Discorsi sui Santi |
1.1 - Imitazione delle virtù: celebrazione dei Martiri. Sapienza e pazienza vincono il mondo
2.2 - Gli Apostoli morirono quali testimoni del Signore
3.3 - I Martiri insegnano con l'esempio il disprezzo del mondo
4.4 - L'amore per le cose terrene è un legame per l'anima
5.5 - Canti profani e danze proibite nel luogo sacro ove riposa Cipriano
6.6 - Per chi in armonia canto e vita
7.7 - Chi balla in armonia con il canto spirituale mediante la conversione
8.8 - Sono gli uomini cattivi a rendere cattivi i tempi
9.9 - Dall'oro molti beni o molti mali
10.10 - Uomini retti insieme a disonesti nella Chiesa. La "Massa Candida". Cipriano chicco di grano scelto
11.11 - Buono e cattivo uso delle cose. Beni propri dei buoni, beni comuni a buoni e cattivi
13.12 - Perché Dio concede i beni temporali anche ai cattivi
14.13 - I beni anche ai cattivi per ispirarne il disprezzo ai buoni, cosicché tendano a cose più alte. Le ricchezze sono un bene
17.14 - Il mondo, diventato amaro, non cessa di essere amato. Che sarebbe se desse dolcezza
18.15 - Accumulate tesori per il cielo. In alto il cuore
Ci ha reso festivo questo giorno la "passione" del beatissimo martire Cipriano, e la fama della sua vittoria ci ha fatti convenire con fervorosa devozione in questo luogo.
Ma la celebrazione della solennità dei martiri dev'essere l'imitazione delle virtù.
È facile onorare il martire, è assai impegnativo imitarne la fede e la pazienza.
Occupiamoci di questo in modo da poter desiderare l'altro; questa nostra celebrazione sia tale che ci porti ad amare quello.
Che cosa lodiamo nella fede del martire?
Perché ha lottato fino alla morte per la verità, perciò ha vinto.
Disprezzò il mondo nelle sue lusinghe, non si arrese ad esso quando incrudeliva; giunse perciò da vincitore alla presenza di Dio.
Innumerevoli in questa vita i casi di errori e di terrori: il beatissimo martire ebbe ragione degli errori con la sapienza; con la pazienza ebbe il sopravvento sui terrori.
Quanto egli fece ha grande valore: avendo seguito l'Agnello, vinse il leone.
Quando il persecutore si faceva crudele, era il leone che infuriava: ma poiché in alto l'Agnello attirava lo sguardo, in basso il leone veniva conculcato; Colui che con la morte distrusse la morte, pendette dalla croce, versò il sangue, operò la redenzione del mondo.
I beati Apostoli, primi "arieti" del gregge santo, videro lo stesso Signore Gesù pendente dalla croce, soffrirono per lui che moriva, si ritrassero spaventati davanti a lui risorto, lo amarono nella sua potenza e dettero anch'essi il sangue in cambio di quello che avevano visto versare.
Considerate, fratelli, la portata dell'evento per il quale degli uomini furono inviati in tutto il mondo ad annunziare, di un uomo morto, che era risuscitato ed era asceso al cielo, ed a causa di tale annunzio soffrirono tutto ciò che il mondo dissennato imponeva loro: perdite, esilio, carcere, tormenti, fiamme, belve, croci, morte.
Non so io il perché di questo?
O che, fratelli miei, Pietro moriva per una gloria personale, oppure presentava se stesso?
Uno moriva perché fosse un altro ad essere onorato; uno veniva messo a morte perché fosse un altro a ricevere adorazione.
Potrebbe far questo se non per l'ardore della carità e l'assoluta certezza della verità?
Avevano avuto sotto gli occhi quanto dicevano: come avrebbero infatti affrontato la morte per un evento da loro non visto?
Dovevano smentire ciò che avevano veduto.
Non lo fecero; portarono l'annunzio di un morto che sapevano vivo.
Sapevano per quale vita dovevano disprezzare la vita; sapevano per quale felicità tolleravano l'infelicità di una vita che ha fine, in vista di quali ricompense non facevano caso alle perdite.
