Discorsi sui tempi Liturgici |
1.1 - Lo Spirito Santo sceglie e muove gli Evangelisti
2.2 - Lo riconobbero allo spezzare del pane
3.3 - Dio nutre Elia inviandolo alla vedova di Sarepta
4.4 - Non insuperbirti quando dai in elemosina
4.5 - Prestare senza usura
5.6 - La povertà del Figlio di Dio
6.7 - Cristo è povero nelle sue membra
È ormai la terza volta con oggi che ascoltiamo dal Vangelo il racconto della risurrezione di nostro Signore, e voi ricordate il metodo che ho adottato nel parlarvene.
Essendo diventata questa un'abitudine, vi ho presentato la resurrezione del Signore secondo quel che ci hanno tramandato tutti e quattro gli Evangelisti.
Quello di cui or ora abbiamo ascoltato la lettura è il Vangelo di Marco.
Questo Marco, come del resto Luca, meritò il favore di essere evangelista pur non facendo parte dei Dodici.
Di fatto, dei quattro Evangelisti - Matteo, Giovanni, Marco e Luca - solo due appartengono al gruppo dei dodici Apostoli, cioè Matteo e Giovanni.
Essi iniziarono, e la loro iniziativa non rimase sterile, ma fece sì che dei compagni li seguissero.
E questi furono Marco e Luca, che non possiamo dire del tutto pari agli Apostoli ma pari e inferiori.
Volle infatti lo Spirito Santo scegliere per la composizione dei Vangeli anche certuni che non erano del numero dei Dodici, perché non si pensasse che la grazia della evangelizzazione si estendesse fino agli Apostoli e con loro quella sorgente di grazia si esaurisse.
A proposito del suo Spirito, e della sua parola, aveva infatti detto il Signore che, se uno l'avesse accolto e conservato santamente, sarebbe diventato in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna. ( Gv 4,14 )
Ora questa sorgente si palesa quando fluisce, non quando cessa di versare.
E fu in tal modo che la grazia tramite gli Apostoli raggiunse anche altri, che vennero inviati ad annunziare il Vangelo, e colui che aveva chiamato i primi chiamò anche gli altri, anzi ha seguitato, sempre lui stesso, a chiamare fino a questi nostri ultimi giorni l'intero corpo del suo Figlio unigenito, cioè la sua Chiesa diffusa per tutta la terra.
Ebbene, cosa abbiamo ascoltato dal racconto di Marco?
Che il Signore apparve a due lungo la via: quindi la stessa cosa che ci aveva detto Luca, del quale ieri ascoltammo il brano evangelico.
Apparve - dice [ Marco ] - a due lungo la via sotto altra forma. ( Mc 16,12 )
La stessa cosa riferisce Luca con altre parole ma senza differenziarsi quanto al contenuto.
Cosa dice infatti Luca? I loro occhi erano impediti dal riconoscerlo. ( Lc 24,16 )
E Marco cosa dice? Apparve loro sotto altra forma.
Quello che l'uno dice con le parole: I loro occhi erano impediti dal riconoscerlo, dice anche l'altro quando afferma: Sotto altra forma.
Sembrò loro che avesse una forma differente perché i loro occhi erano serrati, non aperti.
Come è allora da intendersi, fratelli, il racconto di Luca, che suppongo voi ricordiate essendo stato letto recentissimamente, cioè ieri?
Secondo Luca ai discepoli si aprirono gli occhi quando il Signore spezzò il pane che aveva benedetto.
Cos'è da supporsi in questo racconto?
Se solo allora si apersero gli occhi dei discepoli vorrebbe dire che per via camminavano insieme con lui ad occhi chiusi; ma, se avevano gli occhi chiusi, come potevano indovinare dove porre i piedi?
Si aprirono dunque nel senso che lo riconobbero, non nel senso che allora soltanto lo videro.
