Discorsi sui tempi Liturgici |
1 - Quaresima tempo di penitenza
2 - Elemosine e perdono
È arrivato il tempo sacro nel quale ci sentiamo in dovere di richiamare alla mente e di esortare caldamente nel Signore la vostra Carità ad impegnarsi, con zelo ed entusiasmo maggiori del solito, nei digiuni, nelle preghiere e nelle elemosine.
Per altro, anche se noi tacessimo, questo stesso tempo sacro ve lo ricorderebbe e ve ne esorterebbe a sufficienza.
Ma eccovi un discorso da parte nostra - lo riteniamo un servizio - perché anche al suono di questa tromba della nostra voce il vostro spirito, che si accinge alla battaglia contro la carne, raccolga tutte le sue forze.
I vostri digiuni siano senza liti, clamori, percosse: cosicché anche coloro che vi sono sottomessi sperimentino una prudente e benevola clemenza da parte vostra.
Addolcite la vostra esigente severità senza che venga meno la necessaria correzione. ( Is 58,3-5 )
Quando invece, per domare il corpo, vi astenete da un qualche alimento tra quelli di per sé concessi e leciti, ricordate che tutto è puro per i puri: ( Tt 1,15; Rm 14,20 ) non ritenete nessun cibo impuro, a meno che non sia stato reso tale per essere stato offerto agli idoli.
Per i contaminati infatti e per gli increduli - afferma l'Apostolo - niente è puro. ( Tt 1,15 )
Ma senza dubbio nell'impegno dei cristiani di ridurre i propri corpi in schiavitù, ( 1 Cor 9,27 ) qualunque cosa si sottrae alle passioni del corpo diventa utile alla salvezza spirituale.
Pertanto, anche non mangiando carne di animali, dovete evitare la ricerca di cibi costosi o di cibi diversi da quelli comuni o addirittura di cibi più ricercati del solito.
Se si vuol trattare duramente il proprio corpo e ridurlo in schiavitù occorre limitare i piaceri, non modificarli solamente.
Che cosa importa infatti con quale alimento si rende colpevole la smodata passione?
La parola divina non ha riprovato forse l'ingordigia degli Israeliti non soltanto riguardo alla carne ma anche riguardo ad alcuni frutti e alimenti della terra? ( Nm 11,5.33-34 )
Ed Esaù perse i diritti della sua primogenitura non per un boccone di carne suina ma per un po' di lenticchie cotte. ( Gen 25,30-34 )
Per non parlare della risposta data al tentatore dal Signore che era affamato - e si trattava solo del pane. ( Mt 4,3-4 )
Il Signore certamente non aveva bisogno di domare la sua carne come se fosse stata ribelle, ma voleva insegnarci nella sua bontà che cosa dobbiamo rispondere in simili tentazioni.
Perciò, carissimi, da qualunque cibo vi vogliate astenere, ricordatevi di mantenere il vostro proposito attuando una religiosa temperanza, senza condannare - sarebbe un errore sacrilego - quel cibo che è creatura di Dio.
Voi che siete anche legati dai vincoli matrimoniali, soprattutto in questo tempo non disprezzate il consiglio dell'Apostolo, di astenervi di mutuo accordo per un certo tempo dal reciproco debito per attendere alla preghiera. ( 1 Cor 7,5 )
Se questo lo si fa, e utilmente, negli altri giorni, è troppo vergognoso che non si faccia ora.
Penso che gli sposati non debbano ritenere gravoso fare, nei giorni sacri della quaresima che ricorre ogni anno, ciò che le vedove si sono obbligate a fare per una certa parte della loro vita e ciò che le vergini consacrate fanno per tutta la loro esistenza.
E anzi in un certo senso vi dovete sentire moralmente obbligati ad accrescere in questi giorni le vostre elemosine.
Come potete infatti impiegare ciò che risparmiate con l'astinenza in maniera più opportuna che nell'aver compassione?
E c'è cosa più iniqua di questa, che quanto si spende di meno praticando l'astinenza serva a consolidare l'avarizia o venga impiegato per incrementare la lussuria?
Comprendete bene quindi a chi dovete dare ciò a cui rinunciate: quello che la temperanza sottrae alla passione la misericordia l'aggiunga alla carità.
E che cosa dirò di quella particolare opera di misericordia per compiere la quale non si sottrae niente dai magazzini o dal sacchetto del denaro ma si toglie dal cuore una cosa che comincia ad essere dannosa più se rimane che se sparisce?
Intendo parlare dell'ira che si conserva in cuore contro qualcuno.
Che cosa di più insensato che evitare esternamente un nemico e ritenerne poi uno molto peggiore nel più intimo del nostro cuore?
Perciò l'Apostolo afferma: Il sole non tramonti sulla vostra ira e soggiunge subito: e non date occasione al diavolo. ( Ef 4,26-27 )
Proprio questo fa invece chi non toglie subito dal cuore la sua ira, facendo entrare in tal modo il diavolo attraverso di essa come attraverso una porta.
La prima cosa da fare quindi è che sopra l'ira non tramonti il sole di questo mondo, affinché il sole della giustizia non abbandoni quell'anima.
Se nel cuore di qualcuno albergasse ancora l'ira, la cacci via almeno l'ormai prossimo giorno della passione del Signore, il quale non ha conservato rancore contro i suoi uccisori per i quali anzi, mentre pendeva dalla croce, effuse e preghiere e sangue. ( Lc 23,34 )
Se del rancore è rimasto fino a questi santi giorni nel cuore di qualcuno di voi - con faccia davvero spudorata! - almeno ora se ne allontani ( Qo 11,10 ) li, perché la preghiera si innalzi sicura verso Dio.
E non inciampi, non balbetti, non resti muto sotto il peso della coscienza quando arriverà a quel punto della preghiera in cui bisogna dire: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. ( Mt 6,12 )
State per chiedere infatti che qualcosa vi venga perdonato e qualcosa vi venga concesso.
Perdonate dunque e sarete perdonati; date e vi sarà dato. ( Lc 6,37-38 )
Su queste cose, fratelli, anche se non ve le ricordassi, dovete riflettere sempre, meditandole.
Siccome però la nostra parola, al servizio di tante divine affermazioni, è avvalorata anche dalla celebrazione solenne di questo giorno, non debbo temere che qualcuno di voi non la tenga nella dovuta considerazione, anzi che non tenga nella dovuta considerazione il Signore di tutti che parla in me; debbo piuttosto sperare che il gregge del Signore, riconoscendo che è parola di lui quanto viene detto, lo ascolti per essere ascoltato più efficacemente.
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