Discorsi sui Santi

Indice

Su Paolo Apostolo

Nella solennità della sua conversione

1 - Nella conversione di Paolo si compie la profezia di Giacobbe su Beniamino
2 - Paolo ad Anania; il lupo è condotto prigioniero alla pecora
3 - In che modo Cristo può non tacere e non essere indulgente
4 - A motivo della speranza della gloria futura le sofferenze presenti sono da considerarsi di poco conto
5 - Saulo deriva da Saul. Paolo modesto e umile
6 - Dio esalta gli umili
7 - Non c'è da arrossire del Cristo crocifisso
8 - Perché non si deve arrossire della morte di Cristo. Egli ha preso su di sé i due nostri mali per darci in cambio due suoi doni
9 - Non si deve temere la morte temporale, ma la morte eterna
10 - Per noi le cose rivelate, per Dio le cose occulte
11 - Amate l'uomo più di quanto avete detestato l'errore. Dio si vendica dei suoi nemici inducendoli a convertirsi
12 - Era stato gridato: Non si dia importanza ai pagani! Affermazione di Faustino: Non voglio primato, ma essere cristiano!
13 - Anche i pagani vogliono celebrare la nascita di S. Giovanni

1 - Nella conversione di Paolo si compie la profezia di Giacobbe su Beniamino

Abbiamo ascoltato le parole dell'Apostolo, anzi, attraverso l'Apostolo, le parole di Cristo che parla in lui, e da persecutore ne fa un predicatore; colpendo e risanando, facendo morire e richiamando alla vita; dopo che l'Agnello é stato ucciso dai lupi, ha trasformato i lupi in agnelli.

Era stato predetto nella ben nota profezia, quando il santo patriarca Giacobbe benediceva i suoi figli, imponendo le mani a quanti erano presenti, guardando all'avvenire; era stato predetto allora quello che si verificò in Paolo.

Infatti Paolo, come attesta egli stesso, apparteneva alla tribù di Beniamino. ( Fil 3,5 )

Quando poi Giacobbe, nel benedire i suoi figli, si volse a Beniamino a benedirlo, disse di lui: Beniamino, lupo rapace!

Che vuol dire dunque? Se lupo rapace, dovrà essere sempre rapace? Non sia mai!

Ed allora? Sarà rapace al mattino, ed a sera dividerà la preda. ( Gen 49,27 )

Questo si è adempiuto nell'apostolo Paolo perché la profezia riguardava lui.

Ora, se si vuole, osserviamolo mentre, al mattino, cerca la preda e mentre, a sera, divide le spoglie.

A mattino e sera viene dato un altro significato, come a dire "prima" e "dopo".

Quindi consideriamolo in questo senso: Prima sarà rapace, poi dividerà le spoglie.

Fate attenzione a lui rapitore: Saulo, dice ( come attestano gli Atti degli Apostoli ), ricevute le lettere di presentazione dai principi dei sacerdoti per catturare e far prigionieri i seguaci della via di Dio ovunque li potesse trovare, da punire inesorabilmente, andava ribollendo e minacciando strage. ( At 9,1-2 )

Ed eccolo, di mattina, il rapitore.

Infatti anche quando venne lapidato Stefano, il primo martire per il nome di Cristo, era presente, in prima fila, anche Saulo e s'immedesimava tanto nelle persone dei lapidatori, che non si sarebbe saziato neppure colpendolo con le sue proprie mani.

Per trovarsi infatti nelle mani di tutti i lapidatori, aveva cura delle vesti di tutti, portando loro aiuto, e si faceva più accanito che non gettando pietre personalmente.

Abbiamo compreso: Al mattino sarà rapace; ora badiamo a: Di sera dividerà le spoglie.

Fu gettato a terra dalla voce di Cristo che veniva dal cielo e, nel ricevere il divieto di perseguitare, cadde sulla sua faccia; si doveva prima prostrare e poi risollevarsi; prima degno di castigo, poi di salvezza.

Cristo infatti poteva vivere in lui solo dopo che fosse stato abbattuto quel male che era stato tutta la sua vita.

Dunque, una volta atterrato, che cosa ascoltò? Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?

È duro per te recalcitrare al pungolo.

E Saulo: Chi sei, Signore? E la voce dall'alto: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti.

