Discorsi sui Santi |
1 - Pietro rischia per amore. Saulo convertito in Paolo
2 - Si canta il Sal 19
3 - Significato latino del nome ebraico Anania. Come diviso il bottino.
Paolo ha sofferto più di quanto ha fatto soffrire
4 - I meriti sono i doni di Dio. Dio trovò che punire in Paolo e gli elargì di che essere coronato.
Saulo da Saul, Paolo da "poco"
5 - Paolo la frangia del vestito del Signore. Comune il giorno della passione di Pietro e di Paolo.
I meriti di Paolo sono doni di Dio
Chiamati in tempi diversi, i beati apostoli Pietro e Paolo hanno ricevuto la corona uno stesso giorno.
Il Signore chiamò Pietro prima di tutti, Paolo dopo di tutti - Pietro il primo degli Apostoli, Paolo l'ultimo - e li condusse, il primo e l'ultimo, ad un unico giorno.
Sussiste una perfettissima interezza quando gli estremi sono in congiunzione con i primi.
L'apostolo Pietro ebbe paura sul mare: solo Pietro ebbe paura, ma fu il solo a camminare sul mare.
Fu il solo che per timore rinnegò il Signore, ma fu il solo che per amore seguì il Signore fino a cacciarsi nel pericolo.
Anche il beato Giovanni fu lì presente, ma poteva contare in anticipo sull'amicizia del sommo sacerdote; infatti Giovanni era amico del sommo sacerdote presso il quale fu condotto il Signore.
Pietro seguì per amore; la debolezza vacillò, ma la carità pianse e la debolezza ottenne il perdono.
Invece Paolo - Saulo un primo tempo - fu persino nemico di Cristo: perseguitò duramente i cristiani.
Era presente quando consumò la sua passione per primo il santo martire Stefano; mentre veniva lapidato, Saulo teneva in serbo le vesti di tutti i lapidatori.
Gli sembrava poco lapidare solo con le proprie mani: si ritrovava nelle mani di tutti coloro dei quali custodiva le vesti.
Dopo queste cose, avvenuta l'uccisione del beatissimo Stefano, primo a ricevere la corona - infatti anche il suo nome, in lingua greca, sta a significare "corona' -, questo accanitissimo nemico ottenne lettere dai sommi sacerdoti che lo autorizzavano a condurre in catene, perché venissero giustiziati, quanti scoprisse decisamente incamminati su tale via.
Quindi, si diresse furente a Damasco, avido di strage, assetato di sangue.
Colui che dimora nei cieli - secondo il Salmo - se ne rideva, lo scherniva il Signore. ( Sal 2,4 )
Che minacci, crudele, ciò che tu stesso dovrai presto patire?
Veramente fu ben poca cosa per Cristo Signore salvare il nemico, atterrare dall'alto con una sola voce il persecutore, rialzare il predicatore!
Saulo, disse, Saulo - ancora Saulo - perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
Che degnazione, Fratelli miei! Riconosciamoci nella voce del Signore.
Chi potrebbe più perseguitare Cristo, che siede in cielo, alla destra del Padre?
Là regnava il Capo, ma le membra, quaggiù, erano ancora nella fatica.
Lo stesso Dottore delle Genti, il beato apostolo Paolo, ci ha fatto capire che cosa siamo noi per Cristo.
Dice: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra. ( 1 Cor 12,27 )
Dunque l'intero Cristo, il Capo e le membra.
Osservate il nostro corpo, cogliete la similitudine.
Se in mezzo alla folla vieni urtato, se uno ti calpesta il piede, è il capo a risentirsi per il piede.
E che cos'è che grida? Tu mi calpesti.
Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? ( At 9,4 )
Poiché quando Saulo perseguitava gli annunziatori del Vangelo, che divulgavano nel mondo intero la conoscenza del Signore, venivano da lui calpestati i piedi di Cristo: in loro, infatti, il Cristo raggiungeva le Genti, in loro il Cristo si affermava rapidamente per ogni dove.
Chi sarebbe diventato piede calpestava i piedi di Cristo; chi avrebbe recato agli uomini, per tutta la terra, il Vangelo del Signore, calpestava ciò che egli stesso sarebbe stato.
Come sono belli i piedi - dice il Profeta e lo ricorda lo stesso Dottore delle Genti - di coloro che annunziano la pace, dei messaggeri di bene! ( Is 52,7; Rm 10,15 )
Anche questo abbiamo cantato nel Salmo: Per tutta la terra si è diffuso il loro annunzio. ( Sal 19,5 )
Vuoi sapere dove sia pervenuto Cristo per mezzo di questi piedi? E ai confini del mondo la loro parola. ( Sal 19,5 )
Infine, parlando ad Anania nell'inviarlo a battezzare Saulo, il Signore sentì dirsi da quello: Signore, ho saputo di costui che da ogni parte va perseguitando i tuoi servi. ( At 9,13 )
Quasi a voler dire: Com'è che mandi la pecora dal lupo?
