Discorsi sui Santi

Indice

Sul martire Stefano

1 - Un altare sulle reliquie di Stefano
2 - Più difficile per i Martiri superare i tormenti che non i piaceri del mondo. Combatterono sino al sangue
3 - Le prove quotidiane: quasi una lotta del martire

Collocate in luogo sacro le reliquie del martire Stefano. Rinvenimento dei corpi di Gervasio e Protasio.

1 - Un altare sulle reliquie di Stefano

La Santità vostra è in attesa di conoscere che cosa sia stato oggi collocato in questo luogo.

Si tratta delle reliquie del primo e beatissimo martire Stefano.

Avete ascoltato - mentre veniva data lettura della sua passione dal libro canonico Atti degli Apostoli - in quali circostanze sia stato lapidato dai Giudei, in che modo abbia consegnato il suo spirito al Signore, come abbia pregato in ginocchio per i propri lapidatori anche negli ultimi istanti. ( At 7 )

D'allora, fino ai nostri tempi, il corpo di lui rimaneva nascosto, ma ultimamente è venuto in luce, a quel modo che compaiono i corpi dei martiri, per rivelazione di Dio, quando ha voluto il Creatore.

Così pure, parecchi anni fa, quando ero giovane e residente a Milano, furono rinvenuti i corpi dei santi martiri Gervasio e Protasio.

Voi sapete che Gervasio e Protasio subirono il martirio molto più tardi del beatissimo Stefano.

Quindi, come mai sono venuti in luce prima i loro corpi e poi il corpo di lui?

Nessuno ne faccia discussione: la volontà di Dio esige la fede, non la discussione.

Ma l'autenticità fu rivelata a colui che rese manifesta la realtà scoperta.

Il luogo fu svelato da precedenti prodigi; e proprio come era stato rivelato, così venne trovato.

Di là, molti ricevettero reliquie, perché tale fu la volontà di Dio e giunsero fin qui.

Perciò viene fatto presente alla Carità vostra e il luogo e il giorno, perché l'uno e l'altro sia celebrato in onore di Dio, al quale Stefano rese testimonianza.

Infatti in questo luogo non abbiamo costruito un altare a Stefano, ma delle reliquie di Stefano abbiamo fatto un altare a Dio.

Altari simili sono graditi a Dio.

Vuoi saperne la ragione? Perché è preziosa davanti a Dio la morte dei suoi santi. ( Sal 116,15 )

Dal sangue furono redenti coloro che versarono il sangue per il Redentore.

Egli lo versò quale prezzo della loro salvezza: quelli lo versarono per la diffusione del suo Vangelo.

Resero il contraccambio, ma non del proprio: fu infatti dono di lui esserne capaci e fu dono di lui metterne in pratica quanto era loro diventato possibile.

Facendo conoscere di averlo in pregio, ne offrì l'occasione.

Si è verificato: hanno subito il martirio, hanno disprezzato il mondo.

2 - Più difficile per i Martiri superare i tormenti che non i piaceri del mondo. Combatterono sino al sangue

Fu poca cosa per loro disprezzare i piaceri del mondo: furono più forti delle pene, delle minacce, dei tormenti.

È certamente di gran merito infatti disprezzare quel che piace per rendere testimonianza a Dio; ha minor valore però disprezzare quel che procura godimento a confronto del superamento di ciò che fa soffrire.

Supponi che ad alcuno sia stato detto: Rinnega Cristo ed io ti do quel che ti manca.

L'interpellato non ha fatto conto di ciò che fa piacere e non ha rinnegato.

Ma quel persecutore ha proseguito: Non vuoi accettare quel che ti manca?

Ti porto via ciò che hai.

Non dà tanto gusto il guadagno per quanto fa soffrire la perdita: è infatti più naturale non mangiare che non ritenere il cibo.

Non ha acquistato: non ha mangiato; ha perduto quanto aveva acquistato: ha vomitato quanto aveva mangiato.

Nel digiuno si fa torto alla gola, nel vomito si rovescia il contenuto dello stomaco.

Perciò, nel testimoniare Cristo, chi non ha avuto timore di perdere è più forte di chi ha disprezzato l'avere.

Ma di che perdite si tratta? Della perdita del denaro, della perdita del patrimonio, della perdita di ogni cosa che si aveva.

Ma il nemico non si è ancora spinto al massimo.

Sono andate perdute le cose che erano da presso esternamente.

Se non c'è stata affezione per esse quando si avevano, perdendole non si è provato dolore.

E, a dirla in breve, quando si perdono, tanto è il dispiacere nell'abbandonarle per quanta è stata l'affezione ad esse, quando si possedevano.

Ma ad un persecutore di quei tempi, quando i fedeli venivano messi a morte, fu poco dire: Porto via quel che possiedi.