Trovandosi le membra ancora sulla terra, il Capo faceva risuonare dal cielo la sua voce, e non per dire: Perché perseguiti i miei servi? bensì: Perché mi perseguiti?

E Saulo: Che vuoi che io faccia? ( At 9,4-6 )

È già disposto ad obbedire, chi prima infieriva a perseguitare.

È già trasformato da persecutore ad annuziatore, da lupo ad agnello, da nemico a soldato fedele.

Fu attento a ciò che era tenuto a fare.

Divenne affatto cieco: perché il suo cuore potesse essere illuminato dalla luce interiore, gli fu tolta al momento la luce esteriore; fu sottratta al persecutore per renderla al predicatore.

Nondimeno, proprio quando tutto il resto gli era invisibile, egli vedeva Gesù.

In tal modo, e precisamente in quella sua cecità, si configurava il mistero dei credenti; infatti chi pone la sua fede in Cristo deve fissarsi in lui come se le altre cose non avessero esistenza, sì che la creatura perda valore e il Creatore invada l'intimo di dolcezza.

2 - Paolo ad Anania; il lupo è condotto prigioniero alla pecora

Riflettiamo, dunque. Venne condotto ad Anania e Anania sta a significare "pecora".

Ecco il lupo rapace viene condotto alla pecora perché la segua, non la rapisca.

Ma perché l'improvviso apparire del lupo non atterrisse la pecora, il Pastore in persona, dal cielo, egli che tutto questo operava, avvertì la pecora dell'arrivo del lupo, però intenzionalmente innocuo.

Pur tuttavia una fama tremenda aveva preceduto il lupo, così che la pecora non aveva potuto non turbarsi all'udirne il nome.

Quando infatti il Signore annunziò direttamente ad Anania che ormai Paolo sarebbe andato per diventare credente, e si sarebbe recato proprio da lui, Anania, questi obiettò: Signore, ho sentito parlare di quest'uomo, dei molti mali che ha procurato ai tuoi santi; attualmente ha ricevuto lettere di presentazione dai principi dei sacerdoti allo scopo di far prigionieri i seguaci del tuo nome ovunque li trovasse. ( At 9,13-14 )

E il Signore a lui: Lascia fare, ed io gli mostrerò quel che dovrà soffrire per il mio nome. ( At 9,16 )

Si verifica un fatto mirabile e grande.

Al lupo viene proibita la ferocia, il lupo viene condotto prigioniero alla pecora.

D'altra parte era tale la fama precedente del lupo rapace che la pecora, benché sotto la protezione del Pastore, provava timore al solo udirne il nome.

Viene rassicurata, perché non abbia più a ritenerlo feroce, a temerlo aggressivo.

Dall'agnello, sacrificatosi per le pecore, la pecora riceve sicurezza di fronte al lupo.

3 - In che modo Cristo può non tacere e non essere indulgente

Pertanto, Colui al quale nella domenica precedente abbiamo cantato: Chi è simile a te, Signore?

Non tacere, non essere indulgente, o Dio, ( Sal 83,2 ) è pure Colui che dice: Venite a me e imparate da me che sono mite ed umile di cuore. ( Mt 11,28-29 )

Vediamo in che modo mostri l'uno e l'altro atteggiamento e riveli in sé come sia coerente il suo dire.

Egli è mite ed umile di cuore perché come una pecora venne condotto alla morte e, muto come un agnello che si tosa, così non aprì la sua bocca. ( Is 53,7 )

Appeso al legno tollerò le indegne vampate degli odii, sopportò le malignità delle lingue più infami, rivelatrici di cuore depravato; con quelle lingue essi hanno percosso l'innocente, hanno crocifisso il giusto.

Delle loro lingue è stato predetto: I figli degli uomini hanno i loro denti quasi lance e frecce, e la loro lingua una spada affilata. ( Sal 57,5 )

E che cosa ha fatto la lingua? La spada affilata che ha fatto? Ha ucciso.

Cosa ha fatto morire? La morte ha fatto morire la Vita, affinché dalla Vita venisse eliminata la morte.

Che cosa, dunque, ha fatto la loro spada affilata?

Ascolta che cosa ha fatto, bada a quel che segue.

Innalzati al di sopra dei cieli, o Dio, su tutta la terra la tua gloria. ( Sal 57,6 )

Ecco che cosa ha fatto la spada affilata.