La loro fede non si poteva equiparare al mondo intero.
Avevano ascoltato: Qual vantaggio avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? ( Mt 16,26 )
L'attrattiva del mondo non fu una remora per loro che procedevano alacremente, così pure, per loro, di passaggio verso altra regione, le cose transitorie; per quanto sia e comunque sia luminosa la felicità da lasciare qui senza poter trasferirla nell'altra vita, verrà la volta che anche quanti ora sono in vita devono lasciarla quaggiù.
Disprezzate, dunque, questo mondo, voi cristiani, disprezzate il mondo, disprezzatelo.
Lo disprezzarono i martiri, lo disprezzarono gli Apostoli, lo disprezzò il beato Cipriano, di cui oggi celebriamo la memoria.
Volete essere ricchi, volete essere onorati, volete essere sani: tutto disprezzò il beato Cipriano, al cui altare siete oggi convenuti.
Ditemi di grazia, perché amate tanto quelle cose che disprezzò colui che così venerate ed al quale certamente non rendereste onore in tal modo se non le avesse disprezzate?
Com'è che ti scopro amante di queste cose mentre nutri venerazione per chi se ne fece sprezzante?
È certo che non avresti venerazione per lui se le avesse amate.
Anche tu, non amarle: non è che sia entrato e ti abbia chiuso la porta in faccia.
Disprezzale anche tu ed entra dopo di lui.
L'ingresso è accessibile: Cristo è la porta.
Anche per te si aprì la porta quando il suo fianco fu aperto dalla lancia.
Ricorda che cosa ne uscì; quindi, scegli per dove tu possa entrare.
Dal fianco del Signore che pendeva e moriva sulla croce uscì sangue ed acqua, quando fu aperto dalla lancia. ( Gv 19,34 )
Nell'acqua è la tua purificazione, nel sangue la tua redenzione.
Amate e non vogliate amare: il vostro amore a qualcosa si volga e da altro si distolga.
Esiste infatti ciò che si può amare e fa progredire, e ciò che si può amare e preclude il passo.
Non amare ciò che costituisce un ostacolo, se non vuoi trovare tormento.
Quel che ami sulla terra è di impedimento, invischia le ali dello spirito, cioè le virtù che fanno volare a Dio.
Non vuoi restare impigliato e ami quel che avvince?
Non resti preso solo per il fatto che l'intrico ti risulta piacevole?
Quanto più diletta tanto più soffoca.
Vi dico questo: lodate pure, acclamate, amate.
A farti riscontro non sono io, ma la Sapienza: "Voglio vita vissuta, non parole".
Loda la Sapienza con la vita, non nel farti sentire, ma nel consentire.
Dice il Signore nel Vangelo: Vi abbiamo suonato, e non avete ballato. ( Mt 11,17 )
Come potrei dir questo se non lo avessi letto?
Un superficiale si burla di me, però mi approva chi ha credito.
Se non avessi premesso da chi viene tale espressione, chi di voi potrebbe accettare da me: Vi abbiamo suonato e non avete ballato?
Forse che in questo luogo - sebbene il Salmo sia fatto per il canto - alcuno ritiene si debba ballare?
Un tempo, non molti anni fa, l'impudenza di ballerini aveva invaso anche questo luogo; come ricordano le persone anziane, il vizio pestifero e l'insolenza di ballerini aveva invaso questo luogo tanto sacro, dove è sepolto il corpo di un Martire così santo; il vizio pestifero e l'insolenza di ballerini - ripeto - aveva invaso un luogo così sacro.
Per l'intera notte vi si cantavano empietà e si ballava al ritmo del canto.
Quando volle il Signore, ad opera del santo Fratello nostro, il vostro Vescovo, il quale dette inizio alle sacre veglie, quel vizio pestifero, dopo una prima contrastante reazione, si arrese davanti allo zelo, si vergognò davanti alla sapienza.
