Discorsi sui Santi |
1.1 - Nelle feste dei martiri si deve esaltare la grazia di Dio. Due incentivi al peccato: il piacere e il dovere
2.2 - La pazienza e la continenza sono doni di Dio. Riconoscimento della grazia di Dio e gratitudine
3.3 - Non abbiamo ricevuto lo spirito di questo mondo, ma lo spirito che viene da Dio
5.4 - La vera pazienza e la falsa. Contro i Donatisti
La nostra ammirazione per la fortezza dei santi martiri nei loro patimenti, sia tale da tradursi in esaltazione della grazia del Signore.
Infatti, quanto a loro, non vollero essere lodati per se stessi, ma in Colui al quale si dice: L'anima mia si glorifica nel Signore. ( Sal 34,3 )
Quanti lo comprendono non insuperbiscono: chiedono nel timore, ricevono nella gioia; perseverano, certamente non perdono.
In verità, se non montano in superbia, sono umili.
Ed è per questo che, dopo aver detto: L'anima mia si glorierà nel Signore, aggiunse: Ascoltino gli umili e si rallegrino. ( Sal 34,3 )
A che varrebbe la carne inferma, a che verme e putredine, se non fosse vero quel che abbiamo cantato: L'anima mia si abbandona a Dio, poiché viene da lui la mia pazienza? ( Sal 62,6 )
Giacché i martiri tollerarono, per la fede, tutti i maltrattamenti, la loro virtù è chiamata pazienza.
Sono due infatti le provocazioni che attirano gli uomini a peccare o ve li spingono: il piacere o il dolore; il piacere seduce, il dolore fa precipitare.
Contro il piacere è necessaria la continenza, contro i dolori la pazienza.
La mente umana è sollecitata a peccare in questa forma; talora si dice: Metti in pratica, e avrai questo; oppure, altra volta: Fa' in modo da evitare questo.
La promessa previene il piacere, la minaccia il dolore.
Insomma, gli uomini peccano per avere il piacere o per non patire il dolore.
Pertanto, contro questi due incentivi al peccato, uno dei quali consiste in lusinghiera promessa, l'altro in terrorizzante minaccia, Dio si è degnato opporre promessa e terrore: la promessa del Regno dei cieli, il terrore dei supplizi infernali.
2.1 - Il piacere diletta, ma Dio assai di più.
La sofferenza che dura nel tempo è penosa, ma è peggiore il fuoco eterno.
Hai di che amare davanti agli amori del mondo, anzi, davanti agli amori immondi.
Hai di che temere di fronte alle minacce del mondo.
Ma non basta essere avvertito se tu non implori di essere aiutato.
Perciò, questo Salmo che abbiamo cantato ci insegna che è senz'altro da Dio la nostra pazienza contro i dolori.
Da che veniamo a scoprire che è da lui anche la nostra continenza che è necessaria contro i piaceri?
Hai una testimonianza della massima chiarezza: E poiché sapevo - disse - che nessuno può essere continente se Dio non lo concede, e appunto questo era proprio della sapienza: sapere da chi viene tale dono. ( Sap 8,21 )
Perciò, se possiedi qualcosa da parte di Dio e ignori da chi lo hai, non riceverai compenso perché te ne resti ingrato.
Se ignori da chi ti viene, non ringrazi; mancando il rendimento di grazie, perdi anche quello che hai.
Infatti: A chi ha, sarà dato.
In che consiste l'avere con pienezza? Sapere da chi ti viene.
Però chi non ha, cioè non sa da chi gli venga, sarà privato anche di ciò che ha. ( Mt 13,12 )
Infine, come dice pure: Appunto questo era proprio della sapienza: sapere da chi viene tale dono.
Anche l'apostolo Paolo lo afferma quando ci esorta a rendere grazie a Dio nello Spirito Santo.