Se ne conclude che, prima che spezzasse il pane, il nostro Signore Gesù Cristo discorreva con quegli uomini senza farsi riconoscere; quando invece spezzò il pane lo riconobbero, ( Lc 24,31 ) poiché del Signore si ha conoscenza quando si conosce la vita eterna.
Viene ospitato in casa colui che ci prepara una casa nel cielo.
Secondo quel che è scritto nel Vangelo di Giovanni egli infatti diceva: Presso il Padre mio ci sono molte dimore; se no ve l'avrei detto.
Andrò a prepararvi un posto, e, se andrò e ve lo preparerò, al ritorno vi prenderò con me. ( Gv 14,2-3 )
Il Signore del cielo volle essere ospite in terra: volle essere pellegrino per il mondo colui che aveva fatto il mondo.
Si degnò essere tuo ospite perché tu, accogliendolo, ne ricevessi la benedizione, non perché quando entrava come ospite vi fosse costretto da necessità.
In tempo di fame il Signore somministrò il cibo al santo Elia servendosi d'un corvo: perseguitato dagli uomini, era servito da uccelli.
In effetti un corvo recava al servo di Dio al mattino del pane e alla sera della carne.
Non si trovava quindi in stretta necessità colui che Dio nutriva servendosi di uccelli; eppure, sebbene non ne avesse bisogno, Elia venne inviato a Sarepta da una vedova quando gli fu detto: Va' dalla tale vedova ed essa ti darà da mangiare.
O che forse Dio non aveva più potere, sicché Elia dovesse essere inviato da quella vedova?
Ma se Dio avesse per sempre rifornito di pane il suo servo e mai si fosse dovuto ricorrere ad intervento umano, come avrebbe potuto quella vedova guadagnarsi il premio?
Ecco dunque uno che non ha bisogno viene mandato da una che è nel bisogno, uno che non ha fame ad un'affamata.
Le dice quel tale: Va' a prendermi qualcosa da mangiare.
Ella aveva qualche cosina che avrebbe lì lì consumato e poi si sarebbe lasciata morire.
Rispondendo precisò cosa le fosse rimasto, come confidandosi con il profeta.
Costui le disse: Va' e prima portane a me.
La donna, senza avanzare dubbi, recò quel che aveva.
Offrì da mangiare e ne fu benedetta.
Il santo Elia benedisse il vaso contenente la farina e l'orcio contenente l'olio.
Quel vaso era nascosto in casa finché non si fosse esaurito e l'orcio dell'olio pendeva ad una trave finché non si fosse seccato.
Sopraggiunse la benedizione e quei due vasi divennero miniere.
L'orcio dell'olio divenne fonte di olio, quel pugno di farina fu più abbondante d'uno straordinario raccolto. ( 1 Re 17 )
Che dire dunque? Se Elia non era bisognoso di cibo, forse che lo era Cristo?
Miei fratelli, la Scrittura santa vuole con questo insegnarci che tante volte Dio, il quale potrebbe sfamare i suoi servi, li fa trovare nel bisogno per scoprire chi è disposto alle opere buone.
Non diventi quindi orgoglioso chi fa l'elemosina al povero: Cristo s'è fatto povero.
Non diventi orgoglioso chi ospita un pellegrino: Cristo fu pellegrino.
Era infatti dappiù colui che si lasciava ospitare che non colui che ospitava; più ricco colui che riceveva che non colui che donava.
Sì, perché colui che riceveva era padrone di tutte le cose, mentre colui che dava in tanto dava in quanto aveva ricevuto quello che dava da colui al quale lo dava.
Nessuno quindi, o miei fratelli, si insuperbisca quando dona qualcosa al povero; nessuno dica in cuor suo: Io do, lui prende; lui è senza tetto e io lo ospito.
Può darsi che le cose di cui tu sei privo siano di più.
Metti il caso che tu ospiti un uomo giusto.
Lui ha bisogno di pane, tu della verità; lui ha bisogno di un tetto, tu del cielo; lui ha bisogno di soldi, tu della giustizia.
