Discorsi sui Santi |
1 - Pietro il primo, Paolo l'ultimo degli Apostoli. Pietro rinnegò,
poi seguì il Signore accettando la passione
2 - Pietro annunziatore di Cristo
3 - Viene cantato
4 - Lo zelo di Saulo e lo zelo di Paolo
5 - Paolo non viene offeso quando si loda la grazia di Cristo
La passione dei beati Apostoli ha reso sacro per noi questo giorno: disprezzando il mondo, hanno meritato una tale gloria in tutto il mondo.
Pietro il primo degli Apostoli, Paolo l'ultimo degli Apostoli.
Cristo, il Primo e l'ultimo, condusse ad un unico giorno di passione il primo e l'ultimo.
Per poter ricordare quel che ho detto, tenete presente l'alfa e l'omega.
Il Signore stesso dice apertamente nell'Apocalisse: Io sono l'Alfa e l'Omega; ( Ap 1,8.17 ) il Primo: nessuno prima di lui; l'Ultimo: nessuno dopo di lui.
È colui che precede tutte le cose, colui che è il termine di tutte.
Vuoi avere una visione contemplativa del Primo?
Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui. ( Gv 1,3 )
Ti volgi a considerare l'Ultimo? Il termine della legge è Cristo per la giustizia di chiunque crede. ( Rm 10,4 )
Per vivere nel tempo, hai avuto lui come creatore; per vivere sempre hai lui come redentore.
Consideriamo, carissimi, lo stesso beatissimo Pietro, primo degli Apostoli che dice nella sua epistola: Cristo patì per noi, lasciandoci l'esempio, affinché seguiamo le sue orme. ( 1 Pt 2,21 )
Infine, durante la lettura del Vangelo, avete ascoltato: Seguimi. ( Gv 21,19 )
Gli rivolse l'invito, naturalmente Cristo a Pietro, il Maestro al discepolo, il Signore al servo, il Medico al risanato, per dirgli: Pietro, mi ami?
E, come sapete, non gli disse soltanto "mi ami?" ma aggiunse: più di questi. ( Gv 21,15 )
Mi ami più di questi, più di quanto mi amano questi?
Pietro non rispose "Ti amo più di quanto ti amano questi", giacché non spettava all'uomo giudicare dei sentimenti altrui, ma dette questa risposta: Signore, tu sai che io ti amo. ( Gv 21,15 )
A che cerchi da me quel che hai infuso in me?
Tu sai che cosa hai dato: perché vuoi sapere da me se ti amo, dal momento che solo da te ho di amarti?
Tu sai che ti amo. E il Signore ripeté la medesima domanda e Pietro dette di nuovo la medesima risposta.
La terza volta il Signore interrogò: Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: mi ami? ( Gv 21,17 )
Il Signore voleva conoscere l'amore di Pietro, noi vogliamo capire l'afflizione di Pietro.
Che ne pensiamo del dispiacere di Pietro, sentendosi chiedere per tre volte: Mi ami?
Quante volte volesse domandare il Signore, perché il servo se ne dovrebbe rattristare?
Ma è che, alla terza domanda del Signore, Pietro tornò con la mente alla sua terza negazione.
Tu comprendi, beato Pietro, comprendi la tua defezione, a ripensarvi ti affliggi, ma rallegrati dopo il turbamento.
L'amore confessi colui che aveva rinnegato il timore.
Infine, fate attenzione a lui - che prima aveva rinnegato - diventato amante; anzi, fin da prima amante, ma debole fino allora.
Diciamo che Pietro ha negato Cristo e non diciamo perché seguì Cristo nel rischio della passione.
Il Medico si riservò la gradualità della cura: prima mostrò Pietro a Pietro, ma in seguito si rivelò in Pietro.
Quasi a dirgli: Hai avuto la presunzione di morire per me e non per la fiducia in me, ma in quanto contavi sulle tue forze.
Interpellato da una serva, scopristi te stesso: piangesti e ritornasti a me.
Di conseguenza, solo affidandogli le sue pecore, il Signore gli preannunciò la passione che oggi celebriamo.
Disse: Quando eri più giovane, ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, tenderai le tue mani e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi.
Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. ( Gv 21,18-19 )
Così avvenne, Pietro negò, Pietro pianse, Pietro lavò nelle lacrime la sua negazione.
Cristo risuscitò, Pietro fu esaminato sull'amore: ricevette le pecore affidategli, non sue, ma di Cristo.
Non gli disse infatti: Pasci le tue pecore, ma: pasci le mie pecore: pasci quelle che ho acquistato, perché ho riscattato anche te.
Quindi, Cristo Signore si trattenne quaranta giorni con i suoi discepoli; una nube lo sollevò sotto i loro occhi ed egli ascese al cielo.
Lo accompagnarono con i loro sguardi mentre ascendeva: si fermarono poi in città, al compiersi di cinquanta giorni ricevettero lo Spirito Santo, ne furono ripieni.
