Discorsi sui Santi |
1.1 - Il Natale degli apostoli Pietro e Paolo merita una più frequente celebrazione
2.2 - Si deve amore, tra i primi, a Pietro e Paolo. La ferita dell'amore
2.3 - Paolo è lieto della passione imminente. Attraverso le ristrettezze si giunge alla regione della libertà
4.4 - La corona è data non per i meriti presenti ma per la grazia precedente
5.5 - I meriti dell'uomo sono i doni di Dio. La vittoria è concessa da Cristo
Siamo certamente tenuti a celebrare con maggiore frequenza il giorno di così degni martiri, cioè dei santi apostoli Pietro e Paolo.
Infatti, se celebriamo in continuità il Natale degli "agnelli", quanto più non dobbiamo celebrare quello degli "arieti"?
Dei cristiani che gli Apostoli hanno guadagnato alla fede, con la loro predicazione, è stato scritto: Portate al Signore figli di arieti. ( Sal 29,1 )
Attraverso le sofferenze del martirio, lungo la via irta di spine, nelle tribolazioni delle persecuzioni, passarono da capitani gli Apostoli, così che più tardi sia possibile percorrerla ai fedeli.
Il beato Pietro, il primo degli Apostoli, il beato Paolo, l'ultimo degli Apostoli; coloro che resero degno onore a colui che ha detto: Io sono il Primo e l'Ultimo, ( Ap 1,17 ) al martirio si trovarono il primo e l'ultimo in uno stesso giorno.
Pietro ordinò Stefano. ( At 6,6 )
Quando venne conferito il diaconato al martire Stefano, fra gli altri Apostoli, lo ordinò Pietro.
Pietro lo ordinò, Paolo ne fu il persecutore.
Ma non indaghiamo sui precedenti di Paolo, rallegriamoci degli eventi ultimi dell'ultimo degli Apostoli.
Giacché, se risaliamo a fatti anteriori, non si sarà troppo soddisfatti neppure di quelli che riguardano Pietro stesso.
Abbiamo detto che Paolo è stato il persecutore di Stefano, volgiamoci a guardare Pietro che ha negato il Signore.
Pietro ha lavato nelle lacrime il rinnegamento del Signore; Paolo ha espiato con la cecità l'aver perseguitato Stefano.
Pietro ha pianto prima del castigo, Paolo ha subito anche il castigo.
Entrambi buoni, santi, di profonda pietà religiosa: le loro Lettere ogni giorno sono proclamate ai popoli.
E a quali popoli? E a quanti popoli?
State a sentire il Salmo: Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola. ( Sal 19,5 )
E noi ne abbiamo fatto esperienza: e sono pervenute fino a noi queste parole, e ci hanno destati dal sonno e, dalla follia dell'incredulità, ci hanno convertiti alla salvezza della fede.
Carissimi, vi parlò così, lieto certamente di questo giorno che comporta tanto grande solennità, ma con un velo di tristezza perché non vedo quell'affluenza di popolo che si deve alla ricorrenza del martirio degli Apostoli.
Se ci fosse sconosciuta, non ci si potrebbe incolpare, ma dal momento che a nessuno sfugge, che cos'è tutta questa indolenza?
Non amate Pietro e Paolo? Parlo in mezzo a voi riferendomi a quelli che non sono qui presenti.
A voi certo sono grato perché almeno voi siete intervenuti.
E può essere che l'animo di un qualsiasi cristiano non porti amore a Pietro e a Paolo?
Se fino ad ora è freddo, legga ed ami; se fino ad ora non ama, riceva in cuore la freccia della Parola.
Poiché proprio degli Apostoli è stato detto: Irresistibili le tue frecce acute.
Esse raggiungono in efficacia quel che viene detto di seguito: Sotto di te cadono i popoli. ( Sal 45,6 )
Sono benigne tali piaghe. La ferita dell'amore è salutare.
La sposa di Cristo canta nel Cantico dei Cantici: Sono ferita dall'amore. ( Ct 2,5; Ct 5,8 )
Quando risana questa ferita? Quando il nostro desiderio s'acquieterà nei beni. ( Sal 103,5 )
Viene paragonato ad una piaga il perdurare del nostro desiderio che non è ancora possesso.
Giacché l'amore ha questo di particolare, che il dolore gli sussiste accanto.
Una volta raggiunta la meta, quando il possesso sarà adempimento, allora il dolore scompare, resta immutato l'amore.
Dalla Lettera di Paolo avete ascoltato le parole che egli scrisse al suo discepolo, il beato Timoteo.
Quanto a me, presto sarò immolato. ( 2 Tm 4,6 )
Avvertiva l'imminenza della passione, l'avvertiva, ma non ne era turbato.
Perché non aveva timore? Aveva già detto infatti: Desidero di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo. ( Fil 1,23 )
Quanto a me - dice - presto sarò immolato.
Non è tanta l'euforia di chi fa sapere che l'attende un pranzo ed avrà un lauto banchetto, quanto il giubilo di Paolo nell'annunziare la sua passione imminente.
Quanto a me, presto sarò immolato.
Che vuol dire sarò immolato? Sarò un sacrificio.
A chi sacrificato? a Dio: infatti, è preziosa davanti al Signore la morte dei suoi santi. ( Sal 116,15 )
Io - dice - sarò immolato.
Sono tranquillo: ho in alto il sacerdote che mi può offrire a Dio.
Ho quale sacerdote proprio colui che per primo è stato vittima per me.
Presto sarò immolato ed è imminente l'ora della mia liberazione. ( 2 Tm 4,6 )
Parlò di liberazione dal corpo.
