Discorsi sui Santi |
1.1 - Paolo da persecutore a predicatore di Cristo.
L'esempio della grazia di Dio in Paolo è dato affinché nessun peccatore disperi della salvezza
1.2 - Come lo ha di ammalarsi, l'uomo non ha il potere di guarire.
Dalla libera volontà dell'uomo il germe della morte. Chi è propriamente il medico
3.3 - Attenendosi alla prescrizione del medico, l'ammalato riacquista la salute solo gradualmente
4.4 - Oltre alle prescrizioni del medico bisogna tollerare il dolore del taglio chirurgico
5.5 - In che modo, da medico, Cristo ci risana gradualmente
6.6 - L'antidoto contro tutti i peccati. A due specie di peccati si contrappongono due prescrizioni
7.7 - Pecca contro Dio chi in se stesso profana il tempio di Dio
8.8 - Non è innocente chi corrompe se stesso. Chi è innocente
9.9 - È difficile conservare moderazione nell'uso delle cose lecite.
L'uso smodato del matrimonio quando non ha come fine la procreazione dei figli
10.10 - È un'offesa a Dio l'uso smodato dei beni concessi. Il rimedio a questo genere d'incontinenza
11.11 - Se non si fa conto di tale rimedio non resta alcuna speranza di salvezza
12.12 - I peccati gravi che esigono più energico impegno alla penitenza.
I peccati leggeri, perché numerosi, sono un carico insopportabile se non vengono perdonati da Dio
13.13 - Vuotare la sentina perdonando i debiti ai nostri debitori
14.14 - È necessario deporre subito l'odio perché non corrompa il cuore
Oggi è stata proclamata questa lettura dagli Atti degli Apostoli; vi si tratta dell'apostolo Paolo che, da persecutore dei cristiani, divenne araldo di Cristo.
Oggi in quelle regioni anche le stesse località attestano quel che allora avvenne: ed al presente si legge e si crede.
D'altra parte, il bene di tale evento è quello che l'Apostolo stesso rievoca nelle sue Lettere.
Riconosce infatti che gli è stato concesso il perdono di tutti i suoi peccati e di quella rabbia e follia che lo spingeva a mandare a morte i cristiani, a lui, che era a servizio dell'odio dei Giudei, sia quando il santo martire Stefano veniva lapidato, sia producendo a giudizio tutti gli altri da castigare, a questo scopo: perché nessuno, il quale sia coperto di grossi peccati e implicato in gravi delitti, disperi di sé, quasi escluso dal perdono, una volta convertito a Colui che, pendendo dalla croce, pregò per i peccatori, dicendo: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno. ( Lc 23,34 )
Egli, da persecutore, diventò predicatore e dottore delle Genti.
Disse: Prima sono stato bestemmiatore e persecutore e offensore, ma per questo ho ottenuto misericordia, perché in me, per primo, Cristo Gesù mostrasse tutta la longanimità, a edificazione di quanti crederanno in lui per la vita eterna. ( 1 Tm 1,13.16 )
Per grazia di Dio, infatti, siamo stati liberati dai nostri peccati nei quali eravamo ridotti infermi.
Il rimedio che risana l'anima viene da lui, da Dio.
L'anima, infatti, ha potuto ferire non risanare se stessa.
L'uomo, infatti, ha potere di rendersi infermo anche nel corpo, al contrario, non ha altrettanto potere per ristabilirsi in salute.
Quindi, nel caso non badi ad essere moderato e viva nell'intemperanza e faccia di quelle cose che sono di pregiudizio al vigore fisico e minano la salute, entro un solo giorno, se vuole, cade ammalato, ma non guarisce così come ha perduto le forze.
Per ammalare, infatti, si vale di se stesso fino all'intemperanza; per ristabilirsi, invece, si vale del medico fino alla salute.
Quindi, come abbiamo detto, non può essere in sua facoltà ricuperare la salute così come gli è stato possibile perderla.
