Discorsi sui tempi Liturgici |
1 - Sia Cristo a parlare in noi
2 - Cristo Dio e uomo insieme
3 - Contro gli Ariani: a) Dio è grande per la potenza, non per l'estensione
4 - b) Il Padre non è maggiore del Figlio per l'età
5 - L'esempio della lucerna
6 - Per la natura umana Cristo è inferiore al Padre
7 - La testimonianza della Scrittura
8 - Conclusione
È spuntato il giorno santo e solenne dell'ascensione del Signore nostro Gesù Cristo: Esultiamo e rallegriamoci in esso. ( Sal 118,24 )
Cristo è disceso: si spalancarono gl'inferi.
Cristo è asceso: risplendettero i cieli.
Cristo sulla croce: l'insultino pure i furenti nemici; Cristo nel sepolcro: mentiscano pure i suoi custodi; Cristo negl'inferi: lo vedano tutti coloro che vi riposano; Cristo nella gloria del cielo: credano a lui tutti i popoli.
Egli, che è l'artefice della nostra salvezza, deve essere dunque l'autore di questo nostro discorso.
Non di qualcun altro vi parliamo, ma di colui che poco tempo fa dal Vangelo parlava a tutti noi e che, in procinto di ascendere al Padre, diceva ai suoi discepoli: Vi ho detto queste cose mentre sto ancora con voi: ma il Consolatore, lo Spirito di verità, che il Padre vi manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi farà ricordare tutto quello che io vi ho detto …
Non si turbi il vostro cuore né si spaventi.
Avete sentito che v'ho detto: Vado dal Padre mio, perché il Padre è maggiore di me. ( Gv 14,25-28 )
Voi sapete, fratelli, che il Signore nostro Gesù Cristo, divenuto per amore nostro ciò che noi siamo, è rimasto tuttavia nella natura divina nella quale è uguale al Padre.
Crediamo infatti che il Figlio di Dio si è fatto partecipe della nostra infermità, senza privarsi tuttavia della sua maestà.
Questa dunque è la nostra fede: Cristo è Dio sopra di noi e insieme uomo tra noi.
Ma, poiché quando era sulla terra le molte cose che ha fatto le ha fatte nella natura umile assunta per noi, così da nascondere la sostanza divina che si occultava in lui e da mostrare soltanto la natura umana che si manifestava nella sua persona, tutti coloro che non seppero fare questa distinzione e non poterono comprendere diedero origine alle eresie.
Tra costoro ci sono anzitutto gli ariani i quali pretendono di affermare che Dio Padre è maggiore di Dio Figlio.
Ad essi facciamo rispondere brevemente e chiaramente la verità dei cattolici.
Chiediamo ad essi in che senso affermano che il Padre è più grande del Figlio.
Se rispondono: Nella grandezza, cioè per una certa dimensione corporea, come diciamo per esempio: Quel monte è più grande dell'altro, oppure: Quella città è più grande dell'altra; rispondiamo ad essi con il Vangelo che Dio è Spirito, ( Gv 4,24 ) e che gli esseri corporei non si possono paragonare a quelli spirituali.
Una cosa si può dire maggiore o minore di un'altra solo quando ambedue hanno una natura corporea circoscritta.
Dio invece né si estende in una dimensione né è definito dai lineamenti di un corpo né è racchiuso da luoghi né è stretto da spazi limitati né è determinato da alcun termine.
Dio è grande non per l'estensione ma per la potenza.
Cessino dunque e si acquietino queste immagini inadeguate del nostro pensiero, che grava le menti dei fedeli con le sue fantasticherie.
Allontaniamo del tutto ogni paragone con la realtà corporea; quando pensiamo a Dio, non dobbiamo richiamare davanti ai nostri occhi nessuna realtà corporea.
Quegli eretici affermano ancora che il Padre è più grande in ragione del tempo, cioè per l'età.
Asseriscono infatti che non può in alcun modo avvenire che chi genera abbia la stessa età di colui che nasce.
Dicono che è inevitabile che prima esista colui che genera, dal quale possa poi trarre l'esistenza colui che nasce.
Ma donde viene questo ragionamento se non dal modo materiale di pensare le cose?
Traggono questa loro affermazione da ciò che avviene di regola nella generazione umana.
Senza considerare il fatto che tra gli uomini, se il figlio è inferiore per età, il padre è più debole per la vecchiaia.
E che, seppure il figlio è inferiore perché nato dopo, però cresce e si rafforza, mentre il padre s'invecchia e si debilita.