Dunque, poiché al presente per grazia di Dio qui non avvengono tali cose, perché non celebriamo giochi in onore dei demoni, durante i quali si usa fare queste cose a compiacenza di quelli che vengono onorati, i quali con la loro immondizia sono soliti condurre alla depravazione i loro cultori, qui si celebra invece la santità e la solennità dei martiri; qui non ci sono balli e, dove non si balla, si legge però al Vangelo: Vi abbiamo suonato e non avete ballato. ( Mt 11,17 )
Quanti non hanno ballato vengono rimproverati, sgridati, accusati.
Dio ci guardi a che torni ora quell'impudenza: ascoltate piuttosto che cosa la sapienza voglia sia inteso da noi.
Chi dà un comando, canta; chi esegue, balla.
Che è il ballo se non l'accordo del movimento delle membra con il canto?
Qual è il nostro canto? Non devo essere io a dirlo, perché non risulti mio.
Mi si addice di più essere strumento che autore.
Ripeto il nostro canto: Non amate né il mondo né le cose del mondo.
Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.
E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno, come anche Dio rimane in eterno. ( Gv 2,15-17 )
Fratelli miei, notate che canto?
Avete ascoltato chi canta ascoltiamo quanti ballano: con la disciplina della vita realizzate quell'armonia che rendono i ballerini con il movimento delle membra.
Realizzatelo nel vostro intimo, che vi si adegui la condotta di vita.
Si estirpi la concupiscenza, si pianti la carità.
Tutto quanto viene prodotto da quest'albero è frutto buono.
La concupiscenza niente di buono è capace di produrre, niente di male la carità.
E si dice e si loda; e nessuno si converte.
Quanto ho detto non è vero, lungi da noi!
Cambiarono vita dei pescatori, in seguito anche moltissimi senatori; cambiò vita Cipriano, ed oggi siamo raccolti in gran numero presso il suo sepolcro.
Egli stesso scrive, egli stesso attesta quale fosse stata un primo tempo la sua vita, quanto ingiusta, quanto empia, quanto riprovevole ed esecranda.1
Ha ascoltato uno che canta: si è esibito nel ballo, non con il corpo, ma con il pensiero.
Si è mosso in consonanza con il canto onesto, si è mosso in consonanza con il canto nuovo: è entrato in armonia, ha amato, ha perseverato, ha lottato, ha vinto.
E voi dite: Sono tempi difficili, sono tempi duri, tempi di sventure.
Vivete bene e, con la vita buona, cambiate i tempi: cambiate i tempi e non avrete di che lamentarvi.
Che sono infatti i tempi, fratelli miei?
L'estensione e la successione dei secoli.
Si levò il sole, dodici ore dopo tramontò verso la parte opposta dell'orizzonte; un altro giorno, si levò al mattino e, di nuovo, tramontò.
Calcola quante volte: questi sono i tempi.
A chi recò danno la levata del sole?
A chi recò danno il tramonto del sole?
Dunque, il tempo non ha danneggiato alcuno.
Ad essere danneggiati sono gli uomini; coloro dai quali ricevono danno sono uomini.
Che grande dolore! uomini ricevono danno, uomini vengono derubati, uomini vengono uccisi.
Da chi? non da leoni, non da serpenti, non da scorpioni; ma da uomini.
Ne soffrono quanti vengono colpiti.
Potendolo, non farebbero essi stessi ciò che condannano?
Allora scopriamo che un uomo è malcontento, quando avrà potuto fare quello di cui si mostrava scontento.
Ha la mia lode, ancora la mia lode se non avrà fatto ciò che rimproverava.
Carissimi, ma come si possono approvare coloro che sembrano dominare in questo mondo, se fanno meno di quello che possono?
La Scrittura loda proprio colui il quale potendo trasgredire non ha trasgredito, che non corse dietro all'oro. ( Sir 31,8 )
È l'oro che deve seguire te, non tu seguire l'oro.
L'oro infatti è cosa buona.
È certo che Dio non ha creato niente di male.
Non essere tu cattivo e l'oro risulta buono.