2.2 - Anche per l'anima avviene così, che l'uomo peccando finisse nella morte, che da immortale diventasse mortale, che si assoggettasse al diavolo seduttore fu in potere del suo libero arbitrio, per cui, cedendo verso beni inferiori, perdette i beni superiori; col dare ascolto al serpente, chiuse l'orecchio a Dio e, posto tra il maestro e il seduttore, preferì obbedire al seduttore piuttosto che al maestro.
Da dove ascoltò Dio, di lì dette ascolto al diavolo.
Per quale ragione non si fidò piuttosto del migliore?
Fu per questo che venne a scoprire verace quanto Dio aveva predetto e falso quel che aveva promesso il diavolo.
Questa l'origine prima dei nostri mali, questa la radice di tutte le miserie, questo il germe di morte dalla propria e libera volontà del primo uomo, così costituito: se obbedisse a Dio sarebbe sempre beato e immortale; se trascurasse e disprezzasse il comando di Colui che lo avrebbe custodito in perenne sanità, precipiterebbe nel morbo della mortalità.
Di conseguenza, il medico, disprezzato allora dall'uomo in salute, ora cura l'uomo ammalato.
Sono infatti diverse le prescrizioni che la medicina offre a conservazione della salute, si danno perciò alle persone sane perché non si ammalino; ben altre sono, invece, quelle che ricevono quanti sono ormai ammalati perché ricuperino quanto hanno perduto.
3.2 - Era un bene per l'uomo obbedire al medico trovandosi sano per non trovarsi nel bisogno di lui.
Infatti, non hanno bisogno del medico i sani ma gli ammalati. ( Mt 9,12 )
È certo detto con proprietà medico colui per il quale si ricupera la salute.
Anche i sani in verità hanno sempre bisogno di Dio quale medico per conservare la stessa salute.
Era dunque un bene per l'uomo conservare per sempre quella salute nella quale era stato creato.
Ha disprezzato, abusato, per la sua protervia è finito nella funesta condizione di questa mortalità; ascolti almeno ora il medico in ciò che prescrive per riuscire a risollevarsi da dove, peccando, si era gettato.
Ma è proprio così, fratelli, a quel modo che nella stessa arte medica chi è sano, regolandosi secondo quanto impone la scienza della salute, si conserva nella sanità che possiede e, se invece comincia ad ammalarsi, è pronto a seguire la prescrizione ed intraprende a curarsi, quando veramente gli preme di ricuperare integralmente una buona salute.
Nonostante la sollecitudine ad iniziare la cura non diventa però sano immediatamente ma, attraverso una prolungata osservanza, torna a quello stato di salute che aveva perduto facendo poca attenzione a moderarsi.
D'altra parte, l'aver iniziato subito a seguire la prescrizione gli giova a non aggravare il male, così che non solo evita di peggiorare, ma comincia persino a star meglio: infatti la speranza di un pieno ricupero della salute si afferma quando un uomo avverte sempre meno la malattia.
Così pure, vivere secondo giustizia in questa vita che altro è se non essere attenti ai precetti della Legge e praticarli?
Forse che allora quanti adempiono i precetti della Legge sono già sani?
Non ancora, ma li osservano per guarire.
Non si scoraggino nel frattempo, poiché quanto si è perduto in una volta si ricupera gradatamente.
Infatti, se l'uomo tornasse subito allo stato originario di beatitudine, risulterebbe per lui uno scherzo procurarsi la morte con il peccato.
Un tale, ad esempio, per intemperanza, è caduto in un'infermità fisica e nel corpo gli si è formata un'escrescenza che è necessario eliminare addirittura con taglio.
Immancabilmente dovrà soffrirne, ma i dolori non saranno senza utilità.
Se non vuole subire i dolori dell'incisione, soffrirà i vermi della putredine.
Quindi il medico comincia a dire: Attieniti a questo e a quello, questo non toccare, elimina questo cibo o questa bevanda, non ti agitare per quella cosa.
Dà inizio alla cura, segue quindi abitualmente le prescrizioni, ma non è ancora guarito.
A che giova dunque quanto osserva?
A impedire che si diffonda il morbo virulento che gli è capitato e perché, anzi, regredisca.
Che avviene allora in seguito?
