Discorsi sui tempi Liturgici |
1 - Grande è la misericordia del Signore
2 - Digiunare veramente
3 - La vera preghiera
Con l'aiuto misericordioso del Signore Dio nostro, le tentazioni del secolo, le insidie del diavolo, l'oppressione del mondo, le attrattive della carne, i flutti di questi tempi turbolenti e ogni avversità del corpo e dello spirito vanno superati con le elemosine, i digiuni e le preghiere.
Il cristiano deve essere fervoroso in queste cose per tutta la vita, ma soprattutto nell'approssimarsi della festa di Pasqua che con il suo ritorno annuale accende i nostri cuori e rinnova in noi il ricordo salutare del Signore nostro, l'unigenito Figlio di Dio che ci donò misericordia, digiunò e pregò per noi.
"Elemosina" è infatti una parola greca che significa "misericordia".
Poteva esserci misericordia verso di noi infelici maggiore di quella che indusse il Creatore del cielo a scendere dal cielo e il Creatore della terra a rivestirsi di un corpo mortale?
Egli che nell'eternità rimane uguale al Padre si è fatto uguale a noi nella natura mortale.
Quella stessa misericordia indusse il Signore del mondo a rivestirsi della natura di servo, ( Fil 2,7 ) di modo che pur essendo pane ( Gv 6,35 ) avesse fame, ( Mt 4,2 ) pur essendo la sazietà piena avesse sete, ( Gv 19,28 ) pur essendo la potenza divenisse debole, ( 2 Cor 12,9 ) pur essendo la salvezza venisse ferito, pur essendo vita ( Gv 14,6 ) potesse morire.
E tutto questo per saziare la nostra fame, alleviare la nostra arsura, rafforzare la nostra debolezza, cancellare la nostra iniquità, accendere la nostra carità.
Ci poteva essere misericordia maggiore di questa: il Creatore viene creato, il Signore serve, il Redentore è venduto, colui che innalza è umiliato, colui che risuscita è ucciso?
A noi viene comandato di fare elemosine, cioè di dare il pane a chi ne ha bisogno; ( Is 58,7 ) egli, per dare se stesso a noi che ne avevamo bisogno, anzitutto si consegnò per noi ai carnefici.
A noi viene comandato di accogliere il viandante: egli per noi venne nella sua casa ma i suoi non lo accolsero. ( Gv 1,11 )
L'anima nostra benedica dunque il Signore: egli rimette tutte le sue colpe, risana tutte le sue infermità, riscatta dalla tomba la sua vita, la circonda di pietà e di misericordia, sazia di beni i suoi desideri. ( Sal 103,2-5 )
Adoperiamoci dunque a fare le nostre elemosine tanto più generosamente e tanto più frequentemente quanto più si avvicina il giorno nel quale celebreremo la misericordia che ci è stata fatta.
Perché il digiuno senza la misericordia non giova nulla a chi digiuna.
Digiuniamo anche umiliando i nostri cuori, perché si avvicina il giorno in cui il maestro dell'umiltà umiliò se stesso, divenuto obbediente fino alla morte di croce. ( Fil 2,8 )
Imitiamo la sua morte in croce crocifiggendo con i chiodi dell'astinenza le passioni non ancora sottomesse.
Castighiamo il nostro corpo e riduciamolo in schiavitù ( 1 Cor 9,27 ) e per non essere indotti dalla carne indocile a commettere azioni illecite, per tenerla a freno, asteniamoci alquanto anche dalle cose lecite.
Dobbiamo evitare le gozzoviglie e le ubriachezze anche negli altri giorni: in questi giorni però dobbiamo evitare anche i conviti che sarebbero leciti.
Dobbiamo sempre condannare e fuggire gli adulterii e le fornicazioni: ( Rm 13,13-14 ) in questi giorni però è necessario essere temperanti anche nei rapporti coniugali.
Più facilmente ti obbedirà la tua carne nel non desiderare cose altrui se tu sei abituato a tenerla a freno anche nelle cose tue.
Però ti devi guardare dal pericolo di mutare anziché diminuire i piaceri.
Osserva infatti come alcuni al posto del vino che normalmente bevono vanno in cerca di bevande insolite; si compensano molto più piacevolmente del fatto che si privano del succo dell'uva con la spremuta di altri tipi di frutta; vanno in cerca di una molteplice varietà e ricercatezza di cibi, pur escludendo le carni; e così in questo periodo si approfitta dell'occasione per procacciarsi quei piaceri del cibo che in altro tempo si ha vergogna di ricercare.
Cosicché il tempo quaresimale invece di essere lotta contro le vecchie passioni diventa occasione di piaceri nuovi.
Ovviate a queste cose, fratelli, con la massima vigilanza, affinché non s'insinuino furtivamente in voi dopo avervi convinto.
Ai digiuni si unisca la frugalità.
Come bisogna moderare la sazietà del ventre, così bisogna reprimere le sollecitazioni della carne.
Non sono da condannare determinati tipi di alimenti, ma è da moderare il piacere sensibile.
Esaù fu disapprovato non per aver desiderato un pingue vitello o grassi uccelli, ma per aver desiderato con smodata bramosia delle lenticchie. ( Gen 25,30-34 )
Il santo David si pentì di aver desiderato eccessivamente dell'acqua. ( 1 Cr 11,17-19 )
Il corpo indebolito dal digiuno va rinvigorito, o meglio sostenuto, non con cibi sofisticati e costosi, ma con quelli abituali e a portata di mano.
In questi giorni la nostra preghiera si innalza fino al cielo con il sostegno di pie elemosine e di digiuni frugali: perché non sfrontatamente si chiede misericordia a Dio quando non la si nega al proprio simile e quando la retta intenzione del cuore di chi la chiede non è impigliata nelle torbide fantasie delle passioni carnali.
La nostra preghiera sia casta: non ci capiti di desiderare non ciò che vuole la carità ma ciò che vuole la cupidigia; non auguriamo alcunché di male ai nemici; non cerchiamo di infierire con la preghiera contro coloro su cui non possiamo infierire danneggiandoli o con la vendetta.
Certo come noi con le elemosine e i digiuni diventiamo capaci di pregare bene, così la stessa nostra preghiera fa elemosina quando è diretta ed è fatta non per gli amici soltanto ma anche per i nemici e quando digiuna dall'ira, dall'odio e dagli altri vizi più deleterii.
Se noi infatti ci asteniamo dai cibi, quanto più la preghiera dovrà astenersi dalle cose ad essa nocive?
Noi veramente, pur digiunando, in determinati tempi ci rifocilliamo prendendo un po' di cibo secondo la necessità; ma ad essa mai dobbiamo concedere i cibi suddetti.
La preghiera digiuni sempre da questi cibi, perché ha un cibo particolare che deve prendere senza interruzione.
Digiuni sempre dall'odio, si nutra sempre di amore.
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