Ecco, pongo dell'oro tra un uomo retto ed uno disonesto.
Sia il disonesto a prenderlo; i poveri vengono oppressi, i magistrati corrotti, le leggi contraffatte, la vita sociale sconvolta.
Questo perché? Perché a prendere l'oro fu un uomo disonesto.
Sia l'uomo retto ad averlo; i poveri vengono sostentati, i nudi sono vestiti, gli oppressi liberati, i prigionieri riscattati.
Quanti i beni derivati dall'oro che ha l'uomo onesto, quanti i mali dall'oro che ha l'uomo disonesto?
Perciò a che scopo voi dite a volte, disgustati: E se l'oro non esistesse affatto?
Tu non amare l'oro.
Se sei disonesto, tu vai dietro all'oro; se sei retto, esso va dietro a te.
Che vuol dire: "esso va dietro a te"? Che sei tu a governare, non sei asservito; perché sei tu a possedere e non sei posseduto.
Torniamo dunque alle parole della Sacra Scrittura: Chi non corse dietro all'oro.
Chi potendo trasgredire non ha trasgredito.
Chi è costui e gli daremo lode? ( Sir 31,10 )
Chi è costui o chi lo è qui? Sono veramente in gran numero gli ascoltatori: e chi lo è qui?
E tuttavia, lungi da me disperare che ce ne sia almeno alcuno, anzi, non alcuno, ma alcuni.
Lungi da me disperare dell'aia di un così grande Padre di famiglia.
Chi vede l'aia da lontano, ritiene si tratti solo di paglia; chi riesce a scorgere, scopre i chicchi.
Dove ti scontenta la vista della paglia, là si nasconde il cumulo dei chicchi.
Dove ti scontenta ciò che trebbiando si frantuma, ivi si trova ciò che è mondato dalla trebbiatura: è là, sii certo; è là.
Infine, ne ha la certezza chi seminò, chi mieté, chi raccolse sull'aia: sa che là si trova di che riempire il granaio dopo la vagliatura.
Ci fu una certa qual vagliatura in tempo di persecuzione: quali chicchi di grano ne vennero fuori?
Da essa fiori la Massa Candida di Utica: da essa questo beatissimo Cipriano, quale assai eccellente e scelto chicco di grano.
Veramente molti uomini ricchi non disprezzarono allora quanto possedettero?
Quanti poveri non soccombettero allora alla prova?
Ecco, in quella prova, come in una vagliatura, non fu di ostacolo ai ricchi il possesso dell'oro; che giovò ai poveri l'esser privi di oro?
Gli uni vinsero, gli altri vennero meno.
Non altro che le buone affezioni fanno buoni i costumi.
Si abolisca l'oro dalla vita sociale: anzi, intervenga l'oro a provare i beni umani.
Si recida la lingua degli uomini a causa di quanti bestemmiano Dio: e come si avranno coloro che lodano Dio?
Che ti ha fatto la lingua? Ci sia chi canti bene e l'organo è buono.
La lingua sia mossa da un animo retto: si fanno buoni discorsi, si riporta l'armonia tra persone in discordia, si consolano gli afflitti, si redarguiscono gli impudichi, si rende la calma ai collerici; Dio è lodato, Cristo è fatto conoscere, l'animo è infiammato di amore, di quello divino, non di amore umano; di quello spirituale, non di quello carnale.
Tutte queste cose buone le compie la lingua.
Perché? Perché è buono l'animo che se ne serve.
Fa' che a servirsi della lingua sia l'uomo cattivo: ne verranno bestemmiatori, attaccabrighe, calunniatori, spie.
Tutti mali dovuti alla lingua se chi si serve della lingua è cattivo.
Non si sottragga alcunché dai beni umani: ci siano i beni e ci sia l'uso delle cose buone.
Infatti, alcuni beni sono propri solo dei buoni, ed altri beni sono comuni a buoni e cattivi.
I beni esclusivi dei buoni sono: la pietà, la fede, la giustizia, la castità, la prudenza, la modestia, la carità e tutti gli altri di questo genere.