Sii usuraio! e da' con generosità quel che certamente riprenderai.
Non temere che Dio ti condanni per essere stato usuraio! sì, certo, devi essere usuraio.
Ma ascolta quel che ti dice Dio. Cosa vuoi? ti dice; vuoi ricorrere all'usura?
Ma sai cos'è l'usura? Dare una piccola somma per averne una maggiorata.
Ebbene, - così ti dice Dio - da' in prestito a me: io mi contento di ricevere la tua piccola somma e te ne darò una più grande.
Che cosa? Il cento per uno e la vita eterna. ( Mt 19,29 )
Quando cerchi qualcuno per prestargli il tuo denaro e così farlo aumentare, questo tale che tu cerchi, quando riceve, è contento ma quando ha da restituire piange: magari ti supplica per ottenere il denaro ma poi ti qualifica malamente quando si tratta di restituirlo.
Orbene, da' pure in prestito al tuo simile e non essere sordo di fronte a colui che te ne fa richiesta. ( Mt 5,42 )
Quando però vai a riscuotere prenditi solo quel tanto che hai prestato.
Che non abbia a piangere colui a cui hai fatto il prestito, poiché in tal caso avresti perso ogni tuo vantaggio.
Può anche darsi che quel tale al presente, cioè quando vai a riprendere il prestito, non abbia disponibile nemmeno quello che tu gli desti; ebbene, come ne sopportasti l'importunità quando veniva a chiederti, così ora sappi attenderlo nella sua insolvibilità.
Te lo restituirà quando gli sarà possibile.
Non creare difficoltà a colui che precedentemente avevi sollevato dalla difficoltà.
Rifletti! Tu che un giorno prestasti ora esigi la restituzione, ma l'altro non ha di che restituire: te lo restituirà quando ne avrà.
Non gridare! Non dire: Forse che voglio interessi con usura? chiedo solo la restituzione di quel che gli ho dato: quello che ho prestato voglio riprendermi.
Va bene così, ma lui il denaro non ce l'ha!
Non sei usuraio, tuttavia costringi colui al quale hai fatto il prestito a ricorrere da qualche usuraio per restituire a te.
Se non pretendi la restituzione con usura per non gravare su di lui come un usuraio, come fai a tollerare che egli per causa tua ricorra a un altro, che lo tratterà da usuraio?
Ma tu insisti, lo prendi per il collo.
Anche se pretendi solo quel tanto che gli hai prestato, prendendolo per il collo e creandogli problemi, non gli hai fatto un beneficio ma l'hai messo in guai più grandi.
Qui probabilmente tu dirai: Ha di che restituire, ha una casa: ebbene, che la venda; ha dei terreni: che li venda!
Quando ricorse a te per avere il prestito, forse lo fece proprio per non essere costretto a vendere.
Che non sia costretto a farlo ora per causa tua: di te, cioè, che un tempo l'aiutasti perché non lo facesse.
Nei riguardi degli uomini ci si comporti dunque così.
Così comanda Dio, così Dio vuole.
Ma tu sei dominato dall'avarizia.
Ebbene, ecco viene Dio e ti dice: Sii pure avaro! sii avaro quanto ti è possibile!
Ma per soddisfare alla tua avarizia chiama in giudizio me.
Sì, è Dio che viene a dirti: Chiama in giudizio me, che per tuo amore ho ridotto in povertà il mio Figlio, che era ricco.
Difatti Cristo, da ricco che era, si è reso povero per noi. ( 2 Cor 8,9 )
Cerchi l'oro? L'ha creato lui. Cerchi l'argento? L'ha creato lui.
Cerchi una servitù? È opera sua.
Cerchi mandrie di bestiame? Sono opera sua.
Cerchi latifondi? L'ha fatti lui.
Ma cos'è questo tuo limitarti a chiedere soltanto le cose che lui ha fatte?
Va', prenditi anche colui che le fece!
Pensa quanto ti ha amato.