Abbiamo saputo che il Signore è stato innalzato al di sopra dei cieli non perché vediamo, ma perché crediamo.

Su tutta la terra la sua gloria, leggendo, credendo, vedendo.

Considera dunque come il mite ed umile di cuore sollevi a tale gloria il trofeo della carne santificata.

Guardalo, il mite! Crocifisso diceva: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno; ( Lc 23,34 ) e: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore. ( Mt 11,29 )

Impariamo da te che sei mite ed umile di cuore.

Dove poté meglio rivelarsi o più degnamente risaltare che sulla croce stessa?

Mentre le membra pendevano sulla croce, le mani e i piedi inchiodati, mentre ancora inveivano con insulti contro di lui, lontani dall'essere paghi del sangue effuso, mentre erano presi da infermità e non riconoscevano il medico, Padre - disse - perdona loro perché non sanno quello che fanno.

Quasi a dire: Io sono venuto a curare i malati: se non mi riconoscono dipende da delirio febbrile.

Perciò il mite ed umile di cuore dice: Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno.

Verso Paolo dimostra l'uno e l'altro atteggiamento, e non tace e non usa indulgenza.

4 - A motivo della speranza della gloria futura le sofferenze presenti sono da considerarsi di poco conto

Che vuol dire, dunque: Non tacere, non essere indulgente, o Dio? ( Sal 83,2 )

Che deve compiere anche questo.

Ecco che non tacque: gridò dal cielo Saulo, Saulo perché mi perseguiti? ( At 9,4 )

Ha adempiuto il: Non tacere; deve dar prova del: Non essere indulgente.

Perché prima di tutto non lasciò impunito l'errore di lui, perché non gli scusò la crudeltà, perché lo atterrò con la voce mentre era ansioso di strage, lo privò della vista in quello stato di furore, lo condusse quale prigioniero ad Anania cui era diretto da persecutore.

Ecco che non è mite, ecco che si fa duro non contro l'uomo, ma contro l'errore.

Questo è poco. Ancora deve non tacere ancora deve non essere indulgente.

Ad Anania che temeva e tremava per aver udito il nome di quel ben noto lupo, disse: Io gli mostrerò. ( At 9,16 )

Io gli mostrerò. Bada che va minacciando, bada che è ancora furente di strage: Io gli mostrerò.

Non tacere, non essere indulgente, o Dio.

Da' prova al persecutore non solo della tua bontà, ma anche della tua severità.

Fa' che l'intenda, patisca di quel che fece, faccia esperienza di quel che faceva soffrire, provi a sua volta quel che egli arrecava agli altri.

Io - disse - gli mostrerò quanto dovrà soffrire.

Ma parla come chi minaccia e adempie quel che è stato detto: Non tacere, non essere indulgente, o Dio.

Senza doversi discostare dall'Imparate da me che sono mite ed umile di cuore. ( Mt 11,29 )

Io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome. ( At 9,16 )

Lo hai atterrito, soccorri perché non sia nella disperazione e perisca chi hai creato, chi hai ritrovato.

È minaccioso, non tace, non si mostra indulgente, prende di mira.

Io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio nome.

Dove il terrore ivi la salvezza.

Chi agiva contro il nome, patisca per il nome.

O crudeltà misericordiosa!

Lo vedi apprestare l'arma da taglio: intende tagliare, non sopprimere; vuole curare, non uccidere.

Cristo diceva: Io gli mostrerò quanto dovrà patire per il mio nome.

Ma a quale scopo? Sta' a sentire proprio colui che pativa: Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili. ( Rm 8,18 )

Lo dice proprio lui che pativa e che sapeva a nome di chi soffriva e con quale guadagno.

Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. ( Rm 8,18 )

Si dia alla violenza il mondo, si ribelli il mondo, divulghi diffamazioni, faccia balenare le armi, faccia pure tutto quello che gli riesce di fare; riguardo a ciò che attendiamo di ricevere che farà?

Io do peso a ciò che soffro in rapporto a ciò che spero.

Di quello ho esperienza, quello vive credo.

E tuttavia l'altro lo credo.

Vale di più quello che credo di quel che sento.

Ciò che c'è da soffrire per il nome di Cristo è tollerabile, se può essere superato: se non può esserlo, ha come effetto la partenza da questo mondo.

Non annienta, ma affretta.