In quell'istante appresero le lingue di tutti i popoli, cominciarono ad esprimersi in esse tra lo stupore e l'ammirazione di coloro che avevano ucciso Cristo.
Il negatore di un tempo, l'amante qual è ora, solo fra tutti, perché il primo di tutti, si precipitò dai Giudei e intraprese ad annunziare Cristo agli uccisori di Cristo.
Sparse in mezzo a loro il seme della fede di Cristo, e dispose a morire per Cristo molti di quelli dai quali aveva temuto di essere ucciso per lui.
Quando si disse, quando venne predetto che gli Apostoli di Cristo avrebbero parlato nelle lingue di tutte le Genti?
I cieli narrano la gloria di Dio: intendi per cieli coloro che recano Dio; e l'opera delle sue mani, cioè la gloria di Dio, annunzia il firmamento. ( Sal 19,2 )
Questo sono i cieli. Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. ( Sal 19,3 )
Giorno e notte non si smetta di annunziare Cristo.
Rifletti tuttavia che il giorno al giorno ne affidò il messaggio: Cristo ai discepoli, la Luce alle luci.
E la notte alla notte ne trasmise notizia: Giuda trasmise ai Giudei dove si trovava Cristo.
Cristo venne catturato, Cristo fu ucciso, la morte fu uccisa in Cristo, perché Cristo risuscitò, e ascese al cielo, e inviò lo Spirito Santo promesso e ne furono ripieni, come otri nuovi, di vino nuovo.
Aveva detto infatti il Signore: Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi. ( Lc 5,37 )
E sappiate che questo è stato adempiuto.
I Giudei pieni di stupore, e alcuni quasi a scherno, senza sapere quel che affermarono, dissero: Costoro sono ubriachi di mosto. ( At 2,13 )
Se parlarono lingue che non avevano apprese fu dunque perché lo Spirito Santo ne dette e il dono e l'ispirazione e l'illuminazione.
Nel loro ambiente ne avevano appresa una, forse due, invece parlarono che diciamo … tre lingue, quattro, cinque, sei …
Perché vai cercando il numero?
Non è linguaggio e non sono parole di cui non si oda il suono; ( Sal 19,4 ) avete ascoltato ora il Salmo, mentre veniva cantato.
Anch'essi furono uccisi ma il loro messaggio è stato scritto.
Che fecero quelli che li uccisero?
Per tutta la terra si è diffuso il loro annunzio. ( Sal 19,5 )
Noi residenti in Africa eravamo lontani di là dove non era linguaggio e non erano parole di cui non si udisse il suono.
Lontani da lì eravamo, lontano eravamo a giacere, lontano eravamo in preda al sonno; ma, perché fossimo riscossi dal sopore, per tutta la terra si è diffuso il loro annunzio e ai confini del mondo la loro parola.
Svegliati, tu che dormi, destati dai morti e ti illuminerà ( Ef 5,14 ) colui che disse a Pietro: Mi ami? ( Gv 21,15 )
Chi è capace di parlare degnamente di Pietro?
È da tanto chi sta parlando di Pietro?
Senza offesa, beato Pietro, mi si permetta di tacere appena un poco di te, il cui annuncio mi ha riscaldato.
Il mio discorso non può esser solo per te; oggi non fosti solo tu a subire il martirio: senza dubbio sei tu il primo degli Apostoli, ma l'ultimo degli Apostoli ebbe il merito di esserti socio.
Si porti avanti a noi anche il beato Paolo, dobbiamo dire qualcosa di lui per un poco; avendo infatti questo senso il nome, volle essere chiamato Paolo, poiché in precedenza si chiamava Saulo.
Prima Saulo, poi Paolo; perché prima superbo, poi umile.
Ripensate al primo nome ed in esso riconoscete la colpevolezza del persecutore.
Venne chiamato Saulo da Saul.
Saul, dal quale la denominazione di Saulo, perseguitò il santo David, e nel santo David era prefigurato il Cristo venturo dalla stirpe di David, per mezzo della Vergine Maria.
Saulo svolse il ruolo quando perseguitò i cristiani.
Era stato un persecutore accanitissimo; quando venne lapidato il beato Stefano, egli stesso conservò le vesti dei lapidatori per trovarsi a lapidare nelle mani di tutti.
Dopo il martirio del beatissimo Stefano, i fratelli che si trovavano a Gerusalemme vennero dispersi; e poiché erano delle luci, ardevano dello Spirito di Dio; dovunque si erano recati, comunicavano luce.
Allora Saulo, notando che il Vangelo di Cristo si divulgava, fu ripieno di asprissimo zelo: ebbe lettere di presentazione dai sommi sacerdoti e partì, nell'intento di condurre in catene, perché fossero puniti, quanti avesse scoperti testimoni del nome di Cristo; e andava furioso di strage, assetato di sangue.
Così, mentre andava, mentre era assetato di sangue cercando quanti poteva catturare e uccidere, proprio così, da persecutore qual era, udì una voce dal cielo.
Fratelli miei, che aveva meritato di buono, che non aveva meritato di male?