È necessario che, all'osservanza delle prescrizioni, faccia seguito anche l'intervento del medico, che incide e infligge dolori in vista della guarigione.
Quindi se colui che è ulcerato con minaccia di putrefazione dica: A che mi giova aderire alle prescrizioni dal momento che devo soffrire per l'incisione?
Gli si risponda: È dall'una e dall'altra cosa che sarai curato: e dall'osservare le prescrizioni e dal tollerare i dolori.
Venendo meno alla prudenza da sano, tanto è infatti quel che ti sei procurato.
Fidati pertanto del medico finché sarai guarito: tutte le molestie che soffri sono infatti causate dalla tua piaga.
Così avvicina a chi è afflitto e dolente Cristo medico che afferma: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma gli ammalati.
Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. ( Mt 9,12-13 )
Chiama i peccatori alla riconciliazione, chiama gli infermi alla guarigione.
Esige la fede, esige la continenza, la temperanza, la sobrietà; pone un freno all'avidità dell'avarizia: sta a dire che cosa si debba fare, che cosa osservare.
Chi si attiene a queste cose, a ragione si può già dire che vive secondo la prescrizione medica, però non ha riacquistato ancora quella sanità e quella guarigione piena che Dio promette per mezzo dell'Apostolo, dicendo: Bisogna che quanto è soggetto a corruzione si rivesta dell'incorruttibilità e ciò che è mortale si rivesta dell'immortalità.
Allora l'espressione che si trova scritta si farà realtà vera: la morte è stata inghiottita dalla vittoria.
Dov'è, o morte, la tua forza, dov'è, o morte, il tuo pungiglione? ( 1 Cor 15,53-55 )
Allora si realizzerà in pienezza la salute e l'uguaglianza con i santi angeli.
Ma al presente, prima che avvenga, fratelli miei, mentre cominciamo ad attenerci a quanto prescrive il medico, quando soffriamo anche delle tentazioni e tribolazioni e avvertendo che all'adeguarci a quelle prescrizioni è seguito un dolore più grave, non pensiamo che ci siamo assoggettati senza motivo.
Se, infatti, soffri tribolazioni, è per la mano del medico che incide non per la sentenza del giudice che punisce.
Questo avviene perché sia completa la guarigione: siamo pazienti, tolleriamo i dolori.
Il peccato ha sapore dolce, perciò, attraverso le amarezze della tribolazione, si smaltisca il veleno di quella dolcezza.
Ti dava gusto il male quando lo hai commesso, però, comportandoti così, sei incorso nell'infermità.
L'antidoto è la cura, ti procura una sofferenza temporanea affinché tu riceva una sanità perenne.
Fanne uso e non rifiutarlo.
Con giudizio e prima di ogni altra cosa non si rinunzi a quell'antidoto di eccezionale efficacia contro ogni putredine, contro i veleni di tutti i peccati, che tu dica, e dica sinceramente al Signore Dio tuo: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )
Il medico infatti ha prescritto e firmato questo patto con gli ammalati.
Poiché due sono le specie di peccati: si pecca contro Dio e si pecca contro l'uomo.
Perciò, anche due sono i comandamenti dai quali dipende tutta la Legge e i Profeti: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua mente e amerai il prossimo tuo come te stesso. ( Mt 22,37-40 )
Ed in essi si contiene anche il decalogo dei precetti della Legge; di essi, tre riguardano l'amore di Dio, sette l'amore del prossimo: di questi abbiamo avuto occasione di trattare esaurientemente.1
Come vi sono, dunque, due comandamenti, così due specie di peccati.
Infatti, o si pecca contro Dio o si pecca contro l'uomo.
D'altra parte, si pecca contro Dio anche profanando il suo tempio che è in te: Dio, in realtà, ti ha redento con il sangue del Figlio suo.
Quantunque, anche prima che tu sia stato redento, di chi eri servo se non di Colui che ha creato tutte le cose?
Riscattandoti con il sangue del Figlio suo ha voluto possedere te in un modo tutto particolare.
E non appartenete a voi stessi - dice l'Apostolo - infatti siete stati riscattati a gran prezzo: glorificate e portate Dio nel vostro corpo. ( 1 Cor 6,19-20 )
Dunque, Colui che ti ha redento ha fatto di te la sua dimora.
