ogni carne vedrà la salvezza di Dio.
A questo punto chi potrebbe dubitare che la visione di Dio è promessa alla carne se non si attribuisce altro significato a quel che è la salvezza di Dio?
Anzi, proprio perché il senso resta immutato, non abbiamo infatti alcuna esitazione: la salvezza di Dio è Cristo Signore.
Pertanto, se il nostro Signore Gesù Cristo si vedesse soltanto nella divinità, nessuno metterebbe in dubbio che la sostanza di Dio sarebbe visibile alla carne, in quanto proprio ogni carne vedrà la salvezza di Dio.
Perché veramente nostro Signore Gesù Cristo può essere veduto dagli occhi del cuore se puri, perfetti, pieni di Dio per quanto si riferisce alla sua divinità; d'altra parte, è stato veduto anche nel corpo, secondo quanto è stato scritto: Dopo queste cose è stato veduto sulla terra ed è vissuto in mezzo agli uomini; ( Bar 3,38 ) come vengo a conoscere in che senso è stato detto: Ogni carne vedrà la salvezza di Dio?
Ma se Cristo Signore si veda nel corpo oppure come in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio ( Gv 1,1 ) comporta incertezza, questo si vuole chiarire.
Non sollecitarmi soltanto una prova; io confesso all'istante: Ogni carne vedrà la salvezza di Dio. ( Lc 3,6 )
Dicono che vuol dire questo: Ogni carne vedrà il Cristo di Dio.
Ma Cristo è stato veduto anche nella carne, certamente non nella carne mortale, se ancora si può chiamare carne quella trasfigurazione spirituale; poiché anch'egli, dopo la risurrezione, così disse a coloro che lo guardavano e lo toccavano: Toccate e rendetevi conto che uno spirito non ha carne ed ossa come le ho io. ( Lc 24,39 )
Sarà veduto, quindi: non solo è stato veduto, ma sarà veduto in seguito.
Proprio allora forse si adempirà più perfettamente quanto è stato detto: Ogni carne.
Ora, infatti, lo vede la carne, ma non ogni carne; appunto nel giudizio lo vedrà venire con i suoi angeli a giudicare i vivi e i morti quando tutti coloro che sono nei sepolcri avranno udito la sua voce e ne verranno fuori; gli uni per la risurrezione della vita, gli altri per la risurrezione del giudizio, ( Gv 5,28-29 ) vedranno proprio quella forma che egli si è degnato assumere per noi e non solo i giusti, ma anche gli empi, gli uni alla destra, gli altri alla sinistra; perché anche quelli che lo hanno messo a morte volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. ( Gv 19,37 )
Dunque, ogni carne vedrà la salvezza di Dio.
Il corpo sarà veduto per mezzo del corpo in quanto è nella realtà del suo corpo che verrà a giudicare.
Ma a quanti si troveranno alla destra e destinati al Regno dei cieli si lascerà vedere come prima era veduto nel corpo nondimeno diceva: Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, ed io lo amerò e mi manifesterò a lui. ( Gv 14,21 )
Questa visione è preclusa al Giudeo empio.
Si allontani dunque l'empio perché non veda la gloria di Dio. ( Is 26, 10 sec. LXX )
Il giusto Simeone lo vide anche con il cuore, poiché lo conobbe neonato; e lo vide pure con gli occhi perché prese fra le braccia il bambino.
Vedendolo nell'uno e nell'altro modo, riconoscendolo Figlio di Dio e abbracciandolo generato dalla Vergine, disse: Ora lascia, o Signore, che il tuo servo Vada in pace, poiché i miei occhi hanno veduto la tua salvezza. ( Lc 2, 25.30 )
Riflettete a quel che ha detto.
Desiderava infatti durare in vita fino a quando avesse potuto vedere anche con gli occhi del corpo colui che scorgeva nella fede.
Accolse un corpo infantile, tenne un corpo fra le braccia; a vedere quel corpo, cioè scorgendo il Signore incarnato, disse: I miei occhi hanno veduto la tua salvezza.
Da che cosa deduci che non ogni carne debba vedere la salvezza di Dio?
D'altra parte, per non perdere la speranza che verrà per il giudizio in quella forma che ha assunto per noi non in quella per cui ha conservato l'uguaglianza con il Padre ascoltiamo al riguardo la voce degli angeli.
Mentre veniva portato in cielo davanti agli occhi dei suoi discepoli, ed essi osservavano e accompagnavano con lo sguardo colui che il loro cuore bramava, si sentirono dire dagli angeli: Uomini di Galilea perché state guardando verso il cielo?
Quel Gesù che è asceso in mezzo a voi, tornerà nella stessa maniera con la quale lo avete visto salire in cielo. ( At 1,11 )
Così dunque, così tornerà, come è asceso in cielo.
Verrà visibilmente per il giudizio, perché visibilmente è salito in cielo.
Infatti, se è salito in modo visibile e tornasse invisibilmente come tornerà allo stesso modo?
Se invece verrà così, ne segue che verrà visibilmente; ed ogni carne vedrà la salvezza di Dio. ( Lc 3,6 )
Ciò non per questo che ho detto ( cercate di ricordare per quanto potete, in modo da impegnarci a conoscere, finché non ci saremo riusciti, quanto ancora non abbiamo appreso; d'altra parte, non c'è ragione di occuparci a conoscere quello di cui abbiamo avuto già cognizione ma, con l'aiuto di Dio, dedichiamoci ad insegnarlo ); dunque, ciò non per questo che ho detto, per cui ho negato che la carne vedrà, ma perché bisogna ricercare prove di maggiore evidenza, se mai si potranno trovare.
Perciò, rendetevi conto di che importanza sia quanto viene esposto.
Infatti è più utile a noi, o alla verità stessa o a coloro che di sicuro si oppongono che il corpo, proprio in nessun modo, potrà vedere Dio, neppure alla risurrezione della carne.
Da parte nostra, non intendiamo entrare in discussione al riguardo, però mi ripeto per ricordarlo a chi è perspicace e per inculcarlo a chi è tardo di mente.
Pur sapendo di renderci noiosi a molti, tuttavia parliamo.
Dio non si vede in un luogo perché non è un corpo; in quanto è tutto dovunque, non è meno da una parte e più dall'altra.
Rimaniamo saldamente ancorati a questa certezza.
Che se poi quella carne avrà ricevuto una trasformazione così radicale da rendere possibile che si veda, per essa, quel che non si vede in un luogo, sia senza dubbio così.
Tuttavia bisogna ricercare da che si apprenda.
Ed anche se ancora non viene spiegato, non si giunga a negarlo, sia certo o incerto.
Tuttavia, in modo che non si metta in dubbio la risurrezione della carne, non si metta in dubbio che il corpo, da animale, diventerà spirituale; non si metta in dubbio che questo corpo corruttibile, questo corpo mortale rivesta l'immortalità e l'incorruzione, così che dal punto dove siamo giunti procediamo nello stesso senso. ( Fil 3,16 )
Se esageriamo nella ricerca, certamente ci capita di deviare verso qualcos'altro; che almeno la nostra deviazione riguardi la creatura non il Creatore.
Ognuno, per quanto gli sarà possibile, cerchi di convertire il corpo in realtà spirituale purché, però, non trasformi Dio in corpo.
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