Che cosa affretta? Proprio il premio, proprio la consolazione che, quando sarà venuta, sarà senza fine.

L'opera ha un termine, il premio non ha fine.

5 - Saulo deriva da Saul. Paolo modesto e umile

Questo, dunque, fratelli, questo vaso di elezione, in un primo momento fu Saulo da Saul.

Ricordate, infatti, voi che avete conosciuto le Lettere di Dio, chi era Saul.

Re pessimo, persecutore del santo servo di Dio David; anch'egli, se lo rammentate, della tribù di Beniamino.

Apparteneva ad essa questo Saulo che si era immesso sulla via della crudeltà, ma che non avrebbe durato ad infierire.

Allora, se Saulo deriva da Saul, da che viene Paolo?

Saulo da re Saul quando era superbo, quando infieriva, quando era assetato di strage, ma da che deriva Paolo?

Paolo, in quanto modesto.

Paolo è nome di umiltà.

Diventò Paolo dopo che venne guidato dal Maestro il quale afferma: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore. ( Mt 11,29 )

Di qui Paolo. Fate attenzione all'uso del termine latino: infatti "un poco" è detto "un po'".

Ti vedrò fra poco, aspetta qui un poco; cioè: Ti vedrò fra un po', aspetta qui un po'.

Dunque, ascolta Paolo: Io sono - dice - l'infimo degli Apostoli. ( 1 Cor 15,9 )

Precisamente, io sono il più piccolo degli Apostoli; e altrove: Io sono l'ultimo degli Apostoli. ( 1 Cor 4,9 )

6 - Dio esalta gli umili

E il più piccolo e l'ultimo, quasi la frangia della veste del Signore.

Che c'è di tanto insignificante, di così ultimo della frangia?

Tuttavia, appena toccata questa, una donna fu sanata dal flusso di sangue. ( Mt 9,20-22 )

In questo poco c'era il tanto, nel più piccolo dimorava il grande e, quanto più era piccolo, tanto meno escludeva da sé il grande.

Di che ci meravigliamo se il grande dimora in quel che è assai limitato?

Ancor più dimora nei più piccoli di tutti.

Sta' a sentire colui che dice: Su chi si poserà il mio spirito? sull'umile e sul mite, su chi teme le mie parole. ( Is 66,2 )

Perciò, colui che è sublime dimora in chi é umile, per innalzare l'umile.

Eccelso infatti è il Signore e guarda verso l'umile, ma al superbo volge lo sguardo da lontano. ( Sal 138,6 )

Sii umile ed egli si avvicinerà a te; insuperbisci ed egli ti abbandonerà.

7 - Non c'è da arrossire del Cristo crocifisso

Dunque, che dice questi che è il più piccolo?

Ciò che abbiamo ascoltato oggi: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia, ma con la bocca si fa la confessione di fede per avere la salvezza. ( Rm 10,10 )

Molti credono con il cuore ma arrossiscono di fare la confessione di fede con la bocca.

Sappiate, fratelli, che già non c'è quasi alcuno dei Pagani che non provi stupore interiormente e che non avverta come si vadano realizzando le profezie riguardo a Cristo esaltato al di sopra dei cieli, infatti, su tutta la terra vedono la sua gloria.

Ma quando temono l'uno dell'altro, si vergognano reciprocamente di se stessi, tengono lontana da loro la salvezza.

Con la bocca si fa la confessione di fede per la salvezza.

Che giova aver creduto con il cuore per ottenere la giustizia se la bocca esita a manifestare la convinzione interiore?

Dio vede la fede nell'intimo: ma è poco.

Per il fatto che non ti riconosci umile, temi i superbi e preferisci i superbi a colui che per te subì l'avversione dei superbi.

Hai paura di riconoscere il Figlio di Dio in quanto umile.

Di riconoscere il Verbo grande di Dio, la potenza di Dio, la sapienza di Dio non ti vergogni; di lui nato, crocifisso, morto, arrossisci.

Sublime, eccelso, uguale al Padre per il quale tutte le cose sono state create, per il quale anche tu sei stato creato, e che si fece quale tu sei; per te si fece uomo, per te nacque, per te morì.

Tu che sei infermo e ti vergogni del rimedio che fa per te, come guarirai?

Scegli il momento opportuno.

