Discorsi sui tempi Liturgici |
1 - In ogni particolare della sua passione Cristo ha voluto significare qualcosa
2 - Cristo porta la sua croce
3 - Il Calvario
4 - I due ladroni
5 - Il titolo
6 - Scritto in tre lingue
7 - Re dei Giudei ma anche delle Genti
8 - Le vesti divise
9 - La tunica inconsutile
10 - La Madre affidata a Giovanni
11 - L'aceto dato con la spugna
12 - La morte col capo reclinato
13 - Le ginocchia spezzate ai ladroni, non a Cristo
14 - Il sangue e l'acqua del fianco di Cristo
15 - Sepoltura fatta da Giuseppe e Nicodemo
Con solennità si legge, con solennità si celebra la passione di colui col cui sangue i nostri peccati sono stati cancellati, perché con la devota ricorrenza annuale se ne rinnovi il ricordo con più gioia e anche per la maggiore affluenza di gente la nostra fede sia più chiaramente illuminata.
Perciò la solennità stessa richiede che vi rivolgiamo un discorso sulla passione del Signore come lui stesso ci suggerirà.
Inoltre per la nostra salvezza e per farci passare fruttuosamente questa vita, il Signore nostro in ciò che ha patito dai suoi nemici, si è degnato di offrirci un esempio di pazienza, affinché, se sarà sua volontà, non ci rifiutiamo di sopportare qualcosa per la testimonianza del Vangelo.
E siccome anche nella sua carne mortale egli nulla ha patito per necessità, ma tutto per sua propria scelta, è giusto pensare che, in ogni singolo evento che si è verificato e che è stato scritto nei riguardi della sua passione, egli ha voluto significare qualcosa.
Anzitutto nel fatto che, consegnato perché fosse crocifisso, lui stesso portò la propria croce, ( Gv 19,17 ) diede una lezione di padronanza e mostrò, andando lui avanti, che cosa debba fare chi vuole seguirlo.
Cosa che raccomandò anche a parole, dicendo: Chi mi ama prenda la sua croce e mi segua. ( Mt 16,24 )
In un certo senso prende la sua croce chi sa dominare la propria parte mortale.
Col fatto di esser crocifisso sul luogo del Cranio ( Gv 19,17-18 ) volle significare che con la sua passione [ si ottiene ] la remissione di tutti i peccati, dei quali nel Salmo è detto: Si sono moltiplicate le mie iniquità più dei capelli del mio cranio. ( Sal 40,13 )
Con quei due crocifissi ai suoi fianchi ( Gv 19,18 ) mostra che alcuni soffrono alla sua destra, altri alla sua sinistra.
Di quelli alla sua destra è detto: Beati i perseguitati per causa della giustizia. ( Mt 5,10 )
Di quelli alla sinistra è detto: Anche se dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi gioverebbe. ( 1 Cor 13,3 )
Il titolo posto sopra la sua croce, con su scritto: Re dei Giudei, ( Gv 19,19 ) è lì a dimostrare che, anche uccidendolo, non poterono evitare di averlo per re, lui che apertamente, con potenza suprema, renderà a ciascuno secondo le sue opere.
Per questo nel Salmo si canta: Io sono stato costituito da lui sovrano su Sion suo monte santo. ( Sal 2,6 )
Il fatto che il titolo era scritto in tre lingue: ebraico, greco e latino ( Gv 19,20 ) mostra che egli sarebbe stato re non solo dei Giudei, ma anche dei gentili.
Perciò in quel medesimo Salmo, dopo aver detto: Io sono stato costituito sovrano su Sion suo monte santo ( e questo regno è indicato con la lingua ebraica ), subito aggiunge, quasi per dar senso alla greca e alla latina: Il Signore mi ha detto: Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato.
Chiedi a me e ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. ( Sal 2,6-7 )
Non che il greco e il latino siano le sole lingue delle genti, ma sono le più importanti, il greco per la cultura delle lettere e il latino per la potenza dei Romani.
Ma anche se in quelle tre lingue si indica che a Cristo sarebbero state sottomesse tutte le genti, tuttavia non fu scritto anche: Re delle genti, ma soltanto dei Giudei; e questo per esaltare, con la precisazione del nome, la sua razza di origine.
Era stato già detto: Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. ( Is 2,3 )
In realtà quelli che in un Salmo dicono: Egli ci ha assoggettati i popoli, ha messo le nazioni sotto i nostri piedi, ( Sal 47,4 ) chi sono se non coloro di cui l'Apostolo dice: Avendo le genti preso parte ai loro beni spirituali, sono in debito di aiutarli nelle loro necessità materiali? ( Rm 15,27 )
Con quel che raccomandarono a Pilato i principi dei Giudei, che assolutamente non scrivesse che era il re dei Giudei, ma che lui si era detto re dei Giudei, ( Gv 19,21 ) Pilato era la figura dell'oleastro che doveva essere innestato in quei rami infranti. ( Rm 11,17-24 )
Pilato infatti proveniva dai gentili e scriveva la confessione dei gentili, nei cui confronti il Signore stesso aveva detto: Vi verrà tolto il regno e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. ( Mt 21,43 )
Non con questo che egli non sia il re dei Giudei.
Chi porta l'oleastro è la radice, non il contrario. ( Rm 11,18 )
E benché quei rami, per la loro infedeltà, siano stati spezzati, non per questo Dio ha respinto il suo popolo, di cui conosce in anticipo le sorti.