Vuoi tu forse distruggere la tua dimora?
In tal modo neppure Dio avrebbe la sua, cioè te stesso.
Se tu non ti rispetti per riguardo a te stesso, rispetta te stesso per riguardo a Dio, che ha fatto di te il suo tempio.
Infatti - dice l'Apostolo - il tempio di Dio, che siete voi, è santo, e: Dio distruggerà colui che avrà distrutto il tempio di Dio. ( 1 Cor 3,17 )
Gli uomini, quando commettono di tali peccati, ritengono di non aver peccato, in quanto a nessun uomo hanno recato danno.
È di questo, pertanto, che voglio rendere ben convinta la Santità vostra - per quanto è consentito dalla brevità del tempo - che commettono gran male coloro che corrompono se stessi con l'avidità, l'ubriachezza, la fornicazione.
A chi li riprende, costoro rispondono: Ho agito per mio conto, ho usato di ciò che mi appartiene; a chi ho sottratto, a chi ho portato via qualcosa? chi ho aggredito?
Voglio che sia per il mio bene ciò che Dio mi ha dato.
Costui figura innocente quasi non abbia danneggiato alcuno.
Ma come può essere innocente chi fa torto a se stesso?
È innocente infatti chi non danneggia alcuno, perché l'osservanza dell'amore del prossimo comincia da se stessi.
Proprio al riguardo Dio ha detto: Amerai il prossimo tuo come te stesso. ( Mt 22,39 )
In che maniera hai adempiuto verso di te l'obbligo dell'amore del prossimo, se l'amore che devi a te è rimasto ferito dall'intemperanza?
Perciò Dio ti dice: Quando con l'eccesso del bere ti vuoi rovinare, non distruggi la dimora di uno qualsiasi, ma la mia casa.
Dove dovrei dimorare? In queste rovine, tra queste sozzure?
Se dovessi ospitare qualcuno dei miei servi, non ti preoccuperesti di mettere ordine e ripulire la casa dove entrerebbe il mio servo, e non rendi puro il cuore dove io voglio abitare?
Ho riproposto alla vostra considerazione, fratelli, solo un argomento perché vi rendiate conto in che modo commettano peccato quelli che si corrompono e si ritengono innocenti.
Ma, poiché nella debolezza di questa vita mortale, è difficile che l'uomo, anche di poco, non vada oltre la misura, pure in quelle cose di cui usa per necessità, si deve far ricorso a quel rimedio: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, ( Mt 6,12 ) purché si dica e si dica sinceramente.
Ti si proibisce di commettere adulterio per non recar offesa al prossimo.
Come infatti non vuoi che si vada da tua moglie, così non lo devi da parte tua nei riguardi della moglie di un altro.
D'altra parte, se hai approfittato di tua moglie oltre il lecito, ti sembra forse di non aver danneggiato alcuno, trattandosi di tua moglie?
Ma venendo meno la castità coniugale nell'uso stesso di quanto è concesso, profani in te il tempio di Dio.
Nessun estraneo ti accusa, ma che risponderà la tua coscienza a Dio che ti parla per mezzo dell'Apostolo: Ciascuno di voi sappia possedere il proprio corpo nella santità e nel rispetto non nella libidine dei desideri come i Pagani che non conoscono Dio? ( 1 Ts 4,4-5 )
D'altra parte, chi è che, avendo moglie ed usando in tal modo del matrimonio, rispetta la legge che attribuisce ad esso il fine della procreazione dei figli?
È questo infatti lo scopo della legge: te lo dimostrano i contratti stilati alle nozze.
Ti sei impegnato ad un determinato comportamento: il testo del contratto viene a dirti: per dare la vita a dei figli.
A meno che tu non abbia in vista la generazione di figli, se puoi, osserva la continenza.
Se fai prevalere la passione, non rispetti la legge e il contratto.
Non è forse evidente? Sarai bugiardo e infedele alla promessa: Dio vuole trovare in te l'integrità del suo tempio e non la trova, non perché dovevi essere continente ma perché hai abusato oltre il lecito.