È questo il momento propizio: più tardi, colui già disprezzato verrà tale da suscitare ammirazione, egli, già sottoposto a giudizio, verrà come giudice, egli, già messo a morte, verrà a far risorgere, egli, già disonorato, verrà a ricevere onore.

Adesso e più tardi: ora la realtà è nella fede, più tardi sarà nella rivelazione.

Scegli al presente la parte che vuoi avere in futuro.

Ti vergogni del nome di Cristo?

Per il fatto che ora arrossisci davanti agli uomini, hai di che arrossire quando sarà venuto nella sua gloria a rendere ai buoni quel che ha promesso, ed ai cattivi quello che ha minacciato.

Tu dove sarai? Che farai nel caso si rivolga a te l'Eccelso e ti dica: Hai arrossito della mia umiliazione, non sarai nella mia gloria?

Via, dunque, il pudore maligno; si faccia avanti una salutare sfacciataggine, se va chiamata sfacciataggine; ma tuttavia, fratelli, mi sono fatto violenza dovendo usare questo termine proprio per non avere timore.

8 - Perché non si deve arrossire della morte di Cristo. Egli ha preso su di sé i due nostri mali per darci in cambio due suoi doni

Non vogliamo arrossire infatti del nome di Cristo.

Si rechi pure insulto a noi che crediamo nel Crocifisso, nell'ucciso.

Addirittura nell'ucciso; ma senza l'effusione del suo sangue sarebbe tuttora obbligante il debito dei nostri peccati.

Proprio nell'ucciso ho creduto, ma in lui fu ucciso quello che assunse da me, non quello per cui mi ha creato.

Proprio nell'ucciso io credo, ma in quale ucciso?

In colui che venne come qualcuno e assunse qualcosa.

Chi venne? Colui che essendo di natura divina non considerò un'appropriazione indebita l'essere uguale a Dio. ( Fil 2,6 )

Ecco chi venne: che cosa assunse?

Ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini. ( Fil 2,7 )

Egli il Fattore fatto, egli il Creatore creato.

Ma secondo che cosa fatto e creato?

Nella condizione di servo, ricevendo la natura di servo, non perdendo la natura di Dio.

Perciò, in questa natura di servo, in ciò che da noi per noi assunse, e nacque, e patì, e risuscitò e ascese al cielo.

Ho parlato di quattro eventi.

Nacque, morì, risuscitò, ascese al cielo.

Due primi e due ultimi: nacque e morì i due primi, risuscitò e ascese al cielo i due ultimi.

Nei primi due ti ha mostrato la tua condizione: nei due ultimi ti offrì un esemplare del premio.

Avevi fatto esperienza del nascere e del morire: di questi due eventi è piena la regione propria degli uomini mortali.

Che cosa si verifica con grande frequenza quaggiù, in ogni essere corporeo, se non il nascere e il morire?

L'uomo ha questo in comune con l'animale: quindi, abbiamo in comune con gli animali questa vita.

Siamo nati, moriremo.

Non ti era ancora noto questo: risorgere e ascendere al cielo.

Due eventi avevi conosciuto, due ti erano ignoti: prese su di sé quanto ti era noto, ti fece conoscere ciò di cui non avevi esperienza: tollera ciò che ha assunto, spera ciò che ha rivelato.

9 - Non si deve temere la morte temporale, ma la morte eterna

Che, dunque, se non vuoi morire non morirai?

Perché temi quel che non puoi evitare?

Tu temi quel che avverrà anche contro il tuo volere; non temi quel che non sarà, benché tu non lo voglia.

Che significa ciò che ho detto? Dio ha voluto la morte per tutti gli uomini venuti al mondo, per cui debbono partire da questa vita.

Sarai esonerato dalla morte se non avrai fatto parte del genere umano.

Che fai? Forse che ora ti si dice: Scegli se vuoi essere uomo?

Lo sei già, sei venuto al mondo.

Considera come tu debba uscirne: sei nato, morirai.

Fuggi, va' cauto, respingi, procura: puoi differire non eliminare la morte.

Pure se non vuoi, verrà: quando verrà, non sai.

Perché temi allora, dal momento che sarà anche se non avrai voluto?

Sii piuttosto nel timore per quanto non si verificherà se tu non avrai voluto.

Che cos'è questo? Dio ha minacciato i fuochi della Geenna rovente, le fiamme eterne agli empi, agli infedeli, ai bestemmiatori, agli spergiuri, agli iniqui ed a tutti i cattivi.