3.3 - Il legame del corpo ha infatti un qualcosa che è gusto affettivo, anzi l'uomo ne è avvinto e non vuol saperne di essere sciolto.
Questi, tuttavia, dicendo: Desidero di essere sciolto dal corpo per essere con Cristo, ( Fil 1,23 ) si rallegrava che un giorno tali legami si dovessero sciogliere; i legami delle membra carnali si devono sciogliere per essere rivestiti ed ornati di virtù eterne.
Lasciava, tranquillo, il corpo, per ricevere la corona.
Felice scambio, trapasso santo, quanto beata dimora!
È la fede a vederla, non è ancora a vista d'occhio: perché occhio non vide né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d'uomo quelle cose che ha preparato Dio per coloro che lo amano. ( 1 Cor 2,9 )
Dove pensiamo che siano questi Santi?
Là dove si sta bene.
Che vuoi di più? Non conosci il luogo, ma considera il merito.
Ovunque sono, si trovano con Dio.
Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. ( Sap 3,1 )
Ma passarono attraverso i tormenti per giungere al luogo senza tormento, per le strettezze giunsero alla regione della libertà.
Perciò, chi è proteso verso una tale patria, non abbia sgomento se la via è faticosa.
È imminente - dice - l'ora della mia liberazione.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta solo la corona di giustizia. ( 2 Tm 4,6-8 )
Hai motivo di affrettarti, a ragione ti rende lieto il sacrificio che devi fare di te: infatti ti resta la corona di giustizia.
Fino allora incombe l'amarezza della passione, ma il pensiero di chi sa di dover soffrire la trascura e considera quel che sarà dopo; non conta per dove si va, ma dove si va.
E poiché si pensa alla meta con grande amore, il percorso che vi conduce si compie con indomito coraggio.
Ma dopo aver detto: Mi resta solo la corona di giustizia, conclude: che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno. ( 2 Tm 4,8 )
Il giusto renderà, non ha reso prima.
Infatti, Paolo, già un tempo Saulo, quando perseguitavi i santi di Cristo, quando custodivi le vesti dei lapidatori di Stefano, se il Signore avesse compiuto un giusto giudizio nei tuoi confronti, dove saresti?
Per il tuo immane delitto, quale posto si potrebbe rinvenire nel profondo della Geenna?
Ma non ti è stato assegnato allora, per poterlo assegnare ora.
Dalla tua Lettera abbiamo letto infatti le tue parole sulle imprese da te compiute in precedenza, così ne siamo stati informati da te.
Tu hai detto: Io sono l'ultimo degli Apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo. ( 1 Cor 15,9 )
Non sei degno, ma lo ha voluto.
Appunto perché ha conferito onore a te indegno cui si doveva la pena eterna, non ti ha reso quel che ti era dovuto.
Non sono degno - dice - di esser chiamato apostolo.
Perché? Perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. ( 1 Cor 15,9 )
Come puoi allora essere apostolo se hai perseguitato la Chiesa di Dio?
Per grazia di Dio sono quello che sono. ( 1 Cor 15,10 )
Prima la grazia, ora il dovuto; prima veniva elargita la grazia, ora viene reso il dovuto.
Per grazia di Dio - dice - sono quello che sono.
Quanto a me, sono niente.
È per grazia di Dio che sono tutto quello che sono.
Tutto quello che sono, ma ora apostolo; quel che ero, infatti, lo ero quanto a me.
Per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana, ma ho faticato più di tutti loro. ( 1 Cor 15,10 )
Che significa, apostolo Paolo?
Ti sei quasi posto su un piano più alto; la frase: ho faticato più di tutti loro pare come scaturire da una qualche presunzione.
Ammettilo dunque. "Lo ammetto", risponde: Non io però, ma la grazia di Dio che è con me. ( 1 Cor 15,10 )
Non ne era dimentico, ma riservava, lui l'ultimo, di che poter rallegrarci nell'ultimo: Non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Allora non ebbe il dovuto e, al presente, che cosa?
Ho terminato la corsa, ho conservato la fede: ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno. ( 2 Tm 4,7-8 )
Hai combattuto la buona battaglia.
Ma chi ha determinato la tua vittoria?
Te prendo a leggerti e tu dici: Siamo grati a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. ( 1 Cor 15,57 )
Che cosa gioverà aver combattuto, se non giovasse aver vinto?
Hai la corona appunto perché in realtà hai combattuto, ma Cristo ha dato la vittoria.
Continua ancora: Ho terminato la corsa.
E chi ha ottenuto questo in te?
Non hai forse detto: Non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia? ( Rm 9,16 )
Di' pure quel che segue: Ho conservato la fede. ( 2 Tm 4,7 )
E questo come l'hai potuto? Ascolta le tue parole: Ho ottenuto misericordia - dice - per essere fedele. ( 1 Cor 7,25 )
Quindi hai conservato la fede per la misericordia di Dio, non per i tuoi sforzi.
Perciò ti resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice ti renderà in quel giorno. ( 2 Tm 4,8 )
Riconoscerà i meriti proprio perché è 'il giusto giudice'.
Ma, anche a questo riguardo non montare in superbia, perché sono proprio doni suoi i tuoi meriti.
Da lui ho appreso quanto gli ho detto ed a questa scuola anche voi avete certamente imparato con me.
Stiamo a presiedere in sede più elevata a motivo del panegirico, ma in cielo, nell'unica scuola, uno è il Maestro di tutti noi.
Indice |