Infatti, anche il vino che bevi viene dalla tua dispensa e, tuttavia, se ne bevi fino all'ubriachezza, non perché hai usato di quanto ti appartiene hai peccato, ma perché ti sei servito del dono di Dio per profanare te stesso.
Che dunque, fratelli? È certamente chiaro, e lo riconosce la coscienza di tutti, come sia difficile servirsi di quanto ci è concesso in uso senza propendere anche di poco verso l'intemperanza.
D'altra parte, quando passi la misura, offendi Dio di cui sei tempio.
Il tempio di Dio che siete voi è santo.
Nessuno s'inganni: Chiunque avrà distrutto il tempio di Dio, Dio lo distruggerà. ( 1 Cor 3,17 )
La sentenza è stata emanata: sei considerato colpevole.
Che dirai nelle tue preghiere, quando ti rivolgerai a Dio che offendi nel suo tempio, che cacci via dal suo tempio?
In che modo potrai ricostituire in te l'integrità della dimora di Dio?
Come lo richiamerai in te? Non altrimenti che dicendogli in verità dal profondo del tuo cuore, con le parole e con le opere: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Rm 6,12 )
Chi infatti ti accuserà di incontinenza per il fatto che ti abbandoni ad eccessi quanto al tuo cibo, alla tua bevanda, al tuo matrimonio?
Tra gli uomini nessuno ti accuserà.
Tuttavia, poiché è Dio a rilevare la colpa, esigendo da te che il suo tempio sia integro e irreprensibile la sua dimora, ti ha dato il rimedio, come in certo qual modo dicesse: Se, per incontinenza, mi offendi ed io devo ritenerti colpevole, mentre nessuno tra gli uomini ti accusa, perdona all'uomo quel che ha commesso contro di te ed io perdonerò a te quanto commetti contro di me.
Fratelli, tenetevi saldamente ancorati ad esso.
Infatti, chi avrà rifiutato un antidoto di questo genere, resterà affatto privo di ogni speranza di salvezza.
A chi mi avrà detto: Non perdono quelle offese che gli uomini possono recarmi, non ho motivo di promettere la salvezza.
Non posso infatti promettere quel che Dio non promette.
Non sarei ministro della parola di Dio, ma ministro del serpente.
In realtà fu il serpente a promettere un bene al peccatore, mentre Dio minacciò la morte.
Che gli è capitato infatti se non quanto minacciò Dio?
E gli sfuggì quel che il serpente promise.
Vi attendete dunque, fratelli, che io vi dica: Anche se avrete peccato, anche se avrete rifiutato di perdonare agli uomini le offese, sarete senz'altro salvi, e quando Cristo Gesù sarà venuto darà a tutti il perdono?
Non lo dico perché non lo ascolto: non posso dire quel che non mi si dice.
Certamente Dio promette il perdono ai peccatori, però è ai convertiti, ai credenti, ai battezzati che perdona tutto il passato.
Questo leggo, questo sono deciso a promettere, questo prometto e, quel che prometto, viene promesso anche a me.
Inoltre, quando si legge, siamo in ascolto tutti: siamo infatti condiscepoli, uno è il Maestro in questa scuola.
Ai convertiti, dunque, sono perdonati tutti i peccati del passato; degli altri peccati di questa vita, alcuni sono gravi e mortali e vengono perdonati solo attraverso un cocente dolore del cuore umiliato, dello spirito contrito e dai travagli della penitenza.
Essi vengono perdonati per mezzo delle chiavi che ha in possesso la Chiesa.
Infatti, se tu cominci a renderti giudice di te stesso, se cominci a provare dolore per quello che sei, Dio si farà vicino ad usare misericordia.
Se ti sarai deciso a punirti da te, egli ti risparmia.
D'altra parte, chi si dà sinceramente alla penitenza, si infligge da sé la punizione.