Anzittuto confronta queste due cose: la morte per la durata del tempo, e le pene per l'eternità.

Tu temi la morte nel tempo, verrà, anche se non vuoi: vedi di temere le pene di durata eterna, che non verranno se tu non avrai voluto.

È molto più importante ciò che devi temere e ti é possibile evitare che ti sopraggiunga; si, é più importante, di gran lunga e incomparabilmente più importante ciò che devi temere e ti è possibile far sì che non sopraggiunga.

In realtà, se sarai vissuto bene o se sarai vissuto male, morirai: non scampi dal morire sia vivendo bene, sia vivendo male.

 Ma, intanto, se avrai scelto di vivere bene quaggiù, non sarai condannato alle pene eterne.

Poiché è vero che non puoi scegliere di non morire quaggiù, mentre sei in vita scegli di evitare la morte eterna.

Questa è la fede, questo ha rivelato Cristo attraverso la sua morte e risurrezione.

Morendo, ha mostrato quello che tu, voglia o non voglia, subirai: risorgendo, ha mostrato quello che riceverai se sarai vissuto bene.

Quaggiù con il cuore si crede per ottenere la giustizia, ma con la bocca si fa la confessione per la salvezza. ( Rm 10,10 )

Ma tu hai paura di fare la confessione per evitare gli insulti degli uomini, non di coloro che non credettero - credono anch'essi nell'intimo - ma per non venire insultati da coloro che si vergognano di confessare.

Sta' a sentire quel che segue: Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. ( Rm 10,11 )

Medita queste cose, fermati in esse: esse sono cibo non del corpo ma dello spirito.

Colui che al mattino saccheggiava, a sera divideva la preda.

10 - Per noi le cose rivelate, per Dio le cose occulte

Poiché il signore e padre ( il vescovo Aurelio ) vuole che io vi parli anche di questo, ascoltate con un po' più di attenzione.

Per la misericordia e l'opera del supremo Pastore, una preda è stata strappata dalle fauci del lupo; ve ne diamo l'annunzio e la scorgete con i vostri occhi.

Il Pastore ha condotto colui al cui indirizzo ha guidato il gregge.

Il Signore non ha trascurato l'intima pena dei suoi servi, ma vuole farci apprezzare la dolcezza della sua misericordia, mostrando - come è scritto - le meraviglie del suo amore, ( Sal 17,7 ) per cui la tribolazione precede le gioie che seguiranno.

A gran voce si è affermato come da nemico della fede cristiana ne sia diventato seguace.

Abbiamo potuto dire anche noi quel che Anania e forse altri dissero, ed è probabile che lo dicano alcuni.

Chi? Quello cristiano? Quello che ha abbracciato la fede?

Noi non possiamo né scrutare né mostrare il cuore dell'uomo.

Dio dice: Le cose rivelate sono per voi, le cose occulte sono per me. ( Dt 29,28 )

Dice l'apostolo Paolo: Fratelli, non vogliate giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore; egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la lode da Dio. ( 1 Cor 4,5 )

Non puoi scrutare il cuore del novello cristiano.

Perché? E che ti è possibile per uno che è da tempo cristiano?

Voi direte: Ma è diventato credente in forza della necessità.

Potrebbe dirsi anche di colui del quale parlavamo poco fa, di chi in un primo tempo fu bestemmiatore, e persecutore, e offensore. ( 1 Tm 1,13 )

Infatti anche a lui piombò addosso qualcosa di inevitabile.

Fu atterrato da una voce che veniva dal cielo: perché vedesse, perdette la vista.

Minaccia quel che ti pare ed offri quanto vuoi a qualsiasi uomo: che di più gradito di questa luce?

Eppure se Paolo non l'avesse perduta non avrebbe ricevuto quella eterna.

Di necessità ha creduto.

Di che ha avuto timore - mi si dica - di che ha avuto timore?

Delle grida delle pecore?

Le pecore possono gridare, non possono mordere.

Proprio nello stesso gridare delle pecore di Dio poté percepire la potenza di Dio ed aver timore del giudizio di Dio.

Costui è stato ridestato come da un sonno a considerare che le cose predette sul conto di Cristo si sono veramente compiute in lui.