'Anania' è un termine ebraico che, in latino, suona 'pecora'.
Ma, quanto a Saulo, il futuro Paolo, il persecutore che diventerà predicatore, aveva premesso il Profeta: Beniamino lupo rapace. ( Gen 49,27 )
Perché Beniamino? Ascolta lo stesso Paolo: Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. ( Rm 11,1 )
Lupo rapace: Al mattino divora la preda, alla sera divide il bottino; ( Gen 49,27 ) prima deve divorare, in seguito pascere.
Ormai, da predicatore, egli doveva appunto dividere il bottino, sapeva che cosa dare e a chi, che cibo somministrare all'ammalato e al debole, di che nutrire il forte.
Distribuendo infatti il bottino, distribuendo, non gettando alla rinfusa … quindi, distribuendo diceva: Io, fratelli, non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo.
Vi ho dato da bere latte, non nutrimento solido, perché non ne eravate capaci, ma neanche ora lo siete. ( 1 Cor 3,1-2 )
Distribuisco, non vado gettando alla rinfusa.
Poiché la pecora Anania aveva udito il nome di questo lupo, trepidava persino tra le mani del Pastore; ma se è terrorizzata dal lupo, dal Pastore è consolata, è rassicurata, è protetta.
Sente dire fatti incredibili di un tale lupo, ma, parlando la verità, autentici e degni di fede.
Che risponde infatti il Signore ad Anania, intimorito dalla fama di Paolo?
Lascia fare ora, egli è per me uno strumento eletto per portare il mio nome dinanzi ai popoli e ai re.
Io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome. ( At 9,15-16 )
Io gli mostrerò: la voce è di uno che minaccia, ma che prepara la corona.
Egli, infine, diventato da persecutore predicatore, che dovette affrontare?
Pericoli sul mare, pericoli sui fiumi, pericoli in città, pericoli nel deserto, pericoli tra i falsi fratelli, nella fatica e nel travaglio, nelle molte veglie, nella fame e nella sete, nel freddo e nella nudità, assai spesso in pericolo di morte e, oltre a tutto questo esternamente, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese.
Chi è infermo che io non lo sia? Chi viene scandalizzato senza che io mi sdegni? ( 2 Cor 11,26-29 )
Eccolo il persecutore.
Soffri, affronta; patisci più di quanto hai fatto patire, ma non irritarti, hai ricevuto i frutti.
Ma che si aspettava mentre subiva tali cose?
Ascoltate da un altro passo: In realtà - dice - quel che costituisce il leggero peso della nostra tribolazione.
Come mai ora tutto ciò è leggero?
Ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili.
Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne. ( 2 Cor 4,17-18 )
Perciò era acceso d'amore per le cose eterne quando tollerava con fortezza i mali, sebbene aspri e gravissimi, ma temporanei.
Ogni tormento che ha fine è leggero, quando viene promesso un premio senza fine.
E, tuttavia, quando aveva da tollerare, o piuttosto, quando chi non viene meno tollerava in lui e con lui?
Oso proprio dire che non era lui a tollerare.
Tollerava in quanto vi aderiva fermamente con la volontà e non tollerava in quanto in lui era presente la forza di Cristo.
Cristo regnava, Cristo sosteneva, Cristo non abbandonava, era Cristo a correre in chi correva, Cristo conduceva alla palma.
Perciò, non offendo se dico che non era lui a tollerare.
Parlo, insomma, e parlo con sicurezza, ed egli stesso è il teste che convalida le mie parole.
Non voglio che il santo Apostolo si sdegni con me se gli ripeto le sue parole.
Parla Paolo, parla, Santo, parla, Apostolo: sappiano da te i miei fratelli che io non ti ho offeso.
Che vuole dire mettendosi a confronto con i suoi coapostoli quanto alle fatiche?
Non esitò a dire: Ho faticato più di tutti loro. ( 1 Cor 15,10 )
Al riguardo, già mi si può rispondere: non egli di certo.
Aggiungi allora quel che viene dopo, così che questa dilazione non risulti un mio vanto. Ho faticato più di tutti loro.
Eravate già sul punto di irritarvi con me, ma è intervenuto a mio favore e, in certo qual modo, vi prende con le buone.
Non vi irritate: Non io però, ma la grazia di Dio con me. ( 1 Cor 15,10 )
In tal modo quindi anche parlando della sua passione imminente - della quale ricorre oggi il giorno solennissimo - che disse?
Presto sarò immolato ed è imminente l'ora della mia liberazione.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno. ( 2 Tm 4,6-8 )
Renderà: è infatti creditore.
Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede.
È cosa dovuta quel che si rende.
Ma non ci sarebbe creditore se a questi non fosse stato elargito anteriormente quel che non gli era dovuto.
Senza dubbio, ora lo senti dire che si attende il dovuto da Dio, ora ascolti il Cristo che retribuisce: da Paolo stesso sappi che Cristo previene con beni immeritati.