È necessario che sia severo contro se stesso perché Dio sia misericordioso verso di lui, come dice Davide: Distogli lo sguardo dai miei peccati e cancella tutte le mie colpe. ( Sal 51,11 )
Ma per quale diritto? lo dice nello stesso Salmo: Poiché riconosco la mia colpa e il mio peccato mi è sempre davanti. ( Mt 6,12 )
Dunque, se tu confessi, egli perdona.
Vi sono poi i peccati lievi e di poco conto, che non si possono del tutto evitare e, sebbene risultino minori quanto a gravità, fanno sentire il loro peso per il numero.
Infatti anche un cumulo di frumento è composto di grani minutissimi, che tuttavia costituiscono il carico delle navi: anzi, se il carico risulta eccessivo, affondano.
Un fulmine piomba su una persona e l'uccide, ma se la pioggia cade a rovesci, pur composta di minutissime gocce, provoca la morte di molti.
Il fulmine dà la morte in un sol colpo, la pioggia toglie la vita con innumerevoli gocce.
Le grandi belve con un solo morso uccidono un uomo; d'altra parte, animali piccolissimi, se raggruppati in massa, ne possono uccidere un gran numero e apportano danni tali che il superbo popolo dei Faraoni meritò di essere condannato a pene di tal genere.
Dunque, per quanto questi peccati siano lievi, tuttavia sono così numerosi che, messi insieme, finiscono per diventare un cumulo che viene a pesare su di te.
Dio è buono e giunge a perdonare anche questi dai quali non può essere immune questa vita.
Ma come può perdonare se, da parte tua, non perdoni quanto si commette contro di te?
Questa esortazione è, per il cuore, come il vaso che vuota in mare la sentina della nave.
Non può infatti evitare di imbarcare acqua attraverso le fenditure della sua struttura.
Tuttavia, assorbendo a poco a poco una piccola quantità di liquido, ne raccoglie molto e, se non si scarica, la nave ne è appesantita all'eccesso.
Così pure, quanto a noi, in questa vita abbiamo come delle fenditure proprie della mortalità e fragilità nostra, per le quali entra il peccato dai flutti di questo secolo.
Per vuotarci e non andare a fondo, diamo mano, come ad un orcio, a questa esortazione …
Perdoniamo i nostri debitori perché Dio ci perdoni i nostri peccati. ( Mt 6,12 )
Mediante questa esortazione ( se messa in pratica perché si avveri ) sarai liberato da tutto ciò che avrai assorbito.
Sii prudente, però: sei ancora in mare.
Non basta infatti averlo fatto una volta fino a che non sarai giunto - dopo aver navigato questo mare - a quella stabilità e sicurezza della patria, dove non subirai scosse da alcun flutto, né patirai torti che dovrai perdonare o avrai offese da farti perdonare.
Ritengo sufficiente quel che ho raccomandato alla vostra Carità e, a causa di questi marosi tra i quali siamo in pericolo, raccomando di avere a cuore il rimedio salutare.
Inoltre, vi rendete pure conto di quanto sia grave il peccato di colui che procura di nuocere ad un innocente se nessuno, il quale rifiuti di perdonare ciò che uno gli avrà recato in danno, sia più da tollerarsi.
Siano dunque vigilanti i fratelli nostri e vedano di esaminare verso chi nutrivano degli odii acerbi.
Se non se ne sono liberati, almeno nel frattempo vedano di sbarazzarne i loro cuori.
O almeno, se si ritengono sicuri, versino aceto nei recipienti in cui abitualmente hanno conservato vino buono.
Non lo fanno e se ne guardano bene per non alterare il vaso di terracotta: nello stesso tempo non infondono forse odio nel proprio cuore, senza preoccuparsi affatto che vi si generi una qualche forma di corruzione?
Badate pertanto, fratelli, a non danneggiare alcuno per quanto è in vostro potere; e, se vi sorprende qualche intemperanza nel suddetto uso delle cose lecite, per la debolezza della vita umana, poiché torna a profanazione del tempio di Dio, siate fedeli e rendetevi liberi, in modo da perdonare subito agli uomini quelle offese che vi si recano, così che il Padre vostro che è nei cieli perdoni i vostri peccati. ( Mt 6,12 )
Indice |
1 | Serm 8,8; Serm 9,6 |