Nel suo intimo ha potuto dire che in sé erano stati vinti i suoi dèi, che si era liberato dei suoi dèi; che ha tanto potere il nome di Cristo che la gloria di Cristo prevale assai.

A conclusione, dico in breve alla vostra Carità, è alla Chiesa di Dio che mi rivolgo, è al popolo di Dio che mi rivolgo: Se ha creduto, sei tu che hai trovato; se ha temuto sei tu che hai vinto.

11 - Amate l'uomo più di quanto avete detestato l'errore. Dio si vendica dei suoi nemici inducendoli a convertirsi

Intanto, fratelli, limitiamoci a quel che è alla portata degli uomini, non presumiamo oltre, di quel che non è concesso.

Dice l'Apostolo: Accogliete chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni, ( Rm 14,1 ) non cediamo alla presunzione di giudicare il modo di pensare altrui; presentiamo, invece, le nostre preghiere a Dio anche per coloro riguardo ai quali abbiamo forse qualche dubbio.

Forse è la novità del suo stato a procurargli qualche esitazione: amate con maggior effusione chi vedete esitante, con il vostro affetto cacciate via il dubbio dal cuore malsicuro.

Intanto, volgete l'attenzione al suo aspetto esterno di cui vi potete rallegrare e affidate a Dio il cuore di colui per il quale potete pregare.

Sappiate che è stato abbandonato dai cattivi e da voi deve essere accolto.

Amate l'uomo più di quanto avevate detestato l'errore; infatti proprio allora che gridavate contro di lui, era appunto lui che volevate guadagnare.

Non pensate di aver gridato a vuoto, ma rallegratevi che è stato ritrovato chi cercavate.

Chi ha fatto quello? E chi quell'altra cosa? Faustino.

Chi quello e quello? Faustino.

Chi contrario a Cristo? Faustino.

Chi ha temuto Cristo? Faustino.

Cristo è venuto appunto per questo: a sanare i malati, secondo come abbiamo ascoltato nel Vangelo: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. ( Mt 9,12 )

E: qual è l'uomo che avendo smarrito una pecora non lascia le novantanove sui monti e va in cerca di quella perduta?

E quando l'avrà trovata si rallegrerà per quella.

Così il Padre mio si rallegrerà più di un peccatore convertito che di novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. ( Mt 18,12-14 )

Proprio perché Cristo è venuto a risanare i malati, in tal modo egli sa vendicarsi dei suoi nemici.

Forse si ritengono offesi coloro con i quali ha condiviso l'errore; per il momento si adirano, in seguito, probabilmente lo imiteranno.

Pertanto, fratelli, lo affidiamo e alle vostre preghiere e alla vostra affezione, e alla vostra fedelissima amicizia e comprensione della sua debolezza.

Come lo precedete, così vi segue: mostrate la retta via e la trovi retta in voi.

Diventato ormai cristiano, abbia la possibilità di distinguere la differenza tra ciò che ha lasciato e ciò che ha trovato.

L'avvenire darà la prova della sua vita e del suo attaccamento alla fede di Cristo.

12 - Era stato gridato: Non si dia importanza ai pagani! Affermazione di Faustino: Non voglio primato, ma essere cristiano!

D'altra parte, ora, fratelli miei, non è stato necessario - e non lo ha ritenuto la prudenza dei pastori - respingere quello che picchiava, rimandare ad altro tempo quello che mostrava il suo desiderio; neppure da parte nostra c'è stato il parere, né la decisione di voler giudicare sui segreti del cuore e di non accettare la richiesta esplicita.

Sappiamo infatti quali minacce avanzi quella misericordiosa avarizia del Padrone che da chiunque pretende i frutti del suo denaro e che al servo pigro - pronto a giudicare ciò che non vedeva e a non curarsi dei profitti del padrone - dice: Servo malvagio, dalle tue stesse parole ti giudico.

Hai detto di me che sono uomo severo, che mieto dove non ho seminato, prendo dove non ho deposto.

Dunque, conoscevi la mia avarizia.

Avresti dovuto consegnare il mio denaro ai banchieri e al mio ritorno avrei avuto diritto agli interessi. ( Lc 19,22-23 )

Quanto a noi, non abbiamo potuto fare a meno di affidare il denaro del Signore: a lui dovrà rendere conto non solo costui, ma tutti noi.

Adempiamo perciò l'ufficio di chi anticipa, non mettiamoci abusivamente al posto dell'esattore.