Dice: Non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. ( 1 Cor 15,9 )
Intendi ora cosa era dovuto a chi vedi che ormai si prepara la corona: considera quale egli era prima e renditi conto che, quanto alle imprese compiute, niente trovi che non sia degno di pena.
Di quale castigo non è degno, avendo perseguitato la Chiesa di Dio?
Dovendo subire una pena, quali tormenti sarebbero adeguati?
Non sono degno - dice - di essere chiamato apostolo.
Sono consapevole di quel che mi era dovuto: a me, che ho perseguitato la Chiesa di Dio, l'apostolato!
Perché allora apostolo? Ma per la grazia di Dio sono quello che sono. ( 1 Cor 15,10 )
O grazia assolutamente gratuita!
Trovò di che punire, ma concesse quanto gli facesse meritare il premio.
Notate quel che segue. Per grazia di Dio, dice, sono quel che sono.
Ma io non sono degno di essere chiamato apostolo appunto perché ho perseguitato la Chiesa di Dio: mi attendevo castighi, trovo ricompense.
A che debbo questo? Perché per grazia di Dio sono quello che sono e la sua grazia in me non è stata vana, ma ho faticato più di tutti loro.
Riprendi ad esaltarti? Non io, però, ma la grazia di Dio con me.
Bene, ottimamente, non più Saulo, ma Paolo: non più con alterigia, ma con modestia.
Saulo fu un nome di orgoglio proprio perché quel re di alta statura e tanto più invidioso quanto più superbo, che perseguitava il santo David, si chiamava Saul.
Egli ne aveva derivato il nome: da Saul, Saulo, il nome appropriato del persecutore.
Che nome in seguito? Paolo.
Che vuol dire Paolo? Poco, pochissimo.
Ripensate al termine, voi che siete istruiti; richiamate alla mente anche l'uso comune, voi che ignorate gli studi letterari; Paolo sta per poco.
Ti vedrò fra un po' … Ti vedrò poco dopo … dopo un po'.
Osservate allora Paolo, già un tempo Saulo, assetato di sangue, bramoso di strage, ma ora Paolo.
Io sono il più piccolo degli Apostoli: ( 1 Cor 15,9 ) certo l'infimo, ma il più utile.
Forse nella veste del Signore quest'infimo fu un filamento di frangia; questo toccò quella donna e venne liberata dal flusso di sangue; in essa era figurata la Chiesa delle Genti.
Alle Genti venne infatti inviato Paolo, il poco, con la salvezza.
Dovete infine sapere questo: quella donna che toccò la frangia del Signore non fu da lui notata, ma l'ignorare del Signore è in figura.
Ma che era ignorato da lui?
Pur tuttavia, poiché quella donna stava a significare la Chiesa delle Genti, dove il Signore non era fisicamente presente, ma vi si trovava nella persona dei discepoli, essendogli stata toccata la frangia, disse: Chi mi ha toccato?
E gli Apostoli: Le folle ti stringono da ogni parte e dici: chi mi ha toccato?
Ed egli: Qualcuno mi ha toccato. ( Lc 8,45-46 )
Le folle stringono, la fede tocca.
Fratelli, siate di quelli che toccano, non di quelli che stringono.
Chi mi ha toccato? e: Qualcuno mi ha toccato.
Simile ad uno che ignora, Cristo sta a significare: non sta a mentire, ha un significato; che sta a significare?
Un popolo che non conoscevo mi ha servito. ( Sal 18,45 )
Parla, dunque, Apostolo, nell'imminenza della passione, tu dato alla fatica, ormai sul punto di ricevere la corona, di': Presto sarò immolato ed è imminente l'ora della mia liberazione.
Ho combattuto la buona battaglia. ( 2 Tm 4,6 )
Che gioverebbe il combattimento se non seguisse la vittoria?
Tu dici che hai combattuto, di' pure in forza di chi hai vinto.
Consulta un altro passo.
Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. ( 1 Cor 15,57 )
Ho terminato la corsa. Tu hai terminato la corsa?
Riconosci quell'affermazione: Non dipende dalla volontà, né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia. ( Rm 9,16 )
Prosegui a dire: Ho conservato la fede.
Hai conservato, hai custodito, ma se il Signore non avrà custodito la città, invano vegliano i suoi custodi. ( Sal 127,1 )
Perché tu potessi conservare la fede, egli è stato il tuo aiuto, ha conservato in te egli che disse al tuo coapostolo, con il quale hai in comune il giorno della passione, quel che leggesti nel Vangelo: Io ho pregato per te, Pietro, perché la tua fede non venga meno. ( Lc 22,32 )
Fa' dunque la tua richiesta, la ricompensa è pronta.
Di': ho combattuto la buona battaglia, è vero; ho terminato la corsa, è vero; ho conservato la fede, è vero.
Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi renderà in quel giorno. ( 2 Tm 4,7-8 )
Richiedi il dovuto: è pronta, senz'altro è pronta la tua corona: ma ricordati che i tuoi meriti sono doni di Dio.
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