Metto alla tortura - dice -, incateno, uccido.

Chi questo non ha temuto, ha vinto il mondo.

Protrassero al massimo la lotta per la verità quanti combatterono giungendo a tali estremi.

È quanto si dice nella Lettera agli Ebrei: Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato. ( Eb 12,4 )

Essi sono i perfetti, coloro che lottarono fino al sangue contro il peccato.

Che vuol dire "contro il peccato"?

Contro il grande peccato: contro la negazione di Cristo.

Voi sapete come Susanna abbia lottato contro il peccato fino al sangue. ( Dn 13 )

Ma perché, con questo esempio, non traggano conforto le sole donne, anche gli uomini cerchino, tra quelli del loro sesso, qualcosa di simile a quello che risultò in Susanna: sapete come Giuseppe lottò contro il peccato fino al sangue. ( Gen 39 )

Identica è la causa.

E quella ebbe falsi testimoni in quelli stessi ai quali non volle cedere per non peccare; e l'altro, proprio in quella che non volle assecondare.

Contro l'una e l'altro, in cui non vi fu consenso al peccato, sostennero falsa testimonianza; e quanti udirono vi prestarono fede, ma non trionfarono su Dio.

Susanna è liberata ed è liberato anche Giuseppe.

E che, se pure fossero stati messi a morte, non avrebbero ottenuto una liberazione tanto più piena per quanto sicuri venivano coronati?

Per quale ragione ho detto "sicuri venivano coronati"?

Perché erano affrancati da ogni ulteriore provocazione.

Infatti Susanna, sebbene liberata, era esposta ad altre prove; e lo stesso Giuseppe, che fu liberato, era ancora soggetto a prove.

Come soggetto a prove? perché è prova la vita dell'uomo sulla terra. ( Gb 7,1 )

Tutta una prova fino alla morte: dopo morte, unicamente felicità; per i Santi, però, dei quali è preziosa la morte davanti a Dio.

Quindi, e quella contro il peccato, cioè contro l'adulterio, e l'altro contro un simile peccato lottarono fino al sangue.

Rinnegare Cristo è più grave peccato che consumare un adulterio.

Giacere illecitamente insieme è adulterio carnale: negare la verità, è adulterio spirituale.

Nella fede, nello spirito, ivi dev'essere la castità.

La prima che là fu corrotta è la progenitrice Eva.

Vuoi sapere l'intensità della malizia in quella corruzione?

Considera in noi, che da essa siamo stati generati, la gravità della sventura.

Citerò la testimonianza della santa Scrittura riguardo a questa mia espressione.

Vi si dice: Dalla donna ha avuto inizio il peccato, e per causa sua tutti moriamo. ( Sir 25,24 )

Ciò che quella ricevette quale castigo, questo i martiri disprezzano per la vittoria.

Dio minacciò di morte i progenitori perché evitassero il peccato: il nemico minacciò i martiri di morte per costringerli a peccare.

Quelli peccarono, per morire: i martiri morirono, per non peccare.

Da dove scaturì per quelli il castigo inflitto, di lì, per questi, è stata restaurata la gloria.

3 - Le prove quotidiane: quasi una lotta del martire

Pertanto, hanno combattuto e hanno vinto.

Sono stati i primi a vincere; non hanno, però, tagliato il ponte che hanno attraversato e non ci hanno impedito il passaggio.

È accessibile a chi vuole: non è che bisogna desiderare una persecuzione quale essi subirono; ma la vita dell'uomo è una prova quotidiana.

Può capitare che un fedele si ammali; ecco là presente il tentatore.

In vista della guarigione gli si promette un sacrificio illecito, un amuleto riprovevole e sacrilego, un nefando incantesimo, un rito magico, dicendo: Quella persona e quell'altra si sono trovate in più grave pericolo di te e in questo modo ne vennero liberate; regolati così se vuoi vivere; morirai se non l'avrai fatto.

Nota se non è lo stesso che "morirai se non avrai rinnegato Cristo".

Quanto il persecutore diceva apertamente al martire, questo dice a te ambiguamente il tentatore occulto.

Il "procurati questo rimedio e vivrai" non è lo stesso che "sacrifica e vivrai"?

Se non l'avrai fatto, morirai: con questo non si vuol dire "Se non avrai offerto il sacrificio morirai"?

Hai trovato identità di lotta, guadagna un'autentica vittoria.

Sei in un letto e sei in un anfiteatro; ti trovi a giacere e sei impegnato a lottare.

Persevera nella fede; e, mentre ti affatichi, sei vittorioso.

Perciò, carissimi, avete non piccolo conforto: un luogo di preghiera.

Qui sia venerato il martire Stefano, ma, ad onore di lui, si adori colui che ha coronato Stefano.

Indice