Ad opera di lui sono state fatte tutte le cose e nulla è stato fatto senza di lui. ( Gv 1,3 )
Tutte le cose furono fatte per opera di lui, e lui stesso volle essere una di queste cose.
Colui che creò l'universo volle essere creatura nell'ambito di questo universo.
Colui che creò l'uomo si fece uomo: divenne creatura perché la creatura non andasse in perdizione.
Colui che creò l'universo divenne una delle creature dell'universo.
E ora torna a riflettere sulle ricchezze.
Chi più ricco di colui ad opera del quale sono state fatte tutte le cose?
Eppure, eccolo là: lui che era ricco prese una carne mortale nel grembo della Vergine.
Nacque bambino, fu avvolto da panni come gli altri bambini, fu posto nella mangiatoia, attese con pazienza il succedersi delle età; con pazienza subì i condizionamenti del tempo, lui che del tempo era l'autore.
Succhiò il latte, emise vagiti, si presentò come un bambino.
Ma giaceva e regnava; stava nel presepio e sorreggeva il mondo.
Era allattato dalla madre, ma veniva adorato dai popoli pagani; era allattato dalla madre, ma veniva annunziato dagli angeli; era allattato dalla madre, ma veniva palesato da una stella fulgente.
Ecco la sua ricchezza, ecco la sua povertà: la ricchezza per cui tu fosti creato, la povertà per cui fosti riammesso in casa.
Che dunque lui povero sia stato accolto ospitalmente sotto le sembianze del povero, è stata degnazione per chi poté accoglierlo, non miseria di chi era nel bisogno.
Probabilmente ti viene fatto di dire: Oh, beati coloro che meritarono di ospitare Cristo!
Oh, se ci fossi stato io! Oh, se fossi stato uno di quei due nei quali Cristo s'imbatté lungo la via!
Purché tu sia sulla via, non ti mancherà l'occasione di accogliere Cristo come ospite.
Credi davvero che oggi non ti sia consentito ospitare Cristo?
Mi dirai: Ma come è possibile una cosa del genere?
Risorto dai morti, si palesò ai suoi discepoli e poi ascese al cielo, dove è alla destra del Padre.
Non tornerà se non alla fine dei secoli per giudicare i vivi e i morti; e tornerà nella gloria, non nella debolezza; verrà a conferire il regno, non a chiedere ospitalità.
Ma ti sei per caso scordato di ciò che disse quando verrà a conferire il regno?
Ciò che avrete fatto a uno di questi miei fratelli, anche più piccoli, l'avete fatto a me? ( Mt 25,40 )
Egli, pur rimanendo sempre ricco, si troverà nel bisogno sino alla fine del mondo.
Sì, è nel bisogno: non lui capo, ma lui in qualcuno dei suoi membri.
E dove lo troviamo bisognoso?
In coloro nei quali soffriva quando diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti ? ( At 9,4 )
Prestiamo dunque i nostri servigi a Cristo, che è con noi in ciascuno dei suoi, in ciascuno di noi.
Non aveva infatti detto senza motivo: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo. ( Mt 28,20 )
Se ci comporteremo così, daremo testimonianza a Cristo mediante le opere buone, avvicinandoci a lui non fisicamente ma col cuore, vedendolo non con gli occhi del corpo ma con gli occhi della fede.
Un giorno il Signore si rivolse a un discepolo incredulo che aveva affermato: Se non lo toccherò non crederò, e gli disse: Ora che hai veduto, hai creduto.
Prima però l'aveva invitato dicendo: Vieni, tocca, e smettila con la tua incredulità.
Il discepolo, quando l'ebbe toccato, esclamò: Mio Signore e mio Dio!
Fu allora che il Signore gli ribatté: Ora che hai veduto, hai creduto. ( Gv 20,25-29 )
Questa dunque è tutta la tua fede: credere nelle cose che vedi.
Il mio elogio è, piuttosto, rivolto a coloro che credono senza aver veduto.
Costoro, giunti alla visione, saranno beati.
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