E quasi a rispondere alla domanda: Come fai a distinguere? proseguendo aggiunse: Perché possiamo conoscere tutto ciò che ci è stato donato da Dio. ( 1 Cor 2,12 )
Dunque, lo Spirito di Dio è Spirito di carità, mentre lo spirito di questo mondo è spirito di vanagloria.
Coloro che hanno lo spirito di questo mondo sono superbi, sono ingrati a Dio.
Sono molti coloro che possiedono i suoi doni, ma non adorano Colui dal quale li hanno e sono per questo infelici.
Talora uno possiede doni molto grandi e minori un altro: vale a dire l'intelligenza, la memoria.
Sono doni di Dio.
A volte t'imbatti in un uomo di altissimo intelletto, di una memoria incredibile da destare ammirazione; incontri un altro dall'intelligenza limitata e di memoria labile, quindi poco dotato dell'una e dell'altra; però, quello superbo e questo umile; questo grato a Dio del poco, quello debitore a se stesso del molto di più.
4.3 - Chi rende grazie a Dio del poco è senza confronti migliore di chi si esalta del molto.
Dio infatti fa accedere al molto chi rende grazie del poco, mentre perde anche quel che possiede colui che non è grato dei grandi doni.
Infatti a chi ha sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. ( Mt 13,12 )
Com'è che non ha, dal momento che ha?
Ha senza avere chi non sa da chi gli venga.
Quindi Dio gli porta via quel che è suo e a quello resta la malizia sua propria.
Dunque, nessuno è casto se Dio non lo concede. ( Sap 8,21 )
Tu hai un dono contro i piaceri, poiché appunto questo - dice - era proprio della sapienza: sapere da chi venga questo dono; nessuno è casto se Dio non lo concede.
Tu hai un dono contro i dolori: Poiché viene da lui - dice - la mia pazienza. ( Sal 62,6 )
Dunque: confidate in lui, popoli tutti. ( Sal 62,9 )
Confidate in lui, non fate affidamento sulle vostre forze.
Affidate a lui i vostri mali, attendetevi da lui i vostri beni.
Per quanto superbi sarete stati, senza il suo aiuto sarete un nulla.
Quindi, per riuscire ad essere umili, date libero sfogo ai vostri cuori davanti a lui. ( Mt 13,12 )
E, per non restarvene in disagio interiore, dite quel che segue: Il nostro rifugio è Dio. ( Mt 13,12 )
Il beato martire che ammiriamo e di cui in questo giorno celebriamo la solennità, per essere vittorioso, ebbe Dio in suo aiuto.
Senza di lui non avrebbe vinto.
E, nel caso avesse vinto i dolori, non avrebbe vinto il diavolo.
A volte, infatti, proprio perché vinti dal diavolo, riescono a superare i dolori: non in forza della pazienza, ma dell'ostinazione.
Perciò Dio gli fu accanto a sostenerlo, a donargli la vera fede, a confermarlo nella giusta causa e, per la giusta causa, a donargli la pazienza.
Allora si tratta di vera pazienza, quando deriva da causa giusta.
Non altri che Dio, infatti, dona la stessa fede.
L'Apostolo, in breve, ha raccomandato l'una e l'altra: dono di Dio è la causa per la quale soffriamo e la pazienza che ci fa tollerare i mali.
Incoraggiando i martiri, dice infatti: Perché vi è stato dato in Cristo. ( Fil 1,29 )
Ecco la bontà della causa: perché in Cristo, non per un motivo sacrilego contro Cristo, per una eresia o scisma contro Cristo.
Dice infatti Cristo: Chi non raccoglie con me, disperde. ( Lc 11,23 )
Dice dunque: Vi è stato dato in Cristo non solo di credere in lui, ma anche di patire per lui. ( Fil 1,29 )
Questa è la vera pazienza.
Amiamola, dunque, conserviamola: se poi non l'abbiamo ancora, chiediamola; e cantiamo degnamente: L'anima mia si abbandona in Dio poiché viene da lui la mia pazienza. ( Sal 62,6 )
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