I beni comuni a buoni e cattivi sono il denaro, l'onore, il potere di questo mondo, il governo, la salute stessa del corpo.
Anche questi sono beni, ma richiedono persone buone
È già qui quell'uomo malcontento che va sempre in cerca di che riprovare, e questo in Dio.
Volesse il cielo che si decidesse a tornare in sé, ad osservarsi, a rimproverarsi, a correggersi!
Subito quel criticone e contestatore troverà perciò in Dio di che farmi obiezione: "E perché Dio, che tutto governa, dà questi beni ai cattivi? Non li dovrebbe dare che ai buoni".
Ti aspetti di sapere da me il pensiero di Dio?
Chi è a voler sapere, da chi, e che cosa vuol sapere?
Tuttavia, a mio avviso, per quanto ne sono capace, per quanto egli si degna concedere, ti faccio notare qualcosa che forse a te non può bastare, però è qui presente qualcuno al quale può bastare.
Dunque, canterò; senza dubbio, in mezzo a tutta questa moltitudine, non mi potrà mancare chi balli.
Ecco, ascolta, sapiente, ma in senso contrario; ascolta.
Se vuoi comprendere perché Dio anche ai cattivi dia questi beni, vale a tua istruzione, non è incongruenza di Dio.
Mi rendo conto che non hai ancora capito ciò che ho detto; ascolta, dunque, quel che dicevo, io parlavo a te che rimproveri Dio e accusi Dio perché anche a uomini cattivi dà questi beni terreni e temporali che, secondo il tuo criterio, avrebbe dovuto dare esclusivamente ai buoni.
Di qui, infatti, venne a insinuarsi in alcuni quell'empietà di morte da farli assolutamente certi che Dio non si cura delle vicende umane.
In realtà, lo dicono e sostengono: se mai Dio ponesse attenzione alle vicende umane, quello avrebbe ricchezze, quello avrebbe onori, quello avrebbe potere?
Dio non si cura delle vicende umane: infatti, se volesse disporne, darebbe queste cose soltanto ai buoni.
Torna al cuore e dal cuore va' a Dio.
Se infatti sarai tornato al tuo cuore, tu torni a Dio da un luogo che ti è assai vicino.
Queste cose ti contrariano dal fatto che sei uscito anche fuori di te.
Ti sei fatto esule dal tuo intimo.
Sei sollecitato dalle cose che sono fuori di te e perdi te.
Tu sei dentro, queste cose si trovano immediatamente fuori; ci sono dei beni fuori, ma sono fuori.
L'oro, l'argento, ogni quantità di denaro, la veste, i clienti, i servi, il bestiame, gli onori sono fuori.
Se questi infimi beni, beni terreni, beni temporali, beni transitori, non venissero elargiti anche ai cattivi, dai buoni sarebbero ritenuti di grande valore.
Di conseguenza, nel dare questi beni ai cattivi, Dio ti vuole insegnare a volgerti con gran desiderio a beni migliori.
Ecco, sto dicendo che con questa equanimità nella distribuzione dei beni umani, è a te che fa in certo modo un discorso Dio tuo Padre e, quasi con un fanciullo senza esperienza, si volge a istruirti con queste parole che ti faccio conoscere come posso e con tanta maggior sicurezza quanto più egli si degna di restare in me.
Fa' conto che Dio, il quale ti ha rigenerato e ti ha adottato, ti dica: Figlio, com'è che tu ogni giorno ti levi, e preghi, e pieghi il ginocchio, ti prostri a terra battendo la fronte e talora piangi persino e mi dici: Padre mio, Dio mio, dammi ricchezze?
Ammesso che te le dia, tu ritieni di aver ottenuto qualcosa che è un bene e di gran valore.
15.13 - Poiché hai chiesto, hai ricevuto: ecco, fanne buon uso.
Prima che tu possedessi, eri umile; appena hai avuto ricchezze, ecco che hai disprezzato i poveri.
Che bene è quello per il quale sei diventato peggiore?