Fratelli, quest'opera realizzata innanzi ai vostri occhi non è nostra, ma di Dio.

Quel che è avvenuto non è stato stabilito da noi, perché non lo speravamo: ben altra era l'intenzione e vostra e nostra.

Sapete che cosa qui si è gridato, lo sapete: Non si dia tanta importanza ai pagani, perché essi non abbiano superiorità sui cristiani.

Di queste cose sono state dette; e, poiché tale nome era odioso, molte proteste sono state levate contro questo nome per lo zelo della casa di Dio da parte dei cristiani.

L'intenzione, però, si riduceva a non volere che un pagano avesse superiorità sui cristiani.

Che poi diventasse cristiano l'uomo al cui indirizzo si gridava non era nell'intenzione dei cristiani, ma era disposto da Cristo.

In verità, si è adempiuto quanto è stato scritto: Sono molte le idee nella mente dell'uomo, ma il disegno del Signore è immutabile per l'eternità. ( Pr 19,21 )

Non si conosceva un tale disegno, era nascosto, ma era imminente.

Gli uomini si sono impegnati per quel che potevano, ma Faustino, il banchiere, dalla fabbrica di Cristo è venuto fuori nuovo.

Pertanto, fratelli, compiacetevi dell'opera di Dio.

Un altro era il vostro desiderio, un altro il vostro disegno, un altro ne avete trovato.

Quali servi, noi affidiamo ai nostri compagni di servizio l'opera del Signore nostro.

Ci è più cara in lui l'opera che ha compiuto il Signore nostro che non quanto era nella nostra volontà: sono infatti migliori le sue opere.

E lo abbiamo ascoltato affermare a voce alta e devota: Non voglio primato, voglio essere cristiano.

Siate lieti, rallegratevi, amate con più slancio di come avevate detestato.

Raccomandate la sua opera a Cristo nelle preghiere.

Dimostrate un animo sincero, devoto, amico nei confronti dell'anziano alle prime prove.

Che importa se chi è davanti a voi è già di età matura?

È venuto nella vigna all'ora nona e riceverà uguale ricompensa.

13 - Anche i pagani vogliono celebrare la nascita di S. Giovanni

Ricordiamo alla Carità vostra il giorno celebrativo per i cristiani, sebbene debba essere impossibile che, per dimenticanza, si sia cancellato dalle vostre menti.

Ma facciamo questa raccomandazione perché i pagani e gli empi celebrano la solennità cristiana col pretesto di varie loro motivazioni che rendono invalse col tempo; quindi anche i pagani vogliono questo giorno.

Male, indegnamente, a sproposito: ma avete sotto gli occhi quanti sarebbero contenti di liberarsene.

Tali cose invecchieranno: non aiutatele, distinguetevi da essi, cercate le cose di Dio.

Celebreremo la nascita di Giovanni Battista, il precursore del Signore, l'amico dello Sposo, con assoluta pudicizia, con autentica sobrietà.

Costoro, sorpresi nel trovarvi estranei al loro modo di far festa, cominciano gradualmente ad imitarvi; così, cadendo in disuso, tutte quelle abitudini finiranno.

Ascoltate il Profeta e notate che si realizza, badate che si compie quello che fu predetto: Ascoltatemi, esperti della giustizia.

Il Profeta è Isaia, e Dio per mezzo di lui: Ascoltatemi, esperti della giustizia, popolo che porti nel cuore la mia legge.

Non temete l'insulto degli uomini, non vi spaventate per i loro scherni, non date importanza al fatto che vi disprezzano.

Come avviene infatti per una veste, saranno consumati dal tempo e la tignola li roderà come lana, ma la mia giustizia durerà per sempre. ( Is 51,7-8 )

Siatene certi, fratelli, siatene certi.

Invecchiano, diminuiscono, scompariranno diventando credenti o con la morte.

Per quanti schiamazzi facciano, per quanto si abbandonino al piacere carnale, per quanto si lascino sfuggire turpitudini con grida e danze contro i cantici sacri di Cristo, oggi sono più pochi di ieri.

Pertanto, fratelli, come ho detto, domani celebreremo, nel nome del Signore, la nascita di S. Giovanni Battista.

Fra una settimana, cioè sabato, celebreremo anche il natale dei santi martiri Pietro e Paolo.

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