E tuttavia, da una sola voce dal cielo venne atterrato il persecutore e si rialzò il predicatore.
Dopo Saulo, eccoti Paolo: ecco, ormai predica, ormai ci fa sapere chi sia stato e chi sia.
Io - dice - sono il più piccolo degli Apostoli. ( 1 Cor 15,9 )
Se il più piccolo, giustamente Paolo.
Rammentate il vocabolo latino: 'poco' vuol dire 'modico'.
Certo usiamo dire così: 'Ti vedrò fra poco'.
Di conseguenza, quel Paolo si riconosce il più piccolo, quasi la frangia nella veste del Signore, che toccò la donna inferma.
Quella che soffriva perdita di sangue era certamente figura della Chiesa delle Genti, alle quali venne inviato Paolo, e il più piccolo e l'ultimo: infatti la frangia è la minima parte della veste e l'ultima.
Paolo riconobbe di essere l'uno e l'altro: si disse il più piccolo e l'ultimo.
Egli disse: Io sono il più piccolo degli Apostoli, e disse: Io sono l'ultimo degli Apostoli. ( 1 Cor 15,8 )
Non è un'offesa la nostra, egli l'ha detto.
E che altro ha detto?
Lasciamo che sia lui a parlare perché non sembri che intendiamo recare ingiuria; sebbene non vi sia in alcun modo offesa di Paolo dove si fa valere la grazia di Cristo, tuttavia, fratelli, ascoltiamo lui.
Io sono - egli dice - il più piccolo degli Apostoli, io sono chi non è degno di essere chiamato apostolo.
Ecco chi era: Io sono chi non è degno di essere chiamato apostolo.
Perché? Perché ho perseguitato la Chiesa di Dio.
E com'è che sei apostolo? Ma per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non fu vana, ma ho faticato più di tutti loro. ( 1 Cor 15,9-10 )
Ti prego, san Paolo, uomini non intelligenti ritengono che sia ancora Saulo a parlare: Ho faticato più di tutti loro, dà l'impressione che sia detto con superbia.
Eppure è stato proprio detto; ma che viene dopo?
Ma quando si accorse di aver detto qualcosa che lo potesse elevare in superiorità - disse infatti: Ho faticato più di tutti loro - ecco subito: Non io, però, ma la grazia di Dio con me. ( 1 Cor 15,10 )
L'umiltà si riconobbe, la debolezza trepidò, la perfetta carità confessò il dono di Dio.
Quindi adesso parla, come pieno di grazia, come vaso di elezione, come diventato quel che non eri degno; parla, scrivi a Timoteo e annunzia questo giorno.
Quanto a me - dice - presto sarò immolato. ( 2 Tm 4,6 )
Ora è stato letto dalla Lettera di Paolo, in questo luogo è stato letto quanto sto dicendo adesso: Quanto a me - dice - presto sarò immolato.
È prossima la mia immolazione.
In effetti, il martirio dei santi è un sacrificio a Dio.
Quanto a me presto sarò immolato.
È imminente l'ora della mia liberazione.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede; ora mi resta la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno. ( 2 Tm 4,6-8 )
Retribuirà i meriti colui che dona i meriti.
È stato eletto apostolo chi non era degno e non sarà coronato chi è degno?
Allora infatti non era degno, quando ricevette la grazia non dovuta, ma gratuita: Non sono degno, disse, di essere chiamato apostolo, ma per grazia di Dio sono quello che sono.
Ora, invece, esige il dovuto: Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede; ora mi resta la corona di giustizia, mi è dovuta la corona di giustizia.
Che mi renderà, perché tu comprenda che è dovuta.
Non disse 'mi dà', oppure, 'mi dona', ma: Mi renderà il Signore, il giusto giudice, in quel giorno.
Perché misericordioso mi ha donato, perché giusto mi renderà.
Ho davanti agli occhi, beato Paolo, a quali tuoi meriti è dovuta la corona; ma, guardando indietro, riconosco quel che sei stato; proprio i tuoi meriti sono doni di Dio.
Hai detto: ho combattuto la buona battaglia, ma tu pure hai detto: Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. ( 1 Cor 15,57 )
Di conseguenza, hai combattuto la buona battaglia, ma hai riportato vittoria per dono di Cristo.
Hai detto: Ho terminato la corsa, ma hai pure detto: Non dipende dalla volontà né dagli sforzi di chi corre, ma da Dio che usa misericordia. ( Rm 9,16 )
Hai detto: Ho conservato la fede, ma tu pure hai detto: Ho ottenuto misericordia per meritare fiducia. ( 1 Cor 7,25 )
Notiamo allora che sono doni di Dio i tuoi meriti e perciò ci rallegriamo della tua corona.
E se sono stato da meno nel fare l'elogio dei beati Apostoli, dei quali celebriamo la solennità, non sono venuto meno, tuttavia, all'attesa della vostra Carità secondo quanto si è degnato concedermi colui che li ha coronati.
Indice |