Anche io, dice [ l'Apostolo ], sono Israelita. ( Rm 11,1 )
E benché i figli del regno, che non vollero che il Figlio di Dio regnasse su di loro, vengano buttati fuori nelle tenebre, tuttavia molti dall'Oriente e dall'Occidente verranno e sederanno a mensa non con Platone e Cicerone, ma con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. ( Mt 8,11-12 )
E Pilato scrisse appunto Re dei Giudei e non dei greci o dei latini, anche se doveva regnare sulle genti.
E quel che scrisse scrisse, e non lo cambiò per la pressione di quegli infedeli; ( Gv 19,22 ) già tanto tempo prima gli era stato detto nei Salmi: Non correggere il testo del titolo. ( Sal 57,1; Sal 58,1 )
Tutte le genti credono nel re dei Giudei, egli regna su tutte le genti, però è: Re dei Giudei.
Tanta forza aveva quella radice da poter cambiare nella sua propria natura l'oleastro innestato, senza che l'oleastro potesse eliminare il nome dell'ulivo.
Le sue vesti, divise in quattro parti, che si presero i soldati, ( Gv 19,23 ) indicano i suoi sacramenti che avrebbero percorso le quattro parti della terra.
Quella tunica senza cuciture tessuta tutta d'un pezzo, tirata a sorte e non divisa in parti, ( Gv 19,23-24 ) indica abbastanza chiaramente che, anche se i sacramenti visibili, che sono pure indumenti di Cristo, li possono avere tutti, buoni e cattivi, la fede autentica però, quella che per mezzo della carità opera ( Gal 5,6 ) la pienezza dell'unità ( perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato ( Rm 5,5 ) ), quella non appartiene a chiunque, ma viene elargita come a sorte secondo un'insondabile grazia di Dio.
Perciò a Simone [ Mago ], che aveva il battesimo, ma non aveva questa fede, Pietro disse: Non v'è consorzio né parte alcuna per te in questa fede. ( At 8,21 )
Che, stando sulla croce, affidò al discepolo prediletto la sua cara madre, ( Gv 19,26-27 ) questo mette convenientemente in luce il suo sentimento umano, mentre come uomo se ne stava morendo.
Quest'ora non era ancora arrivata quando, sul punto di cambiare l'acqua in vino, aveva detto a sua madre: Che ho da fare con te, o donna?
Non è ancora giunta la mia ora. ( Gv 2,4 )
Da Maria infatti non aveva preso quel che aveva di divino, come da Maria aveva preso quel che [ ora ] pendeva sulla croce.
Quando disse: Ho sete, dai suoi si aspettava la fede; ma poiché venne tra la sua gente e i suoi non l'hanno accolto, ( Gv 1,11 ) anziché il refrigerio della fede, gli diedero l'aceto dell'infedeltà, e questo con la spugna.
Proprio a una spugna vanno paragonati non i robusti, ma i gonfi; non quelli che sono aperti al retto sentiero della confessione, ma i cavernosi, pieni dei tortuosi anfratti delle insidie.
Ed egli ricevette da bere con l'issopo; ( Gv 19,28-29 ) questa è un'umile pianta e si dice che si attacca alla pietra con una radice fortissima.
E tra quella gente c'erano di quelli a cui questo delitto era destinato a diventar motivo per umiliare la propria anima pentendosi e rinnegandolo.
E lui, che veniva prendendo l'aceto con l'issopo, li conosceva.
E proprio per essi pregò, come attesta un altro Evangelista, quando, appeso alla croce, esclamò: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno. ( Lc 23,34 )
Con le parole: Tutto è compiuto, e poi, chinato il capo, spirò, ( Gv 19,30 ) fa vedere non la necessità ineluttabile, ma anzi il potere che egli ha sulla sua morte, dal momento che aspetta, finché tutto sia compiuto di quanto era stato profetato su di lui.
Difatti anche questo era stato scritto: Nella mia sete mi hanno dato da bere l'aceto. ( Sal 69,22 )
E mostra che ha il potere di dare la sua vita, come lui stesso dichiarò. ( Gv 10,18 )
E rese lo spirito con umiltà, ossia col capo reclinato; nella risurrezione poi lo riprenderà col capo eretto.
Che questa morte e l'abbassamento del capo fossero segno di grande potenza, l'aveva preannunciato il patriarca Giacobbe quando benedisse Giuda, dicendo: Ti sei risollevato che giacevi, accovacciato come un leone. ( Gen 44,9 )
Col risollevarsi allude alla morte, col leone indica la potenza.
Che agli altri due fossero state spezzate le gambe, mentre a lui no perché già morto, il Vangelo stesso spiega perché sia successo.
Bisognava infatti che anche con questo segno fosse messo in evidenza che il riferimento era con la Pasqua dei Giudei anticipata profeticamente, in cui veniva prescritto che le ossa dell'Agnello non venissero spezzate. ( Es 12,46; Nm 9,12 )
Il fianco squarciato dalla lancia, che effuse sulla terra sangue ed acqua, indica senza dubbio i sacramenti coi quali si forma la Chiesa; come fu formata Eva dal fianco di Adamo, ( Gen 2,21-22 ) che dormiva, che era simbolo del futuro.
Giuseppe e Nicodemo lo seppelliscono. ( Gv 19,38-42 )
Secondo alcuni interpreti di questi nomi, Giuseppe vuol dire "Aumentato", e Nicodemo, nome greco, è noto a molti che è composto da vittoria e popolo; νίχος infatti vuol dire vittoria e δήμος popolo.
E chi, nella morte, è più aumentato di lui, secondo quel che disse: Se il chicco di grano non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto? ( Gv 12,24 )
Chi, proprio con la morte, meglio di lui vinse quel popolo persecutore, lui che, risorgendo, ne sarebbe diventato il giudice?
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