Sei diventato peggiore perché eri cattivo; non sapendo che cosa potesse renderti peggiore, mi chiedevi questi beni.
Ho dato e ti ho messo alla prova: hai trovato e sei stato scoperto.
Eri nascosto quando non avevi.
Correggi, rigetta l'ambizione, bevi la carità.
Ti dice il tuo Dio: che ha di grande quello che mi chiedi? Non vedi a chi posso dare?
Non vedi a quali uomini posso dare questi beni? Se costituisse un gran bene quello che mi chiedi, lo avrebbe il ladro?
lo avrebbe il malvagio? lo avrebbe chi mi bestemmia? lo avrebbe il mimo infame?
lo avrebbe la meretrice spudorata? avrebbero oro tutti costoro, se l'oro fosse un grande bene?
16.13 - Ma tu mi dici: dunque, non è un bene l'oro? Senza dubbio l'oro è un bene.
Ma i cattivi fanno cattivo uso dell'oro che è un bene: i buoni fanno buon uso dell'oro che è un bene.
Dal momento che vedi a chi posso dare i beni, chiedimi i beni migliori, chiedimi i beni più grandi, chiedimi i beni spirituali, chiedimi me stesso.
Ma nel mondo, dici, avvengono dei mali dolorosi, immondi, detestabili.
È brutto, non si ami.
Ecco, è tale e, pur così, è amato.
La casa è in rovina e rincresce allontanarsene.
Le madri o le nutrici, perché i bimbi non siano troppo a lungo a poppare, appena li avranno visti in crescita e non sia più conveniente che si nutrano di latte - e, tuttavia, quelli fastidiosamente spalancano la bocca verso le mammelle - spalmano i loro capezzoli di una qualche sostanza amara, così che il piccolo, disgustato da essa, non abbia più a cercare il latte.
A che, dunque, stare ancora a suggere piacevolmente, se il mondo ti è diventato amaro?
Dio ha riempito il mondo di amarezze; ma tu stai a bocca aperta, tu ti abbandoni su di esso, tu stai a suggere, non altrimenti che da esso e ancora da esso tu trai il piacere.
Fino a quando? Che sarebbe se avesse dolcezza? come sarebbe amato?
Ti dispiacciono queste cose? Cambia vita. Ama Dio, non far conto di queste.
Disprezza i beni umani: un giorno o l'altro ti trovi sul punto di partire di qui: infatti non resterai per sempre quaggiù.
E tuttavia è così: cattivo come che sia, amaro come che sia il mondo, pieno di sventure come che sia il mondo, se ti venisse detto da parte di Dio: resterai per sempre quaggiù, non staresti più in te dalla gioia, saresti esultante, ne renderesti grazie.
Perché? perché l'infelicità non avrebbe fine.
È proprio questa l'infelicità più grande, quella che costringe ad amarla.
Sarebbe minore se non fosse amata: è tanto peggiore quanto più è amata.
C'è un'altra vita, fratelli miei; dopo questa vita, c'è un'altra vita, credete.
Disponetevi ad essa, non date importanza a tutte le cose presenti.
Se possedete, fate buon uso di quel che avete; se nulla avete, non vi accendete di cupidigia.
Inviate, trasferite innanzi a voi; quel che avete quaggiù, vada là dove lo raggiungerete.
Ascoltate il consiglio del vostro Signore: Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano, e dove ladri scassinano e rubano, accumulatevi, invece, tesori nel cielo, dove il ladro non giunge e dove la tignola non consuma.
Infatti, là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. ( Mt 6,19-21 )
Tu, uomo fedele, ogni giorno ascolti: In alto il cuore;2 e, quasi che tu oda il contrario, sprofondi il tuo cuore nella terra.
Inviate. Avete che inviare? Usatene per il bene.
Non possedete? non mormorate contro Dio.
Ascoltatemi, voi poveri: Che vi manca, se possedete Dio?
Ascoltatemi, voi ricchi: Che avete, se non avete Dio?
Indice |
1 | Cipriano, Ep. ad Donatum 2, 3 ss |
2 | Can. Missae |