Ammesso pure questo, se asseriscono che il Padre è maggiore per età, confessino che è inevitabile che il Figlio sia più forte.
E se è assurdo - e lo è senz'altro - pensare questa cosa di Dio, la smettano una buona volta di fidarsi del ragionamento umano per spiegare i misteri divini.
Sarebbe però un argomento troppo piccolo per convincerli del loro errore, se non potessimo portare qualche prova presa da una creatura visibile, in cui chi nasce ha la stessa età di colui che lo genera.
Per scacciare via le tenebre di questo errore portiamo il paragone di una semplice lucerna, che emana una tremula luce da uno stoppino di lino che brucia.
Il fuoco arde: come sostanza è fuoco, ma quel che si vede è chiarore.
Non il fuoco nasce dal chiarore, ma il chiarore nasce dal fuoco; e tuttavia il fuoco mai è esistito senza il suo chiarore, benché il chiarore nasca dal fuoco.
Ma dal momento in cui quel piccolo fuoco ha avuto inizio, è sorto insieme al suo chiarore, che gli è contemporaneo.
Il chiarore dunque è contemporaneo al fuoco da cui nasce, cosicché il chiarore sarebbe coeterno se fosse eterno il fuoco.
Non vi sembri, per questo volgare paragone, che abbiamo recato ingiuria al Signore nostro Gesù Cristo.
Dobbiamo dunque chiarirvi i passi del Vangelo in cui il Figlio o dice di essere inferiore al Padre secondo una certa natura: fatto obbediente fino alla morte, ( Fil 2,8 ) oppure si presenta uguale al Padre: Io e il Padre siamo una cosa sola. ( Gv 10,30 )
Al contrario gli eretici ci dicono: Lo stesso Figlio ha detto: Il Padre è più grande di me; e non vogliono capire che egli ha pronunciato queste parole in quanto costituito nella natura umana, quando, come dice il salmo ispirato: è stato reso di poco inferiore non solo al Padre ma anche agli angeli. ( Gv 14,28 )
Perché ascoltano volentieri soltanto questa frase?
Perché non considerano che egli ha detto anche: Io e il Padre siamo una cosa sola? ( Sal 8,6 )
Infine tengano presente il contesto della frase: Il Padre mio è più grande di me.
Gesù stava per salire al Padre e i discepoli erano rattristati perché li abbandonava secondo la sua natura corporea; ed egli disse loro: Perché vi ho detto: Vado al Padre, la tristezza vi ha riempito il cuore. ( Gv 10,30 )
Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. ( Gv 16,6 )
È la stessa cosa che dire: Sottraggo al vostro sguardo questa natura di servo, nella quale il Padre è più grande di me perché, allontanata dagli occhi del corpo la natura di servo possiate spiritualmente vedermi come Signore.
Perciò, per la vera natura di servo che aveva assunto, è vero quel che disse: Il Padre mio è più grande di me, perché senza dubbio Dio è più grande di un uomo; e per la vera natura di Dio nella quale rimaneva insieme al Padre, è vero quel che disse: Io e il Padre siamo una cosa sola.
Ascese dunque al Padre in quanto uomo, ma rimase nel Padre in quanto Dio, perché si presentò a noi con un corpo senza allontanarsi dal Padre.
Dico che è asceso al Padre quel Verbo che si è fatto carne al fine di abitare in mezzo a noi; ( Gv 1,14 ) e promise questa sua presenza con le parole: Ecco, io sarò con voi tutti i giorni sino alla fine dei secoli. ( Mt 28,20 )
L'apostolo Giovanni dice di lui in quanto Dio: Egli è il vero Dio e la vita eterna. ( 1 Gv 5,20 )
L'apostolo Paolo dice di lui in quanto uomo: Egli, possedendo la natura divina, non ritenne una rapina la sua uguaglianza con Dio, ma annientò se stesso, prendendo la natura di schiavo. ( Fil 2,6-7 )
In quanto Dio così dice Cristo di se stesso: Io e il Padre siamo una cosa sola; ( Gv 10,30 ) in quanto servo dice: L'anima mia è triste fino alla morte. ( Mt 26,38 )
Donde quella sicurezza? E donde questa paura?
La prima per la caratteristica propria della sua natura, la seconda per la partecipazione all'infermità che ha assunto.
Nel cercare prudentemente di capire queste cose dalle sacre Scritture, carissimi, sappiamo ben distinguerle quando leggiamo.
Ma perché non ci capiti di sbagliare nel distinguerle, chiediamone l'intelligenza dal Signore stesso.
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